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lunedì 12 giugno 2017

LA DECIMA DI NADAL AL ROLAND GARROS. PAURA E DELIRIO A PARIGI




Ludico pagellame post esistenzialista

Uomini


Rafa Nadal 10 (come i titoli). Capita di vedere qualche scambio dell'esecuzione sommaria ai danni del malcapitato Basilashvili, onesto comprimario georgiano in discreta forma, impegnato allo stremo per vincere un game con ardimento antico, e penso scorato: l'unico a poter fare una parvenza di partita o strappargli un eroico set è Stan Wawrinka. Oscenamente sbugiardato, perché anche lo svizzero è scarnificato da un Nadal versione cannibalesca. Buono ma non al massimo a inizio anno sul cemento, dominante appena messo piede sulla terra. Vittorie in serie e approdo a Parigi nelle migliori condizioni psico-fisiche. Determinato, concentrato, tirato, feroce. Non una distrazione o passaggio a vuoto in sette partite: monstre. Non assistevo a simili mattanze in serie dai tempi di Steffi Graf tra le donne. Storica decima a Parigi e quindicesimo slam, quindi. Qualche sussulto tra gli ultrà di Federer per la perenne, avvincente, masturbatoria corsa al goat, ancora in bilico. Questo Nadal fa paura, ma il resto della stagione sul veloce sarà quasi un altro sport e dubito possa trinciare avversari con la stessa foga. Al limite potrà giocarsela con altri due o tre.
Stan Wawrinka 7. Sgamba per tutta la stagione al piccolo trotto, sovrappeso, sbocconcellando barrette di cioccolato e smarties. Arriva lo slam e si trasforma in Stan The Man. L'esecutore. Una roba da film americano. Partita dopo partita acquisisce forma smagliante diventando quasi imbattibile alla fine. Tre finali vinte su tre valgono più di mille ciance. Percentuale sontuosa quasi quanto quella di Buffon. Stavolta non può nulla contro un Nadal sovrumano. È come in un vortice mortale in cui spirano una decina di venti, centrifuga che ti toglie il respiro. È forse quello che picchia la palla in modo più forte, pieno, quasi liberatorio, ma con Rafa annega in modo inesorabile. È il picchiatore rintronato, preso a sberle dal satanasso iberico.
Andy Murray 6,5. Recuperato. Lontano dalla pietosa ameba "ammirata" a inizio stagione, sbeffeggiato da cani, porci, Ramos e Fognini. Perde dopo cruenta battaglia con Wawrinka. L'impressione è che nel resto della stagione dovranno fare i conti con lui.
Dominic Thiem 6,5. Il ragazzo è pronto, dice chi la sa lunga. Non gli manca nulla per vincere uno slam. L'anno scorso fermato da Djokovic. Quest'anno da Nadal. Il prossimo potrebbe essere Murray o Topo Gigio. Il rischio ricadere nella spirale di novello Berdych è concreto. Intendiamoci, pesta sodo, a tratti è anche piacevole, ma ancora lontano da chi uno slam lo vince sul serio.
Novak Djokovic 4,5. Prova a uscire dalla crisi curando la psiche grazie a un santone guru che predica pace e amore, e la tattica ingaggiando Agassi, un ex campione pelato con la panza da salumiere, che negli ultimi anni avrà visto due partite, crederà che Connors giochi ancora ed ha fatto parlare di sé solo per un best sellers scritto da un disperato ghost writer che si sarà poi suicidato buttandosi dal ponte di Brooklyn, e nel quale afferma di aver sempre odiato il tennis, che si faceva di polvere d'angelo e giocava indossando un parruccone antologico. La cura ideale, insomma, per passare da una crisi tecnica a un suicidio. Che Novak sia ancora vivo è già un miracolo. Agassi arriva la seconda settimana, prende posto in tribuna dopo due set, sbadiglia, gioca un po' col telefino consultando youporn e se ne va. Scelta imbarazzante. Come imbarazzanti tutte quelle, solo marketing, riguardanti ex campioni. Djokovic è in crisi. Umano, dopo sei/sette anni in cui ha tirato il motore al limite. Tutto sta nel capire se ha ancora riserve fisiche e mentali per ritornare quello di prima. Senza santoni o ex campioni caricaturali, magari.
Pablo Carreno Busta 6. Non fai in tempo a liberarti di un Ferrer, quand'ecco che spunta Carreno, che non sniffa e morsica calzini usati, ma strabuzza gli occhi in risposta come un maniaco che sta per aprire l'impermeabile ai giardinetti. Potenza della Spagna, che non aspetta sotto il pero che sbocci un altro Nadal tra centovent'anni. Qui si attende che nel 2120 nasca sotto un cavolo un altro Panatta. Scatenerò il coro sdegnato delle solite anime buone, amanti di tutto e della tenacia (che pure è talento, eh), ma questo è più noioso di una filippica di Damilano sui bersaniani minorati (da minoranza) Pd, alla sesta ora della Maratona Mentana.
Nex Gen. A furia di provarci, prima o poi si azzeccherà il nome. Prima Quinzi, poi Kyrgios, quindi Screach Kokkinakis, robottino Coric, bimbo d'oro Alexander Zverev. Con Kyrgios (4), cui la terra non piace perché sporca i vestiti, fuori, predestinato Zverev (4) sbertucciato da Nando Verdasco (6,5, proprio lui! Il ritorno di Nando il pistolero): come se un aspirante scienziato perdesse il premio Rubbia, battuto da Sibilia che presenta una tesi sull'allunaggio, a questo giro tocca al russo Kachanov (7). Un russo che tira comodini terrificanti, le cui doti notai già qualche anno fa, quando ancora bambino vinse le resistenze dell'immarcescibile Becuzzi. Io, sommessamente, continuo a tenermi Kozlov e Safiullin. Ma, di questo passo, Nadal e Federer continueranno a giocarsi slam anche col catetere.
Italiani 5,5. Dopo Roma "si intravede l'alba di nuovi trionfi grazie a giovani come Gaio, Napolitano, Caruso (!)...". Parole e musica del nostro Megapresidente Celeste e Santissimo, Binaghi. Entusiasmo contagioso per i grandi risultati del primo turno (Bolelli, Fognini, Seppi, Lorenzi, Napolitano al secondo turno in modo proditorio), con tanto di pernacchie ai francesi in crisi. Poi solo Fognini al terzo turno, grazie a un derby. Qualcuno ancora crede in Fafo, figlio di Fufo e neobabbo di Fefo? I manicomi, come le redazioni di giornali, ne sono pieni. Del resto, se si vaneggia di Dybala pallone d'oro, CR7 panchinaro nell'armada europea Juve, cosa sarà mai un "Fognini top 5, più talentuoso di Murray...ah, se solo la testa, maledetta testa..."?. In realtà vince le partite che deve vincere, complicandosele, ogni tanto batte quelli forti quando non serve e ci perde nei tornei che contano mostrando qualche scampolo di bel gioco, tanto per dimostrare che "la testa, ah, maledetta testa...". A Pietrangeli che fa notare simile verità lapalissiana, risponde per le rime: "Quello di Pietrangeli non era tennis". Amen. Aspettiamo Montolivo dichiarare che quello di Rivera non era calcio. O il centauro Di Battista dire che Togliatti non era un politico. Anzi, forse l'ha già detto.

Donne

Jelena Ostapenko 8. Il più povero torneo che io ricordi, da quando seguo il tennis. Grosso modo da quando il futuro Premier Di Maio prova a conseguire una laurea breve. Logico che a vincerlo sia questa ventenne lettone impertinente, che un futuro ce l'ha. Simpatica quanto una medusa nel costume, che la guardi e ha l'atteggiamento di una Errani con fisico e colpi. Tira sberle a ogni piè sospinto, rovescio naturale, dritto più costruito ma ugualmente letale. Tennista ovviamente moderna, ma con buon carattere e capacità di cambiare tattica e cercare angoli preziosi. Scoperta da un italiano, lo stesso che notò Del Potro. Strano a dirsi, in Italia c'è chi capisce di tennis, fuori dalla federazione.
Tante battaglie prima della finale, in cui è brava a crederci quando Halep pareva avere le mani sulla coppa.
Halep 6,5. Con Serena gestante, Azarenka in fase post parto, Masha indesiderata a Parigi (mentre a Roma è stata accolta come regina madre trascinatrice di folle oceaniche - un centinaio di disperati intirizziti e con sinistre occhiaia -), Kvitova appena recuperata ma non al meglio (7), sembrava il suo momento, sostenuta da un drappello di sobri ultrà. Miracolosa nel recuperare un match già perso con Svitolina (6+. Quando scrissi che era più forte del bluff Bouchard, gli onanisti anonimi chiesero la mia testa da esibire negli studi di Supertennis durante gli Internazionali) sviene a 10 centimetri dal traguardo contro la Ostapenko. Non personaggio e antidiva per eccellenza, dal trottato tennis essenziale, il ragnetto rumeno passa dalla sconfitta in finale con l'affermata Sharapova a quella con la giovane promessa Ostapenko. Insomma, in finale sembra indossare una tragicomica casacca bianconera. Tecnicamente, pare abbia apportato preziosi accorgomenti: un grottesco rantolo-urlo, a metà tra un cane col cimurro e la Sharapova che rutta.
Karolina Pliskova 6,5. Morticia bionda, tennista senz'anima e sangue.
Timea Bacsinzsky 7. Naso acquilino, occhio bovino, la Bridget Jones del tennis, che aveva mollato la racchetta andando a fare la barista in un albergo. Una "signora nessuno", come lei stessa si è definita. Pallonettoni, smorzate, liftoni, racchetta impugnata come clava, top spin che solo a vederla ti si spezza il polso in tre punti e sei colto da horror vacui. Che meraviglia immaginarla trionfatrice, in una fiaba a lieto fine: si sarebbe spogliata nuda e avrebbe corso a perdi fiato per il campo, leggiadra come una mucca pezzata per i verdeggianti campi svizzeri.
Angelique Kerber 3. Provate a guardare la finale in Australia vinta lo scorso anno con Serena e poi la versione attuale a Parigi. Da Hulk ebbra di plutonio a una mozzarella sfatta al sole. Numero uno imbarazzante.
Agnieszka Radwanska 4. Fantasma in gonnellino.
Kristina Mladenovic 6,5. Francese in crescita, gradevolissimo binomio tra modernità e il vintage di pregevoli smorzate. Sue le cose più belle, con un paio di maratone d'altri tempi. I francesi si aspettano l'exploit, ma si ferma "solo" ai quarti. Come ai quarti si arresta la corsa della Garcia (6,5). Agli ottavi Cornet (6). Ma i transalpini "hanno avuto un RG negativo", ascolto nella Eri-iar tennis.
Italiane: "il movimento azzurro è in piena salute grazie a giovani ragazze in crescita come Trevisan e Paolini, che a Roma hanno ben figurato...". Schiavone dignitosa, Vinci ormai con atteggiamento da ex, anche se sull'erba può fare qualcosa di buono, Giorgi (per chi capisce di tennis o cricket) può vincere Wimbledon. Errani passa eroicamente le qualificazioni e cede a Mladenovic, che la schiaccia come un moscerino. Potrebbe bastare, prendere atto di quanto esser rientrata in top 100 sia già traguardo notevole, specie se sbagli, o fingi di sbagliare, il lancio di servizio due volte su tre (per cui ti spernacchierebbero anche al circolo di Abbiategrasso). Ma la nostra eroina, mai doma, non ci sta. Coprirsi di ridicolo è arte raffinata: Lei che da italiana urla "vamos" in faccia a spagnole mute, accusa con sdegno la francese di incitarsi urlando "forza" solo per provocarla (come se ne avesse bisogno). Poi preso atto che la francese lo fa sempre da sei anni buoni e che di provocarla poco gliene calava, chiede scusa. Non lo sapeva. Non avrà mai visto giocare la numero 13 al mondo. "Errani chiede scusa: Gesto da grande campionessa", leggo sulla sezione staccata della Fit, Livetennis. Magnifico. Domani, per esser considerato grande uomo, sputerò in faccia uno sventutato accusandolo di essere un farabutto, per poi scusarmi dicendo d'essermi sbagliato.



10 commenti:

  1. Sono contento che tu sia tornato ed anche la serenità è tornata, va tutto meglio.

    Onestamente non credevo che un torneo di così bassa qualità ti avrebbe riportato alla scrittura, pensavo di ritrovarti con l'erba (anche se come sempre ho temuto fossi scomparso per sempre), ma in effetti in particolare il WTA - per me molto difficile da seguire sulla terra, forse solo Mladenovic - è ricco di mostri grotteschi che vanno raccontati.

    Aggiungo una cosa che probabilmente sai già: tale Moehringer, famoso per aver scritto il romanzo " The Tender Bar", libro da leggere entro i 30 anni, in cui l'autore si qualifica come un ex-alcolista che sputa sopra ai suoi ex-compagni di bevute rimasti al bar. Tale Moehringer poi completa e chiude il proprio ciclo letterario-esistenziale scrivendo "Open", trama invariata rispetto al romanzo di cui sopra, ma in cui il protagonista si chiama Agassi - lo aggiungo per far tornare i conti.

    Poi un'altra cosa che forse non sai: in Cina odiano la Errani. Stamattina il mio avversario cinese (che ha studiato linguistica a Oxford; ma che ai tempi dei suoi studi in Inghilterra non conosceva il tennis, scoperto poi in patria grazie ad una pubblicità con Li Na) mi ha detto che nel suo paese tutti odiano la paladina FIT per il non-gioco e per la tempra drammatica in campo, proprio la usano come spaventapasseri in ogni battuta sul tennis. Ho detto che anche in Italia non se la passa benissimo, ma certo in Cina non mi aspettavo che la ricordassero. Lui aggiunge "E cosa vuoi pretendere da una figlia di un fruttivendolo", dandomi di gomito d'intesa; gli dico che non lo sapevo, lui dice "ma io sì e non mi piace per niente"; allora mi sono messo a litigare per difendere la Errani, se questo è il socialismo come lo intendono loro, l'umanità, o almeno il nuovo capitalismo.
    Quando vuoi un pezzo sul tennis cinese ti do materiale.
    A presto

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    1. Sì, torneo di bruttezza rara. Tecnicamente imbarazzante quello femminile, dove però, rispetto agli uomini c'è stato più equilibrio.
      Non conosco tal Moheringer, se non di nome.
      Errani, bah...a me sta sulle balle per altri motivi. Raramente ho visto un binomio povertà tecnica/arroganza e orrore comportamentale come in lei. Una che non sa vincere (quando batte Venus o altre, mano allo'orecchio e provocazioni al pubblico di casa), quando perde, ce n'è sempre una. Broncio da novenne e vai col liscio: l'altra l'ha provocata quando non ne ha la minima intenzione (e necessità), tira troppo forte, faccia ironica sui punti dell'avversaria, l'altra dovrebbe giocare tra gli uomini, colpa del vento...a un certo punto basta. Nemmeno se hai la classe di una Navratilova puoi comportarti così.
      Capisco il sentimento patriottico di alcuni, ma per me è assolutamente intifabile.
      Quanto al tennis cinese manda (mail se vuoi). Comunque l'odio pensavo fosse dovuto anche ad alcune dichiarazioni o post nei social di anni addietro in cui sbeffeggiava abitudini, cibo e tutte le usanze dei cinesi.
      Ciao Lorenzo, alla prossima

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  2. impeccabile come sempre Picasso. Preoccupa veramente quest'assenza di promesse valide. Posso spendere una parolina per la Martic? Una meteora che di tanto in tanto riappare, dopo lunghe assenze, tornei men che minori e mette in difficoltà serie anche le top 20. Il suo, un gioco divertente e ricco di tecnica. A presto Picasso

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    1. Grazie mille. A furia di aspettare, i futuri dominatori, rischiano di fare la fine di De Rossi. Magari il fenomeno esce della generazione dei 2000. Vero, gran bella tennista l'acciughina Petrella. Parigi ogni tanto risveglia la sua vena. Molto vintage il suo tennis, vario e d'attacco.
      Ciao, a presto

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  3. Di questo RG ho potuto seguire quasi solo il torneo femminile e devo dire che non mi è dispiaciuto. Livello tecnico non alto ma partite divertenti ed equilibrate. La pagella sulla Bacsinzsky mi ha fatto sbellicare,azzeccatissima. A vederla da spettatore sembra una tennista molto umile e sportiva,anche lei antidiva come Halep. Del torneo maschile ho seguito solo le due finali (la seconda è quella improbabile di doppio, con Harrison che ha trovato il modo di vincere uno slam) spero di rifarmi con la stagione erbivora. Zibì

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    1. Sì, alla fine, rispetto al maschile c'è stato meno censo e più equilibrio.
      Timea mi sta molto simpatica, vuoi per la sua storia o per il suo modo di porsi, anche fuori dal campo.
      Spero anch'io in qualcosa di meglio nella breve stagione su erba.
      Ciao Zibi, alla prossima

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    2. Kohli per mille anni16 giugno 2017 alle ore 05:57

      Mi sei mancato, Picasso

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    3. Grazie Kohli. Il tuo nick oggi non è andato come mi aspettavo. Si attendono giorni migliori ad Halle.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.