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mercoledì 18 dicembre 2013

NADAL, LLAGOSTERA VIVES, DOPING E VECCHI MERLETTI






Caram(m)elle gommose, cioccolate, luci e fontanelle illuminate a Piazza Navona versione presepio diabetico. Lo spirito natalizio m'infonde nell'anima un'inspiegabile bontà «dindondante» e voglia di prendere tutti a sprangate nelle gengive urlando come Pappalardo.
Storia di pochi giorni fa: la squalifica per doping di Nuria Llagostera Vives, doppista di un metro e quaranta scarso, per trentacinque chili di peso, esagerando. Già compagna di Maria Josè Martinez Sanchez (magone) e Francesca Schiavone (ahuiiih), ma famosa soprattutto per aver posato seminuda. Bene, mi dico. E' la conferma di quanto pensavo, ebbro di limoncello e «Jingle Bells». Vedi Nadal, Djokovic o Ferrer schiumare bava verde come belve radioattive e il tuo animo di dietrologo da far invidia a Malgioglio e ai Fattisti pasce nutrendosi di biada ammuffita. Poi ragionando a mente fredda capisci l'ingiustizia dei tuoi sospetti. Meno probabile, visivamente sconcertante rispetto a chi corre e randella per ore, ma possibile che ricorra ad aiutini anche l'artistoide superdotato (di braccio) dal fisico esile, desideroso di maggiore tenuta. Quante volte, o voi miserabili qualunquisti, avrete conosciuto una vestita come una mignotta sulla Togliatti, poi rivelatasi illibata quasi-santa? E quante altre una bardata come Maria Goretti, svelatasi nel segreto del talamo una pornostar mancata? L'abito e il trucco non fanno il monaco. Ogni tanto.
La piaga doping è complessa e sfaccettata, non è questione di classifica e ore giocate, ma di chi vuole andare oltre la sua, personale, soglia: un top ten con l'obiettivo di diventare numero uno come il numero 500 che mira ai 300. Tanto un doppista per non afflosciarsi dopo un set, quanto chi mira a stare in campo dieci ore in due giorni senza crepare. Il viagra può prenderlo chi non riesce a farsene una e chi, pur arrivando tranquillamente alla terza, dalla quarta in poi esige una spintarella. Persino io, ai tempi in cui ancora stavo in piedi, in un doppio da circolo, avrei potuto ingurgitare una bombetta prima che vedessi la beata vergine, sorridente, mostrarmi il dito medio sopra la rete.
Considerazione alla buona, banale, semplicistica (l'ho sentita pure a uno dei forconi in piazza), per avvinazzati al bar davanti a puntate immaginarie del «Processo del Lunedì» versione tennistico. E la squalifica della gnometta iberica è una conferma. Vien quasi da vergognarsi e chiedere scusa d'aver malignato solo sui soliti energumeni versione di Hulk. Sembra un assist perfetto al nostro Lazzaro di Manacor. Uno si attende colga la palla al balzo e dichiari: «Meh, brutti forcaioli impiastri, figli d'un Travaglio, avete capito ora quanto il doping non riguardi solo tennisti da maratona di New York applicata al pugilato tennistico? Come la mettiamo, ora, stronzonacci?».
Passano poche ore ed ecco l'intervento di Nadal.
«Squalifica assurda. Chi gioca il doppio non ha bisogno di aiuti esterni. Noi che giochiamo ad alti livelli sappiamo come funziona il tennis». (tradotto per i non udenti: il doping serve solo per i tennisti di singolare, di alto livello, in campo per ore. Noi top 4 ad esempio, ne abbiamo tanto bisogno. E voi per vedere quel sublime spettacolo da corrida per ore e ore, dovete accettarlo. Come ingiusta è la regola del «time violation» per noi supereroi. Altrimenti come fate ad assistere a quegli scambi mozzafiato da scannatoio? Capito, maledette toghe rosse della federazione? - a trovarne una -). Manca solo il nome e la firma. E rimani si sasso. Senza parole. Proprio non ce la fa. Per una volta che potrebbe, se non smontare, almeno rendere meno forti i sospetti (spesso fastidiosi anche per chi come me non ne apprezza il tennis), va in senso contrario, dalla stessa parte di chi lo accusa. Niente. Non raccoglie l'assist e spara alle stelle a porta vuota, da mezzo metro. Manco Blisset dei bei tempi.
Rafinho pesta merde in sequenza. Come non bastassero gli epici svarioni, ormai storia: l'impeccabile antidoping (quando invece Murray, Djokovic e Federer, non tre pizzaioli fermati per strada, reclamano controlli più seri rispetto agli attuali, quasi nulli), le difesa di Contador e le bistecche contaminate, il sostegno quasi sbeffeggiante alla «campeona» Dominguez, assolta solo perché le intercettazioni buone per inchiodarla non furono ammesse. Immaginate per assurdo «la saponificatrice di Correggio» assolta perché la confessione d'aver smembrato, bollito e reso saponette alcune vittime non è ammessa in processo. Un po' di dubbi su chi ne decanti le lodi di filantropa e pioniera della cosmesi, vi vengono. Sul buon gusto, almeno. Parla di attacco alla Spagna sportiva per i suoi tanti successi, quando è sotto gli occhi di tutti il tentativo iberico d'insabbiare tutto, a differenza di quanto avviene altrove. La distruzione delle sacche di sangue e i nomi di chi era curato dal dottor doping Fuentes, dovrebbero bastare a capire.
E allora perché, Rafinho, continuare con queste dichiarazioni buone solo ad alimentare ridda di voci incontrollate? Perché, perdio? Per potersene poi lamentare, facendo vittimismo? Sibillini messaggi stile pizzino? Inconscia richiesta di aiuto tipica dei serial killer?
Boh, vallo a capire, è Natale. 


4 commenti:

  1. In effetti pic in Spagna verso il doping c'è un atteggiamento quantomeno sospetto,strano in un paese (che io amo tantissimo)e per molti aspetti molto più civile a mio avviso del nostro,le dichiarazioni di Rafa mi confermano tutto cio',non credo intendiamoci essere in presenza di una nuova Ddr pero'......vabbeh da domani si riprende a giocare ad Abu Dhabi,tanto interesse nel rivedere Murray e i sicuramente'ricaricarti' Rafa e Ferrer...a proposito pic auguri di un felicissimo Natale,ciao da Ste(alluvionato a Milano sognando il carube)

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    1. Siamo lontani dalle mostruosità dell'est anni '70. Mai detto e pensato. Chiaro però che c'è un certo ed evidente (se non si è orbi o tifosi) attitudine a voler coprire e proteggere i propri atleti. Insabbiamenti, distruzione sacche di sangue e copertura nomi, l'affare Dominguez e Contador, etc. L'esatto contrario di quanto avviene in altri paesi, tra cui l'Italia, in cui per una semplice sospensione cautelativa nascono quattro o cinque procedimenti penali. Roba che manco al Capone.
      Auguri anche a te Ste, anche se in ritardo. E buon anno.

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  2. Ciao Picasso. Solo oggi mi sono "sintonizzata" sul tuo blog per constatare che ho mancato ben due appuntamenti. Grazie, il tuo resoconto del torneo alla Royal Albert Hall è bello vivace. Diavolo d'un McEnroe ! Purtroppo, non ho potuto vederlo.
    In quanto a "Doping e Merletti", caro Picasso, comincio a pensare che il buon Rafael Nadal deve avere un cervello piccino, piccino. Chi glielo fa fa a dire certe sciocchezzuole ? In difesa poi di un'emerita sconosciuta. O era, il suo, un intervento in difesa dell'orgoglio della nazione ? Concordo con te, se taceva era meglio.
    Auguri, Picasso, auguri di un Felice Anno 2014.
    Anna Marie

    P.S. Ho letto che i Federer sono felicemente incinti ! E che dire della coppia Boris Becker-Novak Djokovic ?

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    1. In tutta franchezza non so se quella di Rafito sia ingenuità o consapevole voglia di mandare segnali nel vento. O, probabile, sia una distorsione mentale mia (di molti altri) nell'essere prevenuti su di lui.
      Certo è che un bel tacer non fu mai scritto.
      Becker-Djokovic sembra una barzelletta. Edberg-Federer un po' meno, ma sembrano comunque trovate pubblicitarie. Vedremo sul campo cosa cambieranno.
      Ciao Anna Marie, buon 2014 anche a te.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.