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lunedì 17 ottobre 2011

L'ORA (D'ARIA) DI MURRAY


In diretta da un luogo di massima sicurezza, ove sto imparando "di scrivere" col prestigioso strumento "smartphonico" che finirò di pagare a rate nel 2016. Se le urlanti scimmie che avranno invaso la terra concepiranno ancora lo strumento rateale. Su di una panca, baciato da un languido sole autunnale, che rende meno malvagio il freddo della rigida stagione allo annizzo. E con qualche foglia che svolazza irridente, simile ad un neurone che se va.

Murray in libera uscita. Reduce dalla visione del deludentissimo videotape di Belen assieme ad un ginecologo esibizionista e perso nei meandri un delirio spirituale, che in questa settimana mi ha fatto stracciare una (immaginaria) tessera di partito “apartitico” rispettoso delle inesistenti istituzioni nell’ambito di una lotta politica fatta di disubbidienza civile, di tennis ce n’è poco. Poco spazio per immani profluvi d’inarrestabili vaneggiamenti scilipoteschi applicati al tennis, dunque. Ma come, c’era il Master 1000 di Shanghai, dirà qualcuno. Ebbene sì, visto poco o niente. Qualche mattutino scorcio tra la prima e la seconda sigaretta, un set mentre deglutivo un ottimo risotto surgelato ai funghi prataioli e poco altro.
In Cina s’impone Andy Murray, a completamento di una trionfale tournée asiatica. Tre tornei vinti, quindici vittorie di fila e terza piazza mondiale sottratta niente meno che a Roger Federer. Trionfa dopo un cammino meno insidioso di quello sostenuto nel più piccolo torneo Atp500 di Tokyo e senza il simbolico scalpo di Nadal in finale. Piccolo paradosso lontanamente paragonabile a quello della chierica pulzelletta Rosy Bindi nuovo baluardo delle sinistre contro i Radicali biechi sostenitori dello sfascismo imperante. Ci sono paradossi ovunque, cari miei. Diventare sostenitori del regime votandogli coerentemente no. Candidare gente che poi vota sì, e rimanere i simboli dell’antiregime. L'insensatezza si annida ovunque come un serpe, state accorti. Il figlio di Scozia adottato dall’Inghilterra chiude senza sbavature, domando un sempre arrembante Ferrer in finale. Andy è ormai diventato il primo degli altri. O il migliore quando non c’è nessuno. Nessuno scatto in avanti, alcuna folgorazione sulla via di Damasco. Ha semplicemente fatto il suo, Andy. L’effettiva maturazione da talentuoso ragazzaccio dal tennis raffinatamente e geneticamente anaorgasmico a campione reale, esige ben altre platee. Quel maledetto slam, ad esempio, che fino ad ora si è dimostrato incapace di azzannare con quella dentatura d’antologia. Chi è assente ha sempre torto, ed allora celebriamo un successo che poco aggiunge alle ambizioni dello scozzese, visto che di Masters 1000 ne aveva vinti ed a tabelloni completi, battendo (sporadicamente, in vero) anche i tre dominatori mondiali.
A proposito degli altri "fab tre". Djokovic e Federer, riposati e guariti da piccoli acciacchi, saranno pronti per contendersi il successo a Parigi e Londra. L’altro in Asia c’era: Rafael Nadal. Poco più che una smunta ed afflosciata sagoma di quel terribile satanasso arrotatore del recente passato. Anche qui, poche novità. Si è abituati al Nadal modello Giuditta-autunnale. Scarico, spento, inefficace e vulnerabile come una gomma lisa che va per bucarsi. E puntualmente si buca al primo infingardo sassolino smussato. Bastano le sontuose geometrie di un Florian Mayer in versione ispirata, per mettere a nudo le falle maiorchine di fine anno. Il tedesco, sempre con quell’aria dimessa di chi sta cogliendo un mazzolin di fiori di lillà ma con un formidabile talento da pianista nelle dita, addormenta il match e parte con rasoiate “gattonesche”. Nadal rema, annaspa ed arrota troppo corto. Inquietantemente corto. Se le gambe non girano e non v’è la necessaria forza per sostenere un tennis così dispendioso, diventa un agonizzante sorcio in gabbia. Il neo gattone teutonico segue anche il servizio a rete, azzanna sapidamente lo spagnolo grazie ad una prestazione tatticamente inappuntabile. Manca solo che gli dipinga qualcosa in faccia con un penello e scappi, ma è così garbato Florian. Alla fine vince in due set, e quasi si scusa con Rafa, stringendogli la mano.
Ferrer e quell’incresciosa costanza podistica che procura orchite alle meningi. Per il resto, il torneo cinese ha detto poco o niente, tra assenze e parecchie seconde linee a tocchi che han fatto la stessa fine dei tacchini la vigilia di natale. Emerge chi ha ancora birra e chi ha fatto della costanza operaia una ragione di vita. David Ferrer acchiappa un’altra finale. Tra ingobbite corse, colpi d’ineleganza mortale e forza di volontà impressionante, c’è sempre. Linguetta tra i denti, passo da rottweiler squilibrato e ciuffo da shining, somiglia ad un sensoriale scotennamento del bello. Ma è sempre lì, zappando allegramente grazie a quelle gambe poderose, ai piedi del podio. Battere quei quattro o solo provarci è altro mestiere però.
Agghiacciante vedere la semifinale tutta iberica tra Ferrer e Feliciano Lopez. Pare una crudele trasposizione di “Angeli e Demoni” (immortale romanzo che mai leggerò, ma mi piaceva l’accostamento coi due). Feliciano elegante e bello come il nazareno in croce, ed un feroce soldato con la frusta di frassino a passargli l’aceto sulle ferite. Forse troppo cruenta come immagine, lo ammetto. Soprattutto per uno che ha abbandonato la visione di “The passion of christ” dopo ventidue secondi netti. Sarà per questo che l’esaltazione feroce poco mi attrae. Ma la fine è la stessa.
Si rivede anche il pokemon nippo Kei Nishikori che giunge fino alle semifinali. Uno che, si può sempre sbagliare, ma ha talento da vendere e buona maturità mentale. A ventidue anni è rientrato per la seconda volta nei primi 50, dopo un grave infortunio al polso. La stessa età, per dire, in cui i cocchi d’Italia assai talentuosi veleggiano garruli tra i primi 450. Ussignur, ho usato il termine “cocchi”, ma niente ha a che vedere coi “cocchi di sinistra” riferito ai black-bloc, titolone di un giornale di satira involontaria delle proprie servili demenze.
Bolelli perde l’aereo. No, non è mica una barzelletta sciocca. Di quelle submentali che racconta il lucidissimo premier in occasioni solenni per far ridere due invertebrati servi della gleba visibilmente imbarazzati. E’ proprio così. Reduce dalla fatiche della prestigiosissima competizione a squadre (la serie A italiana di tennis, dove ben figurano Santopadre, Pescosolido ed un drappello di under14), l’eroe dei due mondi italico perde l’aereo che lo avrebbe condotto ad Orleans. Già lo si prefigurava come novello pulzelletto addormentato, capace di sciorinare schioccanti colpi puliti e vincere di slancio. Invece ha perduto l’aviogetto. Voglio dire, può succede a tutti, per carità. Ma dona perfettamente l’idea dell’essenza intima del bell’addormentato di Budrio. Forse è un geniale ed inconsapevole pittore di se stesso, e non lo sapevamo. Fa anche molta tenerezza immaginarlo assonnato e scocciato, che non ha sentito la sveglia. “Sochmel” avrà sibilato a mezza voce, prima di rigirarsi e dormire ancora. Il piccolo Federer.
Il resto della settimanale rubrica “Italia e dintorni”, ha poca carne al fuoco. Seppi si riposa meritatamente dopo il trionfo di Mons. Oggi, come ardimentoso gladiatore ibernato da sei anni, proverà a battere anche il pubblico moscovita, prima di Andreev. In ultimo, ma non per ultimo, Fognini. Il ligure si separa dallo storico allenatore Pablo Martin. Aperte le selezioni per scegliere il nuovo martire affetto da incurabile sadomasochismo. Una selezione simile a quelle di x-factor o amicidimariadefilippi. Già molte le ipotesi sui papabili: Un domatore pazzo di foche epilettiche, uno strizzacervelli sadico e violento, un medico della mutua in pensione, un radiatorista con la gotta, fino alle meno improbabili e fantasiose: Un frigorifero guasto, Lele Mora (a distanza perché attualmente, smagrito ed afflitto, dimora a San Vittore), una bicicletta a tre ruote, una mela cotogna, etc…

4 commenti:

  1. e lo immagino il Bolelli, che dopo aver spezzato le reni al miglior giocatore del glorioso tennis club Smarzana, tal Federico Roversi di anni cinquantuno, festeggia tutta la notte con magnum di prosecco sfiatato e il giorno dopo, sazio e satollo del risultato, sfascia la sveglia vigliacca sul cranio di Ximena e si gira dall'altra parte per continuare a dormire il sonno del giusto. giovanni

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  2. Sì, è credibile e, penso, non molto lontano dalla realtà. Mi chiedo se, per evitare l'effetto grottesco/tragicomico, non sarebbe stato meglio "inventare" un finto malanno di fine stagione. Forse. In quel caso gli si poteva rimproverare l'effettiva utilità di questa serie A. Poteva sembrare meno surreale, quantunque ugualmente dilettantesco.
    Ciao, a presto.

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  3. Anche a me è dispiaciuto tanto per Feliciano, ma si prevedeva, purtroppo!
    Murray adesso ha fatto bisboccia, vediamo se la nuova dieta farà lo stesso effetto che ha fatto al serbo, o se rimarrà il topo che balla quando non ci sono i gatti!
    Hai perfettamente ragione, Nadal in questo periodo è cotto, tutti gli anni dopo lo Us open lo troviamo in versione Rafito-indebolito, ma è anche normale.
    Aspetto con ansia Bercy perchè, non so perchè, forse per il campo veloce, è un torneo che mi piace tanto. Poi riesco sempre a seguirlo bene e con calma, ci arrivo in un periodo di magra in cui il tennis della parte asiatica è sempre davvero asciutto. (Con i soldi si sono portati il tennis, viva gli sponsor e le automobili posteggiate in campo, però l'affluenza e l'attenzione è davvero scarna tanto che quei tornei si ricoprono di una tristezza infinita) Poi c'è il master e si resta a bocca asciutta per un bel pò....e loro vogliono giocare meno (???)
    Nishikori è un bel tennista, sono contenta sia tornato in forma, con il tempo potrà mietere le giuste vittime

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  4. Rafito a fine anno si stende facilmente...basta un ottimo Mayer, o Melzer. Persino il fesso (alias Petzschner) potrebbe giocarsela.
    Paris Bercy sì, è un torneo che ha un certo fascino. Me lo ricordo ai tempi, col suo bel carpet rosso. Forse il quinto slam (più di Key Biscane). Penso che con un Murray satollo ed un Nadal versione pesce bollito (ma con quello si sa mai che riposando, si rigeneri un po'), se lo giocheranno Federer, Djokovic e Tsonga.
    Vogliono giocare meno...da quanto mi ricordo io, si giocava sempre tanto anche tempo fa. La differenza la fa il diverso tennis attuale. Più forzuto e logorante, rispetto al passato. Poi bocca asciutta...mavalà (cit. l'onorevle avvocatissimo), c'è pur sempre il Master senior alla Royal Albert Hall. Quest'anno torna il giovane Supermac. Già fremo. =)
    (Intanto Saverio Malisse ha gettato al vento la vittoria: da 6-4 a 6-8 nel tb del secondo contro Nalbandian. Chi nasce tondo non può morire quadrato).

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.