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lunedì 17 luglio 2017

WIMBLEDON 2017 - PAGELLE SINFONICHE



Uomini

Federer 8 (come i successi a Wimbledon, in undici finali giocate in 18 edizioni. E il ventennio non è ancora finito). Dominio assoluto, successo in perfetto Federer style. Programmato in modo certosino (quasi Lendeliano). Sinfonia maestosa e assolo ispirato. Trionfa senza lasciare un set per strada, in total control, rendendo Raonic, Cilic e Dimitrov autentici pupazzetti inanimati delle giostre. A 36 anni è in una condizione atletica straordinaria, grazie a un fisico integro nato per questo sport, mentre altri, lodevoli e innaturali, si leccano le ferite. Successo molto diverso, rispetto a quello australiano, meno emozionante ma più solenne, come si confà al proscenio reale in adorazione mistica e al suo Tempio. Senza epiche battaglie, ma in assoluto dominio dall'inizio alla fine.   Superiorità quasi imbarazzante. Il resto, chi blatera di Federer bravo a vincere senza avversari, quando Nadal, Murray o Djokovic non ci sono, lo fa per smania di protagonismo, voglia di far uscire la propria voce gracchiante fuori dal coro, per bastiancontrarismo ottuso e subumano grillismo innato. La storia, bontà loro, tra cinquant'anni descriverà Federer come il più grande di sempre (se nel frattempo Quinzi non esploderà, obviously), che vinse tutto, perse da giovani virgulti che per batterlo andarono oltre i loro limiti, impazzendo o sfibrandosi i muscoli, e quando questi giovanotti invecchiarono, lui li rimise in riga. Perché pare immune agli anni, all'umano logorìo. Più dimostrazione di superiorità di così...

Cilic 7. La mattanza finale non fa testo. Mancava un asciugamani gettato in campo per interrompere il martirio. Pronosticato almeno in semifinale, complice un tabellone apertosi magicamente, fa di più ancora. Su erba (non chiedetemi perché), il gigante di Big Fish si trova a meraviglia.

Sam Querrey 6,5. Bravo ad approfittare di un Murray malconcio. Per il resto, quello è. Mostruosità rassicurante. Faccia da mostro di Milwaukee travestito da Joker, cappellino da baseball, spalle spioventi e incedere compassato da battitore maldestro della major league, che spara cannoni in modo rigido, senza quasi piegarsi sulle ginocchia di legno. La morte del tennis, o quasi.

Thomas Berdych 6,5. Forse quello che maggiormente impensierisce (parolone) Federer in missione Divina. L'usato sicuro che prevale sul giovane ancora impacciato, Thiem (5,5). Anche come perdenti d'alto borgo, il ricambio generazionale tarda sulla ruota dell'Atp.

Milos Raonic 6. Vedi sopra, ancora meglio lui del bambinone presestinato Zverev. Quarti di finale che dovrebbero essere la regola per lui a Wimbledon, poi di fronte a Federer diventa un bambinone impacciato e maldestro, impotente.

Andy Murray 5. Claudicante, si salva con mestiere contro Fognini&Paire, troppo tonti tennisticamente per approfittarne. Niente può contro Querrey, che a differenza del duo Cochi&Renato francoitalico, è un tennista. Ancorché inguardabile. Per lo scozzese guai all'anca e futuro quanto mai incerto.

Gilles Muller 7. L'eroe alternativo del torneo. Nel trionfo da maratoneta volleante con Nadal, complice un cocktai di lsd, oppio, sciroppo di menta e spruzzatina di zenzero, ci vedo un po' di McErnroe vs Borg sinistro, a velocità tripla, con materiali moderni. È un aborigeno che lancia boomerang avvelenati per colpire noci di cocco o quaglie svolazzanti. Nella fattispecie, Nadal tra capo e collo, spalmato sui teloni. Dopo l'epica battaglia, cede in cinque set a Cilic. Perché, malgrado Federer abbia fatto passare la cosa in secondo piano, 34 anni sono comunque tanti. Senza stanchezza, la finale era alla portata.

Rafa Nadal 5,5. Non si può dire che stavolta, a differenza degli scorsi anni, non ci abbia provato con coraggio. Perde solo da un grandioso Muller per un centimetro, remando tre metri dietro la riga e provando a rispondere con magli arrotati ai servizi velenosi del lussemburghese. Pazzia. Ne escono traiettorie folli, la pallina è una libellula gigante percossa dai due. Passando quell'ostacolo avrebbe tranquillamente potuto raggiungere la finale in cui sarebbe stato scorticato da questo Federer monstre. Accontentando anche i detrattori.

Novak Djokovic 4,5. Cede a Berdych per un problema all'avambraccio. Eppure fino ai quarti era sembrato in crescita. Sta male fisicamente, come se mentalmente stesse meglio. Urge un santone indù. O una birra.

Ernests Gulbis 7+. Anche il folto numero di sminchiati tifosi del nulla, stavolta ha il loro eroe in pagella: sior siori, ecco a voi il gran ritorno del Lazzaro lazzarone Ernesto Gulbis. Direttamente dalla casa di cura in cui era ospite e ove si dilettava a giocare a golf in vestaglia trapuntata e occhiali da sole, fracassando vetrate, sgargarozzando dom perignon e fumando sigari cubani in piscina. Ormai numero 500 e rotti, decide di tornare tanto per ammazzare il tempo tra un party e un viaggio. Fortunato a trovare il nano maligno stravecchio de vecchionis Estrella (6) al primo turno, schianta il povero Del Potro a mezzo servizio (e senza rovescio). Poi sparacchia alla carlona l'impossibile contro Djokovic, perché aveva una partita di telesina in clinica. Dice di divertirsi nel vedere se riuscirà a rientrare nei 100, ma che si sente top 5 dentro. Come i pazzi, appunto.

Stan Wawrinka 4. Da Stan the Man a Stan the Dog. A suo agio sull'erba come un grillino in una libreria.

Fabio Fognini 6. Passa due turni alla portata. Perde dal top player di turno (Murray azzoppato) con solita girandola di occasioni perse. Niente di strano per quello che è: un (prevedibile fino alla noia) top 30/40. Lui però, non contento, fa parlare di sé. Invettive sui commentatori che osano nominarlo durante una telecronaca (per paragonarlo a Gulbis, tra l'altro, che a talento gli dà 6-0 6-1 in pantofole e ubriaco), poi sui social si lascia andare a battutine demenziali sui ritiri di Murray e Djokovic. Cretine e anche insensate, perché contro il menomato Murray ci aveva perso anche. Perché, diosanto? Come se il Cesena mettesse becco nelle questioni champions tra Barca e Real. Che qualcuno gli levi i social, almeno.

Italians 6. Bolelli, Seppi, Lorenzi passano un turno. Di più non si poteva certo sperare. Del resto, un po' d'Italia era presente grazie allo sponsor di Cilic. Giuro, l'ho sentita davvero.

Nextgen (o carta da culo soffigen). Kyrgios rotto. Zverev inadatto all'erba smontato da Raonic, Khachanov sminuzzato finemente da Nadal, Coric non pervenuto. Benino Medvedev, giustiziere di Wawrinka. Nella Nextgen italica, Travaglia passa le qualificazioni e, incredulo, dice di trovarsi molto bene sull'erba. A 26 anni, ci metteva piede per la prima volta.



Donne

Garbine Muguruza 8. Il suo torneo lo vince battendo in cruenta lotta Kerber. In finale nitrisce e doma con sapida freddezza le sfuriate iniziali di Venus. Ok. Una così, con simili mezzi fisici e atletici, sarebbe finalmente credibile numero uno Wta per un decennio. Se solo giocasse non dico metà, ma almeno un quarto di stagione a questo livello. Invece fino ad ora ci ha regalato un torneo all'anno da marziana e altri venti da mediocre top 100. Cambieranno le cose? La carica di plutonio durerà almeno un mesetto? Giacobbo nicchia. Del resto, non ci sono certezze, ma solo ragionevoli probabilità, diceva quello lì.

Venus 9. Sulle sue spalle l'obbligo di portare avanti il nome della famiglia. Inizia scossa dall'incidente d'auto, poi sempre più decisa. 37 anni e non sentirli. Tutta classe, orgoglio ed eleganza, la nera Venere. Doma le rampanti Ostapenko e Konta. In finale dà tutto quello che le è rimasto in serbatoio nel primo set. Persi i set point, si spegne la spia di riserva e pure il motore.

Johanna Konta 7. La sventurata che ancora faticava a riaversi per gli insulti sessisti in Fed Cup del vecchio mascalzone Nastase e per la schienata tremenda alla vigilia del torneo, pian piano diventa l'eroina locale, spinta all'impresa da tutto il Regno. La guardi servire con quel movimento anchilosato di un quarto d'ora e rischi di addormentarti non vedendo quanto il resto sia quasi peggio. Sarà una tattica diabolica. Si spinge fino alle semifinali, ma Venus la riporta a scuola. Tennista anche lodevole, costruitasi col lavoro un'efficacia da top 10 (attuale), le manca lo spunto per vincere uno slam.

Magdalena Rybarikova 7,5. Una delle mie protette, smilza giraffina con denti da roditore, dal gradevole tennis vintage nato per i prati. Davvero nessuno però, nemmeno parenti stretti ed estimatori, sperava in un simile exploit da semifinale, specie dopo l'infortunio e il ritorno negli Itf poche settimane fa.

Jelena Ostapenko 6,5. Dopo il boom parigino sembra camminare sulle nuvole, sicura e convinta. Venus le fa tornare qualche dubbio.

Simona Halep 5,5. Tennista regolare. Nel senso che arriva regolarmente alla fine e regolarmente trova qualcuna con più spunto nella volata.

Petra Martic 6+. Dopo Parigi, altro bel torneo della volleante croata. L'erba si adatta molto meglio al suo tennis leggero e sbarazzino. Ottavi e sogno che si infrange contro la più navigata Rybarikova.

Vika Azarenka 5. Non si poteva pretendere di più dopo il ritorno lampo post parto. Padre Amorth dovrà imbracciare il crocifisso a New York, temo.

Angelique Kerber 5,5. Perde il numero uno nell'infuocata sfida con Muguruza. Vederla difendere pervicacemente a denti stretti, doppio mento tremolante e gambe prosciuttoni piegate nell'erba, spezza il cuore e frantuma le palle.

Karolina Plyskova 4-. Hip hip hurrà. La Wta ha una nuova regina. La cadaverica sorella di Nosferatu Karolina, che perde al secondo turno, affettata a suon di slice dalla Rybarikova, e agguanta il primato. Cioè, mi spiego: questa ha giocato 18 slam in carriera, facendo una sola semifinale. Ed è numero uno. O i conti alla Wta li fa l'assessore al bilancio della Raggi o è l'emblema del nulla che regna nel tennis femminile.

Agnieszka Radwanska 6. Segnali di vita dall'aldilà. Svetonia Kuznetsova (6,5) con virile nerbo, la rispedisce nell'oltretomba.

Italiane 5. Giorgi è la migliore su questa superficie, passa due turni e perde onorevolmente contro Ostapenko. Poi, per vincere i championships c'è tempo. Se ha vinto Muguruza, che è mooooolto inferiore alla nostra (cit. il babbo), le speranze sono più che fondate. Schiavone a 37 anni è ancora la migliore delle nostre, di gran lunga. Errani e Vinci ormai paiono sbiadite ex. Non resta che sperare in un ritorno di Pennetta dopo il parto. Continuano nel mantra. Lei, neanche fosse Serena e avesse vinto 32 slam, raccoglie sibillina "visto quello che c'è in giro...". Che poi, imbecille come sono, non capisco: le speranze azzurre sarebbero riposte nel ritorno della 36enne Pennetta pochi mesi dopo il parto, mentre a 37 anni Schiavone che fa due finali di fila Wta è considerata un rottame indegno di WildCard a Roma. Boh, io non ci capisco niente.


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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.