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lunedì 19 ottobre 2015

CHI FERMERA' L'ORCO DJOKOVIC? PENNETTA SCOTTA






Giusto stilare un ponderoso punto della situazione al termine dello spumeggiante tour asiatico. Il tennis in Cina tira come l'esibizione di Fedez a Woodstock, un libro di Fabio Volo al circolo Jean Paul Sartre di Parigi, si sa. Avvolti da una sinistra coltre di smog, con effetto simile alla nebbiolina del Marakana durante Stella Rossa-Milan 1989, gli eroi della racchetta si sono dati da fare, tra svenimenti, malori e fughe notte tempo.
Mezz'ora nell'inquinamento cinese equivale a due pacchetti di sigarette fumati, dicono gli studiosi. E in un simile proscenio, ideale per Marco Pannella e Camilleri, incurante di tutto, domina Novak Djokovic. Cannibalesco. Bestiale. Impermeabile. Etc...etc...senza enfatizzare troppo alla ricerca di nuove definizioni sensazionalistiche, il serbo in questo finale di stagione ha raggiunto un livello di tennis praticamente inarrivabile per gli altri. Ha davvero poco di umano, a vederlo, il serbo, con truce espressione da tagliagole a impreziosire il macabro quadro.
Tempi bui aspettano il nostro amato sport, con una noiosa tirannia del terrore alle porte?
Esagerato. In questo 2015 qualcuno ha dimostrato di poterne scalfire il sanguinario dominio. Un Wawrinka esaltato come un toro da monta a Parigi, Federer in giornata di ispirazione celestiale, Gulbis che per un'ora mette da parte sigarette e battone. Poco altro. L'effetto dominante del finale di stagione è ingigantito dalla diaspora degli altri. Federer fa solo in tempo ad annusare la mefitica aria cinese, che scappa via, preservando le residue energie per le Atp Finals di Londra. Perde in tre set dal ronzino Albert Ramos, uno che lo scorso anno a Genova fu preso a ceffoni per un set e mezzo da Adelchi Virgili. Fate pure le vostre congetture, rutilanti calcoli, con sfavillio di proprietà transitive. Poi consegnatevi a un centro di igiene mentale. 
Murray? Il selvaggio scozzese, dopo aver battuto la testa, pensa solo alla madre patria Gran Bretagna da portare al trionfo in Coppa Davis. Wawrinka tentenna. Nadal dà flebili, insufficienti, segnali di risveglio. Occhio però a Fognini, che pare stranamente centrato e motivato dal successo della consorte. Il prossimo anno farà il salto di qualità: bebè con Flavia e finale a Parigi, se muoiono in dieci o dodici (segnatevelo). Qualcosa mi attendo anche da Petzschner, tornato a far sentire la sua voce anche in singolare: sconfitto nelle qualificazioni a Stoccolma dal torello italiano Gaio, uno più largo che alto. Ma il prossimo sarà l'anno di rinascita. Il 2016, del resto, per il calendario cinese è l'anno del topo e del coniglio. Occhio.
Passando al tennis maggiore, sabato mi trovo a fare colazione guardando lo streaming del challenger di Ho Chi Minh. Altro che Marines. In Vietnam si fanno largo due eroici pigmei tricolori, Cipolla e Fabbiano, issatisi fino alle semifinali. Già catturati dai produttori di Pechino Express per la prossima edizione.

E le donne, mi bacchetterà Presidenta Boldrina? Certo, avvincente sprint per il Master di fine anno più povero della storia, col rischio non ci sia ai nastri di partenza nemmeno una vincitrice di slam, e due o tre appena dimesse dal nosocomio delle dive. Con un finale di stagione all'altezza si qualifica la maga fattucchiera Agnese Radwanska, stacca il tagliando anche il curioso rinoceronte tedesco Kerber. Si arrende un'incerottata Venus, che pure avrebbe meritato. E poi c'è Favia Pennetta (ci vorrebbe un capitolo a parte le la telenovela venezuelana "I dubbi di Flavieta"). Dopo il trionfo americano sballottolata tra prime pagine, Fazio, Vespa, Vanity Fair, radio, pubblicità dei cetriolini saclà, settimana della moda col fognesco consorte...normale arrivasse svuotata di energie psicofisiche agli ultimi tornei. 
Mi ripeterò, senza voler scalfire la sua impresa: Avendo già deciso di chiudere la sua carriera, più romantico farlo sul centrale di New York, da meravigliosa/meravigliata vincitrice, che in uno sperduto torneo asiatico, sconfitta da un'ucraina numero 400 e rotti. Complici assenze e inciampi delle altre un posto tra le 8 potrà prenderlo, ma mi sfugge il senso.
Ricorro a una maestosa metafora del cazzo:
Metti un grande chiavatore. Nella foga dell'amplesso, eccitato come un cinghiale in calore. La sua amante sembra Madalina Ganea, poi si leva il trucco e diventa Paoletta Taverna. Perderà l'erezione per tre o quattro mesi. Forse per sempre, dandosi alla religione in un monastero di frati trappisti, alla predicazione laica in pubbliche piazze. Così Serena Williams, a un passo dal Grande Slam, decide giustamente di fermarsi.
Metti invece un chiavatore saltuario, estemporaneo, con alle spalle una carriera trombatoria buona, ma non eccelsa. Se gli riesce una scopata pirotecnica con Kate Moss, può appendere il cazzo al chiodo e metter su famiglia. Conscio dell'irripetibilità non ci proverà più. Anzi, spesso per un po' non avrà più stimoli nemmeno per le chiavate abitudinarie, producendosi in cilecche ucraine.

Ovviamente, se Flavia vincesse il Master, pronto all'estremo gesto: ascoltare un comizio di Beppe Grillo, senza essere sedato.


2 commenti:

  1. Vedo e prevedo: per quelli sguardi assassini l'orco Djokovic sarà punito. Cosa prevede l'Inferno Dantesco ?
    Non menzioni o' zappatore. David Ferrer è tornato alla grande, per quel che ho visto. Corre come una lepre, lotta per ogni punto come un forsennato. Non si arrende mai. Oggi alle 16.00 gioca contro Fabio Fognini.
    Con quelle partecipanti al Master vedrai che Flavia Pennetta vincerà. E tu dovrai compiere l'estremo gesto ! (Ma Beppe Grillo fa ancora comizi, non si era ritirato dalla politica ?)
    Ciao Picasso, oggi ti vedo un po' schifato e non ti posso neanche dare torto.
    Ti auguro un rilassante weekend e ti saluto cordialmente.
    Anna Marie

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    1. Terzo girone, tra color che portano una maschera di Hannibal.
      Ferrer, ma per carità. La morte del tennis.
      Pennetta vincente, mha. Non credo proprio, con la testa ormai è fuori. E' lì colo per un'ultima passerella.
      Schifato? Ma no. Cioè, nella media. :)
      Ciao a te, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.