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venerdì 28 luglio 2017

DJOKOVIC SI FERMA. CERCASI STRIZZACERVELLI PER CURARE OSSI ROTTI



Come un fulmine a ciel sereno, inaspettato quanto una battuta scema della Littizzetto o una volée di Seppi, ecco la notizia bomba dell'estate: Novak Djokovic decide di fermarsi. Durante l'attesissima conferenza stampa, dichiara che tornerà alle competizioni solo nel 2018. Ha bisogno - ribadisce - di qualche mese di riposo per "rigenarare il suo corpo". E, dice e non dice, per curare la mente. Ovvio, anche saggio, porre fine alle pallide prestazioni offerte negli ultimi mesi, cercando di ritrovarsi.
Per una coincidenza astrale, provocazione, scaramanzia o semplicemente per ribadire come la sua dote principale non sia la volèe ma restano le imitazioni (pirotecniche), il serbo comunica la decisione nello stesso giorno in cui lo scorso anno Federer annunziò ai fedeli la momentanea sosta prima dell'arcinota (gaudiosa) ascensione del 2017.
Come Federer, quindi, ma anche come Nadal, che ancora prima sostò in officina per aggiustare gli ossi. I due però, non sembravano aver perso nulla della fame onnivora che, forse più delle giunture provate, ha mandato temporaneamente al tappeto Nole. Più fuori di capoccia che azzoppato. Ed è questo a rendere il suo ritorno nel 2018 possibile ma non così scontato. La sua è una specie di saturazione-svuotamento fisico e mentale che l'ha colto dopo il picco monstre e sforzo sovrumano prodotto per arrivare al vertice. Perché, alla fin della fiera, si è rivelato meno macchina e addirittura più umano di Federer e Nadal.
L'è scioppaa, diceva Jannacci.
Più che a un parallelo coi due suoi contemporanei, viene in mente un'analogia con quanto successe a John McEnroe nel 1985, dopo il 1984 di grazia divina. Mollò per sei mesi, senza riuscire più a ricreare quell'alchimia magica.
Sin troppo semplicistico e grossolano però parlare di crisi psicologica di Djokovic, problemi familiari, gossip martellante. Il vero punto di non ritorno per Nole è stato un altro: la predizione vaticinio di tal Scanzi (penna del Fatto e quasi quotidiana velina dalla Gruber per spiegarci le cose beppesche come un Emilio Fede flautato) che, coi bardamenti del Divino Otelma e leggendo nei visceri di Beppe Grillo, ne pronosticò un dominio assoluto per gli anni 2016-2017. Pem! Tra capo e collo. Da allora Nole non ne ha azzeccata mezza. Come trafitto da uno spillone voodoo. Capirete allora, con questo fardello tremendo sugli zebedei, quanto un ritorno di Djokovic ai massimi livello resti faccenda complicata, legata non solo ad aspetti tecnici ma anche ad adeguate contromisure per malocchi, gatti neri e Crisantemi e Fattisti delle pompe funebri.
C'è però un altro punto oscuro, tremenda minaccia incombente sul capoccione irsuto di Djokovic. Una frase gettata lì "Anche l'anno prossimo mi seguirà Andre Agassi". Il kid di Las Vegas chiamato al suo capezzale quest'anno per fargli "riaccendere la scintilla". Questo vuol dire due cose, forse tre. In primisi che i problemi mentali restano quelli più difficili da superare rispetto all'avambraccio usurato. In secondo luogo che, con ogni probabilità, dopo aver letto "Open" in piena crisi di rigetto per il tennis, Nole abbia pensato che Andre sia l'uomo giusto per fargli riaccendere la miccia. Come? Dio solo, o Sai Baba, lo sa. Forse più utile una birra con Gulbis o un reading di uno scrittore esistenzialista polacco malato di tisi.


1 commento:

  1. Cancellato inavvertitatmente il commento di
    DOM, puoi rimandare se voluoi.
    Parlavi di Steffi Graf invece che di Agassi. Sì, come allenatore prenderei tutta la vita Steffi piuttosto che Andre.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.