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martedì 27 agosto 2013

US OPEN 2013 – TOMIC, «GATTONE» MECIR SULL’AUTOSTRADA, RUGGITO VENUS






Dal vostro inviato, con la macchina scagazzata dai «Falchi» (presumo Pdl, dal riconoscibilissimo tanfo)


La vera notizia, inutile nasconderselo, è una e soltanto una: Xavier Malisse annuncia il suo ritiro, dopo l’Australian Open 2014. E la tristezza più cupa m’avvolge sotto l’ombrellone mentre sgargarozzo una bevanda al tamarindo. Si dichiara felice della sua carriera, chiusa con tre vittorie all’attivo, una semifinale slam e quasi sei milioni in montepremi. Non male, per uno che ha interpretato il tennis come fosse una rapida pausa tra una siesta messicana e una seduta al bar. Senza trascurare balzi da un letto all'altro (i picchi agonistici della sua carriera). Il versetto satanico «non volevo una carriera alla Federer», basta per scatenare la frangia estremista e talìban dei tifosi dell’elvetico. Intoccabile come i santi. Non ne puoi nemmeno parlare. Bene o male. Non va nominato. Neanche se il lazzarone belga ne loda implicitamente professionalità e spirito di sacrificio a lui sconosciuti. Lui infatti, Xavier, si è accontentato di spassarsela e vivacchiare con quel talento donatogli da madre natura. Apriti cielo. Nei vari siti, si va dal «poveraccio» allo «sfigato», alla «merdaccia, te piacerebbe, eh?». Anche comportandosi come un Sant’Eufemio non avrebbe ottenuto i risultati di Federer, forse. Nemmeno un terzo, temo. Di certo non aveva nulla in meno rispetto ai vari Hewitt, Roddick, Gonzalez, Ferrero, suoi coetanei avversari dello svizzero. Come braccio, avrebbero potuto solo spicciargli casa, a stipendio base. Ognuno ha però il suo carattere e fa le sue scelte. A lui è andata benone così.
Era nell’aria un altro addio: dice basta anche James Blake, 34 primavere. Flushing Meadows sarà il suo ultimo torneo. Ha altre priorità, dedicarsi alla figlia in primis. Nessuna semifinale di slam per lui, ma ben dieci titoli, finali in Masters 1000 e Masters Cup. Carriera da gran perdente di successo. Divertentissimo e spettacolare, col suo tennis radiocomandato. Colpi pieni e piroette a go-go. Mancherà molto anche lui.
Malgrado il cielo plumbeo e le interruzioni per pioggia, c’è stato del tennis giocato. E si inizia, se non con il botto, con un petardo: fuori Nishikori, non tra i favoriti, ma da «seconda settimana». Ischerzato in tre set da Daniel Evans, mezza porzione di fulgido talento british. Piacevolissima sorpresa. Da anni in rampa di lancio ma bloccato da un grave infortunio. Ceno guardano qualche scorcio del match sul «Grandstand». Bernard Tomic affronta Ramos. Una sofferenza indicibile. Rema dietro la riga di fondo, in balia dei venti e di un avversario che non è Nadal, ma un normale mancino ridicolizzato anche dai «Picassi», con tanto di smorzata e pernacchietta annessa. L’australiano soffre, annaspa. Va sotto. Si salva con orgoglio, chiudendola al quinto. Le tristi vicissitudini familiari hanno il loro, enorme, peso. La vittoria potrebbe dargli fiducia, ma davvero il ragazzo è parso in grande confusione. Uno spaesato gattino storpio sull’autostrada. Altro che il «Gattone Mecir» cui fu improvvidamente accostato.
Già detto di chi smetterà, c’è anche chi ancora lotta con animo indomito, malgrado acciacchi ed età veneranda. Venus Williams a New York dà sempre il meglio, toccando vette fashion inimmaginabili. Unghie, super anelli, acconciature eccentriche e multicolori, vestiti da sera. Ieri, fasciata in un vestitino tempestato da fiori e rose selvatiche (li disegna lei, Venere, nel suo civettuolo vezzo-hobby), trova anche una grande giornata tennistica. Un graffio antico, con cui stende Kirsten Flipkens in tono dimesso, lasciandole la miseria di tre games. Per lei ora si spalanca un interessante varco nel tabellone ma, aprendosi in un bel sorriso, la immagino dire «prendo tutto alla giornata, quel che viene è un regalo».
Lotta con la consueta generosità Kimiko Date, contro la solida argentina Ormaechea (appena ventidue anni più giovane), ma non sembra bastare. Diretto ad un rutilante concerto di un gruppo andino in piazza, la lascio sotto di un set. Con animo rassegnato, pur conoscendo la sua indole di guerriera samurai. Apprenderò in mattinata della sua, onorevole, sconfitta, in due set tirati.
Serena Williams, quando dormivo della grossa, maltratta Francesca Schiavone: 6-0 6-1. Mentre scrivo queste frescacce, mi capita di vedere questo:

http://www.youtube.com/watch?v=O-eZw9al6X8
Non male, direi. Oltre alle urla da savana, due o tre scambi splendidi e feroci. Roba che non si vede nella Wta in un anno intero. Una Schiavone al suo massimo, e tirata a lucido, quasi commovente. Ma che non riesce (e non può) andare oltre al game della bandiera. Incoraggiante o avvilente, fate vobis. Punteggio a parte, in quel modo, contro una simile Serena, tra le prime venti possono giocarci in poche.


5 commenti:

  1. Caro Picasso, in primis il mio personale saluto a James Blake, ci mancherà la sua atleticità e soprattutto quel segno dell'abbronzatura stile aureola.
    Lo saprai già ma in nottata abbiamo perso il lettone milionario, niente da fare la costanza di rendimento purtroppo non è in vendita.
    Alla prossima

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    1. Mai stato tra i miei grandi favoriti, ma era uno di quelli piacevolissimi da vedere. Molto più dispiaciuto per l'addio del belga semovente.
      Visto solo i risultati, Ernesto quello è. Non va preso sul serio, mai. Grande invece Francone Dancevic, Eroico. Alla prox.

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  2. L'Ernesto (alla milanese) rimane un cruccio epocale.
    Ho visto la partita Gulbis Raonic a Montreal, e non passava un punto dopo il quale mi chiedessi cosa ci sta a fare nel circuito quello spilungone sgraziato. Altro che numero dieci del ranking.
    Poi sul quattro a quattro del secondo set (o era il terzo?) mi sono reso perfettamente conto che Gulbis non ha tutte le fascine al coperto ("fassine al cuerto" in dialetto veneto).
    Per un'inezia senza senso ha inscenato una pantomima da ricovero urgente in un centro di salute mentale, talmente fuori luogo rispetto alla verità inequivocabile del match (vittoria facile al terzo), che solo una pasticca di lsd trangugiata furtivamente durante una pausa di gioco avrebbe potuto giustificare.
    E' poi riuscito a rientrare mentalmente nel match, che avrebbe sicuramente vinto se non avesse sprecato tante energie nel malcapitato episodio.
    Ho la netta sensazione che il ragazzo non abbia limiti di concentrazione, ma sia vittima di incontrollabili frenesie comportamentali che solo con sforzi immani, infinitamente superiori a quelli che gli servono per giocare uno dei migliori tennis al mondo, gli consentono qualche volta di sedare.
    In sostanza egli non gioca a tennis, che quello gli viene naturalmente forse meglio di tutti, ma si intrattiene costantemente a sperimentare le povere doti della corteccia prefrontale mediale del suo cervello, sulle quali madre natura ha evidentemente risparmiato.
    Ovviamente avevo visto anche il turno precedente con Murray: un capolavoro.
    Insomma questo mille era suo (Pospisil in finale!!!!).
    Scritto sulla pietra.

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    1. Lo "sgraziato canadese" non mi piace, ma ha braccio e colpi devastanti. Con la guida di un allenatore capace e superando smarrimento e confusione tattica di cui è stato spesso vittima nell'ultimo anno, altro che top 10. Potrebbe anche stare nei 5 (basta vedere chi ci è arrivato). Finale di Masters 1000 non è male, ma ho i miei dubbi sul fatto che Ljubicic riesca nel miracolo.
      Tutto questo, alla fine, per dire che Gulbis è "tennisticamente mentecatto". Un po' lo si sapeva. Io penso invece che anche con quella "testa matta", ma con la voglia di giocare e allenarsi (il minimo sindacale) come un tennista normale, avrebbe in bacheca un paio di slam. Se per vincere debbono essere tutti, mentalmente e come comportamento, degli impiegati delle poste, non ci si diverte più. Lui per me ha un grande carattere. E lo si vcede da come affronta i big. Il suo problema non sta proprio nella concentrazione. Quanto alla sufficienza con cui gioca contro molti tennisti. Ego debordante all'eccesso. Affrontando i grandi nomi, si trova meglio. Non è un caso.
      Questo Masters era suo? Pospisil in finale? E perché, grazia ricevuta? Ok,che tu metti sempre pietre (finali e decisive) sulle questioni, ma: il DETTAGLIO Nadal? Trascurabile. C'era, sì? Lo avrebbero sequestrato? fatto fuori le contraeree nemiche? rapito Al Queda? Boh

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  3. Ecco...vedete?????
    E' tale l'entusiasmo, ma anche la frustrazione, con le quali mi trattengo su Gulbis che ho persino scombussolato il draw di Montreal.
    Pospisil l'avrebbe incontrato in semifinale, e poi.....chi avrebbe incontrato in finale???
    Non riesco a ricordarmi il nome del vincitore. VOI????

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.