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lunedì 1 febbraio 2016

AUSTRALIAN OPEN 2016: DOMINA DJOKOVIC, CINGHIALONA ANGIE KERBER ESCE DI FORESTA







Ci mettiamo alle spalle una edizione tutto sommato divertente degli Australian Open. Nel maschile finale scontato come un post di Peppe Crillo sugli altri che rubbèno. Tra le donne, clamorosa affermazione di un cinghiale scappato dalla foresta nera tedesca.


Uomini


Novak Djokovic 8. Si poteva sperare solo in un propizio agente esterno. Macchina ormai perfetta e tirannia inscalfibile. Il suo tennis robotizzato annienta utopici volleanti, è ideale per avvilire il virtuoso tennis d'attacco di Federer o quello a specchio di Murray. L'unico modo per batterlo sarebbe addormentarlo, sfidarlo a prendere lui l'iniziativa per poi trafiggerlo a sorpresa con zampate improvvise. Ci vorrebbe un Gattone Mecir dei nostri giorni. Ci prova Gilles Simon (6,5), infatti l'unico a impensierirlo realmente. Gli riesce la prima parte del diabolico piano (addormentarlo offrendogli pallette smunte e flatulenze tennistiche, tre metri dietro la riga), poi gli mancano 1067107 armi offensive del gattone slovacco per completare l'opera.
Andy Murray 6,5. Fa molta tenerezza. Contro questo Nole non ha proprio nessuna arma. Sembra di vedere due auto perfettamente uguali, ma con una che ha un motore molto più potente. Non resta che sperare che fonda o si ribalti, e non accade.
Roger Federer 6. Lui invece è una macchina diversa, molto più bella, d'epoca e stilosa. Ma con motore meno performante. Prova ad eliminare il gap con virtuosismi e manovre agilmente spericolate in curva, ma esce di strada. Resta uno spettacolo per gli occhi di chi ancora ama questo sport inteso in certo modo. Tecnica e bellezza. E non può che sperare che continui fino a 46 anni, anche senza dover vincere per forza. La Rod Laver Arena è ai suoi piedi santi, quasi imbarazzante per l'avversario giocare in un ambiente più ostile di un incontro di Davis da affrontare in trasferta. Un brillantissimo giornalaio (equidistante quanto Capezzone con Berlusconi), prima della semifinale fece notare come tutto dipendesse dalla capacità dello svizzero di superare una determinata percentuale di punti vinti al servizio. Tennis percentuale. Numeri, madre e padre di ogni scienza e demenza. Tutto vero, sacrosanto. Quando Roger avvicina il 70%, vince sempre. Ma proprio sempre. L'unico, infinitesimale, trascurabile, dettaglio è che quella percentuale riesce agevolmente ad ottenerla affrontando Andujar o Berdych, quasi mai con Djokovic. Perché il serbo risponde in modo mostruoso. Ma si sa, il livello di idolatria è tale che si arriva a pensare che lo svizzero giochi da solo, come al poligono con Dio e se stesso (che poi per molti sarebbe un conflitto d'interessi clamoroso). La realtà è più semplice e banale, scevra da isterie ultras. Questo Federer (guai a chiamarlo vecchio), esprime ancora un tennis magnificamente bello, a tratti sublime, e vincente con tutti. Eccetto uno, la cui intensità è ormai difficilmente avvicinabile. Irriconoscibile anche nelle interviste Roger, con polemiche e sottili irrisioni agli avversari. Nadal, Djokovic? No, Tomic. Arrogante coi deboli, accomodante coi forti. Peccato.
Milos Raonic 7. Da sgraziato, inguardabile Peppa Pig, antitennis col goldone al braccio, a nuova sensazione, persino piacevole, nell'opinione pubblica dedita al pallone il passo è breve. Intendiamoci, questo non è mai stato Isner o Karlovic ma un tennista vero. Il talento e le potenzialità le ha sempre avute. Necessitava solo di un po' di salute, fisico capace di sopportare il tennis violento e ordine tattico per mettere insieme diverse soluzioni. Quella vecchia volpe saggia di Piatti è riuscito nell'impresa. Nel suo sguardo leggi un compiaciuto “Ne abbiamo fatto un tennista”. Servizio bomba, dritto dinamitardo, uniti a efficace (a tratti pure piacevole) sevizio e volée possono farne un temibile fab five. Altre armi contro cui Djokovic dovrà trovare contromisure, perfezionando il software.
Tomas Berdych 5. Un decennio da forte, appena meno forte dei fortissimi. La differenza tra campione e buon giocatore. Senza quei quattro lì uno slam non lo avrebbe vinto ugualmente. Forse nemmeno giocando da solo, perché è più perdente di Gasquet. Solo meno piacevole a vedersi.
David Ferrer 6. Sarà perché invecchiando ci si rincoglionisce, ma in Australia mi ha persino commosso. Tutti a chiedersi dove trovi ancora energie a 34 anni per macinare chilometri con un tennis dispendiosamente agricolo e stare lì, nei quartieri nobili.
Bernard Tomic 5,5. Sbertucciato da sua santità Federer, cui risponde con personalità. Ma la top ten non è mica così lontana. Il problema è che è sempre più vicino un bar.
Lleyton Hewitt 7. Si congeda dal suo pubblico senza sfigurare. Inizio carriera straordinario, da indomito guerriero vincente. Seconda parte da comprimario, combattente mai domo dal “c'mon” che ha fatto tristemente scuola.
Nick Kyrgios 5. L'incontro con Berdych era spartiacque, snodo perfetto per dimostrare di poter fare il salto di qualità. Lui lo perde, ciondolando in canottiera, come avesse fretta di andare ad un apericena per finti teppisti.
Radek Stepanek 7,5. Rientra dopo sette mesi, passa le qualificazioni e un turno, poi si arrende ai manrovesci di Wawrinka. Perde, ma vince. Perché le sue volée sublimi, riccioli e smorzate scucchiaiate col balzello, sono irrisione pura, giocosa, goduriosa. Si diverte un mondo. Basta vedere la faccia di Wawrinka, avanti due set e un break, ma livido di rabbia per quell'impunita derisione tennistica. Vorrebbe scavalcare la rete e prenderlo a racchettate sul gozzo. Avanti fino a 45 anni, si spera.


Donne


Angelique Kerber: Toccava anche questo, Angelicona Kerber campionessa degli Australian Open: forse il colpo di grazia finale a una Wta agonizzante. Trionfa questo curiosissimo esemplare, tremendo incrocio tra un würstel di pollo, il terzino del Verona scudettato Briegel con le cosce che scoppiano e una centometrista della Ddr (senza malizia). All'apparenza serafica nipotina di Derrick, poi invasata cinghialona bavarese dalle difese estenuanti. Laceranti. Prende e rimanda tutto dall'altra parte della rete. Impressionante. Mai visto un simile tennis muscolarmente difensivo. Si passa dal tennis forzuto attaccante al tennis forzuto difensivo, confronto ben evidente nella finale vinta con Serena. Ma se Nadal fu visto come "anti tennis", sobillando anche più di qualche dubbio su una benzina non del tutto lecita, il fiorire improvviso del crauto Angelicona è per magia "la vittoria del tennis". Il culo sospetto di Nadal pallettaro, e il cuore infinito della Kerber dal fisicismo straordinèrio e colpi storti. Perché il lavoro paga. Forse perché il primo aveva osato ostacolare il semidio Roger, mentre questa fata dall'occhio ceruleo ha sbarrato la strada al (da molti detestato) donnone nero Serena?
Sarà. Resta capace di trovare una settimana di forma (voglia il cielo) irripetibile, corre ingobbita e piegata in inguardabili recuperi dietro la riga (la morte civile del giuoco tenns). I suo paradossale merito è mostrare le miserie tecniche della wta: mostrare i limiti clamorosi a rete di quella che malgrado simili madornali orrori è forse la più forte di sempre.
Serena Williams 6. Straordinaria nel mettersi alle spalle l'armageddon newyorkese. Distrugge tutte, poi in finale si lascia irretire dalle estenuanti difese del tornado Angie, che la costringe a tirare un colpo in più. Lei invece di tirarlo, finisce per andare fuori di testa, ha fretta, si butta avanti, mostrando a rete dei limiti da manovale. 47 errori gratuiti e un campionario di oscenità, obbrobri volleanti da vietare a minori e facilmente impressionabili.
Agnieszka Radwanska 6,5. La cosa forzuta tedesca vince uno Slam e lei ancora a guardare. Perfetta fino alla semifinale con Serena, dove non le riesce quello che è riuscito alla Kerber. Perché ha troppo tennis e gambe che sono quanto un braccio della tedesca. Vincerà a Wimbledon, segnatevelo.
Johanna Konta 6. La vedi mentre fluttua il braccio come un cigno e fa rimbalzare la pallina oltre la testa, che già sono scese sei ernie e hai cambiato alla prova del cuoco.
Victoria Azarenka 5,5. Stante Serena data per tumulata e una Halep versione ectoplasma, pareva la vincitrice mutandata annunciata. Veste anche il piglio da truce camionista smoccolante, ma cade vittima del cinghialone Angie. Due bestemmioni, un rutto e via, verso nuove avventure.
Garbine Muguruza 4,5. Basta una variazione, impune drop di una gnappa ceca e la giovin puledra rampante va fuori giri. Rompe e deraglia fuori dallo sterrato, nitrendo.
Barbora Zahlavova Strycova 7. Raggio di luce (gioco forza perdente) nella wta. Tagli, isteriche smorzate, sfrontati riccioli. Ridicolizza Muguruza, soccombe alla Azarenka, di cui è nemesi incompiuta.
Daria Gavrilova 6.5. La vispa Teresa, esagitata, pazza, vince tante battaglie e con quel “I'm good from behind” spiega tutto, mettendo in allerta anche quelli di Libero quotidiano, sempre sul pezzo.
Eugenie Bouchard 4. Ristabilita dopo aver battuto la testa a New York e aver chiesto risarcimento danni allo scalino. Importanti novità tecniche portate in Australia: il nuovo taglio di capelli lesbo style. Fermento e smarrimento tra i fans dalle inquietanti occhiaia.
Maria Sharapova 3. Ancora meravigliosamente disossata da Serena Williams.
Naomi Osaka 7. La vedi e pare una Serena Williams con gli occhi a mandorla. Potenzialmente devastante, e con facilità di sparo non comune.
Laura Siegemund 6+. Ecco la Germania che piace. Crucchetta frutto di uno sconcio rapporto sodomitico tra Carlsten Braash e una foca monaca del circo bulgaro. Miracolo se resterà tra le 100.
Zheng, Zang, Zing o Ping Pong. 6. Non mi ricordo manco come si chiami. Una che a 26 anni non aveva mai vinto una partita di slam, fa quarti di finale.
Roberta Vinci 5. Occasione gettata al vento. Tranquilla e in pace con se stessa, alla sua ultima stagione. Forse troppo.
Sara Errani 3,5. Schiaffeggiata dalla Gasparyan. Perde, non si diverte più. Mette il muso e vorrebbe portarsi le palline a casa.
Camila Giorgi 5. Perde al primo turno con Serena, senza sfigurare troppo. Convinta (dal certosino studio dell'avversario) che quel corpulento donnone fosse Winzie Jefferson.

4 commenti:

  1. Sintesi deliziosa, come al solito. Secondo te sentiremo parlare della Gasparyan? Non è elegantissima ma ha un tennis particolare di sti tempi. Ciao!

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    1. Già, di questi tempi trovare una che gioca il rovescio a una mano è un'impresa. E' buona, ha potenziale notevole e per me ne sentiremo parlare anche ad alti livelli. Magari ha la tendenza a sparare tutto, ma è anche giovane ('94) tempo per cresce ne avrà, considerando che qui si considerano giovani promesse quelle del '91...
      Ciao Bruno, grazie davvero e alla prossima

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  2. Spero che prima o poi leggerò un tuo elogio alla Suarez Navarro campionessa slam!!
    P.s. Sono l'unico al mondo a non annoiarmi a vedere Nole??? (amo la preparazione e il miglioramento, quasi mai il dono di natura)

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    1. Il fisico nel tennis moderno è tutto. Per me Carletta tennisticamente è (di molto) superiore a Kerber e Pennetta. Deve solo trovare le due settimane in cui tutto va bene.
      A quanto leggo, non sei il solo. Djokovic è perfetto per questa era da playstation. Io, e i vecchi bacucchi come me, siamo abituati ad altro. A Lendl preferivo McEnrore, a Wilander Mecir, e via dicendo...

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.