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mercoledì 19 agosto 2009

Bolelli, un'estate da leone


Capita di scrivere di Petzschner che batterà Nadal, e qualcuno avrà preso la burla surreale per vicenda seria. Succede di leggere articoli seriosi, dei soliti commentatori italioti, e ci si fa grasse risate.
Il sugo della questione: Ieri, nel primo turno del Masters 1000 di Cincinnati, si affrontavano Philipp Picasso Petzschner e l'impavido eroe italico, Simone Bolelli. La partita non l'ho vista, per motivi di salute: Una sbronza paurosa, ed i postumi che ancora mi porto attaccati come ricci di mare avvinghiati allo spaghettino col sughetto di mare. Niente paura, se ne può scrivere ugualmente. Semplicemente, commentando il risultato e come è stato accolto. Meglio di chi finge di aver visto, ed inventa frescacce buone per i chirichetti. Stamane leggevo distrattamente alcuni commenti. Grosso modo, il tenore di quasi tutti, era: "Ennesima occasione sprecata per Simone Bolelli, dopo le ottime qualificazioni (ha sconfitto dei pupazzetti del circo n.d.r), il talentuoso italiano cede in due set contro un avversario alla sua portata.". Allora ho fatto rapidamente alcune riflessioni, seduto sulla tazza del cesso. Un'elucubrazione profonda, sempre cementata dai postumi dolorosi.
Talento italiano? Partita ampiamente alla sua portata? Gesù. All'orrore non ci sarà mai fine. Calcolatrice alla mano, strimpello alcuni dati da pizzicagnolo che non sa né leggere né scrivere.

1- Picasso Petzschner è numero 39 del mondo. Simone Bolelli numero 71. Ok, ok. Come diceva il sommo Bisteccone Galeazzi dopo una tripla razione di trippa, una cofana di fagioli con le cotiche, e tra un rutto ed un grugnito di ritorno: "La classifica non conta niente, nella coppa Davis". Si eccitava tutto quando lo diceva, ripulendosi i denti con lo stecchino. La passiamo per buona. Fate finta che Cincinnati sia Coppa Davis.
2- Il pittore surreale tedesco è reduce da una sorprendente e pregevole stagione sul cemento americano (vittorie su Fish, Querrey, Robredo, etc...). L'aspirante modello italiano, ha deciso di schivare la calura opprimente dei tornei americani, preferendo prolungate sedute di spennatura alle sopracciglia (ma è solo un pettegolezzo). Le migliori notizie sul suo conto ci sono arrivate grazie a Novella 2000, Platinette e lo spetazzante Signorini: Sobrio e composto matrimonio con la bellissima modella Ximena. Una ragazza assai attraente. Niente da dire, tocca fargli i complimenti, e stimarlo a vita, per un'impalmatura di siffatto lignaggio. Forse comincio a comprendere perchè tutti continuino a parlare di gran talento. Sarà stipato nelle sue mutande. Il tennis, però è altra roba.
3- Ma non è mica finita. Volendo stringere ancora, mi pare ovvio a chi un pò mastica di tennis, (e Petzschner non lo conosca solo via foto), quanto il tedesco giochi 122 volte meglio al tennis del bolognese. Certo, ha le meningi perennemente costipate, e paiono rivestite da una sacca scrotale, questo non lo potrà negare nessuno. Ma riesce a mettere sul campo una varietà di colpi, che il nostro crestino si può solo scrodare. Tocchi pregevoli, buon servizio, voleè raffinate, varietà di schemi, un tennis ricamato ed imprevedibile capace di mandare in confusione molti. Figuriamoci un Bolelli qualunque, per giunta in ciabatte e reduce dall'estate di fuoco con Ximena (Guardate la foto. Oh, Ximena!). E in più, Picasso ha una maggiore abitudine e predisposizione al cemento. Il nostro Federer monco invece, tira bene di dritto, a tratti sembra di vedere un campioncino di 25 anni che si deve fare le ossa. Dopo qualche scambio ti accorgi di quanto sia lacunoso e prevedibile. Rovescio debole, spostamenti elefantini, una delle più insipienti risposte al servizio del circuito. Il tutto abbinato ad una ferocia agonistica pari a quella un porcellino d'india castrato. Il nuovo coach Piatti, è convinto che Simone sia da primi dieci del mondo. Vedremo. Succedesse, mi dedicherò a tempo pieno ai campionati di uncinetto acrobatico.
E dopo questo quadro disarmante, qualcuno scrive "occasione mancata per Bolelli". Il timore è che io non ci capisca nulla o che la sindrome da provincialismo e zerbinismo italico, continui ad annebbiare le loro menti. L'altra, e più angosciosa opzione, è che alcuni giornalisti, non solo non conoscevano Petzschner quando era numero 330 e rotti al mondo, ma non lo hanno visto giocare nemmeno ora, che è tra i primi 40.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.