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lunedì 18 giugno 2018

TORNA L'ERBA, RIECCO PICASSO PETZSCHNER (E FEDERER)



Inzia la stagione sull'erba, breve come la vita di una farfalla, ma buona per ristabilire l'ordine naturale delle cose. Qualcuno potrebbe rinvenire un'illusoria salvezza dello spirito nelle due finali Wta, a Nottingham e 's-Hertogembosh. In inghilterra è la simpatica australiana Barty, più larga che alta e abituata ai prati del cricket, a sciorinare tennis a tutto prato contro la piagnucolosa Konta. In Olanda, dopo mesi trascorsi a trascinarsi per i campi come imbolsita ex, si rivede il mirabilia tennis vintage della Flipkens. Svolazzante in un prato fiorito, ha la meglio sull'altro folletto erbivoro Krunic (un'altra il cui tennis d'attacco viene esaltato dall'erba). O, se volete esagerare, rianimatevi con la tondeggiante Ons Jabeur, trionfatice nell'itf di Manchester, tra un drop e un magheggio diabolico. L'erba, signori miei, fa rinascere animali mitologici scomparsi, bistrattati o dormienti.

I più disturbati, patologicamente arroccati in centri di igiene mentale a vagheggiare utopie di gazzelle che sbranano i leoni, vanno in estasi per la zampata di Richard Gasquet, capace in Olanda di sviolinare di rovescio come ai bei tempi. Rinasce nelle terra del fumo libero e dei mulini a vento. E dove, altrimenti. Un colpo da maestro sciancato a spazzare via mesi, anni, di delusioni, infortuni, sconfitte. Qualcuno, in onore di un simile squillo, accende uno spinello e si abbandona all'onanismo onirico più spinto: Gasquet che acciuffa a 32 anni il titolo a Wimbledon battendo in finale Nadal 177-175 al quinto.

Altri, i più classici, penseranno invece al ritorno di Federer. A Stoccarda, dopo tre mesi di pausa mentre gli altri insozzavano i calzini nell'argilla, il King traboccante mazzuola di giustezza l'impacciato Raonic e Tamarreide Kyrgios. Strappa anche il numero uno al mondo a Nadal, in un'altalena eccitante quanto un concerto di Zarrillo.


Per carità, tennis maggiore ho detto. E allora eccoci al vero protagonista della settimana verdeggiante: Philipp "Picasso" Petzschner. Qualcuno pensava fosse morto suicida in una baracca sul Reno. Niente di più falso. Il nostro Picasso ha trascorso gli ultimi anni entrando e uscendo da ospedali e manicomi. Tribolazioni senza fine. Un po' per aggiustare le ossa, un po' per pettinare il cervello. L'idolo di Bayreuth ormai ha più ossa rotte che sane. Una serie di infortuni terrificante. Un vero mistero come riesca ancora a camminare. In coppia con Puetz, mestierante teutonico di mezza età, forma dal nulla una coppia strabiliante. Benedetta da qualche Dio del lazzaretto, che li sospinge al trionfo.
L'erba, un po' come accade al suo omologo minore Federer, è capace di rigenerarlo. Esalta la mano, il tocco, i riflessi su rimbalzi irregolari, movimenti rapidi e geniali trovate improvvise. In poche parole, esalta il Picasso. In singolo aveva perso nelle qualificazioni da tale Galovic. Il suo compare Puetz ceduto alle bordate a due all'ora di Matteone Viola. Per dire. Ma in coppia i due fanno i numeri. Picasso ormai ha una gamba sola, una spalla sola, nessun neurone e mezzo braccio protetto da osceno preservativo nero. Ma che mezzo braccio, sior-siori. Ha solo bisogno di un compagno spalla che lo sorregga come una stampella, un manichino, un figurante. I due commentatori di supertennis, svenevoli fino al conato di vomito nell'esaltare Federer manco fossero piccoli Brosio masturbanti di fronte all'apparizione della madonna di Medjugorje nuda (uhhhh...ahhhh...siiii...cos'ha fatto!!1!...mammamiaaaah...uhaaaa...sbooor - ma santo cielo, c'è un limite alla decenza), trascurano il vero miracolo di Stoccarda: la rinascita del Picasso. Tocchi da satrapo, rasoiate, colpo d'occhio luciferino, bolidi di dritto, slice che scivolano tramortiti sull'erba, e ancora volée ispirate e risposte che lasciano di sasso il temibile avversario in battuta, una specie di venditore di trote quarantenne svedese. Ed è trionfo vero.
Alla fine, immagino l'incontro con Federer negli spogliatoi. Picasso ha la faccia da pazzo e risatina isterica sulla faccia da evaso da un manicomio bavarese: Hey tu, Roger, facciamo una foto dei campioni con la coppa? Noi che abbiamo talento, appena torna l'erba riprendiamo a vincere, neh?".
Lo svizzero fa un cenno ai valletti bodyguard, che se lo portano via lontano.


2 commenti:

  1. e finalmente uscimmo a rivedere il Tennis.

    come faremmo senza l'erba!? (cit. Bob Marley)

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.