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sabato 22 agosto 2015

Kyrgios, Wawrinka, Vekic, Kokkinakis; e il tennis tra bimbiminchia, gossip girl e moralismi d'accatto







Cos'è successo all'ingessato mondo del tennis, passato dalle rivalità velenose di Lendl e McEnroe, all'idillio plastificato tra Nadal e Federer, per ridurlo alle recenti scene da avvinazzati in un saloon del Far West riprodotto negli studi del Grande Fratello?
Paura, eh?
Bisogna tornare indietro di qualche giorno, a una notte canadese. Di quelle umide e fumose, con ancora l'odore della pioggia caduta nel pomeriggio mescolato agli hot dog sbruciacchiati. Nasce quella sera l'orrida spirale di orrore da guitti senza palle abbattutasi sul tennis. Sul centrale Montreal Wawrinka e Kyrgios si danno battaglia, il veterano campione e lo sfrontato giovanotto dal carattere difficile, con in testa una cresta da iguana metà viola e metà gialla, che odia il tennis, il mondo, e ciondola come caricatura di un rapper del Bronx con catena al collo. E' amico, connazionale australogreco e coetaneo di Kokkinakis. I gemelli bimibiminchia. Uno è Bieber col ditone in bocca come marchio di fabbrica, l'altro un Balotelli che imita Fedez credendosi Tupac.
Sul campo è però un bellissimo confronto di stili e caratteri, tra Stan e Nick. Violento, pugilistico, senza esclusione di colpi, sberle tennistiche e parole grosse. Poi arriva l'affare. In favore di telecamere e microfoni, Nick scandisce: "Kokkinakis si faceva la tua ragazza". Facciamo ordine, perché i non avvezzi non sapranno di cosa si parla. La ragazza in questione è la ninfetta croata Donna Vekic, promessa della Wta e, secondo i tabloid, nuova fiammetta del butterato svizzero, nonché causa del divorzio tra lo stesso fedifrago e la moglie.
Il ragazzino gioca sporco, provocando, come in un match di boxe. Perché quello è, mica nobile arte tennistica che rimanda a Tilden e Borotrà. Il veterano abbocca e cede come un pivello. Poi negli spogliatoi la presunta rissa da Far West.
Apriti cielo. Dottrina e Giurisprudenza dibattono animosamente: verbo al presente o al passato? Kokkinakis (quello col ditone in bocca) si bombava la Vekic o se la bomba tutt'ora? Questa seconda sarebbe gravissima, perché Stan ne uscirebbe da fedifrago e cervo e la Vekic un peperino avvezzo all'arte del doppio misto. Viene in soccorso il solerte Signorini (con ausilio di Scanagatta, credo): Beh vabbeh, quella tra il bamboccio e la ninfetta era storia ben nota, un amorazzo da brufolosi teenager sedicenni.
Si aspettava da tempo una simile storia, grufolante e pruriginosa. Stan corre dalla maestra, invocando provvedimenti esemplari per l'insolente canguro ellenico dalla cresta viola iridescente. Istanze prontamente accolte, ovviamente. Si muovono all'unisono: Atp, Wta, Btp, Bundesbak, Fao, Onu. Si levano contro di lui anche gli strali di Nadal e Sua Eminenza Divina e Immortale, Papa Federer. Nick ha le ore contate. Qualcuno parla di un imminente bliz organizzato dalla Cia, stile cattura di Bin Laden, per assicurare Kyrgios alla giustizia e spedirlo a Guantanamo.
Nei media avvampa la polemica e si sguainano sanguinose forche. Improvvisati Travagli chiedono a gran voce punizioni esemplari: squalifica a vita, castrazione chimica, radiazione con esposizione al pubblico ludibrio e frustate, pena di morte con impiccagione all'alba sul centrale di Wimbledon come monito ed esempio a protezione di uno sport dal candore accecante, con Federer e Wawrinka che officiano la cerimonia in abiti tipici, Stan boia, Roger Monarca col pollice verso. Bruciato vivo sulla Rod Laver Arena, e così via...
C'è però chi concede le attenuanti al reietto, scivolando su tematiche moralistico religiose assai profonde: perché Stan non è mica poi questo stinco di santo. Ha mollato moglie e figlio per una ragazzina appena maggiorenne, ora. Un paio di Pater Noster al giorno anche a lui non glieli leva nessuno.
E come trascurare Donna Vekic? Perché questo, signori miei, è uno sbalorditivo spaccato della nostra società. La bionda ninfetta diviene in un lampo la nuova “Dama bianca”, pietra dello scandalo, una rovina famiglie, rea di aver avuto una storia con due tennisti. Dicansi due. Si va dal “Chi dice Donna dice danno” a un irresistibile doppio senso da submentali ripetenti alla scuola media “Alla Vekic piace il Kokk”.
E quindi?
Per i media e il mondo del tennis tutto: Kyrgios è un pericoloso delinquente a piede libero, Wawrinka la vittima (sebbene fedifrago), la Vekic una rovina famiglie e tennisti, Kokkinakis (quello col ditone in bocca, sempre) un chiavatore. Pensate un po'.
Poi, nei giorni seguenti, inatteso, ecco entrare in campo Gasquet, oscar per il miglior attore non protagonista. Magnificamente senzapalle, fa l'amicone e spazza via i due giovani giullari aussie a suon di sberle sapienti e languidi colpi di fluetto. Uno dopo l'altro. E ci libera dal male e dai biberoni.
Il tennis non è boxe o calcio, sento raccontare in giro. No, è diventato qualcosa di peggiore. Finto, plastificato, con mocciosi fieri di stupire e il dovere degli altri di dare ai nostri figli il buon esempio al posto della predica in chiesa. Buon Dio, pietà. Come se urlacci, insulti, continue violazioni del regolamento per fottere l'avversario, Mto finti, bestemmie, pugnetti e raggelanti occhiatacce da guerra santa, fossero più educativi di una frase scema, che non meritava alcun risalto. I figli educateli voi o, se volete, mandateli da un pretone che odora d'incenso.
Qualcuno, figuriamoci, ha tirato in ballo McEnroe e Connors, con tono da esperti (di chi ne ha viste tante e sbuffa superiore). Cazzate, altre. Non erano bambocci vogliosi di far parlare di sé quelli, e nemmeno moralizzatori. Chi può sapere cosa diavolo si dicessero in campo? Forse bestialità ancora peggiori, ma col buon gusto degli uomini, riprovevoli ma veri, di lasciare tutto lì e non frignare dalla maestra. O forse niente. Ma non dovevano educare nessuno. Negli anni '80, lontani dal grande occhio, o anche attualmente nei challenger, per chi mai ha assistito a questi incontri lontani dai grandi palcoscenici, va bene anche un “pensa a tua moglie che adesso sta facendo i pompini alla nazionale di rugby”. Basta non dirlo al campione, in favore di telecamere del Grande Fratello Atp, su un centrale famoso simile a una chiesa, coi bambini che ascoltano invece di andare al catechismo.
Né bimbiminchia sciocchi, né moralisti da due lire. Mi pare democraticocristianamente semplice, la soluzione.


4 commenti:

  1. Diciamo che sia Nick che Kokk sono due cafoni e due tamarri prestati al tennis...la cosa più comica o grottesca della vicenda è che come vendicatore ci sia stato l'uomo col borsello....prima di morire mi è toccato pure vedere Vika ubriaca o strafatta perdere dalla Errani, ma questa è un'altra storia....come gioca la Bencic Picasso...come gioca..ciao
    Stefano

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    1. Nell'ATP si sente la mancanza di personaggi fuori dagli schemi, ma questi due sono la caricatura di scemo + scemo.
      Bencic non l'ho vista. Na che sia destinata a vincere molto è fuor di discussione. Per me ha poco della Hingis, ma è completa e adatta a vincere nel tennis moderno.
      Ciao Stefano, a presto

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  2. Mi hai fatto morir dal ridere e la penso esattamente allo stesso modo. Il duo dei canguri cafoni è semplicemente insopportabile, ma altrettanto insopportabile tutta la Santa Inquisizione che s'è scatenata contro di loro, per non parlare delle beghine moraliste. E Wawrinka, mamma mia che piagnone, c'aveva ragione la Mirka su di lui. Complimenti per l'articolo, quel che ci voleva dopo queste settimane di "dibbbattito" assolutamente inutile, penoso e farsesco

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    1. Grazie Julien. Sì, il duo australogreco è cosa veramente brutta. Forse tocca abituarsi anche nel tennis, come nella musica, all'invasione bimbominchiesci/rapperonzola.
      Ma le forche moralistiche (contro Kyrgios, l'altro è inconsapevole a sé stesso) le trovo esagerate, grottesche. In generale, due finzioni ugualmente insopportabili.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.