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mercoledì 23 gennaio 2013

AUSTRALIAN OPEN 2013 – LA MAGIA DEL TENNIS, NEL “POZZO DELLA SALUTE”





Day 10 – Dal vostro inviato, assorto in un melanconico fado portoghese, pronto a consegnarsi alla gendarmeria

Capitano splendide giornate, quando meno te lo aspetti, che ti riconciliano con questo sport, troppo spesso svilito, bistrattato, stuprato. Manco fosse una Legge di Stato sventrata dallo stato assassino. Avrete già capito di cosa vaneggio. Potrebbe essere Pannella che umilia politicanti da strapazzo in uno studio televisivo, ma non lo è. A Heilbronn (il cui nome evoca sinistri passati) esordivano due dei miei pupilli, in secula seculorum: “Mentecatto Gulbis” e “Il Fesso della Racchetta” Philipp Petzschner. Palazzetto brutto, da palestra d’ardimento nazista, con parquet di un tragico color seppia-azzurro marcio. Qualche marziale e agghiacciante applauso dello sparuto pubblico teutonico rimbomba, sordo, in quel capannone stile Mauthausen. I colpi accecanti di Gulbis risuonano come maestosi jumbo jet che si librano in volo, prima di schiantarsi: 6-1 6-2 di giustezza al mediocre tedesco Bachingher, per questo lettone dallo sprecato talento e che ogni due per tre si domanda se sia giusto continuare a rendersi ridicolo tirando bei colpi per campi.
Il capannone si anima di frenetica eccitazione crucca al sapor di crauto, quando entra in campo l’eroe di casa Petzschner, motivato e guizzante come un totano. Anche lui ha rinunciato ad affannarsi nello slam australiano approfittandone per godersi i primi giorni di Picasso junior. Ingollo il caffè amaro, accendo una sigaretta e mi gusto i primi colpi. Inquadratura rabbrividente, effetti sonori da palestra del dopo lavoro ferroviario. Servizi, dritti, ricami e volée come grandinasse: 6-1 inferto a Muller, mancino di lungo corso. Nel bigio della mia prigione catastale, apprendo della sua vittoria. Dopo rituale crollo nel secondo e gladiatoria rimonta nel terzo. Granitiche certezze inesistenti dei perdenti dentro. Il capolavoro è completato da Dancevic che vince, per infortunio altrui. E pure questo è un miracolo del “pozzo della salute”.
 Con le splendide storie sportive di Federer e Stephens, cianci di un tristo challenger tedesco? La notte dormo, al mattino mescolo la palta. Addentando la rosetta alla mortazza, colgo gli ultimi scampoli di Federer-Tsonga. Lo svizzero confeziona una deliziosa smorzata di rovescio che balla sul nastro e ricade dalla parte del francese che prova a riprenderla in corsa. Finisce, in slancio furibondo, nel campo dello Svizzero. Lo guarda, sorride e accenna a volergli tirare un divertito colpo di racchetta, tra capo e collo. Il match, per me, è tutto lì. La rassegnazione di chi le sta provando tutte, contro quel candido diavolo svizzero, immune al tempo e alle stagioni. Una rassegnazione indomita, mi si perdoni l’abuso di figure retoriche da frenocomio. Poi riprende a caricare, a testone basso. Un bisonte brado che s’abbandona alla sua natura. Con limiti evidenti di tattica, confusionario, approssimativo, ma vero: è purissima estemporaneità selvatica. Federer ne argina le fumiganti sfuriate con la solita flemma sovrannaturale, e ora dovrà confrontarsi con gli umanizzati carnefici degli ultimi tempi, Murray e Djokovic. Lo scozzese un po’ si lagna di dover giocare sotto il solleone i suoi mortiferi match al cloroformio contro Simon e Chardy. Mentre gli stolti aussie preferiscono mettere al fresco e a favore di tv l'insignificante Tsonga-Federer. Svegliatelo.
Vedo i primi due games di Azarenka-Kuznetsova, prima d’appisolarmi. La scafata russa, rimessa a lucido dopo un paio di stagioni di pingue isteria, prova qualche magheggio d’altri tempi. Pare destinata a spegnersi alla distanza, e così sarà. La vera impresa di giornata la compie Sloane Stephens, che sfida e disinnesca i pugni mortali di “Tyson” Serena. Non chiedetemi come. La ragazzona ha mezzi fisici spaventosi, carattere da vendere e un futuro radioso. Il suo intelligente tennis fisico fatto di grandi arrotoni e solidità geometrica, non m’entusiasma. Ma il suo sorriso è una gioviale brezza per l’intero movimento. Per battere questa Serena non occorre un uomo, come vaneggiava un’arrogante tipetta nostrana, ma una tennista che gioca molto bene. Solo Sloane e Na Li potrebbero salvarci dalla finale da manicomio (reparto deliri urlanti): prometto un pellegrinaggio al santuario di Santiago de Compostela, trascinandomi in ginocchio.
A margine, i “Bryan’s italiani” Bolelli e Fognini, raggiungono la semifinale di doppio. Incuranti di straziare definitivamente una specialità fondata su serve&volley, risposta e riflessi diabolici. Giocano da dietro. Uno senza servizio, l’altro senza risposta e con riflessi da testuggine marina su terra ferma. E ora affronteranno i Bryan’s originali, in un confronto da "oggi le comiche".

9 commenti:

  1. Federer-Murray sarà certamente un bel match, sperando che lo svizzero non crolli dal punto di vista fisico come fece durante la finale olimpica. Non c'è niente di peggio di un non-match, in questo senso.
    Malgrado l'orrore che provo nei suoi confronti, spero che - magari aiutato dal vento leggermente crescente - Ferrer possa dare fastidio a Nole, facendogli sudare la vittoria, avvenisse anche (come probabile) in soli tre set.
    Comunque vadano le cose, ho l'impressione che il serbo sia il grandissimo favorito per la vittoria finale. Solo Murray, considerando l'economia dell'intero weekend (semifinale e finale), potrebbe avere i mezzi - soprattutto fisici - per batterlo.
    Ciao Picasso, e complimenti per l'appunto finale sui "Bryan's italiani". Bellissimo! :)

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    1. ma che abbiamo fatto di male per vedere sempre in semifinale uno come ferrer?per di più contro djokovic?almeno fosse sempre con federer mi divertirei ma cosi non se pole.marco.

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    2. Eheheh, mi hai tolto le parole di bocca, angoscianti, sono angoscianti.

      Caro Picasso, le nostre richieste si sono avverate a metà: avremo una urlatrice e Lina la cinese atipica! I bryan nostrani hanno anche strappato un set ai bryan made in usa...!

      Klimt

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    3. qualcuno getti la spugna per favore.marco.

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    4. Povero Ferrer. per una volta faccio il buono. Quando vedo un'esecuzione capitale, m'intenerisco. Nessuno l'ha gettata, quella spugna. :)

      Fabio, non c'è riuscito lo zappatore, ad infastidirlo. Federer e Murray se la giocano alla pari, ed entrambi avranno le loro carte da giocare in finale. Anche se il serbo (oggi) pareva una macchina, bisogna sempre considerare l'avversario.

      Marco, Ferrer quello è. La vera semifinale è stata Tsonga-Federer. Anche se era dall'altra parte del tabellone.

      Klimt, eroici i nostri Bryan's. Indomiti. Forse dormivo, ma credo d'aver visto uno dei due (indovinate quale) mimare a Bob: "mira qui", con racchetta ad altezza pudenda.

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  2. Diciamo che la Sloane Stephens (pare che Serena sia la sua mentore) è riuscita a battere una Serena Williams un po' malconcia. Detto questo, temo che il tuo pellegrinaggio dovrai affrontarlo, almeno per metà (più o meno 400 km), perché ho sentito al notiziario che Na Li ha effettivamente eliminato una delle urlatrici, al secolo Maria Sharapova. Così impara a massacrare le minuscole asiatiche.
    J.W. Tsonga: è un casinista, un simpaticone con un sorriso disarmante che detesta la disciplina (lo dice lui). "Purissima estemporaneità selvatica" (mi piace la definizione)! Ho l'impressione che il suo coach, Roger Rasheed, non caverà un ragno dal buco. Comunque, la partita vs. Roger Federer era bella e vivace. D'altronde Tsonga stesso aveva detto che "tutte le volte che pensi di farcela contro Federer, quello di salta alla gola".
    Manda mi poi una cartolina quando arrivi a Santiago de Compostela. (Potrei anche dispensarti dal percorrere il cammino in ginocchio.)
    Ciao Picasso, ti auguro une bella giornata.

    Anna Marie

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    1. Sloane era scarica. Difficile compiere due imprese in fila. Quanto a Tsonga, la coperta è corta. E' un istintivo naturale, insegnargli tattica o costringerlo nel recinto sarà missione impossibile. Vedremo.
      A Santiago ci sarei andato in caso di doppio miracolo. O che almeno la cinese vinca la finale. manderò senz'altro. Annessa foto.
      Salut, buona giornata a te.

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  3. Di fronte al tabellone di Heilbronn anche i tornei del Grande Slam passano in secondo piano. Sembra un raduno di psicopatici e zoppi. In una parola: magnifico. Daje Frankuccio mio!!!

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    1. Eh, già.
      Un miracolo del "pozzo della salute". Vincere per ritiro altrui poi, è uno splendido contrappasso. La rivincita degli infermi (fisici e mentali).
      Frank lotta, or-or, con Pavol Cervenak. 7-6 5-6.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.