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mercoledì 31 agosto 2011

US OPEN 2011 – TONFI A FLUSHING MEADOWS



Day 2 – Dal vostro inviato che ha fatto un bagnetto nelle acque mefitiche dell’Hudson


Seconda giornata, secondo tonfo. Fuori un’altra favorita del tabellone femminile, Na Li. In due giorni han già fatto le valigie le vincitrici degli altri slam stagionali. Kim sfasciata non c’era nemmeno, Kvitova è già tra le braccia del suo undicenne boyfriend, mentre ieri ha salutato anche figlia di Mao, Na Li, sbatacchiata da dalla rumena ex pettoruta Simona Halep. Due le gran certezze: Il quarto slam stagionale sarà vinto da chi è ancora a secco nel 2011 e, se il pianeta non sarà invaso da grossi tafani con la testa di Almagro, non dovrebbe sfuggire a Serena Williams. L’americana in nottata ha disposto con violenza della serba (di nouvelle vague) Bojana Jovanovski, tipa che ogni tanto gioca un bimane rovescio incrociato agricolo che ho ammirato solo al circolo della terza età di San Pietro in Bevana. Altra certezza evidente: Dopo Dulgheru ieri, adesso Halep. Le tenniste rumene, quasi indossassero collane d’aglio ed imbracciassero un crocifisso, sembrano specializzate nello stecchire pseudo-favorite. L’intellettuale della Pdl Santanchè nella sua casa di cura ed il moderato ideologo leghista Borghezio pare abbiano commentato con stupore: “Ma vedi ste zingarelle qui, forse dobbiamo utilizzarle per la manutenzione dei campi di tennis, a sto punto.”.
Come nella prima giornata, si salva invece la finalista del Roland Garros, Francesca Schiavone. L’italiana indossa un conturbante cappellino per difendersi da sole. Di fronte a lei la lunga ed affusolata kazaka Galina Voskoboeva. Se Na Li aveva trovato la più pericolosa delle non teste di serie, la nostra eroina ha invece pescato dal (pur benevolo) sorteggio la più insidiosa delle qualificate. Bella fortuna, in proporzione. Vedo la seconda metà del match, con distratta curiosità assopita. Galina tiene botta, contro una Schiavone fallosa nell’attendistico progetto di aspettare gli eventi. Nella fattispecie, l’errore marchiano della kazaka. Puntualmente arriva. Il suo o quello dell’altra. Galina mi diverte, è buffa. Agghindata come una specie di Olivia moglie di Popeye e con un civettuolo gonnellino sbluffante dà proprio l’immagine dell’elegante cigno che veleggia leggero sulle acque placide. O di uno struzzo dalle piume vaporose. Tira minelle impressionanti con buona facilità di braccio e fluidità di movimento, ma prova anche qualcosa di diverso: Qualche taglio, un arrangiato chip&charge (addirittura), delle volée avventuriere. Clamoroso al Cibali, se di fronte hai la presunta tennista più tecnica del globo terrestre, che invece si limita all'angosciante rifrullo da apprendista Berlocq. Sempre in attesa degli eventi, vede la rete due volte approcciando con un dritto arrotato. Giusto per far rimbalzare più alta la pallina e dare modo all’altra di passare con più calma: la gentilezza prima di tutto.
Sarà, ma io di questo tennis capisco davvero poco, sempre meno. Vedo le cose al contrario di ciò che si dice in giro. Ad esempio, non sento nessuno rimarcare come la Schiavone abbia ormai risposto nel cassetto lo slice di rovescio. Da un anno gioca quasi esclusivamente palle  esasperatamente arrotate, schiva la rete con accuratezza. Ma io sono pazzo e cieco, si sa. Intanto inizia una sequela di doppi falli che rinverdisce i fasti di Maria Sharapova. Alla fine saranno 16 tra gli increduli “ohhhhh” del pubblico e gli "ahuiiii" della nostra quasi le stessero strappando due molari alla volta, senza anestesia. Gioco forza si trascina la kazaka al terzo set, poi bastano un paio di guizzi per scappare ancora. Galina sbraita goffamente, lancia urletti di dolore, sbatte la racchetta. Davvero stramba e ridicola, non fastidiosa perché priva di boria nel suo intimo, ma soltanto di auto commiserazione fatalista.
Vincono senza patemi Jankovic, Lisicki (occhio), Petkovic e Azarenka. Bene anche Roberta Vinci che si disfa della rumena Begu e Flavia Pennetta agevolmente vittoriosa su Aravane Rezai. Ora affronterà Romina Oprandi al turno successivo.
Poca carne al fuoco tra gli uomini. Sono assai deluso dalla scarsa copertura dei campi. In fondo è il momento più bello, quello in cui si possono vedere (non vedendone nessuno) dieci o dodici match in contemporanea, ed in meno di un’ora farsi un’idea. Novak Djokovic brutalizza il malcapitato irish Conor Niland, che si ritira a metà del secondo set con un game vinto di gran pugna. Vittorie prevedibili quelle di due vaganti mine dalle chiappe spropositate e da osservare con curiosità perché esprimono un tennis assai divertente: Blake e Nalbandian. Dorme un set prima di vincere facilmente Nando Verdasco. Pochi problemi anche per Ferrer e Jo Tsonga. Ernests Gulbis domina il derby da reparto “psiche potenzialmente criminale” della clinica “sanalatuamentepoveropazzo”. Il lettone abbatte in tre set Misha Youzhny. Triste dipartita per il russo che, dopo la semifinale dello scorso anno, ora sprofonderà in classifica. Ma cosa sono i numeri, in fondo. Contro un Gulbis al primo turno avrebbe rischiato il cappotto anche Nadal. L’iberico trova invece il ben più malleabile kazako Golubev. Tipo che ha ormai l’inclinazione e le spalle strette tipiche del tennista italiano, anche se solo d’adozione. Gran lottatore lo spagnolo, si sapeva. La novità è che annaspa incresciosamente. Solo che l'altro ha la medesima tenuta di uomo di marzapane (7 set point sprecati nel primo. 5-2 gettato al vento nelle restanti partite. Per capire.). A proposito di italiani, ha del clamoroso la vittoria di Potito Starace contro Berrer. Fuochi d’artificio e tric/trac in tutta la peninsula. Qualche numero della decennale carriera: dopo sette anni torna a vincere una partita in riva all’olezzante Hudson. Terzo match di slam vinto lontano da Parigi. Le altre vittime erano state Josè Acasuso (ritiratosi per infortunio) a Wimbledon e, a memoria, il tedesco Popp (non proprio Stich) a New York. Non male, non male.

martedì 30 agosto 2011

US OPEN 2011 - AFFONDA KVITOVA, SI SALVA L'URLATRICE FUORI DI SENNO


Day 1 – Dal vostro pirotecnico inviato nella beduina tenda di Gheddafi, in attesa del bungabunga

Si palpa una certa qual spettrale atmosfera del post catastrofe sfiorata, in quel di Flushing Meadows. E sfidando i pantani d’acqua sui campi, gli eroi della racchetta iniziano a menar le danze dell’ultimo Slam stagionale. Pronti, via, e primo fragoroso botto. La giovin elefantessa Petra Kvitova, trionfatrice ai championships affonda in modo clamoroso, goffo e stordente. Forse appagata, magari malconcia fisicamente, sicuramente imbarazzante. Vulnerabile come tutti i pesi massimi che sanno fare solo una o due cose: Picchiare sodo, e ancora menare di più. Accecata e miope, Petra ha anche avuto la possibilità di vincere il primo set, contro una Alexandra Dulgheru quasi incredula per tanto scempio. E via, roncola di dritto fuori di qualche centimetro, nella malsana e submentale missione suprema di voler punire a morte le incolpevoli righe. Ma chi le allena queste vatusse senza senno? Ci vuol così tanto a far capire a simili valchirie programmate per picchiare, che a volte basterebbe anche tirare dall’altra parte un colpo a tre quarti di velocità, per fare il punto? Parrebbe di sì. Intelligenza e continenza, queste sconosciute. Forse ci provano anche, i rassegnati trainer. Ma quelle, immagino, alzino il sopracciglio assai stizzite per l’insolenza. Poco male, ringrazia la rumena Dulgheru, una specie di ranocchia trasformata in principessa per un giorno. Buona tennista normale, dalla discreta mano, che pure attraversava un periodo di forma tragico, ma che non trema quando si tratta di chiudere il secondo set.
Se la campionessa di Wimbledon 2011 saluta, la finalista si salva per il rotto della cuffia. Masha Sharapova l’urlatrice si trova ad un passo dal baratro contro la ragazzina terribile Heather Watson (non dite che non l’avevo previsto, e che non la sponsorizzo da un anno buono). La piccola ed impunita moretta inglese sciorina un ordinato e geometrico tennis di difesa e contrattacco con cui sembra sgominare agevolmente la furia della cariatide russa. Si spegne solo sul più bello, Heather la mascalzona, cedendo all’inesperienza ed alla foga di quella inquietante sagoma bionda che chiude gli occhi, tira la roncola ed urla come una squilibrata. Buon dio, che spettacolo raccapricciante. Ancora peggio della Kvitova, malgrado la vittoria in extremis, perché al tragico spettacolo che richiama una disorganica bruttezza fastidiosa e strappata, A rendere il tutto più insopportabile si aggiungono gli ululati belluini. Possibile che nessuno faccia qualcosa per eliminare un simile strazio? Al pubblico va bene, alle servili colleghe, anche. Figurarsi, al limite possono prendersela con una malcapitata e petulante sedicenne lusitana, mica con la regina. Regina che, voglia il cielo, sarà stesa prima delle semifinali. Sperare che schiatti sul campo come una subumana cicala d’agosto, sarebbe troppa grazia. Bene l’inglesina, che pare avere un buon futuro.
Vincono senza troppi problemi le altre favorite: Zvonareva, Stosur, Venus, Bartoli ed Agnieszka Radwanska che regola la sorella Urzula.
Poche sorprese tra gli uomini. A meno che non reputiate sorprese le eliminazioni di Troicki e Bellucci. Due allocchi fuori, in un colpo solo. Quasi festa nazionale. Il serbo si accartoccia goffamente sul traguardo, umiliato nella sua suprema inutilità tennistica da Alejandro Falla. Il colombiano non è certo McEnroe, ma sa cuocere i polli allo spiedo. Ha lo sguardo dell’allibita impotenza spiritata e sciocca, Viktor, quando canna tre match point e getta via tutto come un principiante, annesso quinto set. Un tacchino nel forno avrebbe miglior cera e speranze. Via, sciò, che di orrendo basta l’originale. Stessa fine, nel forno, per il maniscalco pennellone Tomaz Bellucci. Il brasileiro (quello che dai competenti è considerato top 5 sicuro) si lascia recuperare due set dal tascabile e talentuoso israeliano Dudi Sela. Fuori anche questo mancino letteralmente inguardabile, disomogeneo, bruttissimo esteticamente. A casa, e a gran velocità.
Poco da dire sugli altri big o presunti tali: Marin Cilic fa suo quello che doveva essere uno dei match più equilibrati, contro la giovane promessa Ryan Harrison. E confronto equilibrato poteva anche essere, se solo l’americano non avesse sbagliato una delle centodue possibilità che l’altro gli ha lasciato. Per ultima il 4-1 nel tie-break del terzo. Avanzano agevolmente Berdych, Fish, Dolgopolov. Facile Federer, nella notte. Clamorosa affermazione di Tommy Haas, che ostinato come un mulo, continua a crederci malgrado un fisico ormai minato e le 34 primavere. Batte tal Desniers  De Veigny, qualificato francese. Commozione, quasi. Niente da fare per Xavier Malisse, tristemente decapitato da Granollers (si era già preparati al peggio). Avanti anche Llodra ed il vecchio fenomeno da baraccone Karlovic che regola l’altro lungodegente “mano de piedra” Gonzalez.
E i fenomeni da circo veri? Breve carrellata: Picasso Petzschner illumina le scene oscurate da ogni telecamera. Riesce nell’impresa di farsi portare al quinto dallo spagnolo Ramos. Ma il quinto lo vince, è questa l’epocale novità. Vedo qualche scorcio di Gasquet-Stakhovsky, match più atteso di giornata (da me, ovvio). L’incontro tradisce un po’ le attese, se non altro di equilibrio. Solo qualche gaudente e frivolo scambio sulla diagonale rovescia, condito da estemporanei frizzi di gioviale classe. Il tutto in un’atmosfera agonistica simile a quella del campionato rionale di uncinetto dove ottuagenarie donnine si guardano in cagnesco. Richard centrato come non mai (solidissimo, è) di servizio e geometricamente esplosivo col rovescio stellato, lascia poco spazio al pur gradevole ucraino. Poca battaglia anche nell’altro, attesissimo, match femmina Stepanek-Kohlschreiber. Il vecchio Radek trionfa in tre agevoli set e si conferma tirato a lucido dopo il trionfo a Washington.
Due ciance sugli italiani: meglio del previsto. Romina Oprandi, la più talentuosa delle nostre, regola in sicurezza l’ex grande promessa Melanie Oudin, in crisi personale e tecnica. Karin Knapp sfiora l’impresa di battere l’esperta Medina Garrigues. Si accartoccia sul più bello, ma il futuro sembra suo. Pesta sodo e se ritrova la salute, rientrerà tra le top 50. Tra gli ometti, piccola impresa di Flavio Cipolla che batte un menomato Nishikori, ritiratosi sotto di due set per un malanno alla schiena. Fognini riesce a rendere altalenante anche lo scontato esito di un match con Zeballos, ma alla fine vince in quattro set. Cede, come previsto, Andreas Seppi reduce da un infortunio (tocca dirlo). L’eroe caldarense dà tutto negli ardimentosi primi venti minuti di gran pugna. Vola 5-1 come un satropo indemoniato. Serve due volte per il set, annaspa, si fa recuperare. Cede il primo al tie-break (sfortunato 7-0!) e gli altri 6-2. Vince Juan Monaco, di slancio, come una passeggiata di salute. Che dire, niente. Rimane però quello sfolgorante inizio del nostro, poi non si può pretendere sempre la vittoria. Diamine.

domenica 28 agosto 2011

US OPEN 2011, FLUSHING MEADOWS - TABELLONE MASCHILE E PRONOSTICI. IRENE PERMETTENDO


Tabellone maschile con sorteggio assai squilibrato. Djokovic sempre dalla parte di Federer, Nadal salvato da primi turni troppo insidiosi. Il serbo è stato dominante anche in Canada, mentre si è svitato la spalla a Cincinnati, lasciando via libera a Murray. Federer e Nadal sono sembrati a tocchi. Acciacchi a parte, a New York il numero uno parte coi favori del pronostico. Immediatamente dietro Murray, poi Federer e quel Nadal che carbura come un diesel. E si dice tanto emozionato, e speranzoso di arrivare alla seconda settimana. Mentre sulla grande mela incombe la minaccia "Irene".
Eccolo il tabellone nella sua intierezza:

Djokovic (1) – Monfils (7). Non si può definire un tabellone sfortunato per il serbo neo dittatore, che mi richiama ogni volta di più un busto impettito del capoccione (“quello che s’affaciava a P.zza Venezia”, per intenderci). Si ritrova per l’ennesima volta (14 su 16) nella semifinale di Federer, ma se ne farà una ragione. La vittima sacrificale irlandese Conor Niland per iniziare, poi uno tra Riba e Berlocq (match da orchite fulminante al cervelletto). Al terzo turno quel che rimane di Davydenko o (più probabile) Dodig, croato orsetto dalle pile duracell che come un demonio di Medjugorje ha stroncato Nadal in Canada con una prestazione al limite dell’eroismo antico. Da quelle parti anche Starace, che però ancora si titilla col titolo di San Marino e senza grossa preparazione rischia già di uscire contro il cinghialone tedesco Berrer. Negli ottavi ci sarebbe un interessante Djokovic-Gasquet, ma chissà se il francese ce la farà ad arrivarci. Per lui e quel braccio benedetto scollegato dal resto, inizio da fuochi d’artificio contro Sergiy Stakhovsky. Match bellissimo, perché match femmina. Solo gli omosessuali, evidenti o latenti, possono eccitarsi per un match maschio e nerboruto. Battuto il leggiadro airone ucraino (mica detto), occhio al duo della mutua Karlovic-Gonzalez (primo turno con infermieri e barellieri pronti a raccattare ossi rotti, tibie, rotule, malleoli e talloni), ed ancora quello splendido talento atipico ed intermittente di Dolgopolov o il sapido nippo Nishikori che inizierà contro Cipolla. L’italiano meno italiano di tutti, potrebbe anche giocarsela. Vincere è affare più difficile.
Monfils ha invece qualche gatta rognosa da pelare. Un bell’esordio col talento impostato di Dimitrov, sempre in attesa dell’esplosione definitiva,  poi una specie di campionato iberico minore (con Ferrero più credibile degli altri, per censo) nel quale si inserisce come un sol uomo inconsapevole e sdegnato dal mondo, Xavier Malisse (pronto già al tristo patibolo con Granollers, al primo turno. Prepararsi al peggio di solito evita delusioni e travasi di bile). Negli ottavi l’estremizzante difensore ballerino francese si ritroverebbe Thomas Berdych, assai pericoloso se (per pura congiunzione astrale prevista solo da Paolo Fox) inquadra il rettangolo di gioco. Ceco in condizioni fisiche incerte che un po’ potrebbe rischiare già contro Fognini al secondo turno. Che dire del ligure, meglio di ogni altra parola lo definisce quello sguardo denso di incredula compassione che ci ha regalato James Blake a Cincinnati. Prima di lasciargli sei games. Sguardo che diceva, grosso modo: “Ma da dove esce questo qui? Si atteggia a Safin mascherato da un McEnroe più talentuoso, e invece mi dà meno noie di Bobby Reynolds o una sagoma di balsa.”. Berdych ha poi un terzo turno mica da ridere contro Tipsarevic (al secolo: quello che è riuscito a far vincere un titolo a Seppi) o Picasso Petzschner. Bel tabellone per il lunare imbianchino, che ha tutte le carte in regola per prendersi di diritto il posto nei quarti. E poi chissà. Forse riesce a perdere anche da Ramos.
Djokovic 60% (Gasquet 15%, Dolgopolov 15%, Dodig, Davydenko 5%) – Monfils 30% (Berdych 35%, Tipsarevic 20%, Dimitrov 10%, Petzschner 5%)

Federer (3) –Fish (8). Cammino irto di insidie per l’ex numero uno svizzero, che invece avrebbe bisogno di centellinare le forze in vista dell’ultimo, improbo sforzo (battere il serbo in semifinale). Quasi l’Alpe d’Huez. Terribile l'uno due (Fish/Djokovic) tra quarti e semifinale. Ma nemmeno gli altri turni sono da sottovalutare: Inizio col maniscalco colombiano Giraldo, poi Bellucci o il trottolino aggrazziato Dudi Sela. Terzo col botto contro un Cilic che negli states ha dato segnali di ritorno alla vita. Sempre che il croato riesca a fare fuori i due teenager terribili: I mulinelli difensivi (per assurdo, gradevoli, se vi drogate) dell’aussie Tomic (a rimorchio dopo Wimbledon) e la miglior promessa americana Ryan Harrison, predestinato ma forse ancora acerbo per il gran salto. Fino agli ottavi, dove lo svizzero potrebbe iniziare ad abituarsi all’orrore di Serbia contro il grottesco clone malriuscito di Djokovic, Troicki. Il serbo minore deve però disfarsi della vecchia lenza in gran spolvero Stepanek. Primo turno da vedere quello del ceco contro Kohlschreiber. Anche questo, primo turno avvincente e femmina. Gli omosessuali latenti si dirigano altrove. Chessò, su Riba-Berlocq, o in un bar dove uomini baffuti e vestiti da poliziotti ballino dei lenti guancia a guancia. Al limite ci sono sempre i film di John Wayne. Da quelle parti di tabellone gravita pure Andreas Seppi. Sorteggio invitante, non stessimo parlando di Seppi e non fosse il nostro eroe reduce anche da un malvagio infortunio. Primo turno contro la sua nemesi fisico-tecnico-caratterial-cromatica, Juan Monaco.
Fish, il più in palla degli umani durante l’estate, dovrà guadagnarsi il quarto contro lo svizzero, facendo fuori Fassino Anderson o il sempre verde volleante Llodra. Quindi ad attenderlo negli ottavi ci sarà quello Tsonga perennemente in bilico tra l’immensità ed un poderoso fisico di polistirolo. Incresciosamente vicino al francese v’è Nando Verdasco. Che dire del madrileno…un pietoso velo di indifferenza. Dopo l’ennesima maratona-pantomima farsescamente surreale e finto-agonistica con Nadal a Cincinnati, ha perso quel briciolo di credibilità che ancora gli riservavo. E poi ci deridono per il voler credere con leggero animo pronto alla tragica risata in Gasquet, Kohli, Petzschner o similia, mentre essi han piena e convinta fiducia in questo arlecchino lottatore di marzapane. Immaginate il ragionier Fantozzi che minaccia di voler affrontare a brutto muso il duca conte Semenzara, e poi, trovatoselo di fronte china il capo esibendo un tragico sorriso servile: siamo lì. Poi per carità, potrà fare la voce grossa con Ilhan o Frank Dancevic nei primi turni. Addirittura battere Tsonga, ma la sua credibilità è meno di zero. Due parole le merita il canadese Dancevic, alla quarta qualificazione superata negli slam nel 2011. Di più non si può pretendere. Pazzesco talento tennistico su un fisico tenuto assieme dal nastro isolante, ma che qualche ambizione ce l’ha ancora. Altrimenti starebbe a Manerbio, sano come un pesce, a crogiolarsi sulla beltade di un (solo) colpo, portentoso quanto quello di un’altra quarantina di tennisti. E si chiamerebbe Simone.
Federer 50% (Troicki 20%, Tomic 10%, Stepanek 10%, Harrison 5%, Kohli 5%) – Fish 40% (Tsonga 40%, Anderson e Llodra 10%, Verdasco - MA PER PIACERE, VERAMENTE - )

Soderling (5) – Murray (4). Lo psicotico svedese è stato fermo ai box per tutta l’estate cementizia, causa infortunio. E solo chi ha sperimentato può sapere quanto sia difficile dar di mannaia con un polso malmesso. Non si può dire che il sorteggio gli abbia dato una mano. Passerella col mitologico eroe irlandese semi-ex Louk Sorensen (anche lui ha passato le qualificazioni, gli altri stanno a Manerbio). Quindi il buon Bogomolov jr, predestinato esploso a discreti livelli con dieci anni di ritardo, e terzo turno probante dove lo attende John Isner. Il gigante americano è caldo (due tornei vinti nell’estate), sempre che venga fuori da un complicato confronto con Baghdatis, altro primo turno equilibrato ed, al limite, interessante. Se sopravvive, snodo fondamentale per lo svedese (e forse per l’intero torneo) sarà Del Potro in ottavi. L’argentino è lontano parente del pistolero spietato del 2009 e negli ultimi mesi è andato al risparmio. Esordio-allenamento con Volandri, per lui. Sfortunato nel sorteggio il nostro fromboliere, certo è che di tennisti con cui potesse giocarsela sul cemento ve n’erano due: Junqueira ed un over 80 infortunato grave. Non dovesse farcela Del Potro, il suo posto sarà preso dal costante e sempre afflitto Gilles Simon. Simon-Mello e Garcia Lopez-Gimeno Traver abbinamenti simili a presa in giro di ogni cosa e da evitare come fossero ebola.
Murray, trionfatore a Cincinnati, trova sulla sua strada il buon orange votato alla pirotecnica sconfitta, Robin Haase. Quindi per la senile eccitazione di mamma Jude, “Deliciano” Lopez. Ottavo tristemente amarcord con Wawrinka. Poche alternative allo svizzero ebbro di topexan: Donald Young, più pigro di un messicano strafatto di morfina, robocop Tursunov o l’inestirpabile Chela (33 anni, terraiolo, top 25. Non esistono più le specializzazioni e le mezze stagioni, tranne che in Italia).
Soderling 30% (Del Potro 30%, Isner 25%, Simon 15%) – Murray 60% (Wawrinka 25%, F.Lopez 15%)

Ferrer (6) – Nadal (3). Ora. Il mondo è pieno di complotti. Il più evidente e vergognoso è quello ai danni del giovane ed illibato premier, ad opera di criminosi giudici bolscevichi. Poi ci sarebbe anche quello perpetrato dall’Unicef ai danni del Real Madrid, e non sottovaluterei nemmeno la trentennale cospirazione di Scanagatta, Tommasi e Clerici verso gli eroi dell’Italia tennistica, eroicamente combattuta dai vertici Fit. Ma ve n’è un altro che prende sempre più piede: salvare il soldato Nadal dal naturale abbattimento. Non sarà un complotto, ma un languido amoreggare con la dea bendata, senza dubbio. Ridotto al di sotto dei minimi termini, la sua mano fatata (ha sorteggiato lui stesso gli accoppiamenti) gli ha donato un tabellone che pare un cadeaux natalizio. Manca solo il paggetto Verdasco, per completare il quadro. C'è comiunque, con puntuale deferenza inferiore, Ferrer nell'ipotetico quarto. 'O zappatore trova subito il signor Kirilenko, Andreev e rischia un po' con James Blake, che all'età del nazareno in croce è tornato alla vita apparente dopo due/tre stagioni di oltretomba. Non dovesse farcela l'inferiore, a far da damigello a Nadal, ecco quello un pizzico più scavezzacollo nel nugulo di iberici proni: Nico Almagro. Per lui un inizio scoppiettante contro penna bianca Julien Benneteau, freschissimo di quinta finale Atp persa a Winston Salem. Una morsa al (q)uore quelle finali lacrime inconsolabili, sebbene non sia mai stato tra i miei preferiti. Tengo un (q)uore, io. In questa grottesca disfida iberica, stona un po' Andy Roddick, chiamato a raschiare il fondo del barile per provare un ultimo exploit da quarti di finale.
Per il resto, tornando a Nadal, primi turni senza insidie visibili ad occhio nudo: Golubev (sempre più tristemente italiano, purtroppo), Mahut che potrebbe anche battere l'iberico a suon di servizi e volèe nella nottata nuovayorchese sovrastata dall'uragano Irene. E poi periremo tutti. Ljubicic e Nalbandian (dipenderà da quanti hot dog imbevuti nella sugna e chili di burro d'arachidi trangugerà prima dei match), gli altri spauracchi. Ottavo contro il disturbato Misha Youzhny, chiamato ad avvicinare la gran cavalcata dello scorso anno. Primo turno da neurodeliri quello tra il russo dal volto patibolare e l'altra mente instabile Ernests Gulbis. Match femmina (o finto macho) da vedere con animo devotamente rassegnato all'imprevedibile. Qualche carta in questo spot se la può anche giocare Jurgen Melzer, malgrado ultimamente sembri afflitto da virulenta furia orba.
Ferrer 30% (Almagro 30%, Roddick 30%, Blake 10%) - Nadal 45% (Youzhny 20%, Gulbis 20%, Melzer, Nalbandian e Ljubicic 5%)

US OPEN 2011, FLUSHING MEADOWS - TABELLONE FEMMINILE E PRONOSTICI. SERENA DAVANTI AL SOLITO DRAPPELLO



Dove eravamo rimasti. Ah, già. I due consecutivi ed estivi Master 1000 e Mandatory americani, a metà tra l’agonistico allenamento post feriale e l’apprensione di non compromettere l’impegno nuovayorkese. Eliminarne almeno uno, lasciando posto ad un Masters erbivoro, no eh?
Partiamo dalle donne, per una certa qual galanteria. Le donne nel tennis sono importanti, anche se quelle due lassù ormai giocano non giocano più. Bene inteso che io preferisco un loro match di esibizione ad uno Sharapova-Jankovic. Questione di tecnica. Tornando al nocciuolo, prepotente ritorno di Serena Williams, che se al 30/35% di forma e volontà, sbrana tutte le pseudo valchirie dementi che si agitano inutilmente tristi, ne risucchia placidamente le carni ed usa gli ossicini come stuzzichini per ripulire le fauci. Poi dorme. Tutto sta a vedere se quella percentuale sarà rispettata. Altrimenti campo libero alle oscene gesta del drappello di personaggi in cerca d’autore capeggiati dalla siberiana che pare evasa dal reparto furiosi di un ospedale psichiatrico di massima sicurezza. 
Ma analizziamo con perizia e dotta competenza veggente, i tabelloni sorteggiati, partendo dai (molto ipotetici) quarti

Wozniacki (1) - Li (6).  La formichina pallettara che si prende gioco di tutte le vatusse dal cieco randello e della "più tecnica tennista degli ultimi dieci anni" (indovina il personaggio:  Martinez Sanchez? No, quella sta in vantaggio 3-1 negli scontri diretti con la danese. Mica è fessa, sa come affrontarla, essendo tecnica "non a chiacchiere". Indizio: ha un civettuolo gonnellino svolazzante, rosea casacca ed i baffetti da sparviero), alla vana ricerca di affaermazione in uno slam. Quarti contro l'esperta e solida cinese che uno slam lo ha vinto, e nei major trova sempre una buona forma. Pericoli iniziali per la danese: le bombe miopi di Vesnina o le granate accecate di bum-bum Jarmila Gajdosova al terzo turno. Poi ottavi, per la legge delle tds contro Sveta Kuznetsova. Ma questa può perdere anche da uno scaldabagno arruginito, ultimamente. Se non proprio contro Sara Errani, la sempre costante Hantuchova o l'emergente Paszek,  potrebbero insidiarla. Queste due, a differenza della bolognese, oltre agli "ehhhhh" hanno anche qualche colpo da esibire. E non è poco
Na Li ha un cammino relativamente tranquillo, almeno fino all'ottavo contro la rude marcantonia Petkovic. Per la cinese solo piccole insidie: l'ex pettoruta Halep e la quarantenne Kimiko Date che per un paio di turni potrebbe regalarci gioie antiche. Dalla parte della tedesca occhio alla rumena col naso da Pippo Franco (Irina-Camelia Begu) in crescita o a Roberta Vinci nella fase migliore della sua carriera, che affronta la rumena all'esordio.
Wozniacki 40% (Kuznetsova 20%, Hantuchova 20%, Paszek 10%, Gajdosova ed Errani 5%) - Li 40% (Petkovic 30%, Vinci, Begu, Jie Zeng 10%)

Azarenka (4) - Schiavone (7). L'unico quarto che mi sentirei di escludere a priori. Senza indugio, giocandomi anche un rene alla snai. Non tanto per l'italiana che ha avuto un sorteggio pasquale, ma perchè dalla parte della bielorussa invasata c'è un vero sentiero di guerra (mortale): Larsson, Dulko e Marino per prepararsi alla cruenta fine contro Serena Williams. Se l'americana sta in piedi, esito scontato con tanto di rituale voodoo ad esorcizzare la bionda demonia. La vincente di questo terzo turno (vagamente somigliante ad una finale), troverà in ottavi l'israeliana Peer o Ana Ivanovic. O una Petra Cetkovska in grandissimo spolvero che affronterà (di petto) quella buffa cosa serba al primo turno. Già a Wimbledon l'aveva infiocchettata e rispedita al mittente col primo volo (guadagnandosi santità e riconoscenza eterna, Petra Cetkovska l'immensa).
Schiavone, e quando mai, fortunata rispetto alla possibile avversaria dei quarti, che vi arriverà solo dopo essersi scarnificata in battaglie rusticane. Fortuna un po' controbilanciata dall'inserimento delle più pericolose qualificate sulla sua strada: Galina Voskoboeva all'esordio, con mine e palombelle a go-go, potrebbe anche batterla (io esulterei come un Inzaghi più ossesso). E l'altra qualificata Marina Erakovic al secondo turno, buona tennista, molto completa, classica e dal gran servizio. Il miglior prodottino neozelandese dai remoti tempi di Kelly Evernden (bel tennista volleante con un rene solo. Che ve lo dico a fare...). Se la milanese si salva ("ahuiiiihh") per lei ci sarebbe Maria Josè Martinez Sanchez al terzo turno, match da vedere con nella mente ancora il dolce ricordo di quel 6-2 periodico romano,  e la tecnicissima/tatticissima/eccitantissima italiana sgomenta che non capiva quale sport stesse praticando l'iberica. La mancina farfalletta deve però guardarsi dalla giovane tedesca brufolosa Mona Barthel al primo turno. Tipa che non è male per niente, per niente. Classico ottavo sulla carta, Schiavone-Jankovic, ed italiana che partirebbe quasi alla pari con la serba. "The body" (con un sacco di juta in testa) avrà qualche patema solo con Dokic (sempre un'incognita) e Pavlyuchenkova (in crisi esistenziale, e come darle torto, dopo quel quarto perso a Parigi con tutti quegli "ahuihhhh, "Uihaaaaa" nei timpani, provateci voi...).
Serena 55% (Azarenka 25%, Cetkovska 10%, Peer e Ivanovic 5%) - Jankovic 30% (Schiavone 25%, Voskoboeva 20%, Pavlyuchenkova 10%, Martinez Sanchez 10%, Barthel 5% )

Kvitova (5) - Sharapova (3). Curiosità nel vedere se l'elefantessa ceca avrà superato la sbornia post trionfo a Wimbledon o è consunta dal lascivo amore per il dodicenne boyfriend. Chi lo sa. Poche mine sulla sua strada: La sempre imprevedibile Safarova al terzo turno, prima dell'ottavo con l'atletica Agnieska Radwanska. Una delle più in forma dell'estate, e che al primo turno trova addirittura la sorella esagitata Urzula. Qualche remota chance anche per Giovannona Wickmayer, in crisi funesta.
L'urlante svitata di Siberia deve invece prendere con le molle il suo primo turno contro la diciottenne moretta british Watson, poi eventualmente Aravane Rezai, tornata a nuova vita dopo essersi liberata dell'orco. Più la franco-iraniana di una Pennetta calante. Più ancora della brindisina, addirittura Romina Oprandi. Brillantemente qualificatasi, se non si rompe per due match di fila, l'italo-svizzera può anche passare uno o due turni. In primis deve battere la gran promessa involuta Oudin. Mai precludere nulla, al braccio. Negli ottavi Masha si ritroverebbe la cinese Peng. Meglio la solida cinese quadrumane che la spartana picchatrice vagamente demente, Goerges. Forse.
Kvitova 45% (Radwanska 35%, Safarova 15%, Wickmayer 5%) - Sharapova 45% (Peng 25%, Goerges 15%, Rezai 10%, Oprandi/Pennetta 5%)

Bartoli (8) - Zvonareva (2). L'orripilante botolo d'oltralpe delizierà le platee nuovayorkesi, provando a far rimpiangere loro l'uragano Irene. Cercheranno di rendere meno prolungato lo strazio le varie McHale (americanina di prospetto), Polona Hercog e Maria Kirilenko in un terzo turno degno de "la bella e la bestia". Quindi ottavo contro Samantha Stosur. La gran perdente d'Australia non partirebbe per niente sfavorita, poi chissà. Le vie della sconfitta sono infinite.
A proposito di somme perdenti extra-lusso, che dire dell'adorata Vera Zvonareva? Testa reclinata, occhio arrossato, labbra imbronciate e gote paffute da cane di pura razza boxer, in prossimità della sconfitta incombente. Per lei tabellone tutt'altro che agevole, dal terzo turno in poi. Ottavo difficile contro la gnoma Cibulkova, sulla carta. Nei fatti, presumibilmente contro Sabine Lisicki, devastante e che da qualche mese a questa parte gioca da top 5. La tedesca dovrà però testare e farci conoscere le reali (misteriosissime) condizioni di Venus al secondo turno.

mercoledì 10 agosto 2011

DA MONTREAL A SAN MARINO - LA SCIAGURA


Dal vostro inviato a San Marino, il secondo da sinistra. Che tre eravamo iersera.

Appollaiato nella mia poltrona da sbevazzone in relax, nella fase di meditazione e sgargarozzio moderato, in serata guardo quei buffi tizi che tirano racchettate. Più o meno goffe, più o meno divertenti. Ben sopporto anche il condizionatore a due metri di distanza, che mi atrofizza il lato destro del corpo. Il bello della rete e di “questo internet qui” come lo definisce con perizia da futuro statista dall’abbonata licenza media “il trota”, è che si può viaggiare in un secondo dal territorio americano, alla piccola Repubblica di San Marino. Grandezza cementizia canadese o desolazione estrema in pochi secondi. Calura del giorno ed umida afa della serata sammarinese. Petzschner o Bolelli.
Manco di poco il brillante esordio del pittore teutonico Philipp Petzschner, che a Montreal si sbarazza in due set di Gilles Simon. Dove sta la sorpresa? I numeri sono fatti per essere trascurati. Nel tennis ed in ogni anfratto di esistenza, un numero novanta ricco di gran talento surreale, può tranquillamente battere un top venti dagli schemi impiegatizi, prevedibile, attendista e noioso quanto una poesiola di Sandro Bondi. Se poi ci mettiamo che il tennista senza top di rovescio (ah che sciagura, dice ancora qualcuno), se in giornata di normale ispirazione, di solo slice può mandare al neurodeliri (reparto furiosi) ottantacinque/novanta tennisti su cento, arrivo a dire che il pronostico è stato rispettato in pieno. Per una volta. Colgo sul finire invece, gli ultimi annoiati e raccapriccianti games di Andy Murray. Il vincitore delle due ultime edizioni del Masters canadese. L’incompiuto che si esalta in tornei grandi ma non troppo, si lascia morire come un’alga rinsecchita all’esordio. Prestazione imbarazzante dello scozzese, sconfitto da Kevin Anderson, una specie di Fassino imprestato al tennis. Per carità, tipo dal servizio devastante e tennis d’attacco che non ti dà respiro, “il secco” sudafricano. Uno che sul veloce vale i primi 40/50. Ma rimane comunque l’imbarazzo per la prestazione del numero 4 al mondo. Per conformazione antropomorfica, movenze trascinate e faccia d’estrema ripugnanza svogliata, le sue sconfitte si rivestono di un’aura tragicamente oscena. Se poi ci aggiungiamo un tennis particolare e a tratti raffinato, che quando non funziona lo rende repellente allo sguardo dello spettatore medio, il quadro è completo. Qualcuno ricorderà i tre games e le salve di fischi con cui fu salutato a Montecarlo, dopo una medesima prestazione contro la cinciallegra inconsapevole Kohli.
Poco male, gli altri grandi sono stoppati nell’esordio da una pioggia torrenziale. Avanza solo Jo Tsonga, che regola di giustezza Fabio Fognini. Il ligure, pur con mille difetti, almeno ci prova. A partecipare e tentare qualcosa. Lasciate da parte il talento o il genio (quella è altra cosa), ma se vuoi provare un guizzo al Nou Camp, meglio la svogliata imprevedibilità di un Cassano che l’encomiabile Pellissier. Dove Pellissier sarebbe Andreas Seppi. L’indemoniata tigre assassina si presenta in Canada dopo accurata preparazione, la settimana prima, nella palude acquitrinosa di Kitzbuhel. E dal 5% di possibilità di fare partita contro Marin Cilic, gliene restano 0,01%. Nessuna novità, anche qui.

Ma c’è anche un’Italia che vive, lotta e respira (a mala pena), nel personalissimo circuito italiano (o zone limitrofe). Quasi un altro sport. Si dibattono come totani Starace e Volandri, top players in queste circostanze. Non se la sono sentita di andare in Canadà. Impiegati della racchetta che non hanno più niente da dire dove conta sul serio. Basterebbe farsene una ragione. Medesima scelta di ferie-lavoro anche per Simone Bolelli. Vuoi mettere lo smog e le acciaierie del nordamerica, col cicaleggiante mare della Romagna? Pazzi solo a crederlo. Ximena starà a casa, in attesa che ritorni dal lavoro. Tutta fastidiata e stesa sul divano, sgranocchia cioccolatini e pensa: "Ma ancora col tennis s'è fissato questo qui?". Eccolo allora, il gran campione, che si sbatte con gran cipiglio nel primo turno sammarinese. Tre spettatori paganti. Molti si lamentano delle wild card a Muster. Il vecchio leone austriaco la sera prima ne aveva portati molti di più. E pazienza se poi ha perso dopo serrata lotta contro il numero 462 o giù di lì.
Innanzi al fenomeno nostrano niente meno che Benoit Paire, circense tennista da baraccone, divertente, spumeggiante e irrimediabilmente votato al suicidio. Anche il ragazzo d’oltralpe ha poche ambizioni, ma almeno diverte. Il piccolo e futuro Federer fatto in casa (di 26 anni) sembra armato di buona volontà, a passare un turno. Colpisce bene di dritto, rema alla bell’e meglio. Tanto sembra bastare per regolare le sfuriate esageratamente intermittenti del naif francese. 7-6 4-2 per il nostro impavido eroe, e già me li vedo, tutti eccitati, i supporters del bandierone. Uno in particolare, che ancora circola a piede libero: Ora avrà ben fondate speranze di vedere Bolelli al Master di Londra 2012. Per Trevisan invece forse è un po’ tardi, ma nel 2013 ci sarà senz’altro. Ma è lì che la mestizia li avrà colpiti. D’un tratto il francese inizia a mettere smorzate e partorire accelerazioni vincenti di bimane rovescio con maggiore costanza, e per l’italiano resta poco da fare. Rimane solo la figura del povero soldatino di piombo, quasi ischerzato dal ludico schema di Benoit: smorzata, pallonettino e grassa risata o raglio d’incitamento (“Allez Benoiiit”, dovete sapere che fa i discorsi con un tale Benoit, Benoit). Simone si altera aggiustandosi il ciuffo, da vero combattente. Col piglio di chi è abituato a ben altre platee si lamenta del campo dissestato: "sochmel...ma che campo è questo, oh!". Parecchio triste l’epilogo: l’italiano cede il secondo e molla di schianto nel terzo, con le pigre gambe ormai spezzate dalle continue e goffe corse in avanti cui il lazzarone francese lo ha costretto. 6-7 7-5 6-2 Paire. Anche qui, dove sarebbe la novità.
Il gatto lo guarda con un po’ di commiserazione. Vorrebbe dirmi: “Fammi conoscere quei cani che parlavano di Bolelli gran talento, perdio…”.

lunedì 8 agosto 2011

LA CASETTA IN CANADA' - MASTERS 1000 MONTREAL - DOTTA ANALISI DEL TABELLONE ED INEFFABILI PRONOSTICI




Dal vostro inviato commissariato (ma non ditelo in giro). Il prossimo passo sarà una badante tedesca

Tenevo una casetta piccolina in Canadà, dice il grammofono d’epoca. Ora il  masters 1000 di Montreal non sarà piccolo, ma nel periodo post vacanziero rappresenta ghiotta occasione di una piccola soddisfazione per più di qualcuno. Antropomorfiche disquisizioni porterebbero a credere in un Nadal al poco carico dopo le ferie marittime, lui che per rendere al massimo ha bisogno di carichi di lavoro equini. Pare che zio Toni abbia fatto portare sulla spiaggia di Ibiza dodici tori di Pamplona da fargli trainare in decontrazione nelle pause cocktail, ma bisogna vedere se basterà questo lavoro defatigante. Stesso discorso per l’altro forzuto di Serbia, Djokovic. Quello ha però dalla sua il genio, la fantasia e quell’istrioneria assai divertente e confinante con la contrazione di uno scorbuto fulminante. La vacanza gli avrà fatto perdere per l’eternità l’orrenda forma disumanamente scucchiata? Sperare è lecito, ma la fine di chi spera è ben nota. Gioco forza dovrebbero aumentare le possibilità per Federer, a rigore di quella logica inesistente nel tennis come nella vita. “L’anzianotti” trentenne svizzero, chiamato così dagli stessi che esaltano la giovinezza di Schiavone, Ferrero, Stepanek (fresco vincitore a Washington, mostruoso e bello come un osso di seppia) e Montanes, nel massimo del loro fulgore atletico. Fors’anche di Schuettler, di chi scrive e dell’unto di Arcore in rampa di lancio verso le Kayman (lasciatelo partire. Obolo improvvisato per pagare il carburante del velivolo). Allo svizzero però, ormai, per dominare come un tempo manca quella terrificante capacità di coprire il campo in difesa che hanno gli altri due. Già, il gran segreto del tennis moderno è quello. Ai voglia ad avere colpi d’attacco o ad effetto. 
Chi potrebbe ancora esprimere entrambe le cose è Murray, parlandone da vivo. Al solito egli si esalta nei grandi tornei appena al di sotto della consacrazione mondiale. Possibili outsiders: Soderling, Tsonga, Del Potro, ed il talentuosissimo cacciatore di tordi Berdych. Mine vaganti (per se stessi) Gulbis e Gasquet. Malisse è infortunato. Italiani? Ah, certo. Colori azzurri difesi con onore ed indomabile ardimento da Seppi e Fognini che in un picco di coraggio da esploratori indefessi han deciso di partecipare. E dal lodevole qualificato Cipolla. Fognini chiuso da Tsonga che dovrebbe poter vincere anche palleggiando con la sinistra e bendato per un set. Qualche chance in più per la montanara tigre assassina Seppi opposto a Cilic. Pochi giorni fa ci ha vinto quattro games, questa volta può arrivare financo a sei, se l’altro continua a giocare con le scarpe piombate e spara tutto in piccionaia. Gli altri azzurri combatteranno nel prestigioso chellanger di San Marino. Buon torneo minore per buoni tennisti minori come Starace, Volandri e Lorenzi. Sia mai disputare le qualificazioni canadesi ed imbattersi in gente terrificante e dall’alto lignaggio tennistico come Yani, Ilhan, Levine, Russel, l’orsacchio sbrodolino o addirittura Oullette (o Omelette, non mi sovviene) battuto addirittura da Petzschner. Sia mai. Siam italiani, ci abbiamo le spalle strette ed essere top 100 è già traguardo da preservare con l’animo di chi si tiene il posti fisso al catasto.
Partendo dagli ipotetici quarti di finale, esaminiamo con solerzia indefessa il tabellone nella sua interezza. Qualificati annessi.

Djokovic-Monfils. Il numero uno serbo ancora dalla parte di Federer. Se ci arrivano, semifinale dal sapor di finale. Per Nole unica minaccia verso i quarti è Juan Martin Del Potro, misurandone le reali velleità di ritorno. Difficile possa impensierirlo il “nosferatu” che pare scongelato dopo sei anni di morte apparente ed ormai all’ultima giostra, ai secoli Davydenko. Il russo qualche rischio lo corre persino contro Cipolla. E ho detto tutto. Il tragico finalista di Washington Monfils proverà a non lacerarsi, prima di tutto. Poi rischia già qualcosa contro l’americano Bogomolov. Più di qualcosa contro un pur stanco Isner o il Djokovic da maldestri falsari, Troicki.
Djokovic 70% (Del Potro 30%) – Monfils 35% (Isner 35%, Troicki 28%, Bogomolov 2%).

Federer-Almagro. Più dell’esplosivo spagnolo simpatico quanto in riccio di mare nel gargarozzo, l’ex numero uno dovrà guardarsi da Tsonga in un atteso ottavo di rivincita del recente confronto a Wimbledon. Ammesso che il francese si disfi di Tomic. Curioso sapere se Jo avrà mantenuto il motore della sua delicatissima macchina ben oliato. I suoi ingranaggi sono delicatissimi, almeno quanto la corteccia cerebrale del trota (futuro premier). Prima del francese, secondo turno di passeggio per Federer. Almagro si ritrova impelagato invece in una gaudente ridda di leziosi tricotatori dall’agonismo tipico dell’imminente rigor mortis: Gasquet-Mayer e Stakhovsky-Kohlschreiber primi turni da vedere, per dormire più serenamente appagati del nulla. Gasquet per assurdo potrebbe soffiare il posto nei quarti ad Almagro. Voglia il cielo.
Federer 50% (Tsonga 35%, Tomic 15%, Chela -100%) - Almagro 40% (tutte le scimmiette con l’esaurimento nervoso messe assieme, guidate dal solerte capobranco Gasquet, 60%).

Fish-Murray. Potrebbero arrivare entrambi ai quarti. Ma anche no. Mardy parso spremuto dall’estate di pressanti impegni dovrà ben guardarsi all’esordio dal vincente di Stepanek-Feliciano Lopez, match in bianco e nero stile “Casablanca”. Poi per lui ci sarebbe Ernests Gulbis, in una replica della recente finale a LA. Il lettone ha già dimostrato di poterlo battere, ma come al solito deve prima vincere le oscure forze delle ranocchie indemoniate che gli ballano un sirtaki sciancato nella calotta cranica. E Juan Carlos Ferrero al primo turno. Poi avrebbe Misha Youzhny in un confronto sponsorizzato dal centro d’igiene mentale di Montreal specializzato in alterazioni della psiche. Non è mica detto però che il russo batta Llodra, anzi. Murray senza grossi patemi, se si eccettua il gran battitore “il secco” Kevin Anderson, ed un ottavo contro Wawrinka o Nalbandian (bellissimo primo turno da clinica “quisisana dall’acne e dall’adipe”).
Fish 30% (Gulbis 30%, Youzhny 20%, Lodra/Stepanek/F.Lopez 20%) – Murray 55% (Wawrinka 20%, Nalbandian 20, Anderson 5%).

Berdych-Nadal. Berdych favorito per l’ingresso ai quarti. Potrebbe fargli (meraviglioso) sgambetto Alexandr Dolgopolov, sempre che la libellula pazza d’Ucraina affronti il torneo con intenzione di giocarlo. Si è ben preparato (sulla terra), ma non essendo Seppi o Fognini ed avendo anzi un bel talento anomalo, non si sa mai. Difficile che emergano il bucaniere dalle polveri bagnate Karlovic o l’estro tipico dell’acqua liscia dell’acquedotto, Gilles Simon. Il francese inizia e rischia all’esordio contro un lodevole qualificato tedesco, Petzschner. Per altre informazioni chiedere di lui al suo neuropsichiatria ricoverato d’urgenza dopo aver provato a studiarne il caso. Poche angherie per Nadal, più del talento immaginario di Chardy lo spagnolo dovrà pensare a trovare la condizione. Ottavo in prospettiva contro Verdasco. Ammesso che qualche utopista svitato ancora creda in Verdasco o nelle dimissioni di un Premier imputato di prostituzione minorile. Ce ne sono di matti in giro. Nando un po’ rischia persino contro il fagiolino colombiano Falla o Tipsarevic. Ammesso, anche qui, che qualche pazzo visionario ancora creda in uno che perde una finale Atp da Seppi o che una nazione intera non possa essere governata da forze che mirano alla secessione. Poveri illusi.
Berdych 45% (Dolgopolov 35%, Simon 20%, Petzschner -30%) – Nadal 60%, (Verdasco 20%, Falla/Tipsarevic/Goldrake/Maga Magoo il restante 20%).

Potrei anche scrivere del tabellone del Wta di Toronto, ma debbo spendere i restanti 15 minuti per cucinare: Ravioli ai funghi porcini in salsa di noci).

lunedì 1 agosto 2011

ERNESTS GULBIS (ANCORA TU? MA NON DOVEVAMO VEDERCI PIU'?) IN UNA FOLLE NOTTE DI MEZZA ESTATE


I chiari presagi del gran disvelamento ennesimo di Lettonia, v’erano stati già nel meriggio. Tuoni, lampi, fulmini e grandine. Un temporale come se ne vedono solo nella stagione dei monsoni caraibici o nell’Africa abissina avvolge il mio eremo, rovinando la giornata dei cicaleggianti natanti. Per lo più, unti leghisti camuffati. Uno in particolare, nel corso della tarda mattinata, prendeva il sole leggendo con nordico distacco sdegnato “La Padania”. L’ho vista come una chiara provocazione. Volevo assestargli due calci in bocca indirizzandolo nella ridente Brugherio a farsi inculare all’unisono da Borghezio, lo sbiascicante neuroleso Bossi ed un mulo ungherese, lui e quel giornale di merdosi razzisti xenofobi. Ho desistito. Essendo una persona civile, gli ho solo sputato addosso e consigliato di spostarsi perché rendeva l’aria irrespirabile col suo puzzo nauseabondo.
Ma tornando alle cose serie, gran tennis in quest’ultima settimana dell’afoso luglio. In serata ho una gran voglia di assistere alla splendida finale dello Slam “cementaro” fatto in casa, a Recanati. Faccio in tempo ad aprire un link sovversivo, che noto una scena agghiacciante: I tennisti stanno seduti, mentre un capannello di gente è attorno a qualcuno steso in terra. Inquietante. Portano via lo sventurato giudice di linea (o raccattapalle, non posso saperlo) a braccia, barellato, accompagnato da tiepidi e raggelanti applausi. Terrificante, ma si spera non sia niente di grave. E i due ricominciano. Finale tutta transalpina (ancora). Kenny De Schepper, già noto ai più attenti per aver umiliato Bolelli a Wimbledon e gradevole lungagnone volleante, di fronte alla gran rivelazione del torneo, tal Fabrice Martin. Un ventiquattrenne giunto in finale dopo un sontuoso torneo, partendo dalla qualificazioni. Numero 500 e rotti delle classifiche, sei/sette tornei negli ultimi due anni. Ci si chiede dove l’avessero tenuto nascosto. Serve&volley a tutto spiano, sulla prima e sulla seconda, un chip&charge compulsivamente folle via l’altro, ha steso tutti, manco fosse un Edberg anchilosato o un Cash con la gotta. Godimento pieno nel vederlo avventarsi a rete, scucchiaiare l’arrangiato dritto d’approccio o tirare il classicissimo rovescio a tutto braccio. C’è vita ed ancora servizio e volèe in questo tennis del 2011. Nella finale di un challenger, ed oltre la cinquecentesima posizione. Fabrice vince, come completamento di una gran settimana. Se il fisico reggerà, divertirà avvicinando addirittura i primi duecento. Nel torneo che vide i natali del gran poeta onanista, si dissolvono come inquietanti ghiaccioli inspidi, gli alfieri minori della Italia “racchettara” dalle spalle strette. I francesi giocano come dei piccoli Llodra, i nostri giovani si dimenano arroganti, manco fossero un tragicomico mix tecnico/comportamentale tra Bolelli e Fognini. In miniatura. E’ tutta lì la differenza.
Gli italiani d’élite invece, ai monti di Gstaad hanno preferito tutti il mare di Umago ed un tabellone ampiamente più abbordabile. Basta però un Cilic pur in fase di confusionale smarrimento tecnico e mentale, per mandare a casa Seppi e Fognini (entrambi con quattro games sulla groppa). Starace? Ah beh, era stanco e malconcio. Un affaticato mix tra Isner e Mahut nel match dei record. Quelli alla ventesima ora di match, il nostro dopo un’ora e venti.
Faccio rapido zapping, in tempo per vedere una Serena Williams tornata furiosa come un tempo, a Stanford. Tutta fasciata in un aderente verde ramarro, inizia sonnecchiando come il felino svogliato. Talmente annoiata che non riesce nemmeno a lanciarsi la palla per il servizio. Poi dilania il balzellante marsupiale Marion Bartoli (ma nessuno le riferirà l’effetto grottesco delle sue gesta?). La tapina, già sconfitta, millanta il solito mezzo infortunio. Forse solo per limitare le nerbate del babbo, uno scienziato-domatore pazzo che pare scappato dalla Germania anni ’30. Levateceli di torno.
E’ però in nottata che va in scena il domenicale must tennistico. Il sorprendente genio scapigliato di Ernests Gulbis alla clamorosa ribalta, dopo mesi di torpore neurocerebrale. A Los Angeles, vicino a Malibù o nei sobborghi violenti e dimenticati da Dio narrati da Bukowski. Quale palcoscenico migliore per un ritorno in grande stile? Al suo angolo, agghindato come un sedicenne discotecaro, il nuovo coach Canas. Cosa può uscire di buono dal connubio col viziato ragazzotto bohemienne che qualche anno fa venne pizzicato con delle escort? Poco o niente, ho pensato. Ma quello è nato per stupire, sovvertire pronostici e credenze. Nel bene o nel male. Allora eccolo superare in volata il gran talento misantropo Malisse, disintegrare il Del Potro lanciato verso ritorno, e poi Bogomolov. La finale con Mardy Fish si presentava ricca di spunti ed interesse. Vuoi fidarti ancora di questo giovane lettone snob, naif ed intimamente votato al suicidio, in una malata notte di mezza estate? Decido di farlo, gettando pure qualche euro su una quota invitante, se cucita addosso a Gulbis (2,75).
Regge bene, il lettone con la nitroglicerina nel braccio benedetto. Barbetta incolta, cespuglio di capelli ribelli ed occhi pazzi rivolti al niente. Tira a mente spenta, e può giocarsela contro il più avveduto ed affidabile americano. Un vincente terrificante, o un deliziosa palombella. Un ace di seconda, o un doppio fallo. Irrazionale, imprevedibile, illeggibile. Cosa vuoi decifrare sotto quei boccoli? Niente. Fenomeno o povero lazzarone inetto. Sciagura autentica è il modo in cui getta via il primo set, con la ciliegina del doppio fallo finale. Contro un americano che pure sembra spremuto dalle due settimane d'attività continua. Sarà l’ennesima occasione persa di Ernests? O un altro ingannevole innalzamento agli altari delle gran promesse?
Nel secondo set però non molla la presa sul match, ed è il chiaro segno. Ci metto persino degli altri euri sopra, forte di quella sorprendente tenuta mentale. Tanto perché la disgrazia sia totale. Vince il secondo, scappa nel terzo. Mardy Fish, che pure gode di qualche mia simpatia per quella ingobbita e goffa attitudine buona ed il sibilante rovescio bimane piatto (e per la moglie, di gran lunga più bella del rovescio), sembra proprio non averne più. Ha finito la benzina. Il lettone lo ha tramortito a suon di intermittenti vincenti, spezzandogli le gambe con fluttuanti smorzate. E’ avanti 5-1 ora. Vuoi che possa riuscire a perderci? Ci prova anche, mica no. L’avversario è fermo e paralizzato, ed Ernests tenta di rianimarlo sparando colpi in piccionaia. Disgrazia autentica. Riuscisse a perdere un match simile batterebbe ogni record nella classifica dei mirabolanti “gasquettismi” carpiati. Qualcosa di osceno, che ti lascia senza fiato. Da 5-1 eccolo, nel giro di due minuti, col braccio benedetto improvvisamente rattrappito, che concede una palla del 5-5 all’avversario bollito. Il tempo di due palombelle di dritto, quasi adagiate col palmo della mano ed un dritto devastante, che si va a prendere la vittoria. Breve e distaccato cenno di contentezza, alzando la mano. Cosa vuoi che sia il torneo di Los Angeles, per uno che potrebbe essere top 5 da tre anni. Lo sa bene, ed è coerente in questo. Che sia l’ennesimo bluff o il rilancio per una carriera finalmente di vertice, chi può dirlo. Provate voi, a leggere la sua mente. O a scommetterci sopra, convinti di vincere.

Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.