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giovedì 5 luglio 2012

WIMBLEDON 2012 - ANDY MURRAY, L'ANAORGASMICA ASFISSIA







Day 9 – Dal vostro inviato, vigile e solerte, con lo stesso sguardo attento, intelligente ed ipertiroideo della Carfagna.


Ormai la serata è tarda, quando sul centrale ribollente eccitazione e patriottico orgoglio britannico, va di scena l’ultimo dei quarti di finale della giornata. L’idolo di casa Andy Murray ed il compulsivo mesciatore di palta David Ferrer stanno dando vita ad un match equilibrato, tirato. Da pronostico, il più indeciso di giornata. Ed io proprio non riesco a domare quella triste sensazione di fastidio sottopelle. Come un formicolio d’insensato disgusto pre-infarto per quello che vedo. Lo spagnolo è sempre lui. Baricentro basso, gobba apprensione e terricolo dritto che arpiona come fiocina arrugginita all’altezza delle pudenda. Ve lo immaginate uno che dopo vent’anni di escursione sulla Luna ritorni oggi sul pianeta terra ed assista a tale deflorazione del centre court? Come minimo si darebbe la morte con una scure, o dichiarerebbe guerra alle isole Tremiti credendosi Hitler. 
Ma, pur nell’eccidio più brutale e primitivo di ogni canone di bellezza, David Ferrer tiene botta. Anzi, ha rischiato di trovarsi avanti di due set a zero, prima che la sua indole intimamente servile non soccombesse di fronte al ritorno di Murray. Tutti con Ferrer, evviva Ferrer. Sostenuto alla somma impresa: dagli esponenti del ceppo arrotatore d’Iberia che sognano la rivincita del vendicatore gobbo, da tutti gli spettatori neutrali cui Murray fa meno simpatia di una murena nella vasca da bagno, i supporters di Djokovic e addirittura qualche tifoso di Federer, che ripugnano gli arrotini antiestetici ma questo qui, educato, succube e rispettoso delle gerarchie, può anche avere cittadinanza. Intima paura di Murray come ostacolo per il successo finale? Io ne avrei più di Ferrer, ma è solo un’impressione sciocca che avverto mentre addento un panino coi carciofini. 
L'agiato e miliardario ragazzo scozzese, mi fa un po’ pena. Porta con se il fardello di una condanna. Vincere partite? Diventare numero uno? Fare suo finalmente uno slam? Mettere fine all’isteria delirante dei britannici che facendo confusione di croci e bandiere lo vogliono sul trono? No, la sua condanna è lì in tribuna. Tutta contrita, paonazza ed apparentemente calma, che prova a soffocare i più bassi istinti omicidiari da hooligan in un bar dopo un derby calcistico: 
Mamm(in)a Judy Murray. Temo che ad un tratto, mentre incrocia sguardi che predicano calma al figliolo, possa tirar fuori una lama puntuta e far fuori tutti quelli seduti accanto a lei. Da una madre così grottesca e  paradossale, poteva venire fuori un figliuolo normale? No, è un paradosso che cammina. Anzi, che deambula fiaccamente sulla sabbia erbosa del centrale. Striscia, si trascina come costretto dagli spiriti del male ad una condanna perpetua o da qualche fiaccante malattia tropicale. Ma cos’ha questo ragazzo in perenne angoscia fisica e mentale? Sarà mica normale un atteggiamento simile. Fa ridere, ed incazzare (ad essere Tommy Haas. Per gli altri va più che benone. Ogni cosa è bellissima e si amano tutti in un orgione di potere subdolo). Voglio dire, mai visto uno  che ostenta sofferenze simili dai tempi di Jimmy Connors al quinto set contro Chang al Roland Garros. Ma quello aveva 40anni, e vennero gli infermieri a portarselo a braccia nel tripudio della gente. Questo è un ragazzo forte e preparatissimo, che giocherebbe anche sei ore a quei livelli. E allora perché simili tragiche pantomime da teatro dei sobborghi londinesi? Lo tranquillizzeranno, forse. Un po’ come i teatrini di Koellerer. Solo che quello ora si dedica all’apicultura, cacciato per ignominia. I deboli, e i forti. I forti pavidi che s'accaniscono sui deboli impavidi. E' la vita, ed il tennis è come la vita, a tratti: Ripugnante. Viva Haas, viva Karlovic, viva Koellerer (ah, quanto ci manca): I deboli impavidi.
Murray prova a capire se stesso, il suo gioco, dove vuole andare, come andare, ma soprattutto perché? Sta li che caracolla come fuscello scosso dal venticello, orrendo e leggero, che fluttua colpi diversi. A tratti preziosi, spesso inni al suicidio su cui l’altro vanga il suo agricolo attacco. Il pubblico impazzisce, non sta nella pelle. Prova in tutti i modi a soccorrere questo anatroccolo ripugnante e spingerlo verso il trionfo con alitate aristocratiche. E quello boccheggia, esibendo fieramente la casuale dentatura da film horror. Col medesimo self-control della madre in tribuna, vorrebbe spaccare tutto, attaccare addirittura, giocare in spinta continua. Ma anche lui ha in se la condanna: esibire temperanza tennistica. Stare lì a punzecchiare palline in punta di piedi e mescolare le carte agli avversari. Come giocatore di poker, tra scambi condotti variando colpi, e smorzate che mandano in confusione uno spagnolo abituato a menare le sue storpie danze sul ritmo sempre uguale, finisce per prevalere. Ed all’iberico non resta che scuotere il ciuffo da chiwawa con problemi di mente. Ma che angoscia. Le vittorie dello scozzese sono sempre così. Una fatica immane, fatta di pazienza e laboriosità tecnica intagliata nella fine strategia. A volte suicida. Implosione anaorgasmica, e tantrismo forsennato che potrebbe condurre alla morte per asfissia. Con Ferrer basta e avanza. Con gli altri cui deve contendere gli slam, spesso no. Sarà questa la volta buona? 
Come da pronostico, si erano appaiati nella prima semifinale, Roger Federer e Novak Djokovic. Lo svizzero fuga ogni dubbio sulla sua salute, impartendo una severa lezione tennistica allo svagato Misha Youzhny, probabilmente già pago di un buon torneo ed  inconsciamente convinto che non c’è niente da fare. Stavolta il poetico serial killer russo non può nemmeno scrivere qualcosa sulla rena erbosa. Che ne so, una scusa, una poesiola intimista. Federer invece veleggia egagro e leggero. E si vede proprio un'aria nuova ed entusiastica nel suo volto, durante le interviste. Sarà la lontananza dal “bosone” iberico, o i due incredibili pericoli dai quali si è salvato in modo incredibile e la storica possibilità che gli si pone innanzi, ma sembra elettrizzato. In semifinale se la vedrà con Novak Djokovic, numero uno al mondo e detentore del titolo (uno entrato in coma nel 2012 e svegliatosi oggi, a sentire questi dati, vorrebbe tornare in coma. Alla svelta) un po’ trascurato, da me soprattutto. Non ha offerto grossi spunti, conducendo un torneo regolare. Del resto, le uniche estrosità del repertorio sono le scenette da wrestler, i pugni battuti sul cuore (che tanto ci fanno tifare per l’arresto cardiocircolatorio che funga da monito) e tutto il resto. Ieri si è accanito sul povero Florian Mayer. Anche lui già soddisfatto di un torneo fuori dalle previsioni. A contendere l’accesso alla finale a Murray, nella semifinale della parte bassa, sarà invece Jo Tsonga che tra un acciacco e l’altro, un colpo della strega, un gancio ed una volée furente, abbranca una soffertissima semifinale battendo il “Kohli” kohlschreiber, altro eroe per caso del torneo. 
Il tempo stringe, ma una parola la meritano le due semifinali femminili:
Radwanska-Kerber: L’ibrido Kerber, a metà tra la roncolatrice e la forsennata dedizione ai recuperi laceranti, contro la più esile e leggera Radwanska. Pronostico: sonno profondo dopo ventidue minuti.
Serena-Azarenka: Il vecchio contro il nuovo. Più forte l’americana, nel passato ma anche ora (vedasi lezione autentica impartita a Madrid), nel tennis femminile però, le varianti impreviste sono sempre in agguato.

4 commenti:

  1. L'unica cosa decente delle partite di murray e di quella di ieri in particolare è stato vedere in tribuna lendl,giocasse lui al posto dello scozzese mi divertire di piu(e dio sa quanto lo odiavo).marco

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    1. eh si, Marco. Quando inizia a rimpiangere qualcuno che invece anni fa detestavi, significa che si è nella piena fase di decadenza. E del "si stava meglio quando si stava peggio": :)
      Neanche a me "er teribbile" stava simpatico. Numero uno (quando gli altri si stancarono) robotico, metodico ed ultrapreciso. Il contrario dell'estemporaneità geniale di Mac..
      Ciao a presto.

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  2. Sì Youzny non ci ha nemmeno provato in un mix di gratificazione e rassegnazione e lo svizzero aveva recuperato. Quando avrai tempo e voglia nella sezione dei ritratti gli manca una paginetta!
    La descrizione delle vittorie di Murray è perfetta, proprio così, cmq sia è intafabile che poi non credo in realtà sia così antipatico, è il suo atteggiamento sul campo.
    E' stato il Wim delle sorprese, ma credo che adesso federer corra spedito ha superato il trauma da separazione da Rafito, di Djoko non hoo visto una partita e non so in che condizioni è.
    jess

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    1. Succede spesso che qualcuno arrivi ad un quarto o semi, dopo aver speso tanto mentalmente e fisicamente, che nemmeno ci prova. a lottare almeno.
      Non mi ricordo, francamente, se gli avrò dedicato una o due paginette. Se non l'avrò fatto è grave. Visto che l'ho fatto anche con Seppi o Odesnik.
      Murray, bah...voglio dire, uno ci prova anche. Non è malvagio, tecnicamente. Ha una certa qual genialità difensiva. Ma da mesi non tollero più il suo trascinarsi manco fosse un cadavere in decomposizione.
      Wimbledon delle sorprese, ma tranne il ROSOLONE, tutto in linea. Con l'outsider principe (inseritosi nella contesa), malgrado non si tenga proprio in piedi.
      Ciao Jessa, alla prossima.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.