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domenica 15 maggio 2016

INTERNAZIONALI 2016. PIOGGIA SCOZZESE NEL CIELO DI ROMA





Un insolente scroscio di pioggia, tra i nuvoloni gonfi nel cielo, arriva tra le due finali. In studio minimizzano sugli ombrelli che si aprono, "Non piove più, è solo qualcuno che non ha ancora capito...". Perché a Roma non può piovere. L'evento però ammanta ancor più di mistero la prevista celebrazione degli "eroi del '76", quelli della vittoriosa Davis: Panatta, Bertolucci, Zugarelli, Barazzutti. Provate a immaginare ai giorni d'oggi l'Italia vittoriosa di Davis e un nostro tennista trionfatore a Roma e Parigi. Quarant'anni fa l'impresa riuscì ad Adriano Panatta. A Parigi lo ricordano bene, così bene da invitare l'Adriano nazionale sullo Chatrier per premiare il campione dell'edizione 2016. Qui invece, nel suo paese, provano a mettere una pezza con una foto ricordo e tocca sentire i massimi vertici del nostro sport dire "dovrebbe" esserci "anche" il reietto Adriano Panatta, basta "polemiche". È o non è questa situazione la triste metafora, riassunto di tutto? Cosa? Non si sa.
Quanto al campo, Nole Djokovic mostra inattesi segni di umano cedimento rispetto ai ritmi esibiti nei mesi scorsi. Che fosse una pallida copia di quella macchina si era già capito al suo esordio, contro l'aizzatore di folle transalpino, l'istrione (che ha quasi la stessa età di Aznavour, tra l'altro) Stephane Robert. Ho pensato bluffasse. Così come contro Nadal e Nishikori, con soporifere partenze da geco intorpidito. Troppo lontano dai livelli massmi l'iberico (sebbene la terra lo riporti tra i più forti) e poco cinico il samurai nipponico nell'affondare il coltello nella ferita, per approfittarne. Non si lascia intimidire lo scozzese, pressoché perfetto in finale e coi denti di squalo ben affilati durante tutto il torneo, condotto senza sbavature. Sento dire in giro di un Murray terraiolo, migliorato sull'argilla. Cazzate, parziali almeno. Murray ha sempre saputo giocare sul rosso, vi è cresciuto. Il suo problema si chiamava Nadal, imbattibile su quei campi. Poi Djokovic e Federer, spesso meno consistente fisicamente del serbo e ovviamente meno talentuoso si Roger. Specie in questo periodo di baldracca in cui le specializzazioni sono un ricordo per vecchi bacucchi, la differenza la fa la condizione fisica. E, almeno in questo maggio, ne ha di più Andy.
Poco più che una comparsa gaudiosa, apparizione mistica, quella di Sua Divinità Celeste Roger Federer a Roma, buona per farsi venerare dai tanti fedeli in devota attesa. Roger non sta bene, la schiena scricchiola e centellina ogni sforzo con cautela massima per non pregiudicare i suoi obiettivi stagionali. Tra questi non c'è Roma e nemmeno Parigi. Si fa ammirare, fotografare come una reliquia santa, ischerza il promettente fabbro Zverev, ma si arrende al tennis a tratti animalesco dell'austriaco Thiem.
In questo scenario, se Djokovic rimarrà questo (ho i miei dubbi) si aprono i giochi per la vittoria a Parigi. Serbo scucchiato sempre in pole position, ma Nadal e Murray riducono il gap e giocheranno le loro care. Immediatamente dietro Wawrinka, se per magia dovesse ritrovate l'istinto omicida dello scorso anno. A meno di clamorose sorprese. Mi viene in mente quel Thiem potenzialmente sanguonario, e soprattutto Kyrgios. Unico tra i giovani, il tamarro aussie, ad abbinare colpi e carattere sufficientemente spavaldo da poter provare il colpaccio. Anzi, se me lo danno a 40, un penny ce lo metto sopra.

Serena Williams e il passaggio di consegne che non c'è. Serena torna. O forse non se ne era mai andata. Gli anni passano (sono ormai 35), il contraccolpo del mancato grande slam è stato un k.o. tremendo a seguito di
un uppercut alla punta del mento, ma dopo aver vacillato incerta per qualche mese, la numero uno si è rialzata a Roma. 
Paradossalmente, questa Serena 2.0 vista al Foro è ancora più forte. Senza la logorante pressione da record, foga-furia, voglia di dimostrare una superiorità che spesso si taduceva in picchi mostruosi e qualche (letale) strafalcione tennistico, al Foro si ammira invece una Serena dalla calma olimpica, tirata a lucido. Malgrado l'età è ancora capace si mettere in riga virgulte nuove leve tra cui fatica ad emergere un'avversaria credibile e continua.
Alcuni (io nella mia persona) hanno sperato che dal gruppone di pretententi potesse emergere come un sol donnino impunito quella Barbora Strycova issatasi fino quarti di finale sciorinando un delizioso tennis trapuntato. Protetta dal fantasma di Maria Josè Martinez Sanchez, pensavo potesse ripetere la stessa, irrazionale, suggestiva, cavalcata. Un po' ci credevo. L'isterica gnappa ceca si accontenta solo di mostrare in modo semplice e a tratti inquietante come i suoi occhi da cerbiatta pazza, la pochezza della Bouchard. Sgonfia il bluff di quella che gli sponsor hanno pompato come futura regina solo perché (pare sia) caruccia, ma che se non completa un tennis orrendamente monotematico, disattenderà le spasmodiche attese dei tanti fans dalle occhiaie marcate.
Vien fuori dal plotone invece Madison Keys, ragazzona di enormi potenzialità. Mi capitò di vederla dal vivo un'uggiosa mattina di quattro anni fa, proprio al Foro, soffrire contro una mondina
cinese durante le qualificazioni. Mi colpì subito la sua fisicità e potenza di colpi devastanti, autentiche mine, e un dritto anche bello a vedersi, lasciato partire con natualezza assai notevole. Non fu difficile predirle palcoscenici ben più prestogiosi di quel campo numero uno deserto. L'unico mio dubbio restava l'attitudine molle, un corpo che trasmetteva quasi stanchezza sconsolata, spalle spesso strette per raccogliere la frustrazione. Si trascinava indolente, come
se giocare, allenarsi, faticare, non facessero per lei, e alle 10 di mattina si domandasse perché non era ancora a letto. Una delle tante baciate da buon talento, ma con poca attitudine alla sofferenza, pensai. 
Da lì i risultati a sprazzi, sembravano confermare la mia impressione. La ritrovo in finale a Roma incredibilmente maturata, positiva, col sorriso largo e i dentoni di coniglia, consapevole dei suoi mezzi, in finale dopo un percorso consistente. 
L'ultimo scoglio, una Serena ben centrata, appare ancora difficile da superare. Il match, almeno nel primo set, ha picchi di violenza degni di Tyson-Holyfield e possibili, suggestivi quanto illusori, scenari da trapasso generazionale, erede, passaggio del testimone. Suggestioni, appunto. Perché Serena quel testimone non vuole passarlo ancora, anzi, se lo mangia.

10 commenti:

  1. Finalmente qualcuno che scrive di Tennis in modo interessante.Con uno sguardo che va un po oltre il movimento delle palline.
    Complimenti e tornerò a leggere sui prossimi tornei.

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  2. Ciao Picasso, non ricordo un momento tennistico così fiacco di interesse da parte mia (parlo dei maschietti), manco quando il N1 era Marcelo Rios e Alex Corretja era considerato un tennista. Mi manca Safin. Aiutami

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    1. In effetti, è anche per me un periodo senza grande appeal. I più forti esprimono un tennis dai grandi picchi (noiosi) di atletismo, alternati ad altri di appannamento, senza che nessuno dalle retrovie riesca ad emergere.
      Marat era una di quelle variabili pazze che faceva un gran bene. Riponevo speranze in Gulbis, ma credo sia ormai andato. Come in manicomio è finito chi ci sperava.
      Ciao,alla prossima

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  3. Ciao Picasso, concordo completamente con la tua lucida analisi. VOglio solo segnalarti due perle giornalistiche di mamma Rai, alle quali ho avuto il piacere di assistere in diretta. La prima, relativa a Rita Grande, che ha confuso Stan Smith presente in tribuna accanto a Pietrangeli con John Newcombe. La seconda riguardante la traduzione dell'intervista a Murray post-finale: denti da squalo ha parzialmente giustificato il joker riguardo la sua prestazione sottotono, dicendo che restare in campo con il giap sino a tarda sera, e il giorno prima con Nadal e ancora con Bellucci, poteva averlo stancato molto. La traduzione è stata "settimana dura dopo ore di allenamenti e pratica in campo"... forse un po' di ripetizioni di inglese non farebbero male a certa gente...ma, come diceva un mio vecchio collega, "coglione non sei tu, ma chi t'ha assunto!!". Saluti da Max

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    1. Ammetto che mi sono mancate le gemme di mamma Rai. Colpevole disattenzione. C'era anche il vate Fabretti? Ho letto di Canè che, generalmente, non mi dispiace.
      In rai, oltre alla faziosità, energe anche assoluta incompetenza. Assumono giornalisti sportivi (evito di prnsare a come), poi li mandano a commentare ciclismo, sci alpino, baseball o tennis, dopo frugale infarinatura sulle regole base. Spesso anche senza. Già molto se commentando il tennis uno non parli di punzonatura o casa base.
      Ciao Max, grazie per il cintributo

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    2. Ma se guardi anche intervistatrice post finale femminile aveva inglese assai imperfetto...in più di un'occasione con Madison neanche riusciva a trovare le parole...Picasso hai visto Serena? Impagabile il suo italiano....soprattutto sorprendente il capire tutto come lei stessa ha detto 'capisco tutto non parlo molto bene'..un fenomeno Serena anche in questo, ti confesso a me non sta per niente antipatica anzi...
      stefanl

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    3. Sì, notato anch'io che durante la presentazione l'intervistatrie era in affanno. Chiaro che laureati in lingua e traduttori lavorano al McDonald's e non potevano essere assunti per quello.

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  4. Picasso come ha giocato Martina la finale di doppio...chi volesse farsi un'idea guardi solo il primo punto del super tie break..una palla corta meravigliosa...che mano! E lei bellissima...milf meravigliosa...Vesnina e Makarova tiravano incudini e lei rispondeva con ricami..lo ha vinto quasi da sola ..la Mirza era li spettatrice...mi e' piaciuta la Babos a Roma (bel match con Venus) magari mi sbaglio ma vedo in lei alcune qualità dalla Barbora...piccola nota :secondo me una wild card la meritava la Burnett stangona semovente che però se sta bene vale la top 100almeno, magari non è nelle grazie di sua maestà. .boh.....p.s.. :Fognini ha perso da Young sulla terra...da Young!!! Grande....forse stava male.....ciao caro , come sempre enorme piacere aprire blog e scoprire che hai scritto
    Stefano

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    1. Non ho capito se scrivi per provocare o farmi dire per firza cattiverie, io che sono buono. Burnètte? Siamo seri, quel che penso sulle wild card l'ho scritto altrove. Potevano darla anche a Lea Pericoli o Platinette. Il criterio doveva essere quello dei risultati migliori e miglior forma tra le escluse. Se la migliore in quel senso era Burnett, che l'avessero data a lei e amen. Certo che però, una che viene sbertucciata dalla semidilettante Giovine e la settimana dopo nelle quali a Caserta, non so se fosse in forma e cosa ci andava a fare bel main draw di Roma, se non sperare che l'avversaria morisse.
      Strycova-Babos? Sicuro? Dopo quante canne? Babos tira scaldabagni di rovescio che la ceca si sogna. In comune hanno la predisposizione al gioco di volo, essendo buone doppiate.
      ciao Stefano

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.