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martedì 22 aprile 2014

IL MASTERS 1000 DI MONTECARLO CAMBIA VERSO CON WAWRINKA E FEDERER






Svolta epocale nel Principato, primo grande appuntamento su terra rossa stagionale. La scuola elvetica detronizza quella podistico-robotica iberico-serba. Fed Cup: Disfatta italiana a Ostrava

Stan Wawrinka. «Vince Wawrinka, in finale proprio contro Federer, suo Mentore, Leggenda Inimitabile, Divina, Imperitura...», e via di prona celebrazione dell'Altissimo appena risorto dopo tre giorni. E allora capisci che il povero Stan non uscirà mai dalla sindrome del «secondo». Giornalisti peggio di quelli della Moto GP, quando invece di esaltare il vincitore Marquez si genuflettono al mito Valentino Rossi che con lui ha perso in volata. Tre paginoni sulla rosea, poi un trafiletto: «Ah, ha vinto Marquez. Tra l'altro». Ma basta così, che Pero/Bertolucci sono anche bravi (immagino l'occhio strabuzzato, del solito: «Ma come, ne parli bene? Non li vuoi sbranati da animali feroci? Vergognati!»). Smaltita la sbornia australiana, Stan verga tutti. Trattenuto nel braccio, nelle belluine esultanze e in tutto nella finale contro l'amico-leggenda-connazionale, libera mente e braccione solo dal tie-break del secondo. Contenuto anche nell'esultanza finale.

Roger Federer. Complice il forfait in uno nei prossimi tornei causa parto di Mirka (Binaghi disposto a costruire notte tempo una sala parto nella Supertennis Arena, pur di averlo a Roma), Federer dirotta all'ultimo momento sul Principato e per poco, con la bellezza delle cose non programmate, non gli riesce il colpaccio del primo successo a Montecarlo. Torneo perfetto fino alla finale in cui Roger Fred Astaire Federer canta e balla «Singin' in the rain», nella fitta pioggerellina. Incrocio sulla carta splendido: i suoi colpi in controbalzo e punta di piedi contro le tronfie sberle dell'amico Stan. Il brutale rovescio di Wawrinka a impattare il dritto fiammeggiante di Federer. Attese un po' deluse dall'effetto derby/amicizia e alla fine Roger paga una sudditanza al contrario, mancando della giusta cattiveria per chiuderla.

Ferrer/Nadal. Ogni volta che Ferrer batte Nadal la vicenda dovrebbe confinare con una fiaba, romantica, avvincente, commovente, demente. Non fosse per un confronto di bruttezza epocale, da incubo notturno post peperonata. Tremendo, terrificante, da proibire per legge (grillini in fermento). Giorni fa, umile e afflitto, Ferrer si diceva rassegnato a non poter più ottenere gli stessi risultati del passato. Solo tattica, Nadal style: si nascondeva come ratto travestito da faina, concentrandosi sulla stagione terricola. Tutto perfetto, poi arriva Wawrinka con piglio da sicario e lo nerba con una violenza da chiamare il telefono azzurro.

Novak Djokovic. Dolente al braccio, si arrende in semifinale. Fatale gli fu l'ospitata da Fazio, che per poco non gli chiede come funziona il fuorigioco nel tennis, di fare una capriola in studio e dire «cacchina» assieme alla Littizzetto.

Thomas Berdych. Affonda tre yatch ormeggiati sul porto di Fontvieille. E una portaerei nel Mar Caspio.

Fabio Fognini.
- «Io ci metto sempre la faccia!»
- «Io pure il culo e, talvolta, la minchia»
- «Lo ricordo a te e a tutte queste merde, che io la faccia ce la metto sempre!»
- «Fino a quando non ammettono le mascherine da porno amatoriale o burlesque, ti tocca, Fabie'!»
Quel «ma baaastaaa» della telecronista riassume tutto. Il compiaciuto atteggiamento bimbominchiesco da teppistello che dopo aver ricevuto una nota contesta insegnanti e genitori, ha stancato. Quando vince scrive al mondo, sulla telecamera, «continuate a rosicare». Se perde in modo penoso, smettendo di giocare quasi a fare un dispetto all'umanità, rimprovera le «merde» che lui «la faccia ce la mette sempre». Ha sempre ragione, amen. La sindrome da accerchiamento spesso funziona (vedi Mourinho e il suo parruccato copia-incolla Conte), ma finisce col renderlo stucchevole macchietta di se stesso, in cerca di alibi. Volendo abbozzare un discorso tecnico, non essendo salito sulla carriola del vincitore dopo il successo in Davis con Murray-Fantasma Formaggino, non lo getto nel fosso dopo una sconfitta con Tsonga (che se la ghigna, sornione): pur migliorato, rimane ancora tennisticamente/mentalmente inferiore a uno Tsonga pasticcione e in calo. Anche su terra. It's so easy.

Andreas Seppi. Federer «machissei, ahò». Un tweener che levatevi tutti. E poi, con piglio da istrione durante un'elegia funebre, si porta la mano all'orecchio per sentire l'ovazione della terrazza dei Principi. Foto del torneo.

Fed Cup, Caporetto totale. A Ostrava affonda la nazionale italiana. Esito scontato, ma che poteva essere meno avvilente evitando di esporre Sara Errani al pubblico ludibrio tennistico. Sul velocissimo tappeto predisposto dai cechi, come su carpet e cemento anni '80/'90, la romagnola è senza armi, non vale le prime 150. Un bacherozzo senza elmetto, rullata e in balia di una Safarova qualsiasi (mica Tyson Serena). Spettacolo straziante. Contro la spiritata mancina ceca ci voleva la classe e il braccio di Romina Oprandi (2-0 nei precedenti: 2/6 6/3 7/6 e 7/6 4/6 7/6), ma è svizzera e malconcia. Con Vinci (onorevole e più adatta al veloce) al posto di Errani e una Giorgi in palla, avremmo almeno evitato la penosa asfaltatura, ma Barazzutti schiera Robertina solo nella seconda giornata, per risparmiare l'umiliazione sportiva ad Errani (contro Kvitova i quotisti offrivano il double bagel a prezzi modici). 



4 commenti:

  1. Stamattina Federer dichiara "Credo che Fognini abbia fatto capire che noi tennisti siamo uomini". Una scoperta sensazionale.

    Nella semi di FedCup, Robertina su quel ghiaccio si trovava meglio della sua compagna ma pure lei viene da un inizio stagione terribile e non credo sarebbero cambiate le sorti. Ci saremmo giocati la finale solo con una Flavia versione IW.

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    1. Elegante dichiarazione, per non infierire. Nello stile del personaggio. Preferisco l'ironia di Tsonga.
      Fed Cup. Stante che bisognava puntare ai due punti di Safarova per giocarci tutto nel doppio e che sono discorsi fatti sulla carta (straccia): con Pennetta e Giorgi/Vinci ci avremmo provato. Con Vinci e Giorgi si poteva puntare a una sconfitta meno umiliante.

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  2. ogni volta che sento qualcuno dire "io ci metto la faccia" come se fosse un eroe mi chiedo veramente cosa ha in testa questa gente, come gli allenatori, di calcio, laa squadra perde e loro sottolineano che ci mettono la faccia, e chi dovrebbe mettercela? il massaggiatore?
    e cosa c'entra il papa di fognini poi? che colpe ha della sconfitta del figlio?

    boh!?

    talento sprecato cmq....
    seppur meno spettacolare preferisco la determinazione alto atesina di seppi

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    1. Infatti, in un tennista professionista o sportivo, è una frase senza alcun senso. Anche ridicolo pensarci.
      Senza citare quello che ha combinato a Barcellona. Sono ragazzi, capitano dei cedimenti mentali (in lui ancora di più, essendo predisposto per carattere), ma così diventa una farsa. Lui e il suo emulo d'oltralpe Benito Paire (che almeno pare avere un infortunio serio).
      Seppi e Fognini sono praticamente all'opposto, tennisticamente, fisicamente, caratterialmente. Se devo prendere un italiano, prendo Lorenzi che fa serve&volley a San Luis Potosi, diventando l'idolo del pubblico.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.