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lunedì 18 febbraio 2013

IL TENNIS VENT’ANNI FA, O GIU’ DI LI’






Giorni fa leggevo la classifica Atp di vent’anni addietro, nell’anno 1992, quando McEnroe appese la racchetta al chiodo e il tennis finì.
Una cosa, soprattutto, balza all’occhio: l’impressionante sequenza di grandi tennisti, quasi tutti campioni. Tra i primi venti ben 14 (quattordici) vincitori di slam, più altri due finalisti. Una enormità clamorosa, se paragonata ai nostri tempi, con lo stucchevole dominio dei primi quattro che si spartiscono titoli, ai quali aggiungere solo la meteora Del Potro e come finalisti occasionali di major, Tsonga e Berdych. Il motivo di questa deriva? Semplice, banale, inflazionato. L’omologazione di superfici, palline e racchette che ha abbattuto molte differenziazioni tecniche, rendendo tutti capaci di giocare su ogni superficie. Col dominio dei più forti e nessuna speranza d'inserirsi, per gli altri.
Nadal nei giorni scorsi si lamentava di “cementi” letali per le ginocchia, su cui l’Atp costringe i tennisti a trottare. Difficile non appoggiare la sua battaglia: venti anni fa si giocava in modo meno esasperato, su superfici dure ma più rapide e meno pericolose. Terreni che gli avrebbero salvato le giunture, ma su cui avrebbe faticato a vincere, rischiando di prendere volée nelle gengive anche dagli attuali Mahut e Llodra. In definitiva, suona paradossale lamentarsi che abbiano omologato la velocità massima di una Panda Fiat con quella delle Ferrari, imponendo solo sicuri tracciati urbani. E, una volta vinte molte gare, lamentarsi che la sua Panda sia soggetta a fondere il motore per il sadismo degli organizzatori. Risultano proteste patetiche o almeno (ingratamente) “ad personam”. E continua, prendendosela anche con la terra trovata a San Paolo, troppo pericolosa per la salute. 
 
Quasi il tennis fosse diventato sport estremo e mortale, come il motociclismo o il paracadutismo senza paracadute. Si attende, impazienti, che un giorno o l'altro auspichi campi cosparsi da pizza margherita fumante o ricoperti da gommapiuma, su cui zompare come nel basket acrobatico.
Mi diverte comunque rileggere la classifica ATP di ventanni fa, dicembre 1992. 

1 Jim Courier USA
Rosso "Big Jim" che ritagliò buono spazio nell'epoca di Agassi e Sampras, malgrado l’evidente inferiorità rispetto ai due. Meno esplosivo del primo e senza la tecnica smerigliante del secondo. Battitore di baseball orribile a guardarsi, che durò un batter d’ali. Pochi anni in cui riuscì a vincere quattro slam e diventare numero uno.
2 Stefan Edberg SWE
La sublimazione del serve&volley, e dell'eleganza. Un algido e sinuoso cigno. Servizio velenoso e lavorato che gli consentiva di prendere la rete, e poi la miglior volée d’approccio al mondo. Punto debole: un carattere distaccato al limite della gelida constatazione di morte apparente e il dritto vulnerabile. Parigi e la terra unico cruccio, col trionfo mancato d’un soffio un paio di volte.
3 Pete Sampras USA

Talento immenso che seppe ben adattarsi alla nouvelle vague di un tennis che prendeva l’abbrivio decisivo verso la violenza devastante. Pete abbinava la potenza di colpi al fulmicotone ad una sensibilità fuori dal comune. Gran servizio, dritto dirompente. Con un rovescio appena più adattabile avrebbe vinto ancor di più.
4 Goran Ivanišević CRO

Splendido cavallo pazzo. L'epico Wimbledon vinto da wild card (a tocchi fisicamente) rimane magia assoluta, a coronamento di una carriera schizoide. Servizio mancino devastante, rasoiate letali e occhi folli.
5 Boris Becker GER 

A 17 anni vincente a Wimbledon, mettendo in riga tutti. Cose che non si vedranno più. Potenza acrobatica. Troppo pesante vincere su terra, in quegli anni. Ma assolutamente esplosivo e dirompente sull’erba e sul veloce (quando ancora era veloce). Poi sei slam, le mogli, Barbara Feltus, la birra e tutto il resto.
6 Michael Chang USA
Sul centrale di Parigi, 17enne, che serve da sotto e gioca solo con lobboni, mandando al manicomio Lendl, nello storico French Open che finirà per vincere. Formichina intelligente, che suppliva con la furbizia tattica alla mancanza di grandi colpi e ad un fisico da gnomo cresciuto.
7 Petr Korda TCH
Sublime mancino. Talento purissimo (secondo solo a Mac e Leconte), volto e sembianze da cartone animato indolente nato oltre cortina. Uno slam (strameritato) lo vincerà a fine carriera, annesso successivo caso di doping assai stridente. Un po’ come Winnie the Pooh sorpreso a fare un’orgia.
8 Ivan Lendl USA
All'epoca declinante, ma dominatore di fine anni ’80 quando la sua nemesi Supermac arrancava, Connors viaggiava per i 40 anni e Borg ormai aveva il cervello in poltiglia a causa di Bertè e polvere bianca. Attento ad ogni dettaglio, metodico e maniacale. Il dritto in corsa come marchio di fabbrica. Un "inumano robot" privo di sentimenti e concessioni allo spettacolo.
9 Andre Agassi USA
Cambiò il tennis, letteralmente. Sedicenne sbarcato a Roma come un extraterrestre che giocava uno strambo tennis d'attacco dal fondo, sempre e comunque.
Col jeans, capelli punk e anticipi mai visti prima. Senza mai arretrare. Da lì un ventennio di grande tennis anche con la pelata al posto del parruccone biondo, otto slam e la rivalità storica con Sampras. Il resto, la solitudine del campione, la polvere d’angelo, cadute, rinascite e le donne da Brooke Shields a Steffi Graf, lo sapete grazie alla sua biografia “Open”.
10 Richard Krajicek NED
Rovescio magnifico, gran serve&volley e la vittoria a Wimbledon. Problemi alla schiena, lo limitarono. "Baby face" per quei lineamenti da eterno ragazzo che all’epoca si accompagnava alla matura Lory Del Santo. Milf già vent'anni fa.
11 Guy Forget FRA
Mancino brioso e pieno di talento attaccante. Una specie di padre putativo di Llodra. Doppista che si scoprì buono anche in singolo, arrivando al numero 4.
12 Wayne Ferreira RSA
Niente di che. Ma niente proprio. Biondo sudafricano dall'ottima risposta, efficace sul veloce e sull’erba. Si issò fino alla finale a Melbourne, spegnendo l’ultimo sogno di Supermac.
13 MaliVai Washington USA
Catastale serve&volley, ed una carriera da buono specialista dell’erba. Irripetibile finale a Wimbledon (quello con la strikers nuda in campo).
14 Carlos Costa ESP
Trascurabile terraiolo. Noioso come molti specialisti dell’epoca.
15 Michael Stich GER
Splendido fenicottero volleante. Mano fatata. Gambe come grissini. Ridicolizzò Muster su terra, e Becker su erba. Vinse Wimbledon e bissò l’anno successivo in doppio assieme a Supermac (in una finale infinita).
16 Sergi Bruguera ESP
Altro iberico monosuperficie di una noia mortale. Vinse il Roland Garros, assolutamente improponibile altrove.
17 Alexander Volkov RUS
Talentuoso mancino russo dal tennis in mezza volata che giocava con la sinistra, perché da ragazzo s'era rotto la destra.
18 Thomas Muster AUT  
Gran lottatore e arrotatore compulsivo. Non si fosse spaccato tutto a Miami (investito da un alcolizzato), avrebbe vinto di più. Tornò grazie alla proverbiale forza di volontà. Vinse a Parigi, divenne numero uno e dominò sull’argilla. A Wimbledon non ci andava nemmeno.
19 Henrik Holm SWE
Top 20 più scarsi di Seppi ce ne sono stati: eccolo. Svedese dal buon servizio, e poco altro.
20 John McEnroe USA
Il tennis. Le altre cazzate stanno a zero. Genio e follia allo stato puro. Quel ’92 fu l’ultimo anno di sofferente grazia tennistica concesso agli umani: qualche fiammata (la strepitosa vittoria su Becker a Melbourne) e la semifinale a Wimbledon, con ambizioni frustrate dalle mazzate anticipate di Agassi, che non gli davano più tempo d'arrivare a rete.


13 commenti:

  1. E poi le lacrime.

    Miseria Pic, quanto ben di Dio. Se ci pensi (non so se sei un seguitore anche di altri sport)quel che si vede nel tennis è esattamente ciò che è accaduto nel calcio, nel basket (il 1992 presentò al mondo il Dream Team USA che aveva nella stessa squadra Jordan, Magic e Bird...).

    L'impoverimento tecnico a favore della fisicità, di un agonismo esasperato e di un maniacale tatticismo è ovunque ed ha letteralmente annientato non solo fantasia e spettacolo ma anche la nascità di personalità differenti; tutti amici, tutti buoni, tutti politically correct. Tutti maledettamente uguali.

    Te li ricordi Valderrama e Alexi Lalas a USA 94?

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    1. In ogni sport c’è stata una, logica, evoluzione. Metodi di allenamento che migliorano le prestazioni fisiche, più velocità e tattica. Il “dream team” di Byrd, Magic, Isiah e Jordan o ricordo bene (tenevo il diario al secondo liceo, e a telecapodistria oltre a Tommasi/Clerici nel tennis, c'erano Tranquilllo/Peterson che commentavano il basket). Adesso ci sono Nash, Lebron o Bryant. Nel calcio c’erano Maradona o Savicevic, ora c’è Messi. Nel tennis da Sampras a Federer. Il campione c’è sempre, ma qualcosa cambia.
      Nel tennis è tutto più evidente, perché oltre alla preparazione fisica sono cambiati i materiali. Non solo il know-how, ma anche gli strumenti: racchette, campi, palline. Con le nuove racchette molti tiravano missili di servizio. Pensando di limitarlo e migliorare lo spettacolo con scambi più lunghi hanno reso lentissimi i campi indoor o in cemento. Col risultato che non si riesce a fare il punto subito, come una volta. A tratti la pallina sembra un volano che non riesce a cadere in terra. Muster (e ho detto Muster, l’arrotino per eccellenza, mica Taylor Dent), lo scorso anno si è lamentato: “Con le palline e campi attuali è quasi impossibile fare il punto come in passato”. Ci sono massacranti scambi e maratone in cui prevale il fisicismo alla tecnica, e l’erculea esasperazione. E’ fin troppo evidente.
      La cosa incredibile (e un po’ ridicola) è che chi ha beneficiato di questa “degenerazione” che gli ha consentito una carriera straordinaria invece che buona, si lamenta delle conseguenze e dell’Atp che non li tutela. E allora fossi nell’Atp lo accontenterei predisponendo quei bei campi veloci e i lastroni di ghiaccio indoor del passato. Invece dei Nadal e Ferrer torneremo a vedere i Bruguera e Costa, ottimi su terra e improponibili altrove. Ma sani.

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    2. La differenza principale è che sebbene il campione ci sia sempre (dici bene, Messi, Kevin Durant e Lebron) la media è tragicamente livellata; nel calcio anni 90 c'erano una quantità di giocatori di talento da far impallidire; nell'arco di un decennio abbiamo avuto Maradona, Gullit, Van Basten, Rjikard, Baggio, Zidane, Ronaldo, Rui Costa, Batistuta, Zola, Maldini, Baresi, Guardiola, Koman, Romario, Bergkamp, Stoichkov, Scifo, Hagi, Del Piero e potrei continuare veramente a lungo; nelle seconde linee c'erano giocatori come Stroppa, Zauri, Lentini, Baiano,eccetera eccetera pieni di talento e classe. Oggi nel calcio escludendo Messi, Iniesta, C.Ronaldo, Xavi e qualche altro sporadico qui e li, di grandi giocatori ce ne sono pochi. Il resto è una manica di mestieranti chi più, chi meno. Fermo restando che nessuno dei sopra citati vale, per me, mezzo Roberto Baggio come classe, eleganza e fantasia.
      Il fisico di Korda, gli occhi di Ivanisevic, la follia di un Leconte stanno all'aria di malinconia che aveva Robertino, la follia di Diego, le treccine di Ruud, la fragilità del cigno di Utrecht eccetera eccetera. James oggi va a giocare a Miami per vincere un titolo accettando di fare il paio con Wade e Bosh. A Los Angeles svernano Bryant accompagnato di un Nash agli ultimi tentativi di vincere un titolo e Gasol ormai rotto; con un Howard che viene fatto passare come l'ultimo grande centro dominante ma che, atletismo a parte, non è l'ombra del giocatore visto a Orlando. Poi ci sono gli OKC con Durant e poi tante tante comparse, mestieranti (vedi sopra per il calcio) che hanno possibilità pari a quelle di un Tipsarevic di vincere uno slam.

      Insomma, perdonami la dissertazione, ma il cambiamento è avvenuto ovunque e verso il basso. Che poi Federer, Bryant e Messi siano oggettivamente dei fenomeni è indubbio; ma io ho sempre avuto il dubbio che lo sembrino così tanto perchè oltre a loro c'è oggettivamente poco. beh,

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    3. Non seguo molto il calcio, e ancora meno il basket. Innegabile come nomi dei big siano numericamente e qualitativamente inferiori rispetto al passato. Ma questo è dovuto all’importanza della tattica, alla corsa esasperata e tutto il resto. Dico solo che nel tennis il cambiamento è più evidente. Perché sono cambiati proprio gli strumenti del mestiere. Nel basket e nel calcio no. Non hanno aumentato l’altezza del canestro, rimpicciolito la palla o ristretto i pali. Allargato i pali, o deciso di giocare sulla palta.
      Che poi, alla fine, la ricerca esasperata del limite abbia reso tutto più estremo e meno agevole l'emergere di alcune peculiarità, è un'evenienza, in tutto lo sport a 360 gradi.

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    4. Sono d'accordo; bisogna vedere finchè il baraccone mantiene, ossia, finchè c'è pubblico a veder partite live e in pay tv. Non so quanti siano felici di vedere Ferrer-Djokovic Djokovic-Berdych, Djokovic-Murray o il tabellone dello scozzese negli ultimi AOpen. Personalmente non fosse stato per la parte bassa dello svizzero che proponeva begli accoppiamenti non avrei guardato mezzo incontro. Però magari i giovani ci si appassionano così e non gli sembra strano, gli sembrerà normale e non capiranno la bellezza di un Nastase o di un Korda. Poi appoggio in pieno il discorso su Nadal, of course.

      Bah, vedremo: nelle new generation qualcosa si muove, se pensiamo a Dimitrov, Tomic, Goffin, Berankis e co. bisogna vedere se troveranno spazio o se saranno divorati anch'essi dal trend odierno..

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    5. Vado fuori argomento, e tornando al calcio, proprio l'altro giorno ho visto Milan-Barcellona. Avrò visto sì e no 3 incontri interi di calcio, negli ultimi sei anni. Beh, Messi è un fenomeno. ma quando sento qualcuno che lo paragona (o addirittura dice che sia superiore) a Maradona perché ha vinto più champions o palloni d'oro, beh...le braccia mi cascano.
      La grandezza di qualcuno non si misura solo dai titoli, ma anche da quanto qualcuno riesca ad essere decisivo. Maradona con tutti i problemi (la droga era solo una zavorra) era di un altro pianete. Avesse giocatp in un Barcellona vincente e Messi nel Napoli di Policano e Bruscolotti, nemmeno ne staremmo parlando.

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  2. Grande post!

    Quell'epoca non l'ho vissuta in diretta, troppo giovine allora, ma informandomi a posteriori...

    E resto sopreso a leggere tutti quei grandi nomi nella classifica... Mi chiedo nel 2032, quanti riconosceranno e si ricorderanno di più di 5 dei primi 20 attuali...

    Hai proprio ragione, é un altro sport!

    Grazie per questo tuffo nel passato =)

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    1. Chi vivrà vedrà...Di certo nel ’92 c’era più concentrazione e più gente capace di vincere slam, anche al numero 18 o 20. E capitava di vedere il numero 1 o 3 terraiolo che sull'erba le buscava dal numero 125 erbivoro australiano.
      Chi si ricorderò tra vent'anni. Azzardo: ovviamente i primi 4, poi altri. Ma tra i primi venti, faccio fatica a vedere altri vincitori di major. Forse toccherà aspettare un'altra generazione.
      Ciao Siro, grazie a te.

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  3. Caro mio Picasso, bel lavoro, non posso e non devo aggiungere nulla a quanto hai scritto. Un po' di malinconia però mi viene leggendo quei nomi ai quali abbini le qualità e che oggi si possono vedere ancora nel torneo dei "vecchi" a Roland Garros.
    Questa corsa alla tecnologia sempre più avanzata ha ridotto il tennis e i suoi protagonisti a una gara tra 3 o 4 sopravvissuti gladiatori.
    Michael Chang, lo ricordo bene, mingherlino, nelle pause seduto sulla seggiola, come una statuina, dandosi alla meditazione. Quanti dei grandi giocatori ha fatto tribolare. (Come anche Arthur Ashe.)
    Ti farà piacere che la Roberta Vinci ha giocato una bella partita contro la Samantha Stosur. Tra il prendere i servizi alla Vinci e lasciarle i suoi la Samantha dà proprio l'impressione di avere dei problemi di collegamento tra muscoli e cervello. Comunque la Roberta Vinci ha un bel gioco piacevolmente diverso da quello delle sue colleghe.

    Ciao Picasso, ti saluto cordialmente (e grazie).
    Anna Marie

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    1. Ciao Picasso, ho appena finito di lodare la Roberta Vinci ed ecco che va a perdere vs la Sara Errani ! Non c'è più la gratitudine (era solito dire il mio suocero) !

      Buona domenica e cordiali saluti
      Anna Marie

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    2. Innegabile come la Vinci sia a tratti deliziosa da vedere. Rimane tra le mie 4 o 5 preferite, in assoluto. A Dubai ha fatto grandi cose, ma nel legame con la "chichi-wawa" ad uscirne con le ossa rotte è lei.
      Visto qualche game all'ora di pranzo e per poco non ributtavo via tutto. Un moviolistico finto allenamento surreale. Con la Vinci che si sforzava di voler fare la grintosa ed Errani che si tratteneva dal fare troppo al cattiva.
      Spettacolo inguardabile. E imbarazzante. Difficilissimo per le due giocare contro, ed ovviamente a cedere è sempre quella più fragile, cioè Vinci.
      Ciao Anna Marie, ricambio l'augurio.

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  4. guardando lorenzi-ferrer in internet (ottimo sonnifero) mi salta solo all´occhio che la errani si muove, si atteggia e magari anche cerca di giocare come ferrer, stessi finti scatti da gatto a rete sul secondo servizio, stessi saltelli nevrotici sul primo. ferrer é peró un po´ meglio perché sta almeno sta zitto quando gioca.
    Quindi, Picasso, come dici bene, trattorino e zappatore, un connubio esaltante, dovrebbero sposarsi e generare.
    Cambiando argomento, chi dovrebbe sposarsi sarebbe anche la presidenta argentina cristina kirchner col berlusca, due paraculi cosí si troverebbero bene!
    un saluto dall´estero senza grilli per la testa.
    ciao
    lukas

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    1. Tendenzialmente, sono due tipologie di tennisti simili. Chiaro che il zappatore con gli anni è diventato un minimo più aggressivo, e migliorato nel servizio. Quello che per l'italiana è un limite atroce. Il turno al servizio è più penalizzante, rispetto a quello in risposta.
      Quanto al loro connubio, chi lo sa. Lei credo si sia sposata a Tenerife assieme all'altra chichi. Da qualche parte ho letto che in inverno si sono allenati allenati insieme, Ferrer e Errani. A padel tennis. Dalla loro copula nascerebbe direttamente questa cosa:

      http://www.bdp.it/immagini/immag/olyechalfa/e54364.jpg

      Quanto alla Kirchner, malgrado la mia conclamata tuttologia che tanto indispone (le capre che non sanno niente, in primis), la conosco poco. Se non per qualche articolo di giornale, e per le plateali proteste contro il sistema economico mondiale. Certo però che arrivare al livello nostro megapresidente, la vedo come impresa ai limiti dell'impossibile. P.s. tocca i culi anche a qualche toy boy? :)

      Ciao Lukas, alla prossima.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.