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venerdì 28 dicembre 2012

L'ANNO (TENNISTICO) CHE VERRA'








Ecco a voi una rapida, quasi furtiva (nello stile minimalista del blog, del resto) analisi di quello che avverrà nel 2013, simile a un Nostradamus pieno come una botte di birra scadente, spumantino dell’eurospin e vino cileno che rimanda ad atmosfere andine e melancoliche sonorità degli Inti Illimani. Una fibrillazione mi scuote fino al perineo, mentre pregusto epiche battaglie, vittorie, suicidi, sangue e morte. 
Fab four, nuovi scenari e possibili rivalità. Nel 2012 i fantastici quattro cavalieri dell’apocalisse (Djokovic, Nadal, Federer e Murray) si sono equamente divisi il bottino dei Major, in un’infernale noia travestita da equilibrio. E’ parso in realtà evidente come i giovani Djokovic e Murray siano ormai pronti nel 2013 a mettere la freccia sulla vecchia generazione rappresentata da Federer e Nadal, per ovvi motivi anagrafici e drammatiche lacerazioni fisiche. Se il serbo è la solita macchina da guerra terrificante, da horror vacui, Murray ha fatto il salto di qualità. Senza far valere il suo tennis (ipoteticamente) più brioso e vario, ma grazie al maniacale lavoro di coach Ivan Lendl che gli ha dato maggiore consistenza fisica nelle bagarre-maratona e solidità nel dritto. 
Difficile prevedere cosa potranno invece fare i due vecchi protagonisti. Federer pare non conoscere decadenza fisica, riuscendo ancora a supplire con classe all’esasperazione fisica ed al tambureggiante ritmo imposto dal nuovo tennis 2.0. Possibile un suo guizzo, in qualche slam. In sogno m’è apparso trionfatore a Parigi. Con un Nadal in condizioni incerte, pare il luogo tecnicamente e romanticamente adatto ad un colpo di coda. Nadal, appunto. E qui si entra nell’alveo del quasi occultismo. Notizie frammentarie, incerte, fitto mistero bulgaro. Pare il dittatore russo morto da sei mesi, di cui ancora vengono diffusi dispacci Ansa. Rientra ad Abu Dhabi, no a Doha, forse a Kooyong. Magari a Melbourne, alla fine. Solo un cumulo di minchiate per tranquillizzare sponsor e supporter. Chiaro, ciclicamente, luminari e Zio Toni rassicurano sulla perfetta rigenerazione tendinea per morfallassi del campione maiorchino. Al punto che maledici come simili prodigi della scienza rettile non avvennero per la martoriata caviglia del "Cigno di Utrecht", costretto al ritiro prima dei trent’anni. A intuito (da cacciatore di tartufi) un rientro in Australia mi pare difficile, oltre che pericoloso, per chi ha subito un infortunio come al suo. Possibile un ritorno, in tono minore, nei tornei sudamericani su terra battuta. Meno stressanti per le sue giunture appena rigenerate, e con un parco partecipanti di minor levatura. Rientro morbido per provare a vincere qualcosa durante la primavera terricola e ben figurare a Wimbledon. Il resto, malgrado le vie della medicina siano infinite, lo vedo nebuloso. E ad ogni stop le sue ambizioni diminuiscono. 
(proprio mentre pubblico queste sconcezze, giunge il forfait a Melborune. Almeno una cosa, l'ho presa. E non me ne riescono due in fila dal 1997).
I primi degli altri, e “quei maledetti due centimetri”. Quelli che costrinsero D’Annunzio all’asportazione di due costole. Manca quel poco clamorosamente irraggiungibile, per fare il salto di qualità, al drappello d’inseguitori. Dal vangatore Ferrer pronto a insinuarsi come strisciante pantegana se viene a mancare qualcuno, al tennis estremamente rischioso e senza mezze di misure di Del Potro, fino alla miopia ormai cronica che affligge il legnoso Berdych. Entrambi pericolosissimi nel match singolo e pronti a sfruttare qualche spiraglio occasionale, ma ancora poco continui. Ci sarebbe anche Tsonga, che pare essersi messo di buzzo buono e voler sacrificare qualcosa della sua proverbiale imprevedibilità istrionica ed arruffata, in omaggio ad una certa disciplina tecnico-tattica. I risultati non si possono sapere, ma un tentativo andava fatto. Il primo a non esserne convinto, con animo rassegnato, pare lui. 
Giovani leve, giganti e perenni talenti acerbi. Con ancora negli occhi le immagini dell’incredibile cavalcata di Jerzy Janowicz a Parigi Bercy, non si può che indicare lui come possibile giovane rivelazione del 2013. Il tennis del gigante polacco è tanto bello e vario, quanto rischioso, perché si possa sperare in una costanza di rendimento ad alti livelli. Può tuttavia essere splendida e piacevolissima mina vagante, per tutti. Per il resto, i nomi sono i soliti da un paio d’anni almeno. Dal bombardiere Milos Raonic, fino all’australiano Tomic. Pronto per il salto di qualità il primo, grazie ad un tennis esplosivo e ad un carattere umile, impelagatosi nelle sabbie mobili della classifica il giovane canguro, soffocato dal suo carattere bizzoso ed immodesto. Un tipo che se la spocchia fosse oro, luccicherebbe come Goldfinger. Destinato a rimanere una promessa eternamente inespressa è anche il bulgaro Dimitrov. Quasi macchiettistico Federer smilzo in provetta, che verrà buono nel caso facciano un film sul campione elvetico, come controfigura. Fino ad ora più brillante nel seguire le gonnelle delle starlette Wta come Sharapova, potrebbe al limite superare Verdasco in quell'abilità (da non disprezzare, comunque). Anche per avvistare i primi dieci, occorrono altre caratteristiche oltre all’evidente talento: testa, fisico e motivazioni. Qualche speranziella di ben figurare, oltre all’americano Harrison, la lascio all’infermo cavallino basso Berankis (mi diverte) e all’iberico Javier Marti, in qualche movenza simile ad un Gasquet (molto, ma molto) minore. 
Squilibrati vuoti a perdere, e vecchie lenze. C’è il solito sminchiato e rabberciato drappello di schizoidi perdenti, rassegnati cincillà squittenti, o morfinizzati talenti indolenti, pronti ad azzannare il circuito. Ad alti livelli, qualcosa ancora ci si può attendere da Richard Gasquet, piccolo Mozart lobotomizzato (e castrato). Il Master di fine anno è lì, a portata di mano. Per altro ormai, sembra troppo tardi. Ultimi squilli in carriera per i vecchi pirati in declino, rattoppati, ma ancora splendidamente in grado di regalare gioie. Più di tutti Tommy Haas che, se sta bene, insegna ancora tennis a molti. Mi aspetto un acuto erbivoro e la top ten entro maggio. Qualche guizzo minore può regalarlo anche Stepanek, che col trionfo in Davis pare però aver chiuso il cerchio. Prima di diventare numero uno al mondo delle esibizioni, cercherà ancora un acuto da panciuto tenore, l’indolente talento codato Xavier Malisse. Pancia da ventennale birromane irlandese, ma braccio che rimane ancora sfolgorante. Un rosarione va recitato affinché la schiena dia tregua al magnifico talento di Dancevic. Per assurdo, maggiori speranze vanno accordate a Benoit Paire, allampanato Marat (andato a male), col vezzo d’interpretare il tennis come fosse un atto di giocolierismo da circo Togni. Ultimo (e non-non ultimo) Phillipp Petzschner: sprofondato negli abissi della classifica, riprenderà dai challengers e dalle qualificazioni. Se sta bene, può risalire. Se è intelligente (e non lo è) si dedicherà solo al doppio assieme al compare Jurgen Melzer, altro quasi ex ormai in pantofole dopo il matrimonio con Iveta Benesova. La coppia “scemo+scemo” può dire la sua ad altissimi livelli. 
Italiani, brava gente. Un gruppo di mediani o finti talenti da top cento, da cui chi ha ancora un po' di senno può aspettarsi poco o niente. Il Kohlschreiber Italiano (ma noioso) Seppi è ormai assiepato appena sotto i primi venti. Folle aspettarsi di più, o che il suo tennis catacombale si trasformi in elettrizzante, solo immaginando patriottici tricolori e inni cantati da La Russa. La sua nemesi cromatico-stilistica Fognini invece, fedele a una imprevedibilità nella quale pare addirittura compiacersi, può provare qualche guizzo improvviso. Bolelli dopo tre anni è rientrato tra i top 100. Paradossalmente, giocando negli Atp, tutto per lui può essere più facile. Ma i limiti, accuratamente non limati, continuano ad essere maggiori della sua unica caratteristica vincente (il bum-bum da fermo). Agli sgoccioli Volandri (tra challengers e Atp 250 su terra, e ricchi gettoni di presenza da Slam) e Starace sprofondato in classifica. Restano da seguire con ammirazione gli “italiani-dalle palle quadre” (un apparente ossimoro, sociologicamente interessante da studiare): Lorenzi (da cui mi aspetto un bel risultato Atp sulla terra sudamericana), Cipolla ed il surreale tennis inesistente di Matteo Viola (un eroe vero). Tutto in attesa del giovane predestinato Quinzi. Colui che in un anno potrebbe vincere più slam di Nadal e Federer.

8 commenti:

  1. Grazie per averci risparmiato dalla profezia simil Nostradamus per quanto riguarda l'anno della wta...Quella è materia per strizzacervelli schizzati lobotomizzati...Dai Pic, le ferie sono finite, ora si ricomincia a pieno regime...Un saluto, Ste.

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    1. Questione di spazio, noia e utilità. Tutto troppo scontato, nella Wta. E magari si rivelerà il contrario. Una Serena allenata vince anche con la sinistra. Poi dietro di lei Azarenka, e l'altra urlatrice siberiana. Aspettandosi qualcosa dalle inseguitrici Kvitova e Radwanska, le intermittenti Stosur, Li e il motozappa Errani.
      Tra le giovani prevedo l'esplosione delle british Watson e Robson, oltre a Barthel.
      Ciao Ste, a presto.

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  2. C'è un bel concerto di Sting alla tele, artista bravissimo e chi sa perché mi è venuto in mente Picasso, artista della "penna" graffiante.
    Nadal, poveraccio, è proprio sfigato (si può dire ?). Questa volta pare che abbia subito il vile attacco di un virus intestinale. Comunque, questa "rigenerazione dei tendini" ha dell'inverosimile. Mi ricorda il mio gatto che prese una lucertola per la coda che si staccò e l'animaletto per lo stupore del micio riuscì a fuggire. Poi ho saputo che la coda ricrescerà. Ma Rafael Nadal non mi sembra una lucertola.
    Ciao Picasso, la tua "rapida, furtiva analisi" sul 2013 mi piace, mi piace assai, grazie !
    Ti auguro un felice Anno Nuovo e ti saluto cordialmente.
    Anna Marie
    P.S. Dimenticavo, FORZA ROGER.

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    1. Più che sfiga, la vedo come una ridicola campagna di comunicazione del suo staff. Con frescacce evidenti. Bastava essere più sinceri e dire che l'infortunio non è ancora superato, o che è meglio per lui un rientro sulla terra. Invece continuano con questa tarantella ormai patetica, per salvare il bancomat maiorchino. Amen.
      Ciao Anna maria, buon anno anche a te.

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  3. nell’alveo del quasi occultismo ahah ci mancava la panzana del virus intestinale.

    Purtroppo pronti via e Picasso già si è ritirato nelle quali di Chennai. Spero solo che possa essere a posto per un torneo intero, non chiedo tanto. E un altro run di ciccio Malisse a Wimby.

    Ciao Picasso buon anno!!

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    1. Ma su quello ormai, meglio aspettarsi il meno di niente. probabilmente le qualificazioni a Chennai le avrei passate anch'io. Dopo essermi fatto dodici birre. Senza testa, e pure mezzo infortunato, è davvero pochissima cosa.
      Ciao, buon anno a te.

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  4. Caro Picasso,
    con grande ritardo vedo questo tuo ultimo, ottimo post.
    Contento di poterti seguire anche quest'anno! :)
    Mi è forse sfuggito, oppure non ho visto il nome di David Goffin fra le possibili giovani rivelazioni?
    Al di là del suo gap fisico (alto un metro e un cazzo storto), penso che la sua tecnica e la sua propositività, unite all'esperienza cumulata lo scorso anno, potranno portarlo abbastanza in questa stagione. Almeno lo spero.
    Ciao!

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  5. Sì, s'è trattato di dimenticanza. C'è anche Goffin nel nugulo di giovani promesse (ormai sono gli stessi da due anni). E' ben dotato tecnicamente e con un carattere sufficientemente sfrontato per poterci provare. Non so se anche ad altissimi livelli, ma è comubnque una figura piacevole. (in Belgio giocano quasi tutti benissimo, tra l'altro).
    Ciao Fabio, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.