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venerdì 3 agosto 2012

LONDRA 2012, FEDERER, ED IL LASCIVO AMOREGGIARE DI APOLLO E DIONISO






Day 7 – Dal vostro infallibile inviato speciale, che domani tinteggerà allegramente il casolare canticchiando come un fringuelletto. Poi andrà ai bagni termali.


Organizzo mentalmente l’ultimo giorno di carcere, prima della meritate ferie immaginando già scenari paradisiaci, spiagge tropicali, tra palme, mare cristallino, fotomodelle in topless e drink alcoolici. Poi si riveleranno due settimane di bagni nella spiaggia dei poveri, sommerso dai rifiuti, sguazzando in un mare pieno di mucillagine e sgargarozzando avidi gazzosini tra settantenni carampane ammiccanti. 
Ma fa niente. Alla tv danno la prima semifinale di questa edizione delle Olimpiadi seguite alle chetichella, con snobistico sopracciglio alzato di chi considera questo sport poco olimpico. Senza nemmeno quei cinque set da sempre intrisi di eroismo antico che ben si sposerebbero con i significati primordiali della fiamma di Olimpia, ma con l’ibrido dei due su tre senza tie-break nel set decisivo. Sembrava un non-sense anche come formula, oltre che come tabellone, questo torneo a cinque cerchi colorato di un fuxia accecante. Avevamo fatto i conti senza l’oste, o gli osti ebbri di nettare degli dei. Merito della sacralità dei campi del Tempio, ancora salva malgrado villiche zappate di ossessi “sollevatori di racchette”, o per la leggiadra imposizione della divinità principe di questo sport, Roger Federer, ma oggi si è assistito a qualcosa di magnifico. Sublime, avvincente ed epica battaglia, venata di classe tennistica, brivido agonistico, thrilling di equilibri ossessivi, false fughe e finti finali a sorpresa. Dove dionisiaco ed apollineo si fondono creando magia. Elettrica, paralizzante. E pazienza se non ci sono i cinque set tipici delle battaglie di uomini valorosi, che manchi il combattente dalle giunture ferite. Li si sostituisce agevolmente. Oggi Federer ha compiuto qualcosa di straordinario, perché restituisce dignità olimpica a questo sport. Capace comunque di far emergere ancora i valori tipici simbolizzati da quel braciere acceso, malgrado sponsor e miliardi. 
E nuovamente pazienza se era solo una semifinale. Se l’oro che manca alla bacheca del campionissimo svizzero deve ancora essere conquistato. Ed anzi, s’avvicina e paradossalmente s’allontana dopo le oltre quattro ore di odierna battaglia psico-fisica, in quell’ossimoro che segue perfettamente le contraddizioni dell’immenso atleta svizzero. Veramente tutto ed il contrario di tutto. Uno e trino, come quello di cui pare sia discendente tennistico. Gelido ed assente, ma capace improvvisamente di trasmettere emozioni vibranti, che vanno oltre quegli sterili conteggi alfanumerici che eccitano i tifosi della coppa. Un po’ come i grandi geni di una specialità. Pittori, scultori, poeti, naviganti. Immensamente superiore, ma clamorosamente fragile e vulnerabile. Tra un colpo di divina irrealtà metafisica che ti lascia paralizzato davanti a quello schermo, ed una volée orrendamente ed inspiegabilmente sventrata. Tra la magia di un rovescio in recupero che accarezza la pallina con pennellata di polso, adagiandola nell’angolino opposto, ed un afono colpo scentrato. 
E ancora pazienza per chi, piaccia o meno, non volendo o non potendo capire l’evidenza superiore di questo tennista svizzero, si lascia andare ancora a denigrazioni da “invidia del pene”. Poco male, oggi, come altre volte, malgrado l’essenza algidamente anagonistica da altezzoso numero uno consapevole d'esserlo, ha fatto incontrare Dioniso e Apollo, lasciando che si librassero in danze scoperecce, languide e lussuriose. Poco importa alla fine che abbia iniziato il match in modo increscioso, contro quel Del Potro che rimanda alla tremenda finale nuovayorchese del 2009, ad idee di giovani e violenti virgulti che abbattono il pur bello ma vecchio e da rottamare. Già allora. Ed alla fine, importa ancora meno dell’inizio da narcolessia incurante, con l’elvetico che pare sia stato spinto giù dal letto in modo violento, vista l’ora. Sonnacchioso ed intorpidito, lasciando scorrere via il primo set e forse l’intero match. Il Del Potro pesta finalmente sodo come in quei tempi andati che ritornano improvvisi, appena davanti a lui si materializza la sagoma di Federer. Solido, violento, concentrato. Volto vissuto, incolta ed incurante barba irsuta e rossastra fin quasi agli zigomi e pelle arsa dal sole dell'immaginario deserto dell’Arizona. Come un pistolero sapido, sguaina quei dritti quanto insoliti, tanto veloci come fucilate. Sembra debba essere ancora sicario oggi, il dinoccolato pistolero di Tandil, con gli occhi a fessura e le sopracciglia unite. Federer arranca con la consueta eleganza assente. Il suo volto è il solito, di cera finissima. E’ sull’orlo del baratro, da quel break che potrebbe mandare l’argentino a servire per il match. Poi l’orgoglio del campione che si salva e vince anche il tie-break del terzo. Sempre tra marchiani ed inspiegabili errori, tra una volée sbagliata a campo aperto, stecche di dritto, ed un sontuoso rovescio radente. Del Potro potrebbe cedere psicologicamente, come spesso accade a chi è stato vicino all’impresa. Invece si dimostra campione autentico anche lui. Tiene di testa, continuando a pestare duro, pur con grossolani limiti nel gioco di volo. 
Il resto è storia, in quell’incredibile girandola d’emozioni che è l’infinito quinto set. Un thrilling avvincente ed altalena d’emozioni, in sospeso tra il Federer che tanti match ha perduto in rusticane battaglie muscolari, e l’ultimo da ritrovato plenilunio tennistico. Sensazioni di fughe col bombarolo argentino arpionato al match, esibendo tempra da combattente autentico. E quando arriva finalmente il break e vedi l’infinito campione dei record sparare via quattro punti in trenta secondi gettando via una vittoria già in tasca, si inizia a pensare all'inconsulto. Che tra le tante divinità greche svolazzanti sul Tempio londinese e sulla testa di Federer, vi sia un infiltrato: Uno spiritello porcello, sghembo e perdente chiamato Gasquet, precursore del “Gasquettismo tantrico” che avvolge anche le alte sfere dell'Olimpo. E sogghigna demente. Tutto da rifare. E pazienza, ancora. Tra calma olimpica e nervosismo paralizzante, nervi d’acciaio con cui riprende come nulla fosse, dopo che si erano rivelati molli come budino, in quel meraviglioso connubio ed inestricabile groviglio di paradossi che fanno di Federer quello che è, perché la perfezione infallibile di Dio è solo un’invenzione della pubblicità. Via, un’altra occasione arriverà, ed infatti arriva, dopo quasi 4 ore e mezza. Prima che il Dio imperfetto si abbandoni alle lacrime terrene.
E pazienza se era solo una semifinale.

10 commenti:

  1. Ah, come ho riso oggi, sul 4-4 servizio Fed, 40-0. Tre colpi magistrali, e poi? E poi il delirio, di nuovo, con quegli spettri e quell'incuranza degna dei migliori manicomi tennistici. Affossando smash a rete, voleè incomprensibili e poi tornando di nuovo su. Oggi ho pensato che Federer, se non fosse così tremendamente vincente, starebbe di pieno diritto nel tuo personale serraglio tennistico, caro Petzschner!! Però che bello: in fin dei conti tutti gli altri incompiuti ispirano fascino quasi da affetto, quasi che uno voglia ricompensarli del fatto che non vinceranno mai, vittime dei loro spettri. Però in fin dei conti loro sono questo (con loro mi riferisco a tutta quella classe tennistica da Gasquet a Kohli passando per Haas, Tsonga, Petzschner, Malisse, Paire ecc), sarebbe strano fosse il contrario: invece Roger a volte da davvero l'impressione di essere il più matto, il più devastato mentalmente da circensi cicale che gli si sbronzano in testa; lo vedi fare colpi di un inaudita bellezza e dopo vedi Mirka e lui che si lesiona in modo imbarazzante; forse è davvero, a modo suo, il più matto di tutti. Ma non voglio aggiungere altro anche perchè hai già detto tutto e meglio. Quindi piena sintonia con questo articolo, e domani Wimbledonbis!

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    1. Chiaro che abbia un'indole autolesionista, ed attitudine a svaghi vari. Un po' come qui personaggi da te citati. Ma ovviamente lui ha tutto il resto. E se avesse anche la mente non soggetta a pause, non sarebbe umano. Forse anche per quello suscita emozioni. Ed in fin dei conti, ad uno abituato alle sconfitte come me, basterebbe anche. Un match come quello di oggi, anche se lo avesse perso 14-12. Invece leggo di gente che non lo ha visto, e già pensa al solo record (di non so cosa). E mi verrebbe di diventare nadalista. Ok, forse ho esagerato un po'. :)

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  2. Grandissimo pezzo, come sempre d'altronde!

    Le mie coronarie han retto a stento oggi, una tensione incredibile, ma stupenda partita…

    Ma devo essere onesto, pur essendo felicissimo per la finale raggiunta da RF, mi dispiace sinceramente tantissimo per DelPotro!
    Perché è vero che in un certo senso è anche lui un “picchiatore” (che bordate oggi!), ma lo è in maniera diversa rispetto agl’altri… quel suo dritto incrociato che sembra partire con ugual efficacia anche quando la pallina e bassissima per uno come lui, che nano non è, è un colpo d’attacco che mi piace tantissimo… quel provare l’attacco, il vincente, anche ad inizio scambio e non solo quando il tuo avversario è sfiancato da un gioco da 23 batti-ribatti, è una cosa che gli altri 3 dei big four, si sognano, almeno il pistolero ci prova ad accelerare… e quando gli riesce come oggi, son dolori! Eppoi, appurato che non sia un fenomeno a rete, almeno ci va, e non la rifugge come Superman la kryptonite, ci va e i suoi punti gli trova, e quella volée in tuffo che si è spenta là, infondo, all’incrocio delle linee, è una cosa che non ricordo di aver mai visto, io che seguo il tennis solo da dopo l’inizio del nuovo millennio… Fortuna, forse, che sia caduta proprio lì, ma audacia e classe nell’arrivarci e nel provarci.

    E, come dici tu, pazienza se era solo una semifinale, ma soprattutto peccato, perché penso proprio che almeno l’Argento, oggi, il pistolero di Tandil lo meritasse…

    A presto!

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    1. Ciao Siro;
      Sì, in effetti Del Potro è sempre piaciuto anche a me, per quell'attitudine da picchiatore comunque parecchio divertente, e diverso dagli altri. Chiaro, dopo quel grave infortunio è da tempo che alterna buone cose a grossi scivoloni.
      Salute permettendo, il futuro è suo.
      Quanto a domani, sia per Federer che per Del Potro, vedremo. Mi sembra tutto molto incerto. Alla fine era solo una semifinale, ma penso sarà ricordata a lungo.
      Ciao, grazie e a presto.

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  3. Che dire? Ti leggo sempre volentieri, ma oggi non posso esimermi da farti i complimenti per questo pezzo fantastico. Meno cazzeggio e più poesia, evidentemente Roger è riuscito ad ispirarti come non mai. Chapeau. Sui paradossi che il campione svizzero riesce ad esprimere sono assolutamente d'accordo come te, sei riuscito ad esprimere in maniera fantastica esattamente il mio pensiero: Roger possiede la capacità ultraterrena di poter toccare nel giro di pochi istante le paure più umane e le abilità più divine. È capace di arrivare ad un millimetro da un risultato che lo sta divorando, per poi buttare tutto nel giro di 30 secondi, ma poi lo rivedi servire sotto la pressione di chi aveva buttato tutto con un distacco che non appartiene a questo mondo. Sono queste le sfumature che rendono leggendario un atleta, certo più dei numeri e dei record. Non credo possa riuscire a vincere la finale perchè imprese di questo tipo prosciugano le energie per intere settimane, ma forse Roger davvero non appartiene a questo mondo.

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    1. Ciao MakB,
      grazie per il fantastico. In effetti ogni scenario ha il suo differente modo d'esser raccontato, anche in base ai protagonisti. Personaggi che (realmente) mi fanno ridere non possono non essere trattati in modo comico. Vedi l'italtennis.
      In Federer per me è chiara quest'ambivalenza tra disumano/divino e tremendamente umano. Anche la sua storia, in effetti, lo dimostra. E' caduto, soffrendo tremendamente Nadal, ma alla fine ha comunque avuto ragione lui.
      Dopo un match come quello di ieri, sentire commenti di chi nemmeno aveva visto l'incontro cianciare solo di numeri e record, secondo me sminuisce moltissimo la sua grandezza. Per assurdo.
      Quanto a domani, chi può dirlo. Un match simile è logorante, ma chi può dirlo. Siamo sotto il cielo. :)
      Ciao, a presto.

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  4. Carissimo Picasso, passaggio veloce per dirti che non sono assolutamente io l'anonimo maestrino rompiscatole dalla penna rossa. Non mi permetterei mai di rompere le scatole con i refusi :D

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    1. Ciao JJ,
      tranquillo, se fossi stato tu, o chi commenta abitualmente anche per altre cose, lo avrei accettato e risposto tranquillamente. Il problema è di chi legge un pezzo solo per trovare uno (ma anche 5 o 6) refusi e rimarcarli. Lì si configura a suo danno una, già conclamata e diagnosticata da tempo, clamorosa e un po' penosa sindrome da povero coglioncello che se si gettasse nella mondezza come rifiuto solido non riciclabile, farebbe un favore all'umanità tutta. :)

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  5. Te lo hanno già scritto gli altri ma io ripeto: pezzo fantastico. Azzeccatissimo. Ma lo sai già che sono totalmente affascinata dal Roger, completely federerized. Però esprimermi in questi termini, no, non ne sarei capace. Sei un genio anche tu.

    Oggi meriti davvero un abbraccio da
    Anna Marie

    P.S. Il suo staff gli starà facendo le debite coccole per la finale e il Roger è capace di vincerla perché lui la vuole questa benedetta medaglia d'oro ! Lo farai il tifo per lui ? Eccezionalmente ?

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    1. Ciao Anna Marie,
      grazie a anche a te. Di essere un genio, ne sono perfettamente consapevole. Ma non è facile, sai. Essere geni oggigiorno è una gran faticaccia, dire, scrivere e pensare cosce che altri non comprendono l'è dura...:)
      Che Federer voglia questa medaglia, è certo. Chiaro che ha speso molto nella semifinale. Fisicamente non ha problemi a recuperare, mentalmente potrebbe aver consumato molto di più. Ma stiamo parlando di Federer e non di Mathieu o chi altri. "Eccezionalmente"...se me lo chiedi così, vedrò il da farsi...:)
      Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.