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sabato 21 gennaio 2012

AUSTRALIAN OPEN 2012 – OTTAVI DI FINALE MASCHILI E FEMMINILI: SACCENTI ED INFALLIBILI PRONOSTICI DELL’ASTROLOGO


Day 6 - Mi sai citare i classici a memoria, ma non distingui il ramo dalla foglia (Ivan Graziani)

Uomini

Djokovic-Hewitt 99%/1%. Serbo versione carnefice degli infanti, fino ad ora: due game al povero Paolino Lorenzi. Altri due al volleante Mahut, impallinato con immotivata crudeltà. Qualcuno in più al colombiano Giraldo.  Hewitt è l’eroe, quasi cinematografico, del torneo. Lui, e Tony Roche (uno che allenava Lendl trent’anni fa), arzilla ed ottuagenaria leggenda del tennis che mi fa gran simpatia per quelle smorfie e l’agonismo esaltato, che fa il paio con quello del suo pupillo. Come Rocky Balboa e l’anziano coach col secchio in mano. Rocky, o meglio, l’indimenticato “Rocchio”. Non una grande impressione lasciata all’esordio con Stebe, poi il ritiro di Roddick e la meritata vittoria da irriducibile combattente contro la giovane promessa Raonic, alla grande prova d’immaturità ad alti livelli. Ora per l’idolo di casa c’è Djokovic. Missione impossibile, rischio concreto di immeritata carneficina serba. Obiettivo di Rocchio: una decina di dignitosi games in fienile e poter esalare un paio di “c’mon” a pieni polmoni.
Ferrer-Gasquet 101%/-1%. Ottavo che rimanda a filosofeggianti dilemmi sullo sport e sulla vita in generale. Val più una catastale costanza ed abnegazione antiestetica o la geniale ed imprevedibile essenza di un talento naturale, tendente al masochismo? Centouno su cento, prevale il primo. Mettete un povero cristo che scrive banalità che piacciono a tutti, in quanto banali come la banale gente che lo legge su un banale giornale a confronto con uno geniale, vagamente blasfemo ed in perenne rischio querela. Chi sarà assunto? Il primo, ovvio. Non suoni come discorso autoreferenziale (in realtà stamattina ho mandato il cv a Via Solferino, allegando un articolo illuminante: “La trista storia di un eunuco con la piorrea che pisciava petali di rose”). Cazzate a parte, Ferrer ha avuto gran problemi contro l’americano Sweeting. Gasquet ha divelto le velleità del tigro assassino Seppi, e annichilito Tipsarevic. Io a quel -1% ci credo fermamente.
Murray-Kukhushkin 99,99%/0,01%. Impossibile fino ad ora giudicare il nuovo Murray curato da Lendl, per assenza di credibili avversari. E perché proprio non l’ho visto. Gioco forza, non potrà esserlo Kukhushkin, uno che deve accendere un cero a Sant’Eufemio protettore dei tennisti ripugnanti, che scioperando non ha protetto Troicki e Monfils (sue due imprevedibili e scarnificate vittime in incontri drammaticamente osceni). Tennista non meno raccapricciante, questo kazako. E suadente nelle sue composte esultanze da cavernicolo. Davvero non vedo come possa dare fastidio ad un Murray normale. Più di dodici games vinti dallo lo yeti e m’imbarco sulla costa crociere, capitanata da un orso delle giostre.
Tsonga-Nishikori 70%/30%. Ecco finalmente un ottavo interessante e, almeno nelle previsioni, divertente. Tsonga non potrà prendere sottogamba il giovane nippo dal bel talento. E non solo per il recente precedente a Kooyong, ma perché Nishikori viene da un buon torneo ed ha le armi per dare fastidio al francese. Al limite, dovesse andare male, al buon Kei rimarrebbe il doppio misto con Kimiko Date Krumm. Stile la nonna ed il nipotino.
Del Potro-Kohlschreiber 60%/40%. Ottavo orfano di Fish, che ha fatto la fine del pesce-pollo in barile, contro il colombiano Falla (non proprio Connors). Incapace di niente, l’americano. Non me ne farei un cruccio, anzi. Perché quello tra l’allampanato argentino ed il dormiente “Kohli” rischia di rivelarsi un confronto bellissimo, di stili e caratteri. Equilibrio ma, semplice sensazione sottopelle dettata anche da un Del Potro che non riesce a darmi più quella fiducia di due anni fa: il tedesco rischia il colpaccio. Se solo si sveglia con la ruota dei criceti nel cervello, che gira in senso orario.
Federer-Tomic 70%/30%. Interessante scontro generazionale tra il dominatore dell’ultimo decennio e la fulgida promessa australiana (canguri in crisi, ma hanno portato alla seconda settimana una vecchia lenza come Hewitt ed un giovanotto promettente). Federer approdato alla seconda settimana senza grossi patemi, eccezion fatta per qualche servizio del gigante Karlovic. Tomic ha invece mandato in delirio i tifosi di casa con maratone avvincenti (va beh, tocca enfatizzare ogni tanto). Due set recuperati a Verdasco (il cappone senza piume) e cinque set per battere anche Dolgopolov. Se ha ancora energie, un set può anche vincerlo. Di più sarebbe oggettivamente troppo.
Nadal-F.Lopez 75%/25%. Dalle patetiche dichiarazioni, al campo. Con tanto di fasciatura al ginocchio malandato. Essendo anche masochista conclamato, Rafito ha provato a spezzarselo in due ricadendovi sopra dopo ripetuti balzoni d’entusiasmo. Contro Tommy Haas (inchino a lui, e degnissima resistenza, visto quello che han fatto gli altri, giovani e sani, avversari dello spagnolo), avanti di due set. Per dire. Lopez è sempre il solito bel tennista d’attacco. Tra la folta chioma di Feliciano ed il cespuglio spelacchiato del diavolaccio di Manacor, poca gara. Nemmeno tra le leziose volée mancine del primo e le agricole evoluzioni a volo (non voglio chiamarle volée) del secondo. Tutto il resto, dice Nadal. Annesso quel luogo comune travestito da tragica realtà che, tranne rarissimi ed involontari episodi, vede gli spagnoli rassegnati al ruolo di accondiscendenti paggetti verso la loro guida.
Berdych-Almagro 70%/30%. Siamo seri. Volete solo immaginarvelo, dopo l’ottavo con Feliciano, un altro derby nei quarti, per Nadal? Allora, tra i due terribili mali, preferiamo il primo. Che pure ha più armi al suo miope arco. Almagro dovrebbe aver esaurito le sue mine dense d’insostenibile protervia invasata battendo Dimitrov (silenzio stampa, fino a quando non gli regalano un cervello) e Wawrinka. Ceco favorito, se non si spara nei piedi, come ogni tanto gli accade.


Donne

Wozniacki-Jankovic 60%/40%. Ottavo al tavor. La sola idea fa irrimediabilmente calare le pudenda ad altezza calcagno. Più che la vincente, si potrebbe pronosticare il numero di colpi vincenti nell’arco del match: Io dico due, massimo tre.
Clijsters-Na Li 55%/45%. Ottavo travestito da semifinale. Se non da finale, visto che solo dodici mesi fa le due si giocavano il titolo. La belga sembra tenere, fisicamente. Già tanto. Na Li si conferma tra le più in forma e concede poco o nulla. Ad avversarie e spettacolo. Concedo una leggera preferenza alla prima, per censo e riconoscenza.
Azarenka-Benesova 80%/20%. Bielorussa spaventosa, per la furia accecata con cui si è accanita sulle avversarie, come fossero povere, impaurite e belanti pecorelle. Qualche fastidio potrebbero procurargli le accelerazioni ed angoli mancini della Benesova. Se in giornata, la Melzer in gonnella può dare dei fastidi all’indemoniata. Si spera, almeno.
Radwanska-Goerges 65%/35%. Polacca salvatasi per miracolo e con grande pazienza dal primo turno contro la truzza Mattek in giornata d’esaltazione attaccante. Ora per lei c’è la Goerges, che ha spezzato il sogno di Romina Oprandi. Solito, stucchevole dilemma che imperversa nella Wta: Prevarranno le roncole (possibili) dell’insensata e rudimentale picchiatrice di turno (Goerges) o la sapida difesa ordinata e senza colpi vincenti dell’altra (Radwanska)? Prendo la polacca, perché la tedesca con quelle esultanze scomposte, truci sguardi all’angolo e pugnetti a go-go sugli errori dell’avversaria sciorinati contro Romina, merita solida craniata contro un acuminato spigolo. Che insegnassero a queste starlette travestite da ridicole killer, l’agonismo sano. Ed un po’ di tennis.
Makarova-Serena Williams 10%/90%. Serena appare di un altro pianeta, rispetto a tutte. Forse solo Kvitova potrebbe qualcosa. Poco, niente potrà la mancina russa Makarova, tipetta incostante con una faccia da afflitta adolescente bruttina, che a suon di dementi roncole mancine ha steso Kanepi e Zvonareva. Mica poco.
Sharapova-Lisicki 70%/30%. Altra prova di tedesco per la russa. Dopo Briegel Kerber, ecco Rummenigge Lisicki. Quest’ultima però sembra essere resuscitata come Lazzaro, recuperando tutti gli acciacchi di inizio torneo e che quasi la facevano soccombere alla modesta svizzera Voegle. Possibile match equilibrato, ma l’urlante siberiana (speranze di recisioni della glottide a parte) rimane favorita, per esperienza.
Jie Zheng-Errani 65%/35%. Ottavo delle sorprese. Tra le varie Stosur e Bartoli, emergono invece la tascabile e tignosissima cinese Jie Zheng, in perenne e forsennato anticipo piatto e la terrificante arrotatrice emiliana (héééééé). Assolutamente inguardabile l’italiana, per il mio particolare modo d’intendere il tennis. Ma col grande merito di non mollare mai e di voler migliorare un tennis che definire limitato sarebbe puro esercizio d’eufemismo acrobatico e pieno di patriottica finzione. Ora, grazie anche ad un tabellone da epifania, può addirittura sperare di arrivare ai quarti di finale di uno slam. Leggermente favorita la cinese che s’è sbarazzata del primate transalpino Marion Bartoli. Mica un male, in fondo.
Kvitova-Ivanovic 85%/15%. Siamo seri, la giunonica ceca sembra di un altro pianeta. Alla serba, rinsecchita come un'acciuga continua a fare difetto una cosa importante: il cervello. Qualche possibilità però gliela concedo perché potrebbe anche, per puro caso, tirare qualche bomba anche nel campo. Per caso eh, ribadisco.

4 commenti:

  1. Complimenti Davvero ti ho conosciuto su livetennis scrivi molto bene! Artemis

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  2. Ciao, avevi postato tu su livetennis quel mio vecchi articolo su Romina? Ad ogni modo, benvenuto in questo postribolo....

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  3. No pero' ti avevo fatto un elogio di un tuo articolo e del tuo modo di scrivere proprio in quel post, registrato come Mich, su livetennis, se hai tempo dacci un'occhiata!:-) onorato di esserci!

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  4. Ah, ok...sì, mi avevi scritto altre volte, ricordo...
    ciao, alla prossima

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.