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martedì 20 giugno 2017

Schiavone vola e va come una rondine, angoscia Errani-Vinci




Mentre predispongo l'invito settimanale per "la cena col grillino", divertissement snob che riprende palesemente "la cena col cretino", sublime piece teatrale francese da cui fu tratto l'omonimo film, guardo highlights del tennis tanto per.
Mi soffermo in particolare sulle nostre eroine tricolore che si destreggiano sull'infida erba pre Wimbledon.
Interessante derby a Maiorca. Erba a Maiorca? Così pare. Hanno predisposto prati su cui Nadal sgamba e trotterellano egagre ragazzotte Wta. Di fronte Roberta Vinci e Sarita Errani, al secolo le chichis (wawa), un tempo dominatrici-amiche-complici del doppio, finaliste slam in singolo, top ten, etc...prima della fragorosa rottura. I motivi restano ancora avvolti da riserbo e una fitta coltre di mistero. Poco importa. Da allora, le due praticamente sono crollate a picco. Inesistenti in doppio con altre partner, caduta libera in singolare. Roberta è riuscita nell'anno successivo a compiere il quasi miracolo a New York, poi quasi nulla se non vagheggi di "ho battuto a Sereeeeena" o snobbati sondaggi "smetto o non smetto?".
A vederle affrontarsi nel primo turno, viene l'angoscia. Pare un torneo dopo lavoristico. Robertina ha splendida mano, i soliti colpi slice, preziosamente vintage, di una cinquantenne ex tennista ormai appesantita. L'altra è un trivio tennistico mai visto, che fa accapponare ancor di più la pelle sui prati. Mai visto arrotare in modo così agghiacciante, senza potenza e servizio, su erba. L'imbolsita pugliese, attenta a non dire "Jamm" o "annamo" per non turbare l'avversaria, finisce per vincere lasciando tre giochi all'arrotatrice folle. Poi salutano con stretta di manina gelida e facce ingrugnite. Nemmeno un bacetto o un sorriso. Ora la attende la Flipkens, e anche da ex può arrivare in fondo.
Poi guardo attentamente Francesca Schiavone, ormai ex anche lei (per gli altri però, specie la Fit), impartire sontuosa lezione tecnico-tattica alla giovane bieberona Bouchard. Il grande bluff canadese, pompato solo perché (dicono) caruccia, si piazza in mezzo al campo e spara meccaniche pallate da agassina scarsina: uccellata dalle sapienti variazioni dell'italiana, che la sovrasta anche dal punto di vista fisico. Schiavone, che mai ho amato, a 37 anni si conferma la migliore italiana della stagione, in condizioni fisiche eccellenti. Forse servirà per ottenere una wild card a Roma nel 2018. Quando si sarà ritirata.


1 commento:

  1. Articolo ineccepibile e da sbellicarsi dalle risate come sempre ma... c'è un MA! si può disquisire su tutto ma non sulla gnoccaggine della Bouchard! come fai a dire "(dicono) caruccia", ma che non la vedi, è gnocca conclamata dai! ;-)
    ti invito a seguire la pagina facebook "Chiamarsi Roger tra amici senza apparenti meriti tennistici" dove i suoi figa-time la fanno da padrone.
    ciao Picasso, alla prossima.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.