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lunedì 5 marzo 2012

TENNIS TWITTER. L’ALLEGRO CINGUETTIO TENNISTICO


Durante l’ultima e concitata riunione del Cda (io, il pupazzo Gnappo ed il sempre foriero di allegre metafore e massime filosofiche, pizzicagnolo Arfredo), si è arrivati a considerare l’ipotesi estrema e rivoluzionaria: cambiare titolo al blog. Trovarne uno caldo, sinuoso ed affascinante. Questo, ormai lo sappiamo, non ha più quell’appeal utile alla bisogna, che riscaldi i cuori dei lettori e ci porti alla gioiosa remuntada. Il nuovo inno già c’è: “Andiamo racazzi, che siamo della libbertà e no del carcero”. Altra proposta, inoltrata dal solerte Gnappo, è stata quella di modificare radicalmente linea editoriale. Diventare indefessi baluardi dell’italianità e coriacei sostenitori, con piglio dannunziano, delle gloriose gesta racchettare italiche nel mondo intiero. Primo passo, cambiare foto: Al posto di Mac piazzarne una del sultano Binaghi, avvolto da un’abbagliante luce aurea e col fulgente cranio cinto da una corona d’alloro. Appena sotto, ad altezza pudenda imperiali, Barazzutto e Leonessa nostra. Sorridenti e grugnenti (“ahuiiiih”).
Il pizzicarolo Alfredo (ao’, Arfrè…con l’intercalare tipico der Dandi), sempre essenziale, ha conchiuso che per mangiare una pagnottella  con la mortazza a fine mese, non è necessario tutto questo. I lettori fuggiti via, con l’esaurimento nervoso, verso altri e rassicuranti lidi di morte letteraria, si riacquisiscono con una semplice ed agevole presa di coscienza: “Ao’, li lettori se stracciano er cazzo a leggette, mica t’ascolteno! Se rompono prorjo li cojoni. Più breve hai da esse, che la gente ‘ncià tempo de legge tutte ste frescacce!”. Come dargli torto. Se uno vuol leggere un libro (bello), va a comprarselo. Le soluzioni allora sono due: abbandonare il blog e dedicarmi alla stesura del mai iniziato romanzo dell’immortalità ultraterrena, “Quel rovescio di Mecir che mi masturbò l’anima”. Oppure cambiare effettivamente l’impostazione letteraria, rendendolo “twitteggiante”. Un allegro cinguettio di stronzate brevi. Senza prolissi e prolassi dementi. Poche ed essenziali verità, in stile ansa, che filano via veloci e nette, senza l’ammorbamento prosaico. La velocità è tutto. Vedrò, vedremo, notte tempo. Gnappo spinge per il romanzo, ma quello è un letterato. Per lo intanto eccovi alcuni fringuellanti tweet pio-pio da 12600 caratteri massimo.

@Federer. Due balzi nell’aere rarefatta. Il periodo che va dall’AO all’imminente uno-due americano (Indian Wells-Miami), si conclude con lo svizzero sugli scudi. In gran leggerezza e malgrado le primavere che avanzano, stronca le velleità dei vari Del Potro e Murray, aggiudicandosi i tornei di Rotterdam e Dubai. Che non sono Slam, non saranno nemmeno Masters 1000, ma sempre meglio vincerli che perderli, secondo il filosofo Max Catalano. Potrebbe giungervi la malsana e fuorviante immagine di un Federer ormai impegnato a raccogliere le briciole, spendendo inutili energie e vincendo laddove gli altri latitano. In senso lato, parrebbe così. Poi uno ci pensa e si comprende come Federer che pazzo non è (e men che meno convinto di non essere più il numero uno), mai rischierebbe di spremersi in inutili tornei di contorno compromettendo il suo reale obiettivo di fine carriera: Londra. In realtà, lo sa anche la gallina nell’atto di fare il mattutino ovetto, semplicemente, Federer spende meno di altri. Fatica meno per mantenere alto il livello di condizione fisica, non essendo costretto ad un tennis muscolarmente esasperato. Ecco dunque che mentre gli altri leccano le ferite, si ricaricano o pensano a scegliersi gli appuntamenti importanti, onde non arrivare stravolti e sulle ginocchia (rischiando anche di spirare) già a settembre, lo svizzero svetta egagro. Leggero, sereno, persino rilassato psicologicamente dal non dover dimostrare niente. Per quel poco che vedo, appare un Roger in condizioni lussuose, capace di esprimere il suo miglior tennis e raccogliere standing ovation degli emiri. Chiaro che poi quando gli altri due si presenteranno ben corazzati e pompati a mille, per lui diverrà difficile arginarli, specie nel tre set su cinque.

@Murray. Uguale a se stesso. Lendl o non Lendl, continua a rimanere quello degli ultimi anni. L’impressione è che gli manchi poco, pochissimo, per raggiungere il livello massimo. Uno dozzina di sedute da uno strizzacervelli o qualche giorno passato in ovetti impressurizzati, fate vobis. Batte Djokovic ed è poi asfaltato da Federer, a Dubai.
@Djokovic. Lo sciente caracollio.  Si limita a passerella di disonore. Basta per raggiungere la semifinale. Ma l’impressione è che sappia benissimo come muoversi e che quei picchi disumani esibiti nel 2011 non può reggerli per 12 mesi. Eccolo che passeggia e perde senza colpo ferire, manco fosse tornato quello maldestro e fisicamente vulnerabile del 2009/2010. Via, un par di sedute fiume nell’ovetto, e passa la paura.

@Rafito Nadal "e i francesi che s'incazzano (tattarattaz)". Iberico fermo ai box. Si gestisce anche lui, ahssì. E mica protestava a chiacchiere contro lo Atp per i troppi, logoranti, impegni. Quindi, quasi a dispetto, lui non giuoca e guarda. Però, coerentemente, organizza un’altra dozzina di esibizioni ed aumenta da 12 a 14 ore diurne l’allenamento lacera tendini. Che ci volete fare, vuole giocare di meno per non logorare le giunture. Ci ha mica un fisico eccezionale, lui. Riesce, Rafinho superman cagionevole, anche a giocare a pallone nella locale squadretta, tanto per riposarsi un poco. Ma questo coacervo di contraddizioni fa parlare di sé anche quando non gioca. Complici i “francesi che si incazzano” e addirittura l’indimenticato Yannick Noah (che improvvisamente scala di un posto la mia personale classifica dei favoriti di ogni era). Alludono, nemmeno troppo velatamente, all’utilizzo di doping da parte del satanasso spagnolo, come quel Contador recentemente squalificato dalle competizioni ciclistiche. Rafito reagisce stizzito, con virulenza sdegnata. Pare davvero il vecchio unto di Arcore, vittima di una congiura. Un vile accanimento degli invidiosi. Il grande statista, vittima di giudici bolscevichi, il nostro eroe racchettaro, di subdole insinuazioni. Rafa ci tiene ribadire d’esser soggetto a numerosissimi e fastidiosi controlli. Addirittura alle 8 di mattino, sorpreso vigliaccamente nel sonno dei giusti all'interno della bolla d'aria pura che guarisce da tutti i mali corporei. Ed un mese e mezzo dopo la conclusione dell’Australian Open, mica cazzi.
E’ limpido, il nostro eroe senza macchia. Reagisce in modo così scomposto che, come per l'unto satiriaco, non può che farsi credere. E per rafforzare la convinzione, nei nostri biechi animi ancora un poco perplessi per quel rarefatto sudore color blu cobalto iridescente che talvolta appanna il suo volto trasfigurato, si lancia a petto nudo a difesa dell’amico patriota Contador. “E’ pulito! Stanno attaccando tutto lo sport spagnolo, ma lo hanno condannato senza prove!”. Oddio, una prova di doping c’era. Bella  grossa. Con tanto di analisi ed ormone della crecita usato per i mutanti affetti da gigantismo rinvenuto nel sangue del ciclista. Solo che il pedalatore ha gridato la sua innocenza e continuato a correre per un anno. Ma non è che non ci fossero prove, sol perché lui sosteneva d’essere innocente. Sarà mica colpa sua se ha assunto ormone della crescita da una bistecca di carne contagiata? Una roba che fa impallidire anche la vicenda del bacio alla coca di Gasquet. Ma per il nostro eroe Rafa, che forse avverte la terra scottare sotto i piedi, l’attacco è vigliacco. La congiura, autentica. Come non credere alla contaminazione della bistecca. Del resto col tempo mi sono convinto che anche Lapo fu vittima delle stesse insinuazioni meramente indiziarie. Allusioni, soltanto. Mica si faceva di cocaina. Aveva ingurgitato delle bietoline di campo accidentalmente contaminate da purissima coca caduta da un aereo proveniente da Medellin. Falso anche che avesse il vizietto di andare a trans superdotati dedicandosi ad orgiastici riti sodomiti. Solo che ad ello, nell'atto si svolazzare sopra la Mole Antonelliana travestito da ralphsupermaxieroe, è finita la carica di criptonite ed è dunque gaglioffamente caduto sui ginocchi di un trans di due metri. Ed il viado, sorpreso, dichiarava stupito: “Uh, belo ragazo! Sei come Mahazu nostro? cinquanta l’ammore!”.

@Jurgen Melzer. All’improvviso l’incoscienza. Pazzo autentico questo austriaco pazzo. Affetto dalla pazzia dei pazzi. Omicidi. Dopo mesi di folle suicidio, simile ad un cavallo scosso (e pazzo) stende e roncola tutti a suon di terrificanti mazzate mancine. Raonic compreso. Se lo squilibrato tira schegge mancine, angolate e sulle righe, lo batte nessuno. Nemmeno Djokovic 2011. Si giocasse sempre a Mamphis, terra di Elvis the pelvis, laddove i Malisse battono i Roddick e i Picassi giunsero in semifinale.

@Ferrer. Un impiegato da numero 5. Non si scopre l’acqua calda. Tre tornei vinti nel 2012. 18 vittorie, una sola sconfitta (a Melbourne). Il migliore degli "altri". Numero 5 legittimo, per costanza. Ma, due volte su tre, i vari Del Potro, Berdych e Tsonga, nel match singolo, se lo sbranano. Vince a Baires ed Acapulco sgominando i connazionali Almagro e Verdasco (toh! Ritorna a vincere qualche partita). Quantunque mi incuriosisca assai il diciannovenne Javier Marti, visto tre minuti contro non-ricordo-chi. Una specie di godibilissimo ramarro mutante a metà tra Gasquet ed Almagro. Top 30 a fine anno. Segnatevelo.

@Pippo Volandri. Il prototipo vivente delle perizia dei tecnici italiani. Un solo colpo (il rovescio), naturale e molto bello. Gli altri due assenti, totalmente. E niente si fa per renderli accettabili. Proprio niente. Basta chiudere gli occhi e sperare che faccia tutto il rovescio. Fosse nato in Spagna o in Madagascar gli avrebbero allenato servizio e dritto, ora saprebbe giocare sul veloce e sarebbe top 30 da 10 anni. Ma qui siamo in Itaglia e speriamo nasca Federer sotto un fiorito pero. Un talento già pronto, bello e infiocchettato, sperando di non affossare anche quello facendo qualche aggiusto tipico. Pippo raggiunge una grande finale in Brasile, e se la gioca anche con Almagro. 


@Gulbis. E il ritiro preventivo. Finisce per perdere da Matosevic (Marinko) in un torneo che avrebbe potuto vincere col mignolo sinistro. La triste, pietosa storia di un talento pazzesco, di quelli che vincono slam, ridotto ad un nulla anacronistico. Manco fosse uno svogliato Marat Safin dei poveri agli ultimi mesi di una grande (quella di Marat) carriera. Ridotto com'è, perderebbe anche da Bolelli. Ed allora, non ci si deve sorprendere di una eventuale scelta (razionale nell'irrazionalità di fondo) paventata nei giorni scorsi: "Se in questa stagione non ci sarà una svolta nella mia carriera, potrei smettere.". La dimostrazione, una volta di più, di come il talento (vero e pulsante) nulla può senza testa, fame e conseguente voglia di soffrire. Le avesse avute queste cose, come Ferrer, a fine carriera poteva lucidare e titillare qualche coppa di Grande Slam. A caso.


2 commenti:

  1. Caro Picasso,
    che piacere tornare a leggerti!
    Spero che nel comitato si decida infine di mantenere questo blog così come è sempre stato. :)
    Per quanto concerne il Master 1000 di Indian Wells, Federer è cascato in una parte di tabellone difficile. È la volta buona che Del Potro trova le contromisure per superarlo (se non esce prima, lo svizzero; ma in ogni caso le prenderebbe di santa ragione da Nadal in semifinale).
    Murray-Lendl, coppia strana. Già mi lascia perplesso il fatto che l'allenatore non abbia seguito il pargolo a Dubai. Si vocifera inoltre ancora un'assenza, proprio a Indian Wells. Tutto questo mi sa tanto di farsa, un po' come il Murray ammirato a Dubai, graziato da un Djokovic precario e menefreghista piuttosto che da una prestazione maiuscola (anzi, quando doveva chiudere il match al servizio, manco c'è riuscito il cacasotto).
    Per il resto, l'accoppiata uomini-donne di Indian Wells ci permetterà di assaporare il ritorno del grande tennis a 360° grandi con tutti gli adorabili urli e rantoli annessi (che mi fanno venire in mente questa divertente scena http://www.youtube.com/watch?v=YavqigLO5iw).
    A presto!

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    1. Ciao Fabio.
      Domano ci sarà l'audizione innanzi ai probiviri, e si deciderà. In realtà mi sta letteralmente stracciando i maroni Blogger. Il blog sembra posseduto dai demoni di Victoria Azarenka. Un giorno il pezzo appare con carattere 14 verdana. L'altro in Times 11. L'altro ancora mezzo in Georgia 16 e Courier 8. Senza che io tocchi niente. E sì che Gulbis più piccolo degli altri ci stava anche bene.
      Non ho proprio visto i tabelloni di Indian Wells. Quanto a Dubai, sì...Djokovic lo ha affrontato come fosse un'allegra scampagnata. Lendl, almeno per i due Masters 1000 dovrebbe esserci, altrimenti la collaborazione comincia a sembrare ridicola. Mentre Murray giuocava con Djokovic e Federer, lui, Ivano il terribile, giocava nel "champions tour" a Delray beach (e perdeva dal giovin Johan Kriek. Per dire.).
      E' una cosa surreale.
      Avevo completamente rimosso quel film, che pure è nel mio bagaglio culturale.
      Tra video correlati c'erano questi altri due pezzi di storia cinematografica:
      http://www.youtube.com/watch?feature=endscreen&NR=1&v=wtcbKTRzJ_4

      http://www.youtube.com/watch?v=DR8DWCBsqws&feature=related

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.