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venerdì 16 agosto 2013

MARION BARTOLI CHIUDE IL SIPARIO, E SALUTA IL CIRCO







Travolto dagli eventi, non posso esimermi dallo spendere due spremute parole per la notizia del giorno. Un fulmine a ciel sereno o, visto il tragico clima ferragostano col cielo di piombo, una grassoccia nuvola foriera di nefasti presagi: la fresca (come basculante rosellina di un quintale) vincitrice di Wimbledon Marion Bartoli si ritira. Lo comunica, in lacrime, dopo la sconfitta al primo turno a Cincinnati. Troppi acciacchi nel fisico pesante e appagamento mentale post trionfo londinese.
Leggo commenti in qualche sito sportivo. E si va dal solito dileggio, agli insulti, all’incredulità (il popolo dei moderati). E lo trovo triste. Proprio non mi viene naturale. Senza entrare nell’altrettanto penosa spirale della «morte ti fa bella», si è cattivi e spietati col potente, con chi è al top. Non ha senso farlo se il Re (o regina obesa) è nudo/a (buon Dio, che immagine atroce) o in ginocchio. Tanto meno mi viene naturale.
La notizia rimane di quelle che shockano, certo. Coglie tutti di sorpresa. Perché, tra i «normali», la vittoria di uno slam sarebbe trampolino per nuove sfolgoranti avventure. Potrebbe dare sicurezza e rinnovato slancio. Poi uno ci pensa (tre minuti, mica vuoi spenderci di più) e la sua soluzione pare in linea col personaggio. Tecnicamente e mentalmente logica. Persino saggia. Mai come oggi posso comprendere e quasi (non esageriamo) ammirare la nostra Mariolona. Ha passato una carriera a lottare nei campi, con allenamenti da scienziati nazisti in vena di sadici esperimenti, mescolati a evoluzioni circensi. Raggiunto l’insperato obiettivo di una vita sportiva, normale vengano meno stimoli e voglia di dannarsi ancora. E quella che sarebbe una scelta folle per una tennista normale, diviene scelta normale per una tennista surreale. Facile da capire, no? Specie se si dà per scontata l'insensatezza di fondo.
Tutto esasperato, per raggiungere risultati altrimenti impossibili con le sue doti naturali. Un irridente scherzo della (ma soprattutto «alla») natura, fino alla fine, Marion. Il suo comportamento in campo, da sudatissima iper agonista con sbatacchiante coda unta di sugna. A tratti (assai lunghi) insostenibile. Irreale. Danze tribali, racchette agitate come scacciamosche sacri, tarantelle, occhi da pernice grondanti odio sportivo, urla udibili sono nelle puntate di «Superquark» sui vezzosi babbuini nella stagione dell’amore. E cosa dire degli allenamenti, autentiche vessazioni circensi: tacchi, elastici con cui veniva legata ai teloni e sottoposta a esperimenti di balistica, corse su trampoli con candelabri in testa. Follie maniacali con cui il babbo-domatore-scienziato fece della sua goffa e paffuta «creatura» una tennista di vertice assoluto, grazie a un tennis contrario ad ogni dogma tennistico, in continuo e folle anticipo quadrumane.
E, poiché il paradosso continua ad essere colonna sonora della sua vita sportiva, proprio quando è più inquartata (al limite dell’impresentabile), coglie il suo successo più importante, a Wimbledon. Momentanei benefici della liberazione dall’ombra paterna. Quasi sbeffeggiante, chiude col piatto dei Championships stretto tra le grassocce dita e un sorriso da ragazza timida, persino tenera. Quella londinese è stata una specie di fiaba. A conti fatti, il male minore (ve la immaginata «crauto smunto» Lisicki lagrimare di gioia? per l’onnipotente, no. Mai nella vita) di un torneo pazzo, in cui le big si ammazzano con una scure, ma lei non ruba nulla. E una finale su quei campi l’aveva già raggiunta. Favola horror-kitsch, cui ora mette il fiocco con decisione inattesa, ma coraggiosa e onesta. E, soprattutto, sua. Nessuna scelta codarda, o addirittura vile, come leggo in giro. Fosse accaduto a Flipkens o altre, tutti ne parlerebbero in termini commoventi. Lei sconta il non esser bellissima e nemmeno simpatica (esercizi funambolici di eufemismo).
Molto coraggio nel farsi da parte quando non si ha più voglia di soffrire e stimoli per farlo, dopo aver raggiunto il picco massimo raggiungibile. Per lei. E ne è onestamente consapevole. Gli stimoli dirigono tutto, e cambiano in ognuno di noi. E ogni conseguente scelta, va accettata. C’è il Borg che scoppia a 26 anni e, mentalmente vuoto, dice basta. Connors invece non perde la voglia di allenarsi e lottare fino ai 43 anni. Anche solo per vincere un paio di turni sull’erba di Halle. Safin si scassa le balle a 29 anni e saluta tutti, il vecchio Hewitt ancora, col fisico tenuto assieme dallo scotch, seguita a lottare nelle retrovie. C’è chi come Schiavone vince un irripetibile slam a trent’anni, crede d'essere diventata Navratilova o Dio in gonnella e vorrebbe camminare a piedi nudi sulle acque, ma nei tre anni seguenti gioca come prima dell’exploit, da numero 15/20 che si crede «uno». E c'è Marion che, raggiunta la massima vetta, pensa sia meglio finirla lì. Con umiltà e coscienza si sé. Ha scelto così, altro schiaffo a tutti. 
Un po’ mi mancherà. Lascia un vuoto incolmabile (ed enorme) in questo blog. Proprio vero, una cosa (ok, qualcuno) ti manca quando ormai non ce l’hai più.


15 commenti:

  1. bravo. la penso come te. scelta onesta. una fuga verso la libertà. magari diventerà la testimonial di save the children o di telefono azzurro, chi lo sa.
    dettata anche, credo, da una crisi di nervi e, forse, dalle richieste di un team "canonico" con aspettative diverse.

    ma siccome a volte ritornano, credo che ce la troveremo l'anno prossimo di nuovo nel circuito, dimagrita e bionda.

    ciao Picasso, a presto

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    1. Per altra tennista più «naturale» sarebbe stata una sorpresa. Per una con la sua storia e che per stare tra le 10 deve fare una fatica immane...quasi naturale sentirsi «arrivata» dopo l'exploit. Senza più stimoli mentali.

      La vedo dura ritornare, rispetto a una Henin o Hingis. Già in attività e allenandosi 7/8 ore al giorno era così. Non oso immaginarla vittima dell'effetto Leconte o Kafelnikov.
      Bionda, è un'immagine agghiacciante. :)

      Ciao a te Bruno

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  2. Ciao Picasso. Sicché Marion Bartoli ha appeso al chiodo la racchetta. Priva di talento, metodi di allenamento da tortura di un padre che definirei sadico, direi che è la migliore delle decisioni che potesse prendere. Fuga da Alcatraz !
    Sulla tele francese hanno passato ieri sera la sua intervista. L'impressione è che questo tennis agonistico lo ha vissuto come una sofferenza della quale si è resa conto ora. Zimbello dei media, derisa dagli spettatori durante i tornei, era veramente uno spettacolo ridicolo, un circo, lei e il suo tennis.
    Ora, si sposerà e farà dei bambini cicciottelli ai quali il Herr Doktor darà tanti biscotti se saranno bravi durante gli allenamenti. Mica lo si può lasciare disoccupato. (La Marion aveva raccontato che il suo padre era solito a premiarla con i biscotti se l'allenamento era soddisfacente.) Che storia !
    Ciao Picasso, ti auguro una felice domenica e, come sempre, complimenti per le tue divertenti "parole spremute" e le "lettere dal Canada".
    Anna Marie

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    1. Sì, non la giudico...quando dopo tanti (mostruosi) sacrifici raggiungi un obiettivo insperato, a 29 anni, può capitare di non avere più niente da dare. Onesta e sincera. E consapevole.
      Il dottore scienziate, bah. Chissà come l'avrà presa.
      Forse lo avrà ammonito come quando lo scorso anno lo cacciò dal campo. Laddove iniziò la ribellione. :)

      http://www.youtube.com/watch?v=yTQBcgvd3iI

      Grzaie, ciao Anna Marie

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  3. Tornerà l'anno prossimo bionda platino e dopo una liposuzione con una identità fittizia. No, vabbè, scherzi a parte son contento per lei. Non aveva più nulla da dire. Poteva fare come le varie Schiavone-Majoli-Myskina-Stosur, ovvero poteva ciondolare per i campi per anni perdendo da una qualsiasi miss X di turno, impossibilitata a ripetere l'exploit e sbeffeggiata dal mondo che si chiede "Ma come ha fatto ha vincere uno Slam quella lì?", e contando che già prima dell'exploit era lo zimbello del circuito, il tutto sarebbe stato decisamente insopportabile. Invece ha scelto saggiamente di godersi la vita, e farsi una scorpacciata di crepes alla nutella, ora che ha in mano il piatto d'argento. Il suo gioco mi mancherà come una verruca sul deretano, ma questa uscita di scena è semplicemente perfetta. Se si portasse dietro anche Sharapova, Azarenka, Errani e magari anche Nadal, le saremmo ancora più grati.

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    1. Sì, infatti. Inutile che mi ripeta come Nonno Simpsons, ma comunque questa ha avuto una bella carriera. Da top 10/20 costante. E gran fortuna a Wimbledon. Ma quando sei sempre lì, costante a ridosso delle prime, l'occasione giusta su 50 slam può capitarti. Come a quelle da te citate. Errani contro le 7 avversarie battute dal botolo francese a Londra, non avrebbe portato a casa nemmeno un set. Ma su terra a Parigi, se tre o quattro si uccidono da sole, potrebbe pure vincere.
      Leggevo che si dedicherà al balletto classico, ora. Volteggiando garrula e leggera. Credo sia pazza. O si diverta nel vedere le reazioni. Sempre più idolo. :)

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  4. Ciao Picasso , dopo pausa estiva torno a scrivere. Anche se ho sempre letto i tuoi pezzi.
    Penso che la scelta di Marion sia in linea con il suo quoziente di intelligenza che si dice essere elevato. Senza un talento naturale e facilità di gioco , con allenamenti tipo gulag siberiano e un fisico non proprio da atleta , penso abbia fatto la scelta giusta. Bisogna capire se dentro si ha ancora la voglia e la capacità di soffrire ed essere onesti con se stessi capendo che quello che si è raggiunto è irripetibile e unico. Un applauso comunque a un atleta che si è sicuramente sacrificata per i suoi obbiettivi.
    Ciao
    Amedeo

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    1. Parabola giusta. Non ne aveva più, evidentemente. Per continuare a massacrarsi e rimanere (al massimo) tra le top ten, dopo aver vinto uno slam. Sono scelte, e convinzioni che si hanno su se stessi. Segno anche di umiltà, se vogliamo. Schiavone ad esempio ha continuato. Perché ha un tennis che richiede meno allenamenti folli, e perché pensava di essere diventata la più forte di tutti. Scelte rispettabili entrambe.
      Ciao Amedeo, a presto.

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  5. Ne ho sentito parlare ma non ho mai visto il filmato. I gesti però sono perentori. Mi sa che aveva piene le scatole di questa schiavitù. Poveraccia. Ho guardato adesso un paio di filmati dei suoi allenamenti e mi domando cosa credeva di ottenere il Herr Doktor da questa figliola che farfalla non è.
    (Lo vogliamo denunciare al WWF ?)
    Ciao Picasso. Un cordiale saluto dal mediterraneo françois.
    Anna Marie

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    1. Se ti riferisci al video in cui caccia i genitori, credo sia dello scorso anno, contro Pennetta. Era già insofferente. Normale, dopo anni.
      Non so cosa sperasse di ottenere, ma lo ha ottenuto. E' una sua «creatura». Mai avremo la prova contraria, ma con allenatori normali difficilmente Marion avrebbe avuto risultati decenti. Tutti felici, lei che non ne poteva più e ora volteggerà come un cigno nella danza classica (che le piace assai) e noi nel non vederla più nelle sue danze tribali per campi. :)
      Salut dallo Jonio pugliese.

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  6. Nella vita poche notizie ti regalano uno sprazzo di felicità.
    E questa è una di quelle.
    Sapere che l'ammasso disordinato di cellule (cellulite)non avanzerà più su nessun tabellone del mondo, mi rincuora alla stragua del letto della mamma per il bimbo che non sopporta il temporale.
    Peccato per il pedaggio pagato affinchè quest'autostrada definitiva si aprisse davanti al nostro orizzonte.
    Rimarrà un wimbledon nella storia. Scritto minuscolo apposta.

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  7. Insisto.
    Se regalando un winbledon potessimo toglierci dalle scatole altri nefandi personaggi, avrei in mente altri quattro o cinque nomi ai qualid destinerei volentieri il price money in cambio di un ritiro immediato.
    Peccato che un paio di questi wimbledon l'abbiano già vinto, ma di ritirarsi........

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    1. E insisti, nel senso che pretendi risposta? E va bene.
      Pubblico ma di solito non rispondo a commenti di pezzi vecchi...non mi va di cercarli a ritroso.
      In generale non sopporto chi infierisce su chi perde o si ritira. Non mi piace, non mi diverte. Spiegato ampiamente nel pezzo.
      Inguardabile da sempre, ma non ha rubato niente a nessuno. Ha vinto proprio quando era a pezzi, e sovrappeso di 20kg. Molte top ten avrebbero perso contro tutte e 7 le avversarie che ha battuto a Londra,
      Fa bene a ritirasi e godersi la vita, dopo tanti sacrifici.

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  8. Replico, ma poi chiudo, perchè colgo l'anomalia di commentare pezzi vecchi.
    Abbiamo perculeggiato la balena spiaggiata per anni, giudicando ampiamente e costantemente fuori tema la sua presenza nell'ambito del tennis.
    In tutti i sensi. Sportivo, estetico, etico...e chi più ne ha più ne metta.
    D'altra parte capisco il senso di quello che scrivi quando affermi che ritirandosi ha parzialmente accomodato la sua figura di aliena sul pianeta del tennis, mentre altri perseverano indomiti nelle loro nefandezze.
    Ma se mi concedi un approfondimento psicanalitico del tuo persiero (umoristico), si tratterebbe in realta di semplice sentimento di riconoscenza verso chi, commesso il reato, si autodenuncia per porre fine alla sua propensione a delinquere.
    Il reato non è comunque estinto, ne autodenunciandosi, il delinquente garantisce che emuli futuri non ripercorrano le sue gesta.
    La prevenzione è la vera arma contro la delinquenza, non il perdono.

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    1. Non c'è bisogno di analisi psico-anal-itiche, pissi-cologiche e psichiatriche.
      ma probabilmente commenti senza aver letto quello che ho scritto ABBONDANTEMENTE sulla questione insulti e godere come poveracci, su chi perde o si ritira.
      A volte le cose sono più semplici di come si pensi.
      L'ho sportivamente detesta, ma sempre nella finalità satirica di questo posto. Ora ha deciso di ritirarsi. Cosa c'è da dire? Da ironizzare? essere contenti? Fare dell'umorismo? Caroselli come submentali? A me non piace e non diverte il vilipendio di cadavere sportivo, a te sì. Amen
      Cosa vuoi prevenire con Bartoli? E' un caso unico, raro e irripetibile. La prevenzione andrebbe fatta sullo Sharapova/Ivanovic style. Che ormai dilaga. Ah, già, ma quelle sono fighe, e va bene.
      Ciao, io sto al mare (anche se piove), se vuoi continuare a trolleggiare. Mi trovi al bar.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.