.

.

lunedì 3 ottobre 2011

MA LA SMETTIAMO, DI DIRE STRONZATE?


Tennis nel mondo (reminiscenze di pagelle avariate)

Janko Tipsarevic: 8. Al barbuto serbo con la testa da “triste pensatore suicida” ed agghindato come un pirata tamarro, ci sono voluti anni prima della definitiva consacrazione, ed è bastato un singolo match ad accendergli la miccia. Quella tragica pantomima degna di Edgar Allan Poe, ad Eastbourne. Vista in faccia la morte e l’ignominia pepetua, ha iniziato a giocare come può. Tennista brioso, con buon talento e trovate spesso divertenti, Janko. Fuma, beve (dicono i bene informati), legge libri, ama la filosofia, pensa (forse troppo per essere un tennista), ha tanti tatuaggi, non è mai banale, sul campo e fuori. Potrebbe bastare per rendercelo simpatico, una specie di cosa che fa bene al tennis. E via con prestazioni sontuose a suon di spaventevoli e cavernicoli "uohhhhh", finali nei Masters 1000, fino alla prima vittoria in un Atp in terra malese, a Kuala Lumpur patria di Sandokan (anche questo è un segno). Sembra aver messo tigna e solidità al suo tennis, un tempo troppo evanescente ed umorale. L’altro, il trionfatore di Eastbourne, più noioso della divina commedia recitata da Sandro Bondi, va destreggiandosi nei challengers. La differenza tra un tennista ed un mediocre impiegato della racchetta, sta lì.

Murray: 7. Vince a Bangkok. Minimo sindacale, vista la mancanza di avversari credibili. Con lo stesso incedere di un’anitra misantropa preda di un esaurimento nervoso. Viste le assenze di Djokovic e Federer, questo finale di stagione potrebbe vederlo sugli scudi. Ma forse.

Donald Young: 7. Il baby-fenomeno moretto che a 15 anni aveva abbagliato tutti, sembra deciso a diventare tennista serio, dopo anni passati a pascere e viversi addosso nei minori tornei americani. Diventare uno di quelli veri, che vincono partite e fanno finali nei tornei. Batte l’allocco Monfils (1-) proprio sulle sue armi d’agonismo, battendolo in volata. Si può anche transigere su quel cappellino calato in testa di traverso neanche fosse un subnormale teenager abbiente che ama il rap capitato per sbaglio nel brox, ma gli angoli che trova e quelle accelerazioni mancine al fulmicotone, sono da tennista vero.

Simone Bolelli: 3 (di compassione). Batte Gulbis. Ok, il lettone in giornata storta lo batterebbe anche Tiziano Crudeli bendato, mentre grida “e andiamo ragazzi, andiamo!” (a proposito, non ne ho notizie da tre anni, lo avranno internato?). Poi perde da Dimitrov, che gli dà una lezione tecnica, e prima ancora tattica. Ora, finiamola di dire stronzate gratuite. Una volta per tutte. Questo è una statua di gesso. Fermo, molle, bradipesco. Risponde come il numero 200 al mondo, si muove come il numero 300, ha il rovescio di un top 150 al massimo, la mente sportiva e l’agonismo di un top 500. Servizio e dritto (se e quando entrano) rimangono da top 30. Fate voi la media, e capirete perché non entra tra i primi 100 da un paio d’anni. Specie con quell’atteggiamento compassato che lascia intendere una chiara apatia, e nessuna voglia di migliorarsi. Si basta così. Sul veloce può, col servizio e l’unico schema che conosce (servizio e dritto) issarsi fino ai tie-break, ma non riesce a rispondere. Sulla terra maschera le enormi lacune in risposta, ma si sublimano le tragiche carenze podistiche ed i colpi di sparo fanno meno male. La coperta è corta, e questo in tre anni non ha migliorato una (una) falla del suo repertorio. Trova parecchi stimoli nei tornei importanti, contro avversari di rango, mostrando ogni tanto sprazzi di classe. Ma ci perde. O quei tornei importanti decide di non giocarli. Quando rimane nei challengers argillosi di Mendrisio o Cinisello, si avvilisce e perde. E allora che rimane? Il numero 120 al mondo, che è anche un buon risultato. Poi, per carità, sarà anche elegante, stilosamente impeccabile, ma finiamola con le stronzate. Rimane noioso, prevedibile, scontato. Bum-bam-bim (servizio-dritto). Datemi 100 funambolici Petzschner che in giornata d’ispirazione rispondono come satrapi, si dimenano con effettacci diabolici e deliranti slice al millimetro, giocano magnifiche volée ricamate, e vi lascio sollazzarvi con la statua di Budrio. Ci sono decine di mancati fenomeni, questo rimane solo un buon giocatore mancato.

Flavio Cipolla: 6,5. Vedi sopra. Ma al contrario, voglia il cielo. Questo tennista col fisico da fantino, riesce a cavare tutto il tennis possibile ed immaginabile dal suo braccio. Bolelli perde nettamente da Capdeville, tirando due svogliati (ed elegantissimi, per carità, ma certo) dritti? Lui, lo stesso tremendissimo Capdeville, lo annichilisce in due set mettendo sul campo corsa, cuore, tagli, effetti, variazioni, smorzate, peripezie tattiche degne del Napoleone della racchetta (invento, sapendo che sarà andata così anche stavolta). Passa per essere un “operaio del tennis” al cospetto dei fulgidi talenti tricolore Seppi, Bolelli e Starace. Molto meno divertente da guardare, e senza il loro spumeggiante talento. Un’altra volta, ma smettetela di dire stronzate. Gli acidi possono spappolarvi il cervello.

Fabio Fognini: Alla Thailandese. Perde da Udomchoke, Danai. Passiamo oltre.

Alessandro Giannessi: 7. Quanto ci metteranno per affossare anche questo? Il ragazzo mancino sembra avere discrete doti di combattente. A Posillipo fa la prima finale di challenger battendo discrete lenze da tornei minori, forse entrerà tra i primi 150. Quanto impiegheranno per dire che “l’Italia ha trovato il suo futuro top 10”? Poco, immagino. Forse l’han già fatto. Mai possibile che in Italia chiunque metta in fila 4 partite vinte, diviene potenziale campione? Sperare di avere un buon top 70 e convincersi che i vari Seppi, Fognini, Starace altro non sono che quello, è così difficile? Fortuna che questo giovanotto (da quel poco che si vede, non avendo il piacere d’esserne biografo) sembra avere la testa sul collo e non essere un tipico perdente di chiaro stampo italico. Quindi poco se ne curerà. Al limite potrà migliorare due fondamentali su tre, per diventare competitivo anche sul veloce dove, ora come ora, lo vedrei poco incisivo (dovesse giocarsi un giorno, come fanno i tennisti normali non italiani…).

Vera Zvonareva: 2. Di pura invettiva per un amore non corrisposto (lei non ne è a conoscenza, altrimenti…). Perde l’ennesima finale, a Tokyo. Contro la ginnasta Radwanska in buona evoluzione (da qualche mese gioca incredibilmente a tutto campo con balzi volleanti inauditi oltre che, presumibilmente, casuali). Ormai s’è perso il conto delle finali perse dalla bella Vera. A cinquanta le regalano una bambolina matrjoska. Lei la guarderà languidamente, si commuoverà ed inizierà un bellissimo pianto isterico. Adorabile.

Maria Sharapova: 3. Abbandona tristemente nei quarti di finale, contro Kvitova. Si parla di strappo al quadrcipite femorale dell’ugola sinistra, con interessamento al retto parietale della corda vocale destra. Attendiamo frementi la recisione definitiva.

Romina Oprandi: 8. "Via da Las Vegas" è un bellissimo film da premio Oscar di qualche anno fa, uno dei miei preferiti. Che c’entra? Assolutamente un cazzo. Romina gioca e vince il torneo Itf nella terra del vizio e del gioco d’azzardo, Las Vegas, grazie a delle gran battaglie. Belle vittorie sulla sponsorizzatissima ninfetta con lo sguardo triste della lavoratrice schiava minorile, Camila Giorgi (una che diverrà anche forte se, magari con l’ausilio di un allenatore, capirà che la seconda di servizio, ogni tanto, va tirata più piano -non dico lavorata- della prima, che il campo non è lungo fino ai tabelloni, e gli home-run valgono solo nel baseball), la dolcissima arrembante nippo di 140 cm, Karumi Nara. Miracolo e prodigio, Romina. Con movenze assenti, e quel fisico di cristallo già rotto che mina una già atavica noia per l’allenamento. Di solo ed esclusivo braccio riesce a stare tra le 100. Si diverte e diverte, vince, guadagna qualche soldino e gira il mondo. Tutto ciò che verrà, sarà un vero regalo. Avercene di così divertenti e geniali, tra gli uomini. Invece ci dobbiamo sorbire solo noiosissime triglie lesse che si crogiolano in un presunto talento, senza voglia di allenarsi malgrado siano sani come pesci.

Ah, forse me n’ero scordato, ma smettetela di dire stronzate. Una buona volta.

8 commenti:

  1. Giannessi top 10? Non ci sarebbe da sorprendersi se l'avessero detto...d'altronde il "messia" del tennis italiano e'un 15enne dal discreto rovescio e poco altro...vedi come siamo messi...Ciao, Angelo

    RispondiElimina
  2. Ciao Angelo,
    capisco. Quindi è ancora in corsa per il Master? O dobbiamo accontentarci di vederlo a Londra solo nel 2012? =)

    RispondiElimina
  3. Guarda, dista soli 15000 punti da Djokovic, ma forse ora, nonostante l'epico successo su luca margaroli in un sobborgo messicano, e' tardi per il master. Ma non temere, l'anno prossimo, massimo nel 2013, ci sara'... Senti Picasso, avendo piu' esperienza di me, conosci un certo Nicolas Pereira? Lo hai mai visto giocare? Pare fosse un gran talento, gettato via, ovviamente, altrimenti perche rivolgermi a te? Somigliava a qualche tennista odierno? Grazie in anticipo Pic, Angelo

    RispondiElimina
  4. Ah, ma io non mi riferivo al quindcenne, ma a Giannessi. Per lui sperare in Londra 2012 mi sembra fattibile. Poi non so, dipende anche dal fato.
    Nicolas Pereira, mi pare d'averlo citato in qualche post su Flushing Meadows, perché l'ho visto commentatore a Espn. Tennista venezuelano e grandissima promessa (potrei sbagliare, ma 3/4 di slam junior), poi tra i professionisti solo una mezza capata tra i top 100. Ricordo di averlo visto negli sul centrale di Wimbledon commentato da Clerici/Tommasi ("il venezolano") nei primi turni, battersi molto bene contro Lendl. Perse in 5 set o 4 tirati, non ricordo. E sempre a Wimbledon giocò altri bei primi turni gli anni successivi. Gran servizio, colpi d'attacco poderosi. Tennista di stampo anni 80/90, buono sul veloce, tutto attacchi e volée, ma con una carriera limitata da problemi alla schiena. Credo smise ancora giovanissimo, ed ora è un 40enne con l'ex criniera spelacchiata.

    RispondiElimina
  5. Grazie tante delle informazioni. Siccome non ne trovo video, sapresti dirmi a quale tennista/i odierno/i somiglia maggiormente(soprattutto stilisticamente:servizio, colpi a rimbalzo etc...). So che e' difficile, essendo Nicolas un tennista vecchio stampo, ma ti sarei davvero grato se mi facessi dei nomi(mi sono rivolto anche ad altri ma con 0 risultati). Angelo

    RispondiElimina
  6. Perché fissarsi sul buon Nicolas? Devi scriverne un immortale saggio? Vedi su qualche smandrappato sito sudamericano se trovi qualche filmato. Non sono il suo biografo e l'avrò visto qualche volta, quando avevo 12/13 anni. Impossibile citare un tennista attuale. Colpi classici, molto rovescio slice, servizio e volèe. Diciamo che a vederlo sull'erba forse direi l'altro Nicolas, Mahut.

    RispondiElimina
  7. Bolelli lo vidi perdere in finale a Monaco di Baviera da Gonzalez. Pensavo sarebbe diventato un ottimo tennista. Poi si separò da Pistolesi che forse aveva il solo torto di volerlo far lavorare e pensare in grande. Poi il matrimonio e la fine tennistica a 23 anni. Un grande futuro dietro le spalle, avrebbe detto qualcuno. Ciao, Gianni.

    RispondiElimina
  8. Ciao Gianni,
    a Monaco, certo, ma anche in altre occasioni lasciò intravvedere buone cose. Visto come (non) si è evoluto da allora, penso anch'io che Pistolesi non era il male, anzi. Il vero problema forse è nella testa e nella voglia che realmente ha di soffrire per giocare a grandi livelli. Questo ragazzo, negli ultimi tre anni non si è evoluto. Non si è migliorato, non ha lavorato sulle sue lacune, mentre altri lavorano come muli e si migliorano di continuo. E nemmeno può dirsi questo gran fenomeno geniale, che può farne snobisticamente a meno. per intenderci, ha due bei fondamentali conturbanti, bim-bum servizio-dritto, ma diviene estremamente prevedibile alla lunga. Persino Pashanski capisce come batterlo.
    Ciao, a presto.

    RispondiElimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.