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lunedì 7 settembre 2009

Us Open 2009 - settima giornata - Pennetta alla vodka



Piccole donne crescono. La notizia della vittoria di Flavia Pennetta mi coglie volgarmente in mutande, nell'atto di preparare un caffè, con un vago tremore alla mano. E giunge, lungi dal lasciarmi basito. Nella notte, l'azzurra ha domato Vera Zvonareva, numero sette del mondo. A leggere le cronache, ciò che stupisce non è la vittoria, ma il carattere ed il coraggio con cui ha annullato sei matchpoint nel secondo set, prima di dilagare nel terzo. Una conferma, sempre sulla fiducia, che i progressi della ispano-brindisina, sono non solo tecnici, ma soprattutto mentali. Ora nei quarti di finale, per un malvagio sortilegio del tabellone, trova la favorita del torneo, Serena Williams. Un peccato, perchè nell'altra parte, complice una moria delle vacche (e non è una pecoreccia allusione), con le dipartite dolorosissime (certo) di Dementieva, Jankovic, Sharapova e Safina, si poteva pensare ancora più in grande.
Ieri stavo ancora scrollando l'ultima infida rena dell'anno, quando m'imbatto in un paio di games di assassina cruenza. L'elegante e leggiadra gazzella Hantuchova, con le sue belle gambe chilometriche e i lineamenti dolci ed inoffessivi, fatta in tanti brandelli dal leone Serena Willams, con ferocia gratuita. Una esecuzione da vietare agli animi particolarmente sensibili. Si configurerebbe la “crudeltà immotivata”, ma tant'è. Ennesima puntata de “il leone e la gazzella”, con la gazzella che corre a velocità da moviola, e il rinoceronte travestito da leone, che infierisce. Kim Clijsters s'impone su Venus, e sarebbe stata una semi-sorpresa, prima del torneo. Non dopo la condizione palesata dalla venere d'ebano nei primi incontri. Ancor prima dell'impresa Pennetta, si era arrestata la corsa di Francesca Schiavone. Una mezza occasione sprecata, se non altro nel punteggio severissimo. Na Li, la aggredisce con fluida serenità, quasi stesse ammirando un panorama dolomitico, sorridente come giocasse a tamburello al parco. La cinese non è un fenomeno, e si poteva battere, però è in possesso di un gioco così piatto e semplice da invitare alla naturalezza non artefatta del mondo. Mostra a tutti come non occorra pesare 92 kili, imbracciare una roncola e farsi scoppiare un'ernia con rotazioni disumane, per far viaggiare la pallina e vincere le partite.
Mi basta uno scambio per intuire quanto Ferrero-Simon, sarà la più brutta partita dell'era open, compreso il golf ed il rubamazzetto. Vince l'iberico per ritiro, e grandi rimpianti per il pittore smemorato Petzschner, che contro di lui aveva già vinto. Due games invece, per capire che nella “battaglia delle mazzate” tra Gonzalez e Berdych, prevarrà il picchiatore più intelligente. O se volete, l'unico a conoscenza della bizzarra regola per cui, non vince chi tira fortissimo in piccionaia. In poche parole, Berdych non vince mai.
Dopo i leggeri svaghi di Federer, i torpori di Djokovic, non desta entusiasmo nemmeno Rafael Nadal contro uno dei tanti connazionali, già sconfitti prima di entrare in campo. Nicolas Almagro, nelle pavide vesti del ragionier Fantozzi che gioca a biliardo al cospetto del duca conte Barambani, non vincerebbe un set, nemmeno se Rafa decidesse di lasciarlo da solo in campo. Qualcuno ha udito anche un “tiri merdaccia!”, ma non me la sento di confermare...Posso solo dire che il muro di gomma scoordinato Gael Monfils, quatto-quatto, come un'orrida pantegana che si va nascondendo, potrebbe provare la grande impresa col maiorchino. Chi lo sa. Nessuno ne parla, ma vince in scioltezza Jo Tsonga contro Benneteau, ed approda in ottavi senza aver perso un set.
Scorgo freneticamente le notizie dello sport per trovare qualcosa di Del Potro-Koellerer, niente. Poi passo con apprensione alla cronaca nera, niente. Devo dire che temevo seriamente per l'incolumità dell'iracondo austriaco, incubo di vecchi, bambini e facilmente impressionabili. Un personaggio incline allo scherno ridanciano sull'errore altrui ed alla rissa fisica con l'avversario (quelli assai modesti ed al di sotto del metro e settantacinque). Uno, per dirla tutta, che dopo una pausa pipì, era dato per disperso, e che rinvennero a danzare nel parco con l'ipod in testa. Mentre l'avversario serviva col campo vuoto, ed esultava come un malato mentale. Nessuna notizia nella cronaca, e dunque, tocca presumere sia ancora vivo. Ah, l'argentino ha vinto in quattro set. Ma deve aver evitato di farlo fuori.

5 commenti:

  1. ciao Picasso. Me lo interpreti il risultato: 6/0 0/6 6/4 Clijsters/Williams?
    Mi piacerebbe vedere la partita. Al di là dell'impatto tecnico (minimo, secondo me, visto il risultato) è un punteggio psicologicamente interessante.

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  2. @Ciao Bruno,
    la partita non l'ho vista, quindi potrei solo fare un'analisi da fruttarolo, o buttarla in burla, come faccio di solito. Forse, azzardo, i picchi di forza e paura delle due hanno coinciso perfettamente, ed in modi invertiti nei primi due set. Per poi giocarsela alla pari nel terzo. Dove, sono venuti fuori i reali valori attuali. Ciao.

    @Marty, e si, fuori pure Venere. Che (io compreso) facciamo sempre l'errore di mettere tra le favorite. Ma fuori da Wimbledon, fatica sempre, da almeno cinque anni. Ciao, a presto.

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  3. Io ho seguito un pezzetto di Del Potro-Koellerer (che alla fine non mi sembra un tennista così mediocre come avevi scritto!) con show dell'austriaco in versione "voglio-fare-l'irrispettoso-ma-simpatico" in onore del pubblico americano, tutto smorfie, inchini e auto-richieste di applausi. Alla fine ha firmato più autografi lui di Del Potro.
    Impassibile Del Potro, forse riusciva a mascherare l'odio incanalandolo in servizi micidiali, oppure la sua indifferenza era sincera, quasi come se pensasse "prenditi pure gli applausi, tanto io proseguo il torneo e tu ti fermi qui".

    Prima o poi mi piacerebbe leggere il pezzo che hai scritto su Koellerer e mai pubblicato.

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  4. Beh, se uno a 26anni gioca il terzo slam della carriera, tanto fenomeno non lo è. Sicuramente uno da primi 50-60, con un discreto rovescio piatto, e che prova evoluzioni circensi involontarie, smorzate, e qualche discesa a rete. Ma se non altro ci prova. Non mi dispiacerebbe nemmeno come personaggio, se fosse vero. Io dipingevo solo il tipo, così borderline, folle ed antisportivo nei tornei minori che ha frequantato fino ad ora. Avendo la conferma che è tutta una finzione. Non si sarebbe mai azzardaro a fare il duro, con Del Potro. Poteva farlo (come fece), in un torneo minore, quando derise il diciassettenne argentino in lacrime per i crampi. Di certo non adesso, perchè quell'altro lo avrebbe ammazzato, senza molti preamboli. Un pavido pazzo per non andare in guerra. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.