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lunedì 12 agosto 2013

ROGERS CUP, LETTERE DAL CANADA. QUINZI, VOLANDRI E LA SINDROME DA PD






Dal vostro inviato a Savelletri. «Arrizzando» polpi dugli scogli assieme a Onofrio «il cecato»

In perenne confusione tra Montreal, Toronto e mezze bire. Ma pazienza. John McEnroe, 54 anni, batte Pete Sampras e Jim Courier (41 e 42 primavere), facendo sua la «Rogers Cup Legend». Quando l’età aumenta, il fisico crolla e il fiato manca, prevale il braccio.
Montreal, tabellone maschile sbilanciato dalla presenza di Ferrer e Murray nell’ipotetica semifinale. ‘O zappatore con la spia fuel in rosso, diviene poco più che un Vagnozzi (si sa). L’altro, ancora in fase hangover, è schiantato da un Gulbis in vena da sassatore omicida (poi si suicida con Raonic, ma non quello è Ernesto). Ovvia finale anticipata tra Djokovic e Nadal. Solita cruenta battaglia rusticana. Prevale sul filo di lana Rafito, annessa pallata al volto (poi si scusa, altrimenti il «Mr. Fair Play 2013» sarebbe a rischio). Raonic, uscito vittorioso nella parte di tabellone colonizzata dai canadesi, poco potrà nella finale (che non vedrò). Si rompe al primo serio impegno sul veloce, la magic summer delle Fogne. Fognini cede, in un confronto di meningi alterate, a Gulbis. Risultato da bibbia. Per qualche patriota l’italiano ha più talento e varietà del lettone. Ma qui si entrerebbe in una sfera psichiatricamente delicata, per cui evito di addentrarmi.

A Toronto le rinunce di Masha prima e Azarenka poi (infortunata, ma soprattutto con un girovita ormai da lottatrice di sumo), portano alla semifinale travestita da finale, in cui la splendida Radwanska mette alla frusta Tyson Serena. Agile, intelligente e dal sublime tocco, la polacca. Impedendole l’uno-due, allungando lo scambio e spostandola lateralmente, pure Serena finisce per andare fuori giri e sbagliare. Come tutti i pesi massimi alla distanza. Tutto sta a riuscirci, e Agnese può farlo variando colpi e rotazioni. Non possono farlo invece le semoventi statue sparacchianti tipo Masha o le Errani dai colpi arrotati, lenti e dritto per dritto. Non rivelatelo agli esperti cronisti dell’Istituto Luce. Ne resterebbero scossi. Per essi Serena è in «cattiva giornata». E la seconda di Agnese è «debbbole» (non potendolo dire di Errani, pena venti nerbate con chiodate fruste federali, sfogano la frustrazione con altre. E’ pissicologia). Nell’altra parte del tabellone la spunta Sorana (quel gran pezzo di Soragna) Cirstea. Leprotta dei Carpazi, o «ajde-due». Gemella siamese di Ivanovic. Dopo cinque anni riesce a tirare nel rettangolo di gioco e fa finale. Contro Serena non basterà il consueto segno della croce, forse nemmeno l’estrema unzione completa.
Trafiletto (in proporzione) Errani. «Perché dici vamos e non allez?» chiede ad una (allibita) Cornet, rea d’averla acciuffata sul 5-5 dall’1-5. Basta, via. Trovato un lato positivo in lei: riesce a rendermi simpatico anche Brunetta. Sant’Agnese da Cracovia ce ne libera.

Estive, rutilanti, emozioni tricolori. Immaginate un giovanotto di passaggio in un bar malfamato, per caricarsi di alcool a buon mercato, prima di andare a una festa chic. Ben vestito, alla moda. Trinca con aria spavalda, parlando di università, arte, sushi. Le vecchie spugne, con gli occhi cisposi, sedute su quegli sgabelli da lustri e destinati a rimanerci, proveranno a fargli la pelle. O almeno diranno: «Uagno’ non s’ facenn’ ‘u dicchiù» (giovine, stai nella cesta).
A San Marino il predestinato Quinzi si ritrova nel «piccolo regno» dei Volandri. Di passaggio, perché lì, se tutto va come dovrebbe, non ci tornerà più. L’attempato toscano è il prototipo del tennista italiano del passato: bel talento e discreto stile. Terraiolo puro, perché il cemento glielo fecero calcare solo a 17 anni. Altro che Accademia Bollettieri. Rimane coi suoi limiti, qualche picco, vivacchiando (benone) nei challenger prende punti per giocare a Wimbledon (lauto gettone di presenza, senza una possibilità su 1000 di passare un turno). Sotto nel punteggio, Volandri usa qualche trucchetto. Protesta per due luci difettose (avete presente Galliani a Marsiglia? Peggio), si lamenta delle spavalde esultanze del ragazzetto, avvertite come dileggio. Avrà mai affrontato Almagro? Mi chiedo. Uno che i «vamos» te li urla nelle gengive anche se sbagli ad allacciarti le scarpe. Controllo: sì, 11 volte.
Nei vari siti si dividono tra Volandri e Quinzi. Come tra un Bartali ormai solo da Giro della Maremma e un ipotetico Coppi potenzialmente da Tour. Fino all’acuto: «Se non entrerà tra i primi 10, per lui sarà un fallimento» sottolinea a caldo, un Pippo al curaro. E vedo Bersani su Renzi: «Occhio ragassi, se questo non governa quindici anni sarà un fallimento». Il tennis italiano è come il Pd. Un coacervo insensato di tradizioni perdenti e fuori moda. Anche notando le reazioni dei tifosi, è evidente. Avvistato qualcuno capace di poter addirittura vincere le elezioni, all’entusiasmo dei sostenitori in crisi d’astinenza si affianca lo scetticismo del vecchio apparato. Sgomento dal pericolo vittoria. Ne ha terrore. Tra intolleranza verso pugnetti e «vamos» stile Nadal e sdegno per metodi di comunicazione vincente berlusconiani usati da Renzi. Storia nota da Pd-italtennis. Sia mai che si vinca davvero. E poi, di cosa si parlerebbe al bar?


8 commenti:

  1. Finale da applausi anche se personalmente non riesco a tenere né per Quinzi né per Volandri, così come tra Renzi e Bersani. Io sono per qualcos'altro, già perso in partenza ma che ti da quei rarissimi momenti di vera estasi. Come (e aridaje) il redivivo Dancevic che per poco non sgambetta Janowicz con annessa possibilità di affrontare Nadal al turno successivo, con effimeri goduriosi rimandi al passato, tra l'altro negli stessi identici luoghi

    http://www.youtube.com/watch?v=gMXdbKerv4g

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    1. Grazie. Ma nemmeno io, tra Volandri e Quinzi. Ho raccontato la storia, per come la vedo. Quinzi è oggettivamente esaltato nel comportamento, Volandri certe pantomime poteva risparmiarsele. Cipolla prima o Lorenzi prossimamente (ci scommetto), non avranno la stessa «fobia» d'essere battuti da un pischelletto.
      Francone...non ho visto nulla, ma a quanto pare ci è mancato poco con Janowicz. Dà l'impressione di esaltarsi nei match con i grandi tennisti, proprio perché con quelli avrebbe dovuto (per talento) confrontarsi. Ora una buona qualificazione a NY (New York baby) e magari qualcuno un Nadal (o Djokovic o Murray) da affrontare al terzo turno.

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  2. Ooops, pare che la Fogna anche in Canada sia incappato nel pluri-vincitore di Slam Radek Stepanek. E chi glielo dice all'Istituto Luce che già paragonava la Fogna a Panatta? Ammetto di aver sperato che il servizio di Raonic, magari con l'aiuto del pubblico, riuscisse a dare qualche noia all'arrotino, invece niente. Dobbiam proprio sorbirci il tripolio dei gladiatori Djokovic-Nadal-Murray?

    Bellissima la partita di Agnese con Serena, finalmente libera da timori reverenziali. Peccato non abbia giocato così anche quella dannata semifinale di Wimbledon :(

    La Errani è proprio odiosa. Riesce a farmi tifare perfino la Azarenka, e ho detto tutto.La sua versione maschile, Ferrer, ha un gioco ugualmente inguardabile, ma non l'ho mai sentito darsi le arie dell'arrotina di Bologna. Mi vien da augurarle di trovarsi Serena ai quarti a New York, così ci pensa lei a darle la solita ripassata.

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    1. Sempre questione di strisce che hanno bruciato i cervelli. Bravissimo a sfruttare la situazione, ma sentendo "strisce Panatta" (Roma/Parigi, eh)..."parte battuto solo con Nadal e Nole"..."ha più talento di Gulbis"...capisci che la gente ha problemi di mente. Seri, Sul veloce il vecchio Radek ancora gli insegna a stare al mondo. E a lui non rimane che insultarlo, invece che lustrargli le scarpe.

      Daccordo su Ferrer, esempio di umiltà e modestia. La cosa tragica della nostra è come al tennis modesto e orrendo, abbini una supponenza incredibile. Strette di mano con faccia imbronciata, le scuse (SEMPRE) penose. L'ho pure sentita dire: "Con la pioggia, le palline erano pesanti e la cosa mi penalizzava nel cercare vincenti". Lei, che giocava contro una bombarola, e che vincenti ne tira 3 in un anno. Veramente, mi fa apprezzare Brunetta.

      Agnese, vista un po' la replica. Primo set bruttino, ma nel secondo ha giocato a livelli incredibili, sostenibili da poche. Senza mai arretrare, contro Serena. Contro crauto pallido (e larmante) perse l'occasione della vita. Ormai è andata.

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  3. Notizia bomba, il troll quadrumane appende la racchetta al chiodo. Gli amanti del tennis esultano e invitano le signore Sharapova; Azarenka ed Errani a seguire l'esempio.

    Scherzi a parte, la cosa ha un che di romanzesco. Era la tennista più sbeffeggiata del circuito. Tra il diritto bimane, il servizio inguardabile, i turni di risposta 5 metri dietro la riga di fondo-campo, gli ahrleeez, il padre sciroccato, i balletti da cerebrolesa e la ciccia, era una sorta di barzelletta ambulante del circuito. Poi arriva Wimbledon, lo vince da numero 15 al mondo senza lasciare un set e senza incrociare nessuna delle 14 che le stanno davanti in classifica perché queste si suicidano una dietro l'altra, e manco un mese dopo questa "impresa" (si fa per dire) fa marameo e appende la racchetta al chiodo col Piatto in mano. Poi aggiungiamo la storia che lei e Justine Henin erano sugli spalti del Roland Garros durante la finale del '92 ancora bimbe e 15 anni dopo si ritrovano in semi a Wimbledon, con la Bartoli che impedisce a Justine di completare il Carreer Slam (la odio ancora profondamente per questo).

    Il suo gioco era orribile e lei è antipatica come la peste e mi mancherà come un chewingum attaccato alla suola delle scarpe, però cavolo, è roba da farci un film, ma non per scherzo :D

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    1. Il mio cuore gronda dolore.
      Sì, surreale in tutto. Tecnicamente, come comportamento in campo, storia sportiva con vittorie inattese, allenamenti. E, coerentemente, anche nel ritiro.
      Già, uno splendido film. Dario Argento è già allertato.

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  4. La cosa molto noiosa era stato Medica e in generale l'angolo di Quinzi dal quale si sentiva di tutto anche in streaming. Al di là di note torte (chi non le ha fatte?) non si può dire che Volandri abbia mai avuto comportamenti antisportivi in campo, anzi.

    Petzschner è in lista per le quali flushing meadows, sperem!

    Ciao Picasso, buon ferragosto (tardivo)!

    Paolo

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    1. Sì, Volandri è sempre stato un atleta dal comportamento impeccabile. Tranne una volta con Crazy Dani, ma quello avrebbe fatto impazzire anche Gesù. :)
      Non sono con nessuna delle due parrocchie. Quinzi esagera nelle esultanze (come quasi tutti), al suo angolo lo incitavano (come quasi ad ogni angolo, nei challengers se ne vedono di ogni), e Pippo non ci stava a perdere nel suo "eremo" contro questo ragazzino spavaldo che in Italia viene stra pompato. Ci sta tutto, alla fine. E rimango convinto che contro il diciassettenne australiano Quincey, non sarebbe successo niente.

      Petzschner. Bah. Poco più di un ex. Gioca (bene e motivatissimo) il doppio ad Halle. A Parigi e Londra era in tabellone a va ad intascare il gettone di presenza, giocando al 5% e nemmeno fa il doppio. Ora è disperso. Forse a NY ci va perché vuole giocare il doppio, e sta un po' meglio, e nell'occasione prova le qualificazioni.

      Ciao Paolo, anche a te

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.