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martedì 12 giugno 2018

ROLAND GARROS 2018, PAGELLINE PARIGINE


Uomini

Rafa Nadal 9. Alzi la mano chi di diverte ormai ai suoi trionfi scontati su terra. Alzi la minchia chi si esalta ai successi annunciati di Federer sull'erba. La noia mortale alla tisana bonomelli sulla coda di questa grande (grandiosa) rivalità, ridotta a spartizione da manuale Cencelli di titoli, da anziani. Complici giovanotti non alla loro altezza e altri avversari smembrati. Il risultato non cambia: noia infernale. Vince il Roland Garros numero undici al piccolo trotto, si conferma il più grande di sempre su terra.

Dominic Thiem 7. Domenico il cafone, il più forte degli altri. Che un (anche più di uno) Roland Garros lo vincerà, ma solo quando Nadal sarà in tappine in un ospizio. Raccapriccio vero guardarlo sbracciare come uno evaso dal terzo braccio di Rebibbia (violenti furiosi) praticamente in grembo agli spettatori delle prime file. Tremendo. Un mix di rara ripugnanza tra Muster e Wawrinka.

Marco Cecchinato 9. La sua straordinaria storia salva (un po') questa noiosissima edizione del French Open. Anni ad aspettare il guizzo di Fognini, un Federer calato dall'alto nato a Bagnacavallo, l'esplosione di RogerRafa Quinzi, e poi spunta dal nulla questo 25enne palermitano numero 72, che mai aveva vinto una partita di slam, buon terraiolo da challenger, già in difficoltà negli Atp e con una macchia derivante dalle scommesse. Poco potente per sfondare, poco paziente per diventare un regolarista d'alta classifica, si diceva. Recupera due set e vince 10-8 al quinto con Copil ed il resto è magia che si crea dal nulla. Gioca su una nuvola sorretto da fiducia e colpi. Cadono uno dopo l'altro, Carreno e Goffin (due che non si battono certo da soli), poi l'impresa con Djokovic. Il serbo è il procugino di quello di tre anni fa, ma lui è fenomenale a non pagare dazio mentalmente, nel tiebreak finale. Poi anche due ore di gran semifinale contro Thiem. Il lavoro paga sempre. Il resto lo fa la fiducia, e quella fa sempre miracoli. Trasforma un rovescio quasi inesistente in colpo robusto e la compulsiva smorzata in arma tanto bella quanto letale. Il seguito, si vedrà. Anche se il medio lettore della rosea ora si attenderà il successo a Wimbledon.

Juan Martin Del Potro 7. Pistolero a salve di Tandil. A tratti si trasforma in gattone pallettaro. Sufficiente per addormentare Cilic (6-), non il topo Nadal, che lo sbrana.
Novak Djokovic 6. Per uno che è stato in coma, già camminare è un bel risultato. Torneo discreto, poi incappa nel Cecchinato in trance ed è notte fonda. Un dubbio: fino all'ultimo quindici sembra un tagliagole feroce, che prima di perdere si farebbe ammazzare. Appena perso, corre sorridente, quasi esulta per la vittoria di Cecchinato. Chi è quello vero? Me lo chiedo da dieci anni buoni.

Alexander Zverev 5. Il bimbo fabbro manca l'ennesima prova di maturità da slam. Spreca energie nelle maratone dei primi turni e arriva senza benzina al quarto con Thiem che (in un cafonissimo match tra maniscalchi che scotennano palline da sei metri dietro la linea) se lo beve come un ovetto.

Fabio Fognini 6. L'impresa di Cecchinato oscura un po' il suo torneo. Che resta buono. Cilic negli ottavi e Del Potro nei quarti difficilmente gli ricapiteranno, ma lui manca di poco remuntada col croato.

Diego Schwartzmann 7. La fiaba del nano che uccella il gigante Anderson, con rara intelligenza. Il resto, il modo in cui si rivolge all'arbitro per lagnarsi con garbo degli urlacci insopportabili della pertica sudafricana ad ogni quindici (right here, right here!), gli valgono mezzo punto in più. Sei con me baby? Certo, risponde quella, con occhi sognanti.

Dennis Shapovalov 5. Vincerà Wimbledon, senza eccessivi problemi.


Donne

Simona Halep 9. A un certo punto, sul 3-6 0-2 della finale, ho temuto che in preda ad esaurimento nervoso da #finoallafine, chiedesse il trasferimento al Psg come Buffon. Invece l'altra pensa di aver vinto, lei di aver buttato via un'altra finale e, non essendo juventina, la spunta. Vittoria meritata. Leggo un po' di siti tennistici e proprio non mi capacito del perché sia tanto odiata. Ok, sappiamo quanto i rumeni siano amati in Italia in questo periodo fascioleghista. Va bene, non avrà un tennis spumeggiante. Certo, non è fescion (e non vuole esserlo), non è bella, anzi somiglia a un topolino. Nemmeno il grugnito (mediocre) esalta i feticisti del rantolo sciarapovesco. Resta però tennista tenace, completa, che bada alla sostanza, coriacea, esaltazione della normalità. Viva Simona.

Sloane Stephens 7. La statua d'ebano si esalta negli slam, ove si concede completamente. Il resto sembra non interessarla. Resta fortissima, ma questa volta le manca il rush finale. Avanti un set e un break smette di spingere sperando l'altra si arrenda, e finisce per rimetterla in vita.

Garbine Muguruza 6. Nitrisce, paonazza, ma proprio non riesce a sfondare Halep in semifinale, che rintuzza colpo su colpo, come un diavoletto della Tasmania. Mezzo punto in più per aver piallato Sharapova.

Madison Keys 6,5. Madison Rabbit ancora stoppata dalla connazionale Stephens. La terra non è il suo habitat, prevedo sfracelli a Wimbledon.

Serena Williams 6. Ha 37 anni, ha partorito pochi mesi fa il tennis ormai è un hobby piacevole, da alternare a party mindani, royal wedding, pubblicità, eventi e chi più ne ha. Batte tre buone tenniste (Barty, Georges e l'altra Pliskova, non le ultime arrivate). Senza l'acciacco che la costringe al ritiro avrebbe vinto o ci sarebbe andata vicina. Una che ha 37 anni, ha partorito...

Maria Sharapova 5,5. Commovente il suo tentativo di non arrendersi all'evidenza e cercare un ultimo spunto, come il McEnroe decadente (blasfemia per cui brucerò negli inferi). Ad ogni modo, sembra urlare bene, l'ugola è in palla. La migliore Masha post Meldonium, quella ammirata tra Roma e Parigi: tre games da Muguruza.

Camila Giorgi 6. Perde da Stephens 8-6 al terzo. Questo titolo quindi è anche suo. La vedo vincitrice a Wimbledon, giocando servizio e volèe, mentre il babbo (sfuggito alla sicurezza e arrampicatosi nel royal box) prova ad alzare la gonna della centonovenne regina madre.

Yulia Putintseva 6,5. La figlia di Satana. Miracolata dal suicidio di una cinese (non ricordo il nome, ma è quella sinuosa), questa ucraina gnappa con la faccia da rana, arriva ai quarti. L'ottavo con Strycova è da v.m. 18. Smoccoli, lift, back, piagnistei, bestemmioni. Mi attrae, come un film horror d'autore.

4 commenti:

  1. Ciao caro Picasso ,tanto tempo fa scrivesti più o meno su Sloane 'Questa se si allena e' la più forte di tutte' ....io la penso uguale ,oggi fino al 2 0 del secondo set era ingiocabile poi chissà ...ha pensato di aver vinto e di certo è anche un po' calata fisicamente ,peccato...può fare grandi cose a Wimbledon se si impegna,ti contesto la pagella di Rafa:lo hai classificato sotto uomini ...non ci siamo...bestiale ,sovrumano ,ha vinto in carrozza ,credo non abbia neanche realmente mai spinto al massimo ...poteva se necessario ancora alzare il livello ,semplicemente non ce n'è stato bisogno....che bello rileggerti sul tennis ,
    Gigio e co. non ti meritano.....Roger a 2,50 vincente Wimbledon regalo da sfruttare?chi può fermarlo ?Delpo?Cilic (noooo) o Rafito se sopravvive ai primi turni ?
    Ti abbraccio caramente
    Stefano(tuo lettore da illo tempore)

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  2. Caro Picasso,
    È sempre un grande piacere leggere quello che scrivi sul tennis (e non solo). Questo Roland Garros mi ha annoiato e intristito mortalmente. Da una parte la visione di un Wawrinka ormai a fine carriera, dall'altra quella del demonio di Manacor, che speravo (un po' meschinamente devo ammettere) perdesse.
    Saluti
    Matteo

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  3. Shapovalov a Wimbledon se la dovrà vedere con questo signore.

    https://www.youtube.com/watch?v=A-bQrDceInM

    Ciao Pic, fai il bravo (cit.).

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  4. Un saluto a tutti. Mi è stato impossibile pubblicare e commentare nei giorni scorsi, cauda cauda hacker russo padani, ma ora dovrebbe essere tutto ripristinato.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.