.

.

venerdì 7 giugno 2013

ROLAND GARROS 2013 – Serena spazza via Errani, fuori Quinzi, Panatta sugli scudi






Giornata dodici – Sperando che il neo addetto alla vigilanza Rai del 5stelle (Fico) dia uno sguardo alle telecronache del tennis, e per risparmiare qualche euro, metta una cocorita afona al posto degli attuali commentatori 


Pur senza entrare in grotteschi ed epici (e interminabili) lanci made in Eri-eiar, conditi da petulante enfasi involontariamente tragicomica, era questo il grande giorno di Sara Errani. Lo sapevano anche i muri di case crollate, come la nostra piccola formichina non potesse nulla contro lo strapotere di Serena Williams. Tre, o quattro, giochi portati a casa sarebbero risultati miracolo autentico. Per tutti, ma non per loro. E allora, senza nemmeno volersi bullare (troppo) di qualche euro guadagnato scommettendo lo 0-6 iniziale, quello a cui si assiste sul campo è un massacro sportivo. A tratti impietoso. Quasi imbarazzante. Con tanto di avvilenti (per chi li riceve) applausi ritmati del pubblico. Chissà se per la tennista italiana Serena o Kuznetsova continuano ad essere la stessa cosa. L'americana la spazza via con facilità clamorosa e in controllo, provando meno fastidi anche rispetto a quelli dei primi turni. Il perché è semplice, per chi non ha prosciutti interi (mica fette) sugli occhi: oggettivamente, non ha colpi di altre, magari più scriteriate, discontinue e indietro in classifica, capaci di dare fastidio alla pantera americana. Serena perde un set e rischia di uscire contro una tennista tecnicamente dotata e discontinua come Svetlana Kuznetsova, perderà qualche gioco in più contro una picchiatrice numero 100, ma mai potrà rischiare nulla se dall’altra parte c’è la nostra volenterosa eroina arrotina. Errani può opporre solo qualche lodevole palla corta, che però contro simile uragano che la investe in pieno, non fa nemmeno in tempo a congegnare.
Questa la sterile e banale verità delle cose. Malgrado ciò che continueranno a dire i cantori Eri-Eiar e altri: “varietà di tennis”, “tecnica sopraffina”, “la vera specialista della terra rossa”, confidando nel fatto che chi guarda sia un occasionale spettatore da imbonire con becero patriottismo. Poi però, dopo un 6-0 6-1 in 46 minuti, il rischio è che quelle sciocche premesse iniziali provochino doppia delusione, rivelandosi un boomerang. Non per chi l’ha sempre saputo, e può continuare a considerare il suo un torneo straordinario.
L’italiana ha fatto e sta facendo miracoli di cui non la ritenevo capace, spingendomi al massimo a prevedere una (già miracolosa) top 10/15. Ma contro Serena rimane inerme ad esalare i suoi “ohééé” al vento. Troppo, ma davvero troppo, debole quel servizio per ambire ad altro. L'imponente pantera, con calma olimpica e quasi sfumacchiando sigari dopo aver sbevazzato un brandy, lo incoccia con bolidi che la lasciano immobile. Fotografie di risposta terrificanti con il flash, sfociati in un book completo alla fine.
Serena troverà in finale Maria Sharapova che doma le sfuriate della tamarra bielorussa Azarenka, nel solito concerto di urla triviali, gemiti da partorienti pazze, roncole e parolacce (qualcuno, ancora, pare abbia visto il solito “fucking bitch” o altre trivialità da  liti tra avvinazzati al bar, che la sempre gentile camionista dalle gote violacee è solita riversare sull’avversaria). Meglio così, forse. Questa cosa bielorussa ancora come numero uno, sarebbe oltraggio assoluto. Finale segnata, ma la siberiana almeno ha qualche arma (servizio, badili e personalità) da opporre. Da lì a vincere, però…
Grande delusione italiana anche per la sconfitta di Gianluigi Quinzi nei quarti del torneo junior. Crisi, psicodrammi e muro di pianto nei vari siti specializzati, per la prematura dipartita di questo diciassettenne dalla belle speranze e futuro assicurato, ma che se, per malvagia sorte avversa, si rivelasse solo un top 20/30 (magari con le palle, almeno), provocherebbe suicidi di massa di gente in semicerchio stile setta di Charles Manson o solitario e orgoglioso Seppoku giapponese con pugnale (meglio scimitarra) nell’addome.
Il giovedì orribile del tennis italiano, insomma. Eh no, andiamoci piano. L’onore e il nome del tennis italiano che vince è comunque portato in alto da un successo imprevisto. Quello di un giovane 63enne che pesa quasi quanto un cetaceo spiaggiato, non si muove più, limitandosi a piazzare qualche tocco da fermo e servizio chirurgico: Adriano Panatta. Come Wanda Osiris, l’ultimo vincitore di uno slam italiano, proprio a Parigi nel 1976, si è scelto il vecchio cane McEnroe per poter vincere tra i veterani. Gira e rigira, il tennis italiano è ancora lui. Dopo i problemi avuti con la federazione (bieche questioni di soldi che pretendono restituisca e altre beghe), una piccola, sadica, dimostrazione e stoccata diplomatica l’ha data. E chissà che a vederlo ancora protagonista, col suo nome che rimbalza nei siti e giornali italiani e francesi, un po’ di fastidio a qualcuno non l’abbia procurato.


10 commenti:

  1. Ciao Picasso, che dire. Quei 46 minuti di ieri sono stati indimenticabili. I cingoli roboanti di Serenona che hanno soppiantato le sonore sviolinate dei commentatori (pennivendoli)italici mi hanno procurato puro piacere fisico. Se mi è permesso faccio alcune considerazioni. Ho visto la partita della Williams contro la Kutnetsova. Dopo il primo set dominato 61, all'inizio del secondo a mio avviso la troppa sicurezza l'ha messa in crisi. Si è sentita minacciata da una russa un pò più aggressiva (brava per aver cambiato stile di gioco) ed è andata in confusione. Si è praticamente ritrovata strada facendo rischiando lo 0-3 nel terzo. Ieri questo non è avvenuto. Non c'è stata proprio partita. Per questo vorrei chiederti: non è per caso un limite della Errani quello di non adattarsi alla sua avversaria? E soprattutto, come è possibile che una che fa una tale figura barbina sia numero 5 del mondo? Vorrei sapere la tua.
    Un'altra cosa. Serena riuscirebbe a competere nel circuito Atp?
    Ti ringrazio. Un saluto.
    Fabio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma un po' ti ho risposto nel post. Errani è arrivata dov'è (top5) grazie a lavoro, costanza e regolarità di tennis. Le prime tre sono troppo per lei. Troppa differenza di potenza. Hanno una pesantezza e velocità di palla che non riesce ad arginare. Con Serena soprattutto, ma anche con le altre. Arrivata a quel punto, non dipende più da lei. Non ha nessuna arma da opporre, non fa in tempo (su terra, figuriamoci altrove) a tentare qualcosa, arrotate alte e lunghe, palle corte. Niente. Ahivoglia a pensare di farla correre, allungare lo scambio, variare. Quella o chiude col servizio o col colpo successivo, e su quello di Sara inizia prendendo lei l'iniziativa. Non dà proprio il tempo di fare nulla.
      Kuznetsova (ma potrei dire altre), malgrado non sia numero 4, ma discontinua numero 20 o 30, riesce a mettere in difficoltà serena o le due bionde urlatrici, perché ha buon talento e varietà (quello sì). E servendo bene (in primis) può prendere l'iniziatica, e può chiudere un punto.
      La Serena Atp, problema già posto e dibattuto. Per me assolutamente no, tranne per gli over 700/800. Troppa differenza di pesantezza di palla. Ma chi lo sa. Hanno anche provato con l'incontra di Serena e Venus che incontrarono un set per parte un quasi quarantenne tedesco Carsten Braasch (numero 200 e passa) che beveva birra e fumava sigarette al cambio campo. Risultato? 6-1 a una, 6-2 all'altra, o giù di lì. Ed anche Connors ultraquarantenne, nella "battaglia dei sessi" malgrado credo avessero allargato il suo campo, batté nettamente Navratilova ancora al top.

      Ciao Fabio, un saluto a te

      Elimina
  2. E la Sara che intendeva far correre la Serena per avere una chance. Così almeno ha dichiarato prima del match. Lei si illudeva davvero di poter dare fastidio all'americana, povera piccola formica. Ho però i miei dubbi che con il suo 1.65 m scarso riuscirà a dare più forza ai suoi servizi. Potrebbe, al limite, esercitarsi con i perfidini, come li aveva definiti la Serena, di Roger Federer.
    Alla Azarenka non ho mai dato retta più di quel tanto perché è proprio rozza. Ora leggo che non risparmia nemmeno con le offese nei confronti dell'avversaria. Ricordo solo come, credo a Wimbledon, in fase di servizio si era accasciata come un sacco di patate sotto il sole di mezzogiorno e ho pensato che deve essere una pazza furiosa.
    Mansour Bahrami/Pat Cash vs. Pernfors/Wilander stanno giocando ora. Che riflessi, persino Bahrami, il più vecchio del gruppo. Tu li vedi vispi così i vari Djoker, Nadal all'età dei McEnroe, Bahrami o, se vogliamo, Adriano Panatta che la sua impronta la sa ancora dare a sessant'anni suonati ?
    Ciao Picasso, grazie del divertimento per la tua gornata dodici.
    Ti saluto cordialmente
    Anna Marie

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sara è 1,65. Ma ci sono Vinci, Schiavone, nana Cibuilkova, quella Putintseva vista a Parigi, King, e tante altre alte come lei o più basse ancora....che hanno un servizio non solo decente, ma anche offensivo. Il problema è proprio tecnico. Non spinge col busto, ha un movimento atroce. A sentire chi ne sa più di me, tecnici veri, potrebbe anche migliorarlo, ma ci vogliono mesi di lavoro e quindi dovrebbe perdere metà stagione o più. Non so se le convenga.
      Bahrami è un giocoliere, uno showman franco-iraniano, ma credo che come professionista mai sia entrato nei primi 200. I top di ora, sono così stressati psicologicamente e fisicamente, che una volta smesso creso non vorranno vedere pallina e racchetta per molto. Quindi credo di no, poi chi lo sa. Come, ad esempio Ivan Lendl, che (complice anche acciacchi vari) dopo aver smesso è stato vent'anni senza giocare incontri, tornato solo a 52 anni.
      Ciao a te Anna Marie.

      Elimina
  3. Se fossi la Sara mi nasconderei per un anno e tornerei solo se avessi un servizio migliore.
    Tenete conto che è quello che ha già provato a fare la Schiavone dopo aver vinto uno slam.
    Sara avrebbe dalla sua un lustro di meno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Insomma. Penso che sarebbe folle rinunciare al numero 5 e a ciò che si è costruita, per provare a migliorare (non si sa quanto e se, si stratta sempre di aggiustamenti) e poi ripartire. Penso sarebbe un azzardo troppo grande perdere tanti mesi per un allenamento specifico. Penso andrà avanti così, provando a migliorare qualcosina. Poi, accendendo qualche cero alla madonna, se si tiene su questi ritmi, Serena non è immortale, Masha potrebbe stancarsi, Vika arrivare a 200kg. Chi lo sa.

      Elimina
  4. Nadal-Djokovic... l'orrore. Non solo lo squash, ma ora si aggiungono pure i versetti. Già nel tennis femminile sono fastidiosi, ma forse ci si può trovare una parvenza di sensualità (a scavare a fondo...)... Per il maschile, in questo contesto, é solo un orrida quanto adatta colonna sonora che accompagna lo spettacolo...

    Wilfried, salvaci tu!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma siccome al peggio non c'è mai fine, la finale sarà ancor più atroce (l'amico Ferrer non perdona). Più brutta e (ovviamente) meno combattuta.
      Evviva.

      Elimina
  5. domenica in campagna7 giugno 2013 alle ore 20:34

    ecco, dopo la conferma finale, usciamo a farci un bicchiere visto che non é troppo tardi e una delle prime belle serate estive.
    peró domani prendiamo il fagotto, un paio di würstel e un bottiglione di grüner veltliner per dimenticare e passeremo in rifugio un, si spera, ameno weekend nei monti austriaci senza doverci sorbire l´orrenda corrida tennistica domenicale.
    Aspettando l´erba inglese e tommy haas, tanti saluti a te picasso, partigiano del bel tennis.
    lukas

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, sì ennesima corrida tennistica. Con la zavorra d'avere un esito davvero scontato. la vera finale, l'hanno giocata oggi. Delusione Tsonga che, se non vincere, almeno poteva giocarla molto meglio.
      Buona serata e buon bicchiere di vino a te, Lukas.

      Elimina


Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.