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lunedì 25 luglio 2016

LORENZI E FOGNINI, ITALIANI DA SPIAGGIA




Si sono appena spenti gli echi della pallida sconfitta italiana contro una poco più che modesta Argentina in Davis, quand'ecco due acuti minori nell'estate di un tennis in vacanza: Lorenzi e Fognini azzannano i titoli di Kitzbuhel e Umago. Ben due anni e mezzo senza titoli, la piccola Italia del tennis, prima dei due fuochi d'artificio da sagra paesana nell'afoso luglio degli spiaggianti, quando gli altri sono in ferie post Wimbledon e in attesa della tournè americana.
Tennisti che più diversi non si può, quasi agli antipodi, Fabio e Paolo. Talento stegolato, pazzo, dai colpi geniali il ligure, umile operaio della racchetta privo di colpi, men che meno appariscenti, il senese. Così si legge e si scrive, in modo sommario e faciloneria aggratis. Cazzata parziale, o verità incompleta, fate vobis.

Bisognerebbe partire dalle origini con la fatale domanda: cos'è il talento? Per poi addentrarci nella filosofia eraclitea, con qualche richiamo ad Adamo ed Eva. Se per talento si intende generare qualcosa col minimo sforzo, produrre un quadro, un romanzo o una demivolée senza troppo studio, fatica, allenamento, allora Fognini è un buonissimo talento, come ce ne sono a grappoli nei primi 100. Non è talentuoso come Mannarino, non è clinicamente pazzo come Youzhny, tanto meno un debosciato dissipatore di talento da alcol e puttan tour stile Gulbis. Ha solo un ego grande quanto un dirigibile (o Supermac) ed è sboccato più di Canè. Il che stride un po' se non hai il genio di McEnroe e non sei naturalmente da manicomio come Canè. Vedo, al limite, Fognini come un Koellerer più educato e con molti più colpi
Ad avercene, visto i periodi di magra, obietterà qualcuno. Giustissimo. Fognini ha ottenuto buonissimi risultati che, in confronto al passato e (temo) il futuro, occorre tenersi stretti. Non è quel top 5 di cui qualche esperto miracolato da Basaglia vaneggiava, ma uno che nei quartieri alti del tennis, a ridosso dei migliori, può starci tranquillamente.
A Umago gioca un torneo solido e vince in carrozza contro avversari da Challenger scadente. Non male comunque. Nella cittadina croata, il ligure si è sempre trovato bene. Sarà l'atmosfera da mare, pesce fresco, infradito, passo da bullo sulla spiaggia con rayban specchiati e sorrisetto da gaggio, ma quello è proprio il suo habitat. Me lo conferma anche Piero Angela. Anzi, proprio in estate Fognini dà il meglio di sé (arrivò a ridosso della top 10 due anni fa proprio grazie a una straordinaria estate tedesca) perché è avvantaggiato rispetto ai tennisti normali che vanno a mille tutto l'anno e staccano la spina dopo Wimbledon, andando in vacanza. Lui, che quell'atteggiamento da perenne vacanziero in tappine da mare ce l'ha dodici mesi l'anno, a Luglio si trova a proprio agio. Tutto diventa corente.

Discorso diverso per Lorenzi. Umile lavoratore senza colpi, si diceva. Vero in parte. Sicuramente il buon Paolino non ha fondamentali devastanti o naturali, mostrando un tennis accorto e intelligente, ma qualche colpo lo ha. Un esempio su tutti? Il servizio, arma che nel belpaese racchettaro è stata considerata quasi un atto sleale di viltà, preferendo maschie rimesse in gioco da tamburello stile Volandri, e che invece Lorenzi ha migliorato fino a farlo diventare arma che fa male. Così come è cresciuto, anno dopo anno, col lavoro, in tutto. Ecco quindi come emerga una netta discontinuità con la maggior parte degli alfieri azzurri: la voglia di migliorarsi. Al punto che non sembra nemmeno italiano. Sarà anche per l'infinità di challenger che questo stakanovista giramondo della racchetta ha giocato (e molti vinti) in località sudamericane che rimandano ai romanzi di Gabriel Garcia Marquèz: Bolivia, Colombia, Argentina, Venezuela. Un Che Guevara da challenger che invece di accontentarsi di essersi costruito un'ottima classifica per lucrare lauti assegni d'iscrizione nei major, ha continuato a lavorare, remare e sognare nuovi traguardi. E ora ecco il primo titolo Atp e numero uno d'Italia, a quasi 35 anni. Pronto, coi suoi granitici attributi, avventurosi serve & volley, rantoli tre metri dietro la riga, al prossimo obiettivo.


4 commenti:

  1. verrebbe da chiedersi perché il nostro Corrado Barazzutti non abbia schierato Lorenzi al posto di un Seppi che stava male e da chiedersi come Fabio seppur stanco dal doppio abbia perso contro un DelBonis imbarazzante,uno che gioca davvero male..che a rete non sa che fare e che se la fa sotto nei momenti importanti..boh.....comunque tra i due tornei vacanzieri credo che visti i partecipanti Kitzbuhel valga un po' di più ,Picasso tu hai mai visto Donati?io si..anche dal vivo mentre le zanzare mi mangiavano in challanger italiani..beh mi sembra un piccolo Fognini ,postura in campo da prenderlo a sberle,atteggiamento da bimbo viziato etc etc...peccato perché qualche colpo lo ha....altra domanda su Cecchinato:non so e non mi interessa se sia colpevole ma convocarlo in davis era il caso?e poi Lucone Vanni sanzionato per aver profuso scarso impegno agonistico?li no prove di illecito...mah....dico una sciocchezza se propongo di abolire scommesse su futures ,challanger etc etc..?ma forse non conviene....un abbraccio caro da una Milano rovente
    stefano

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    1. Lorenzi andava schierato, ma il coraggio di Barazzutti lo conosciamo.
      Donati, boh. Fognini è inavvicinabile, ma l'atteggiamento lagnoso/maleducato è comune a molti dei nostri. Ancora più insopportabile Quinzi.
      Scommesse. Abolirle mi pare impossibile. Certo è che un onesto mestierante over 300 guadagna più vendendo o "aggiustando" una partita di un futures 10mila che vincendo il torneo. Anzi, più di quanto guadagna in un anno. È una situazione senza ritorno, credo. Nei challengers si vedono cose inaudite.
      Non conosco i casi Cecchinato/Vanni. Posso anche capire (non giustificare) un peone numero 600, ma un top 100 che fa queste cose è un cretino, senza se.
      Ciao Stefano, alla prossima

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  2. Il tuo post è lucidissimo Picasso. Ma mi chiedo: non è che i "grandi" si rifiutano di giocare a Umago a causa di quel trofeo (com'è di plastica?) che pare vinto in uno dei migliori luna park dell'altro adriatico? ciao!

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    1. Grazie, sarà improvvisa (e spero temporanea) lucidità dovuta a colpo di sole estivo.
      Può essere quella la colpa. In effetti mancava il peluche che si vinceva coi fucili al luna park, o i bovolini (wafer). :)
      Ciao Bruno, a presto

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.