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giovedì 13 febbraio 2014

«DA GATTONE» MECIR A «MICETTO» MECIR, PASSANDO PER QUINZI (SALVATELO DALL'ITALIA)







Lunedì devo fare degli esami medici a Milano. Perché questo sfoggio di propri miserabili cazzi nell'incipit-cappella? Perché nella visita lampo e romantico week end in terra padana (sto facendo il visto, sperando non sparino a vista sul gommone immaginario) nel mezzo di un frivolo puttan tour da post San Valentino, potrei fare una capatina a Bergamo, guardando un po' del torneo challenger.
Vedo la lista dei partecipanti: vere attrazioni Quinzi e il rientrante Bolelli, l'essenza del tennis italiano, passato/presente e presente/futuro. Un briciolo di talento piombato incapace (o senza la voglia) di migliorarsi il primo, diciottenne predestinato l'altro, che rischia di essere l'esempio più clamoroso di eiaculazione precoce tennistica, causata da astinenza dell'appassionato italiano, devastato da trentennali pippe compulsive guardando le foto di Nadal e Federer con non comune afflato onanista.
Poi avvolto dalla tristezza rivedo qualche video del compianto Roberto Freak Antoni. Geniale, sarcastico, intellettuale, cantante demenziale degli Skiantos, morto dopo una lunga malattia. Ben consapevole di come «in Italia non convenga essere intelligenti», si vantava di aver avuto 35 anni di insuccessi e fallimenti «perché – diceva – troppo facile avere solo qualche mese di insuccesso, 35 anni invece non è da tutti». Talento mai riconosciuto, tranne che nei social, post mortem. Perché oltre ad essere intelligenti, in questo paese non c'è gusto nemmeno ad essere vivi. Se questo non l'ha detto, l'avrà pensato.
La tristezza diviene avvilimento tendente al suicidio con la conferenza stampa del Premier Letta. Terreo in volto come chi si è praticato l'autoasfissia petomane, propone «Rilancio - sob - Italia», forse contenente immagini porno anni '80 o filosofici fogli bianchi. Un testamento, temo. Provo imbarazzo e pena per la sua testarda, garbata voglia di sottrarsi al patibolo.
Così avvilente che viro sul challengerone/quinto slam di Berghèm con ritrovato entusiasmo e l'idea di andarci per il fine settimana si fa concreta leggendo Miloslav Mecir in campo. Ogni volta quel nome mi provoca un fremito di senile entusiasmo, nostalgica erezione (vabbè non esageriamo, che prendendo per seria un'espressione faceta, qui si creano mostri convinti).
Non è il celeberrimo «Gattone», ma il figliolo, discendente di felina stirpe Mecir. Da lontano sembra di vedere la sagoma del babbo, tornato sulla terra per insegnare tennis agli sciocchi. Una fugace impressione confinante con l'illusione. Stesso fisico allampanato, barbetta e crine rossiccio da randagio di annoiata eleganza. Dura solo qualche istante quell'illusione, perché il «micetto» è tennista moderno. Pur simile nella preparazione, il padre con quel servizio un paio di slam li avrebbe portati a casa. E, malgrado una strabiliante somiglianza nel portare i colpi, la classe del genitore è solo un vago miraggio.
Non è certo una promessa Miloslav jr, generato nel 1988, anno di grazia a vittoria olimpica, anzi, da anni gira senza sussulti per tornei minori. Niente di speciale e inadatto al tennis moderno quella copia sospesa nel tempo di un tennis che fu. Fino al guizzo che lo scorso anno lo porta vicino ai primi 200, che è già molto.
Guardo, incuriosito, sforzandomi di credere all'illusione. Il cagnaccio tonto Struff spara missili e insegue il furbo felino slovacco che si salva in modo miracoloso, prodigiosamente in bilico sul muretto, da cui non cade mai. Tre match point annullati e incontro portato al terzo. Due punti, distratto come sono nel condire le patate bollite, mi fanno sussultare. Bomba tedesca a investire l'apparentemente fermo slovacco che si allunga a due zampe, arpiona la pallina trasformando il recupero in languida smorzata. E poi altro scambio in cui sgonfia i due scaldabagni teutonici, anestetizza lo scambio e parte, improvviso, con vincente accelerazione di rovescio incrociato, strettissimo. Miloslav rivive.
Poi tocca a Quinzi e le belle scene di prima rimangono un ricordo. Poco spazio per le considerazioni tecniche. Quinzi è storto, indecifrabile, inadatto al veloce. Frenetico, ingobbito, ancora un cantiere su cui c'è il cartello «lavori in corso». Normale per uno che ha appena compiuto 18 anni e muove i primi passi nel tennis dei grandi. Altrettanto che una vecchia lenza come Hernych gli infligga una dura lezione. Meno normale per il pubblico, impaziente e submentale. Sulle tribune a Bergamo sembra ci sia ignobile rappresentazione degli utenti che da mesi delirano per siti tennistici. Asiogeni «ohhhh», insostenibili «dai Gigi, daiiii» ad ogni punto. Per non parlare di fischi, belati e ululati (di minuti) appena una palla vicina alla riga non venga chiamata in favore del predestinato italiano. Roba mai vista, in nessuna parte del mondo, nemmeno in Cile, a Panama o ex Congo Belga coi propri tennisti. In ogni parte del mondo non si arriva a certi livelli di tifo calcistico, bestiale. 
Manca la cultura tennistica a questo paese, da sempre, esasperata da trent'anni di digiuno e pugnette. Il tutto rende quello che vedo (reggo dieci minuti) imbarazzante. E asfissiante per il povero ragazzo. Che qualcuno di buona volontà lo salvi, tenendolo lontano dall'Italia.


6 commenti:

  1. Ciao Pic,

    so che se non ne scrivi probabilmente non lo starai seguendo e mi dirai mbè ma che vuoi da me, ma oggi in campo a Rotterdam c'erano la bellezza di Gulbis-Dimitrov, Haas-Janowicz e Kholi-Gasquet! A sugellare l'inutilità estrema del mio post posso aggiungere che non ho visto una sola palla di questi 3 incontri perchè Supertennis è scomparso dal mio digitale terrestre da giorni, succede quando pioviccica.

    Quindi sostanzialmente aria fritta, mi giustifico dicendo che era giusto per fare un saluto

    Ciao
    Klimt

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    1. Sì, tre grandi abbinamenti, anche se non li ho visti. In ipotesi molto divertenti. Visto solo qualche scambio tra Haas e il fesso Verdasco l'altro giorno, ad ora di pranzo. Tommy sembra alla frutta. Ma anche Gasquet. Gulbis e Dimitrov, pur diversissimi, attualmente si equivalgono.
      Alla fine, solo leggendo i nomi, temo se lo giocheranno Del Potro e Murray.
      Ciao a te Klimt, a presto

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  2. Ho visto dal vivo Quinzi a Recanati e mi aveva fatto impressione migliore di martedì. Mi lascia perplesso il servizio e con un colpo così debole oggi nel tennis moderno non vai da nessuna parte, però se non ci lavorano ora su servizio e tutto il resto quando a 30 anni?
    Sul pubblico hai ragione è stato spesso maleducato e lui sulla palla contestata nel t-b è uscito dal match. Lavorare fuori Italia non può che fargli bene, infatti ho sentito che andrà in cina con possibilità di giocare molte partire e fare punti.

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    1. Ma sì, per me è più che normale che a 18 anni si pensi a lavorare e che un ragazzino abbia un certo smarrimento. Sì, servizio debole. Tolto Volandri, tra i cento uno senza servizio non c'è.
      Quanto alla polemica nel tie, è chiaro che un tifo simile, becero e partigiano, finisce anche per confondere un ragazzino come Quinzi (già di suo sempre polemico), che inconsciamente si costruisce alibi.

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  3. Ciao Picasso. Giusto per rallegrare un po' il tuo "Valentines Day" (dopo il "slam" di Bergamo): a Rotterdam Ernests Gulbis ha battuto oggi Juan Martin Del Potro. Più tardi giocheranno, a parte Murray con Cilic, anche Philipp Kohlschreiber vs Igor Sijsling. Ho visto il Kohli ieri, molto concentrato sull'arte del tennis. Proprio un bel vedere. Janowicz vince sì vs Haas, ma oggi cede a Berdych vincendo il primo e perdendo gli altri due set (con tanto di teatrini).
    Poco fa, ho fatto un salto a Doha (un fulmine sono) e ho fatto in tempo a vedere le ultime battute di Simona Halep vs Sara Errani (6:2, 6:0).

    Mi rendo conto che una signora non dovrebbe ridere per alcune cose che hai scritto. Ma visto che nessuno mi vede, alé, mi diverto.

    Ti auguro una felice domenica e ti saluto cordialmente.

    Anna Marie


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    1. Anche Sijsling (che credo giochi contro il Kohli o ha già giocato) ha un bellissimo tennis. Con Del Potro fuori se la giocheranno Murray e Berdych, a meno di sorprese. Il lettone quello è, magari in Olanda, tra coffee shop e ragazze in vetrina, avrà trovato i giusti stimoli.
      Errani, per caritadiddio.
      Se Romina Oprandi avesse la sua abnegazione, voglia di soffrire e/o salute, averebbe vinto una manciata di slam. E se mio nonno avesse le ruote sarebbe una cariola. Invece Rominuzza è rientrata dopo otto mesi a Midland perdendo 7/6 6/0 da Pervak.
      Ciao Anna Marie, buona domenica anche a te.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.