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lunedì 3 settembre 2012

US OPEN 2012 - “RODDICK II”, RESISTE. MERAVIGLIA “HEWITT-ROCCHIO 47”, FUORI






Day 7 – Dal vostro inviato, appena iscritto al nuovo movimento politico di Emilio Fede. Via, una ventata di giovinezza ci voleva. Il credo, ed i cristiani valori alla base: la libertà. Soldi, roulette, sciampagna e giovani mignottoni con grosse tette


Tocca ammetterlo, la trovata di Andy Roddick, che ha annunciato il ritiro a torneo in corso, ha arricchito quest’edizione Us Open di un’attrattiva in più. L’ha proprio pensata bene, lui o qualche sceneggiatore in pensione della saga di “Rocky Balboa”. Tutti legati alle sorti dell’eroe di casa, i cui match, altrimenti trascurabili, si rivestono di quell’alea grondante l’emozione imprevedibile e palpitante da “possibile ultimo match”. Ieri ci ha provato l’italiano Fabio Fognini, in un Arthur Ashe stracolmo e ribollente grande eccitazione. Tutti ad ingozzarsi di hot dog fumanti e sostenere il paracarro a stelle e strisce, logoro, stanco, prossimo all’addio, ma ancora orgoglioso nel voler rimanere dentro quello che sarà il suo ultimo torneo. Parte fortissimo ed alla furibonda carica a testa bassa servizio-dritto, Roddick, contro un Fognini invece ancora fermo, imballato, quasi emozionato da quell’atmosfera elettrica attorno a lui. Ha l’espressione incurante, stretta parente della strafottenza più pura. Ma è fatto in questa maniera, lo sappiamo. Smoccola, bestemmia, cammina per il campo gettando via i piedi, con quell’aria un po’ così di chi è convinto di poter prendere in giro tutti. Chi non l’ha mai avuto un compagno di scuola simile, col risolino paraculante stampato sul volto ad ogni cosa che diceva la maestra? Che poi, sgridato, si rabbuiava tutto in un cantuccio. 
Il canovaccio dell’incontro è abbastanza chiaro, scolasticamente scontato. Ma per niente facile. In primis pregare che l’altro non serva al suo massimo, poi tentare di rispondere, quindi allungare lo scambio, muovere bene il pesante avversario impedendogli che possa caricare col proverbiale drittone ed agganciarsi a rete. Ogni tanto, quando quello sta per scoppiare, tentare qualcosa estraendo il coniglio morto dal cilindro. E a tratti ci riesce anche, il ligure. A volersi illudere, complici quelle birre verdi che si svuotano sempre troppo presto. Pare applicato e studioso, nella parte. Bravo e diligente nel tenere bassa la palla e scambiando nella diagonale debole di Roddick, prima d’infilzarlo quando quello tenta di sottrarsi all’abbraccio mortale. Tiene il nostro, a suo modo, nella sua snervante altalena, ma resiste nel punteggio, lo cuoce e poi ogni tanto sbarella con colpi incomprensibilmente sparacchiati via. Recupera il break di svantaggio nel primo set che perde male al tiebreak. Rimane a ruota anche nel secondo set. Insomma, l'italiano pare la degna spalla, in questa americanata di kolossal da “ultimo giro di giostra”, tra sfrigolanti hot dog, patatine e coca cola. Un buon “attore non protagonista”, sotto di due set, ma ancora non battuto. E’ tipo da battaglia e da quinto set fuori casa, il nostro. E il suo avversario uno stanco ex numero uno. Fognini continua a colpire palline tutto impettito, ogni tanto parabole anche valenti, con l’aria di colui cui hanno fatto credere d’essere talentuoso. Uno che la mattina va al bar e chiede un caffè senza zucchero. Poi rivolto al barista: “Hey maschio, che ce lo avete un inserviente che me lo giri, sto zucchero del cazzo? Sa, io sono talentuoso.”. E quando con un gran guizzo allunga il match al quarto set, il copione del film sembra rivestirsi di una nuova trama. Il pubblico è sempre più eccitato e rumoroso, febbrile, apprensivo per le sorti del trentenne idolo di casa. Immaginate cosa potesse accadere per il quarantenne mostro sacro Connors, nel quinto set contro Krickstein, o McEnroe junior. Moltiplicate la bolgia di ieri per quindici, e ci siete. 
Fognini ad un certo punto sembra voler uscire dal copione già scritto. Recupera il break di svantaggio nel quarto e tutto si complica per Roddick, che mi appare stanco ed ancor più impacciato. Se possibile. Strenuo e quasi commovente, Andy. Pesantissimo, sudato, consunto. Non sa nemmeno dove trovare le ultime gocce di energia. In quella cosa chiamata orgoglio del campione, forse. E va a vanti, a testa bassa. Servizio poderoso, dirittone e carica furiosa da morente montone selvatico, agganciandosi alla rete con l’aria di chi la pallina non la vuole addomesticare, ma scuoiare viva col macete. Non ha alternative, e come ogni copione che si rispetti, in questi film made in Usa, non può mancare il lieto fine, con la vittoria di Roddick e tanto di ovazione finale. Ora per lui ci sarà quel Del Potro che ha l’aria del sicario finale, molto più del pur sorprendente italiano. 
Ammetto che, mentre assisto al kolossal sull’Arthur Ashe, non posso evitare di fare rapidi balzi sull’Armstrong, e ci rimango più dei tradizionali secondi di semplice controllo. Assolutamente rapito da Lleyton Hewitt, e dall’atteggiamento di campione autentico con cui sta affrontando David Ferrer. La classe, l’esperienza ed il carisma sono tutti dalla parte dell’australiano reduce di guerra. No, non aspettatevi certo un timoroso o rassegnato numero 140 e passa al mondo contro il numero 5. Il fiero sguardo di “Rocchio” Hewitt è quello del numero uno. Incute timore e rispetto nell’altro, ripiegato nel suo triste destino di labrador trottatore, che corre, sbuffa, morde asciugamani. Il match si decide in quel clamoroso primo set chiuso nel drammatico tie-break punto a punto, 11-9 per l’iberico. Pare debba esaurirsi la verve agonistica e fisica di Hewitt che invece prosegue, tra un “c’mon” a pieni polmoni e l’altro. Scappa subito e tiene il vantaggio, pareggiando i conti dei set. Muove il terrificante corridore spagnolo da un lato all’altro, avanti, indietro. Inesauribile Ferrer, tutto gobbo ed esasperante.  Ossessionante. L’australiano tiene dignitosamente anche nel terzo, prima di stramazzare nel quarto. Esce, ma lasciando una grande sensazione d’eroismo antico. Se il coetaneo Roddick lascia, lui raddoppia. Cosa, come e in che condizioni, non si sa. Ma lui ci sarà sempre. 
Per il resto, continua la marcia punitiva di Djokovic che surclassa Benneteau, passeggiano Tipsarevic, Del Potro, Gasquet e Wawrinka sullo sciagurato Dolgopolov. Mentre scrivo, alle 8,00 di mattina vedo ancora un clamorosamente ingarellato Kohlschreiber che ammutolisce l’Artur Ashe e il trampoliere Isner, al quinto set. Quando si dice che a volte è addirittura un vantaggio avere un grande braccio e zero cervello.
Tra le donne, ha un non so che di ridicolo la faccia da cerbiatta spaurita della iper muscolata Stosur, quando canna l’ottavo match point e perde il servizio, contro Laura Robson. Sarebbe la sublimazione del fenomeno da perdente assoluta, ed inarrivabile. Invece, un po’ graziata da un’avversaria che non ha più risorse mentali dopo le due imprese precedenti, si salva. Maria Sharapova la spunta solo al terzo set contro Petrova. Avanti con furia, Azarenka. Fortunatamente non l’ho vista, ma a sorpresa Marion Bartoli fa fuori Kvitova. Questa francese è una vera piaga d’Egitto. Ed il pensiero corre a Romina Oprandi, arrivata due centimetri dallo sbatterla fuori. 

6 commenti:

  1. Caro Picasso,
    ma nel match horror (sullo stile de "La Casa") Errani-Bartoli, per chi tieni la parte? :-)

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    1. Sì, qualcosa di terrificante. Fortunatamente potrebbero incrociarsi solo in finale, ma non si sa mai la divina provvidenza ci faccia la grazia di questa splendida finale del terrore. Tiferei per un ritorno del vice Bin Laden (immaginario) che faccia il suo dovere. Per benino. :)
      Ciao, a presto.

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  2. Fognini e' quello che e', un giullare che offre spesso grandi effetti speciali e diverte il pubblico con le sue marachelle, poi quando c'e' da conquistare i punti importante diventa fragile come un gattino smadonnante e sbavacciante.
    Contento per Andy: se un giustiziere dovrà esserci, meglio che sia il più illustre Juan Martin.
    Sorpreso per la vittoria della Bartoli: ora che mi ha battuto la mia simpatica Petra, deve annichilire a suon di randellate nei denti la bionda urlatrice siberiana. E poi, anche la bielorussa, se possibile.

    Ciao, Mich

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    1. Bartoli che annichilisce a suon di randellate Sharapova, è come il topo che mangia il gatto. Ma si sa mai che il gatto è costipato.
      Come detto sopra, in questo torneo femminile, salvo e spero vincano, nell'ordine:
      Vinci, Pironkova, Radwanska, Serena, Stosur.
      Tutte le altre potrebbero anche gettarsi con un blocco di cemento nell'Hudson. Ok, forse è immagine troppo forte. Ma abbastanza vivida.
      Una finale Errani-Bartoli sarebbe la morte assoluta. Del tennis e del badmington.
      Ciao, a presto.

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  3. Lleyton Hewitt è sempre stato un gran combattente. La partita ha avuto dei momenti eccezionali. Ma il "muratore" (avrà messo tanto di quell'olio negli ingranaggi), filava come una saetta e Hewitt, tutto rammendato, non poteva tenergli testa. Comprensibile ma un po' mi dispiace.
    Una parola in difesa di Fognini: ha pur sempre dato parecchio filo da torcere a Andy Roddick. Penso però che quel suo fare da "superuomo vorrei ma non posso" lo ostacoli parecchio nella sua evoluzione tennistica. Dovrebbe crescere, il ragazzo.
    Vedrai che la "piaga d'Egitto" finirà per vincere il torneo, tutta sudaticcia con lo sguardo assassino. A meno che le dia una sistemata la Serena Williams che sembra ben decisa di vincere l'US Open.
    Bravo, grande il Kohli. "O Dios non mola" (cantava Giorgio Conte) avrà pensato Isner.
    Per oggi ti saluto non prima di complimentarmi per la tua divertente "opera" o il tuo pezzo, se preferisci.

    Anna Marie

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    1. Ma prego. Puoi definirlo anche sonetto, cantica o opera lirica, se vuoi.
      Mai nengato le doti di Fognini. Ma per ora sono più i difetti. Ed anche di come sia l'unico italiano da cui ti puoi aspettare qualcosa. Solo che quando sento parlare di lui in termini di "talento incredibil-issimo", beh...pensando a Dolgopolov o al Kohli, quelli cosa sarebbero allora, marziani scesi dalla luna?
      Bartoli vincerà il torneo, probabile. Il voto l'ho già fatto su Errani ma raddoppio, malgrado il rischio sia elevatissimo: Se quella cosa orripilante lì vince, questo blog chiude definitivamente per indecenza morale. O tratterà di tecniche di giardinaggio.
      Così è deciso.
      Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.