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mercoledì 29 agosto 2012

US OPEN 2012 – LA MUTA SINFONIA DI UN GENIO PAZZO

 





Day 2 – Dal vostro inviato in compagnia della beata vergine Ape Regina, incinta dello spirito santo Silvio nostro. 


All’improvviso l’incoscienza, là dove osano i fagiani, il ruggito del topo. E si potrebbe continuare all’infinito, descrivendo questa finta cavalcata con titoli di film inesistenti. Basta guardarlo in faccia, lo svitato pittore-imbianchino con l’esaurimento nervoso, Philipp Petzschner. Una smorfia insensata, poi un sorrisetto autocommiserante ed uno sguardo di vuotezza assordante rivolto alle divinità celesti. Solo chi ha potuto visitare un centro d’igiene mentale con animo estatico, può riconoscerla la brillante e genuina follia del delirio. Cosa starà pensando in quella mente superiormente vuota? Chi può dirlo. Si può solo ipotizzare, accostandosi alle idee di un genio morente ed intimamente pazzo.
Il campo è il premonitore numero 13, con presagi quasi esoterici. Si affrontano in quello che è chiaramente il match più interessante di giornata, il funambolico tedesco Petzschner (di cui s’è tristemente detto) e Nicolas Mahut. Confronto elettrizzante, sulla carta possibile generatore di sublimi trame tennistiche e deliranti schemi d’attacco. Due ceffi che paiono piovuti dal cielo, provenienti da un passato in bianco e nero. L’indecifrabile, spesso a se stesso, tedesco dal tennis che mira a dipingere il campo con schizzi violenti e pennellate morbide, opposto al volleante transalpino, leggero come un fuscello scosso dal vento. Due che nel tennis degli anni ’90 avrebbero detto la loro nei quartieri alti, ma in quello attuale sono ridotti ad anacronistici esponenti di una tennistica riserva naturista di meditazione, preghiera e masturbazione, sui monti del Buthan. Uno pensa possano avvenire cose immense, invece Mahut s’invola agevolmente due set a zero, volleando di giustezza ed attaccando in sourplace, senza strafare. Il tedesco non c’è. Tutto di nero vestito, lungimirante nel voler attrarre i raggi del sole assassino. Che sia in giornata di consapevole suicidio, lo capisci anche da come partorisca tutto all’incontrario: prova a sfondare col rovescio che non ha e dipingere col dritto, che per lui è come voler mangiare imbracciando la forchetta coi piedi. 
Un incurante orrore suicida che lascia campo libero al leggiadro fenicottero transalpino. Petzschner si limita a qualche isolato guizzo da istrione. Una gemma, una parabola o un tocco, nel vuoto. E ancora smorfie raccapriccianti, nell’ormai consueto canovaccio denso di desolante fatalismo incurante ed orrore semplice. Di colpo, mi viene in mente cosa mai possa corrucciare la mente del genio travestito da incommensurabile fesso. E’ chiaro, evidente. Lui, il recordman delle sconfitte da 2-0 a 2-3, trovatosi sotto di due set. E allora non ha senso. Non può rimpinguare il magnifico bottino di sconfitte suicide. Tra uno svogliato boccolo in slice, ed un dritto sgozzato, urla a lune immaginarie cosa mai possa inventarsi. Intanto vince terzo set, e inizia malissimo il quarto. Mahut tiene, e va a servire per il match. Tutto fila, fino a quell’inatteso e magnifico passante di dritto in corsa folle che cambia tutto. Palla break, che il tedesco sfrutta con altro prodigio magico di passante. Non solo rientra, ma vince il quarto e sembra poter allungare anche nel quinto. Ne ha incredibilmente di più Petzschner, in un match diventato bellissimo, con entrambi capaci di esprimersi al massimo, con colonna sonora la quinta sinfonia di Mahler. Tra slice conturbanti nella diagonale sinistra, servizi seguiti a rete, chip & charge, ricami, bliz rapaci in avanti, dritti fulminanti e tocchi lussuriosi nello stesso scambio, attacchi contro tempo seguiti da volée ancora contro tempo. E’ un incanto assoluto di tennis antico a tutto campo, che i due affettano con lame affilate. “Picasso” ha più occasioni di allungare, divorate in quel morbo ormai conclamato del genio, che lo vuole smarrito nelle facili vicende degli umani. 
Il canovaccio della finta rimonta proditoria con sconfitta drammatica e suicidio sul traguardo, è già pronto. Sarebbe in linea col personaggio. Perfetta, quasi. Prevedibile. Lo sa anche Mahut, che con un paio di balzi felpati e zampate feline a rete si salva, rifugiandosi nel tie-break decisivo. Tutto in una manciata di punti. Ma il genio è la magia, “il colpo d’occhio e l’imprevedibilità”. La capacità di sorprenderti, sempre. E allora sorprende e si sorprende anche lui, nel giocare un tie-break assolutamente perfetto, quasi da giocatore vero. 
Per contrappasso, come pena da espiare, si stanno finendo per estenuazione a suon di pallettoni nelle gengive, Juan Monaco e Garcia Lopez, con lo spagnolo che finisce per chiudere dopo oltre quattro ore di rusticana battaglia dell’orrore. In quella che è ormai l’edizione delle battaglie al quinto set con rimonta incorporata, emergono dallo 0-2 anche Fognini e Dolgopolov, altri due con sbalzi d’umore da far invidia ad una donna o a Cecchi Paone. Passeggia Novak Djokovic, che in un “Artur Ashe” raggelato, lascia due giochi all’eroico Paolo Lorenzi col piglio del marziale esecutore sadico, la cui innata cattiveria tende a sublimarsi nell’infliggere punizioni corporali ai deboli. Si sa, il personaggio è quello. Passerella anche per Roddick, e vittorie per gli outsider Querrey e Almagro. Berdych non lascia alcuno spiraglio al bimbo Goffin. In quella che è l’edizione delle battaglie al quinto set, si salva d’un soffio Raonic, che sotto 2-1 ed un break nel quarto, aveva la faccia paonazza da bambino (di due metri) che sta lessando nel sedile posteriore di un’utilitaria diretta ai bagni pubblici. Con notevole forza mentale viene a capo di Santiago Giraldo, tennista di "cafoneria" violenta come pochi nel mondo.
Tra le donne, finta sorpresa l’eliminazione di una ciancicata Wozniacki contro la rumena Begu. Passeggiano le Williams e Agnieszka Radwanska con la spalla cigolante. Fuori le speranze del tennis italiano Giorgi e Burnett, conferma invece il suo gran momento Roberta Vinci che strapazza la minore albina delle Radwanska, Urzula. Solo la profezia di capitan Barazzutti che la vuole protagonista, potrà impedirle un grande torneo. Avanza anche Sara Errani, e nella mia ormai conclamata e masochistica voglia di soffrire, decido di vedere due games della nostra formichina arrotina. Di più, nemmeno io reggo. Quei due games bastano per provocarmi incubi di morte peggio di un mezzo chilo di peperoni verdi fritti mangiati prima di dormire. L’italiana rischia anche contro la giovane giovenca iberica Muguruza, una che spara tutto e più di tutto contro il nostro piccolo ed urlante muro scartavetrato. Dentro o fuori. Errani rema, e aspetta. Perde un set, ma quando l’inesperta giovenca sparacchiante cala, la spunta. Aspettando Godot, travestito da roncola fuori di due metri, può andare bene, spesso però si perisce. E' il destino del non tennis. Fuori Schiavone, che niente può contro l’imponente americana coloured Sloane Stephens, teenager promettentissima che pare la figlia di Bill Duke (il Leon di “american gigolò”, pappa che cade dal settimo piano) e Wonder Woman. Tennista di buona solidità in ogni parte del campo, fisicamente esaltata e già solida anche di testa, che frustra le ambizioni dell’italiana al crepuscolo, battendola in due set.

8 commenti:

  1. "che sotto 2-1 ed un break nel quarto, aveva la faccia paonazza da bambino (di due metri) che sta lessando nel sedile posteriore di un’utilitaria diretta ai bagni pubblici. "
    questa è notevole :)

    Felicissimo per la Vinci, con la Shvedova sarà dura. Guardando Roberta si ha sempre quella sensazione di inquietante precarietà, può un giorno compiere la partita perfetta contro una buona avversaria, e il giorno dopo perdere malamente impantanandosi nella sua stessa fragilità mentale. Ma questi successi in serie mi fanno ben sperare. Agli ottavi avrebbe una Radwanska non in perfetta forma, con cui la Vinci ha già dimostrato di poter giocare alla pari.
    L'Errani gioca male però, con avversarie che non siano top ten o picchiatrici in stato di grazia le partite le porta quasi sempre a casa. Impressionante la sua regolarità.

    Ciao, Mich

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    1. Vinci ha pregi e limiti derivanti dal suo stesso tennis. Bellissimo, ma a tratti leggero e che la costringe sempre a dover essere al massimo fisicamente. Proprio nel fisico ha molte lacune, forse più che mentali
      Errani solida...beh, se parlassimo di una top 30 che batte le promettenti ma ancora acerbissime picchiatrici diciannovenni, ci starebbe anche. Non per una top ten. Si dice di questa Stephens regolarista. Ma a differenza della nostra, con quel tennis attendista può andare più lontano: Uno, perché ha 19 anni. Due, perché ha un fisico che le consente molto (ma molto di più). Tre, perché ha un servizio. Quattro, perché anche nei pressi della rete, all'americanona ho visto trattare molto bene la pallina.
      Ciao, a presto.

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  2. Hai fatto un quadro bellissimo della partita Petzschner vs. Mahut, decisamente un capolavoro.
    In quanto a Monaco vs. Garcia Lopez dico che per reggere un tale massacro devono nutrirsi di fagioli a padelle come Bud Spencer e Terence Hill.
    Stamattina ho letto su un giornale d'oltre alpi che Djokovic è il "più impressionante tra i favoriti del torneo. Contro Paolo Lorenzi appariva come una ball machine regolata a velocità massima."
    Arte tennistica pura, quella del Djoker contro un 32enne, numero 70 del ranking, che poi in fondo così male non è.
    Ciao, vado a godermi l'ultimo giorno di spiaggia e ti saluto cordialmente
    Anna Marie

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    1. Grazie. E dire che stimavo i giornali d'oltralpe...esaltano la prestazione monumentale di Djokovic? Perché ha gonfiato il petto contro Paolino Lorenzi? O per le due faccette conturbanti che condivano quel "cammmmoooon" di schernimento a chi gli chiedeva se avesse almeno sudato. Sarà, ma lo trovo davvero poco piacevole e costruito. In tutto. Poi, per carità... poteva risparmiarsi qualche cannonata mostruosa fuori luogo ed allenarsi di più. I 6-0 è bello darli e riceverli dai pari livello (lui ne sa qualcosa a Cincinnati, con quel tondo ovetto ricevuto da Federer). E spero ne riceva ancora. :)
      Ciao Anna Marie, buon bagnetto, a presto.

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  3. Ho visto i primi due set di Djokovic-Lorenzi. Non sono suo tifoso ma non penso abbia colpe stavolta. Troppo netta la differenza tra i due di cilindrata. Alla fine poteva risultare più umiliante fermarsi invece che continuare, come avviene nel calcio o altri sport. La cosa incredibile è la differenza tra i primi ed un numero 69 atp, quasi come il tennis femminile di qualche anno con Graf e Seles.

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    1. Ci sta, come concetto. Poi comunque il confine con l'accanimento inutile è spesso labile, e basta poco per superarlo...non dico che dovesse regalargli games, ma almeno evitare una violenza punitiva esagerata, col match già vinto.
      In fondo, se hai già vinto non serve ammazzare anche l'avversario. O, nel calcio, sull'8-0, continuare a spingere. A volte occorre anche mollare un po'. Poi, chiaro, è un mio (sbagliato) modo di vedere le cose. Si parla di atteggiamento vincente, che in campo devi scendere per non lasciare nemmeno un punto etc...

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  4. Aspettavo trepidate di leggere il tuo commento sul match del giorno ahaha bellissima descrizione. Fossi stato allo stadio avrei insultato pesantemente Petz al termine del secondo, a costo di farmi cacciare. Anche quando tutto sembrava girare dalla sua parte continuava a ciondolare per il campo come se fosse stato messo lì per punizione divina, uno spettacolo) Valeva la pena soffrire tanto per quelle rasoiate di dritto.
    GGL-Monaco è stata partita a mio avvisto emozionante, secondo me la migliore finora. GGL è spagnolo atipico e poco difensivo, mi sbilancio dicendo che avresti tifato per lui. A Monaco sono mancati gli attributi nelle situazioni di parità in cui non ha mai saputo affondare al contrario di GGL che ha quel tennis da dentro o fuori, spettacolari alcuni rovesci.
    Un saluto e buona giornata!!!
    Paolo

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    1. Petzschner, quello è. Surreale, lunare. Come capitato per sbaglio sulla terra. Tiene l'attenzione al massimo per dieci minuti. Però quando gli entra un punto dei suoi, costruito dipingendo il campo, è un bel vedere. E spesso basta quello, più che la vittoria.
      Sull'iberico Garcia Lopez, indubbiamente. Tra i due, come tennis, si lasciava preferire lui. Ma pur capace di grandi imprese e buon tennis, mai m'ha entusiasmato. Ora però rischia con Fognini (varco irripetibile).
      Ciao Paolo, e bona giornata a te.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.