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domenica 17 giugno 2012

TOMMY HAAS, UNA CAREZZA ALLA SADICA DEA BENDATA





Nel tennis ci sono grandi storie, e piccole grandi favole sportive. Magnifiche vicende di luccicanti coppe, importanti e prestigiose vittorie, cui affiancare piccoli eventi intrisi di un fascino antico, logoro ma bellissimo. Fiabe quasi dirette da uno sceneggiatore pazzo e romantico come quella consumatasi oggi ad Halle, sul centrale del piccolo gioiello erbivoro tedesco. Storie che ti fanno vibrare d’emozione come per gli eroi degli impolverati libri.
Si affrontavano nella finale odierna, Roger Federer e Tommy Haas. L’elvetica leggenda tennistica che cammina, e l’anziano eroe di casa ex numero due al mondo, sorprendentemente issatosi fino alla finale. La statua d’oro di questo sport ancora intento in leggiadre danze di vertice, contro l’inferma sagoma ormai al crepuscolo di una grande carriera limitata da gravi infortuni. Un lazzaro alla soglia delle trentaquattro primavere suonate riemerge dopo l’ultimo calvario da corsia d’ospedale.
Federer aveva dovuto soffrire per arginare le missilistiche evoluzioni di Milos Raonic, battuto in volata,
 facendo pesare ancora una volta la sua maggior classe ed esperienza. Haas in antico spolvero, impensabile salute fisica e ritrovata verve, ci arriva dopo aver battuto Tomic, Granollers, Kohlschreiber, ma soprattutto la macchinosa ed impostata pertica sparacchiante Thomas Berdych. Il ceco dal fulgido talento inespresso, domato 7-5 al terzo, come normale pivello che schioppa insensati colpi. Senza strafare lanciandosi in inutili e grottesche scene scomposte o esagitate esultanze. Tutti seccati con la solita classe e quella candida pulizia di colpi che han fatto di Haas uno dei tennisti tecnicamente più ammirati. Che se quelle inferme ossa tenute assieme dal nastro adesivo tengono, può mettere in riga diversi scolaretti. 
La finale di oggi però appariva quasi impossibile. In quella improbabilissima classifica naif che stilai un paio d’anni fa sui miei pupilli “alienati”, ormai da aggiornare dopo qualche ritiro o calo personale calo di libido, Tommy occupava un posto di riguardo. L'esito della finale sembra però scontato. Non mi aspetto nulla, guardo l'incontro con l’animo sollevato di chi può godersi finalmente uno spettacolo di magniloquenza tennistica. Un campo di vera e consunta erba simile a quella di vent'anni fa, tra due magnifiche espressioni di tennisti classici, talentuosi e d'attacco. E’ un concerto dei Pink Floyd, questo, per il vecchio appassionato mediamente sminchiato, nostalgico e con un principio demenza senile. Mica quel playback stonato a metà tra i Tokyo Hotel travestiti da Hulk e virgulti suonatori di tamburi delle sagre paesane, cui ci hanno abituato ultimamente nelle finali di slam. Ok, è Halle, non è Parigi o Wimbledon. Ci sono una leggenda del tennis in calo contro un infermo ed attempato ex top ten. E chi se ne frega, per un giorno.
Il pubblico è ovviamente dalla parte del beniamino di casa. Ma con moderazione teutonica si lascia andare in rispettose ovazioni anche verso l’idolo-icona adottato Roger Federer, per cui Halle è una specie di giardino di casa e che si è visto dedicare addirittura una via della città. Ed il match mantiene le aspettative. Federer appare un po’ appannato, come normale che sia per chi è alla terza settimana di tennis consecutiva, dopo le due tiratissime a Parigi. Tommy col cappellino calzato in testa e ginocchio fasciato da vecchio reduce di guerra pare invece pimpante. Arzillo come un grillo che ha passato gli anni del nazareno in croce, perfettamente a suo agio sull’infido e scivoloso prato che fa schizzare la pallina in modo velocissimo. Roger arranca un po’, pattina a tratti. Sembra fermo ed in difficoltà nell’arginare i colpi del tedesco, che partono pieni e puliti come rasoiate. Quel rovescio classico giocato lungo linea ed in avanzamento da Tommy Haas è di una bellezza straziante. Lasciva cantica della naturalezza incontaminata di questo sport che ha proprio in Roger Federer il suo ultimo baluardo di vertice, da anni impegnato a districarsi per salvare il mondo dai fisicismi roncolati, stritolato tra latrati lacerati ed evoluzioni di belluino tennis agricolo. La finale di Halle è un inno al tennis. Un’atea messa cantata.
Federer stanco e non al meglio, avrà altre e più grandi platee in cui dominare provando ad arricchire un palmares già monumentale. La fiaba deve avere un suo lieto fine, altrimenti perderebbe fascino ed insensata ragion d’essere. Tommy gioca un tie-break da campione. Serve bene, continua a fluettare come un grillo esaltato, ebbro di stilosa sobrietà che riempie lo spirito. Federer danza in un pesante tono minore, affronta di petto l'avversario, ma è troppo falloso, in equilibrio precario sulla spelacchiata e scivolosa riga di fondo. Il proverbiale e letale dritto ad uscire è incocciato dal rovescio di Haas che parte come un sibilo divino, in perenne avanzare. Sorretto da chissà quali divinità ebbre di ottimo scootch d’annata. Tommy vola a servire per il match dopo un sontuoso scambio in cui i due dipingono ogni angolo del campo, tra fendenti pieni, angoli slice, colpi di gillette, smorzate, pallonetti e l’ultimo passante tedesco. Chi può dire quali fantasmi passeranno nella mente tribolata dello sfortunato tennista tedesco, quando si presenta a servire per il match. Non mette una prima in campo, ma il braccio non trema sulle robuste seconde e su un dritto d’attacco che vale il match.
Chiude sobriamente, con un normale moto di soddisfazione. Ha ancora la mentalità del grande tennista, il numero due al mondo abituato ad arrivare nelle fasi finali di slam. Esempio e monito, lampante immagine di quello che questo sport ormai non è più, troppo spesso scotennato a morte da orripilanze tecniche, scambi da forzuti gladiatori, ed inumane urla d’esultanza che metterebbero paura ad un cacciatore provetto di serial killer mozzatori di teste. Mentalità da uomo di sport che, nel succube silenzio generale, ancora s’indigna e riesce a tirare stoccate al curaro ai potenti avvezzi a trucchetti, come il finto-claudicante Murray. Tommy Haas torna a vincere un torneo Atp, tre anni dopo quel successo nella stessa Halle. A quasi 34 anni e dopo una intera stagione d’assenza a causa di un grave infortunio all’anca che pareva aver messo fine alla sua sfortunata carriera, contro forse il più grande tennista della storia di questo sport. E celebra il clamoroso ritorno con un  contenuto giro di applausi al pubblico e scoprendo quasi con fierezza i nastri che provano a tenere assieme i cocci della schiena. Perché per lui questo non è un miracolo. I pazzi sono quelli che a vederlo ritornare in campo con la schiena imbustata ed incerottata lo credevano solo un povero folle che non si arrende all’età ed agli acciacchi. Un masochista che continua a pungolare a suon di smeriglianti rovesci la sadica dea bendata.

8 commenti:

  1. Che bel torneo! Leggendo un pò sul blog avevo ben immaginato che avresti dedicato la tua penna a questa settimana di grande tennis, e così è stato. Anche se tifoso di Roger (più per un partigiano senso di resistenza verso i vari cyborg della nuova era), non mi è dispiaciuto il trionfo di Haas. Lo scambio che ha portato al break del tedesco nel secondo set è stato magnifico.

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    1. Sì, davvero divertente. Da anni ormai, al torneo tedesco si vedono belle cose. Quanto a Federer, sì...l'ho visto un po' pesante, fisicamente stanco forse. Chiaro che non era facile, visto che veniva da tre settimane logoranti.
      Haas è un bel regalo, per il tennis. Finché dura, da tenersi stretti. Ricordo due mesi fa in un sito criticava la vergognosa sconfitta di Seppi contro un tennista "finito" come Haas. Che a 34 anni non si può essere competitivi, etc...
      Ciao Klimt, a presto

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  2. E' da vero un bel torneo quello di Halle. Ambiente gioioso, tutta Halle e Sport 1 (una TV regionale) vicini, ma vicini vicini, ai loro beniamini. I "fabbri" sono stati eliminati uno dietro l'altro. Vincitore è il bel tennis. Che il nostro Fedi appariva stanco è innegabile e poco o nulla poteva contro il Tommy Haas che aveva il fuoco negli occhi. L'hai notato ?
    Nell'intervista dopo la finale Tommy Haas appariva soprattutto incredulo di aver battuto il Roger e analizzava poi in maniera pacata la sua partita. Mi ha commossa per la sua gratitudine e felicità di aver potuto, malgrado le sue disavventure, riemergere sui campi. Auguri dunque al Tommy Haas (incerottato) che, a detta di lui, mira soprattutto ai tornei americani.
    Infine, mi sto chiedendo se non sono un po' sfacciata intromettendomi in queste chiacchierate tra maschietti. La franchezza è ben accetta.
    Ora devo scrivere al Roger. Una tiratina d'orecchio ci vuole.
    Un cordiale saluto da Anna Marie.

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    1. Chiaro che per Haas questo torneo valeva molto, gioco forza per Federer molto meno.
      Se il fisico regge questo mette in riga ancora molti. Per gli stati uniti non so, dovesse stare ancora bene qualche soddisfazione se la può ancora togliere. Ma evitiamo di dire cosa, e di tirargliela. Che succede sempre così. :)
      Sfacciata? Uomini? Ma figurati. Penso il commento sia una cosa unisex. Metrosex, oserei. Tanto più che non vedo club di uomini nudi che sputano in terra.
      Ciao Anne Maria, a presto.

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  3. Caro Picasso, ma secondo te - oggettivamente - l'erba è ancora la superficie preferita da Federer? Tralasciamo il romanticismo dei sei Wimbledon, della storica vittoria su Sampras nel 2001, dei trionfi ad Halle, e tutta la retorica del doppio-Wimbledon di quest'anno. Non è che fra rallentamento della superficie, invecchiamento dell'atleta e rimbalzi sempre più irregolari, Federer si trovi poco a suo agio sul verde?
    Ho come l'impressione che stia diventando più sensibile a tutto; nel senso che, ora come ora, per esprimere al massimo il suo Tennis ha bisogno di un tetto sopra la zucca e di un pavimento rapido e duro che riduca al minimo gli imprevisti atmosferico-gravitazionali.
    Io temo che non solo il settimo Wimbledon non lo alzerà mai, ma che nemmeno in finale ci arriverà più.

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    1. Nel tennis moderno se non sei universale, e cioè capace di vincere ovunque, non vai da nessuna parte. Federer gioca bene su terra o cemento. L'erba è la superficie dove ha vinto di più ed espresso oggettivamente le cose migliori della carriera. E dove può ridursi il gap coi due che ormai lo precedono sulle altre superfici, pur non avendo più il vantaggio erbivoro di anni fa. Ma è una mia opinione.
      Se poi non si lamenta dei pallettoni predisposti da Nadal a Parigi e gli dà fastidio la secolare irregolarità dell'erba su cui è sempre andato a nozze, penso sia finita sul serio.
      Non so se vincerà ancora Wimbledon o l'oro olimpico. Sicuro se li giocherà, poi dipende da tante cose...
      Ciao a presto.

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  4. io penso che stia decisamente puntando l'oro olimpico per coronare la fine di una carriera piu' che gloriosa (o almeno spero).marco

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    1. Penso anch'io sia quello l'obiettivo. Ormai lo si dice da anni, e ci proverà. Poi in uno slam o olimpiade entrano in ballo diversi fattori che ti devono essere favorevoli. Vedremo.
      Ciao Marco, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.