La versione menomata e rabberciata di Rafa Nadal, basta e avanza per portare avanti la Spagna sulla Repbblica Ceca. Di fronte a lui, la più fulgida espressione del nulla fattosi tennis, Thomas Berdych. L'iberico lotta per un set contro fantasmi e malanni, poi domina in scioltezza. Barazzutti ed il solerte Fabretti, non perdono tempo a rammentarci quanto il maiorchino giochi corto, lo rimarcano con petulanza insostenibile. Lo sappiamo da quattro mesi buoni. Lo sanno anche le massaie di Bagheria e le mondine di Brugherio. Il capitano azzurro, si lascia avvolgere dalla spirale insopportabile del Fabretti, per il quale la rai non riesce ancora a trovare un impiego da vice aiutante ciabattino. Eppure all'inizio pareva dominato e silente, ponderato a non esporsi alla proverbiale sequela di amenità. Ma lasciamo perdere, quando la tivvì di stato metterà una scimmia marsupiale o un pappagallo ara, a commentare il tennis, sarà sempre troppo tardi.
Un umile Nadal ridicolizza la spocchia insipiente e addirittura baldanzosa del ceco. Sembra un paradosso, al limite una minchiata, ma è la spiegazione di tutto. Berdych è l'eterna promessa, mascherata da mistero buffo. Uno smunto ragazzotto con la stessa intelligenza tennistica di una cicoria. E il tacchino albino imbalsamato e sparacchiante, si esibisce. Si piazza in mezzo al campo come una semovente statua di piombo e tira drittacci, dentro o fuori. Sempre fuori. Non saprei se definirlo tennis lobotomizzato o idiota. Propendo per "picchiatore demente". 7-5 6-0 6-2, e tutti a casa. E sfido chiunque a convincermi che il ceco sia un tennista. L'attuale John McEnroe, o Stefan Edberg, avrebbero offerto una resistenza più decorosa, ad un Nadal comunqe buono. Breve digressione a proposito dello svedese, che in forma smagliante, lascia le briciole ad El Aynaoui e Philippusis, nel Master veterani di Londra.
Secondo match, e con mia grande sorpresa, scopro che il capitano spagnolo rinuncia alle fatue evoluzioni circensi di Nando Verdasco, schierando David Ferrer. Voglio dire, Ferrer. Vivido orrore mi percorre le vene, mesciandosi all'alcool. Una scelta di pavida sicurezza. Al posto di un imprevedibile top player perdente coi più forti, un ingobbito regolarista terricolo di seconda fascia, che se quelli di mezza classifica giocano male, l'incontro lo porta a casa. Ma al limite. Quando si dice la lungimiranza. Opposto al numero due (cinque o sei) di Spagna, lo stagionato ma sempre gradevole volleatore ceco, Radek Stepanek. Perennemente mezzo principe e mezzo ranocchio, ma che da oltre un decennio delizia le platee di mezzo mondo, col suo tennis d'attacco, completo ed imprevedibile. E pazienza se il guizzante Fabretti ce lo introduce come "tignoso giocatore da terra battuta". Che ne sa il miserrimo, lo avrà visto giocare bene solo a Roma. O meglio, lo avrà visto a Roma, e basta (impegnato a commentare la Roccasecca-Santamaria Capua Vetere, di ciclismo amatori over 75). Dopo un simile virtuosismo, decido di eliminare il sonoro, e far tacere per sempre l'inverecondo topo gigio squillante.
Accade che Radek si produce in un inizio semplicemete meraviglioso. Pura goduria dell'anima. Una sconfinata gamma di tocchetti, ricami, smorzate, attacchi, rovesci vincenti, difese della rete da satropo danzante. Tennis meraviglia. Reggerà anche nel secondo set? Mi chiedo. Il povero arrotino iberico, rema spaesato. Il tapino, quasi conscio del suo orrore, non sa e non puo' fare nulla contro un tennis simile. E seguita ad arrotare come un maniscalco frustrato e pure falloso. Lo spettro di Nando Verdasco, con capigliatura alla Little Tony, comincia ad aleggiare sulla Spagna. E Stepanek, con la brutta faccia delle migliori occasioni, insiste nel suo spettacolo. Colpi facili, leggeri e morenti, come foglie smosse da un venticello ispirato. Simile a una danzatrice in calzamaglia, che accarezza nuvole melliflue, in punta di piedi. Una umiliante lezione di tennis, con tratti di sadismo divertito. Reggerà anche nel terzo? Mi chiedo. Senza sonoro, mi attanaglia il morbo insipiente di Fabretti, forse. E intanto, incurante dell'ignobile gazzarra sugli spalti, degna della corsa dei tori di Pamplona, vola 6-1 6-2.
Non sono un menagramo, E' normale non fidarsi. Il ceco col volto di ramarro e dalla mano benedetta, più volte si è smarrito, dopo inizi abbaglianti. Basta conoscerli, i propri ram-polli. Ed infatti, appena rallenta il ritmo, la pantegana iberica rialza l'orrida testolina. Corre e arrota incurvato. Il match diventa battaglia estenuante, Stepanek non riesce più a danzare con continità su nuvole ovattate. Affonda nel marasma delle sabbie mobili accuratamente preparate dagli spagnoli. Nadal, cui la coppa Davis dona uno spirito da invasato mica da ridere, si agita tutto in panchina, con la faccia da giamubrrasca indemoniato, fa un tifo infernale. Di quelli che ti fa venir voglia di prenderlo a racchettate nelle gengive, se per sventura ti aggrada l'avversario.
Il terzo va allo spagnolo. Con sommo dispiacere devo abbandonare la visione. Ho un tavolo prenotato da "Angioletto il guercione". Una raffinata cenetta a base di pesce, bagnata da un bianco greco di tufo, niente male. E infatti me ne trinco due bottiglie. Mica pagavo io. Penso che Stepanek, elegante, stremato e semovente, finirà per cedere 13-11 al quinto, al pedalatore di Spagna. Stamani, leggo 8-6 al quinto Ferrer. Cambia poco. Peccato, avrebbe potuto riaccendere una finale dall'esito scontato.
A proposito di tennisti "taratuffi" - le ostriche proletarie - Petzschner perde da (Brands chi? boh.) nei quarti a Salisbrgo. Che gran peccato. Ero pronto ad arrivarci a piedi, in caso di finale Koellerer-Petzschner.
Un umile Nadal ridicolizza la spocchia insipiente e addirittura baldanzosa del ceco. Sembra un paradosso, al limite una minchiata, ma è la spiegazione di tutto. Berdych è l'eterna promessa, mascherata da mistero buffo. Uno smunto ragazzotto con la stessa intelligenza tennistica di una cicoria. E il tacchino albino imbalsamato e sparacchiante, si esibisce. Si piazza in mezzo al campo come una semovente statua di piombo e tira drittacci, dentro o fuori. Sempre fuori. Non saprei se definirlo tennis lobotomizzato o idiota. Propendo per "picchiatore demente". 7-5 6-0 6-2, e tutti a casa. E sfido chiunque a convincermi che il ceco sia un tennista. L'attuale John McEnroe, o Stefan Edberg, avrebbero offerto una resistenza più decorosa, ad un Nadal comunqe buono. Breve digressione a proposito dello svedese, che in forma smagliante, lascia le briciole ad El Aynaoui e Philippusis, nel Master veterani di Londra.
Secondo match, e con mia grande sorpresa, scopro che il capitano spagnolo rinuncia alle fatue evoluzioni circensi di Nando Verdasco, schierando David Ferrer. Voglio dire, Ferrer. Vivido orrore mi percorre le vene, mesciandosi all'alcool. Una scelta di pavida sicurezza. Al posto di un imprevedibile top player perdente coi più forti, un ingobbito regolarista terricolo di seconda fascia, che se quelli di mezza classifica giocano male, l'incontro lo porta a casa. Ma al limite. Quando si dice la lungimiranza. Opposto al numero due (cinque o sei) di Spagna, lo stagionato ma sempre gradevole volleatore ceco, Radek Stepanek. Perennemente mezzo principe e mezzo ranocchio, ma che da oltre un decennio delizia le platee di mezzo mondo, col suo tennis d'attacco, completo ed imprevedibile. E pazienza se il guizzante Fabretti ce lo introduce come "tignoso giocatore da terra battuta". Che ne sa il miserrimo, lo avrà visto giocare bene solo a Roma. O meglio, lo avrà visto a Roma, e basta (impegnato a commentare la Roccasecca-Santamaria Capua Vetere, di ciclismo amatori over 75). Dopo un simile virtuosismo, decido di eliminare il sonoro, e far tacere per sempre l'inverecondo topo gigio squillante.
Accade che Radek si produce in un inizio semplicemete meraviglioso. Pura goduria dell'anima. Una sconfinata gamma di tocchetti, ricami, smorzate, attacchi, rovesci vincenti, difese della rete da satropo danzante. Tennis meraviglia. Reggerà anche nel secondo set? Mi chiedo. Il povero arrotino iberico, rema spaesato. Il tapino, quasi conscio del suo orrore, non sa e non puo' fare nulla contro un tennis simile. E seguita ad arrotare come un maniscalco frustrato e pure falloso. Lo spettro di Nando Verdasco, con capigliatura alla Little Tony, comincia ad aleggiare sulla Spagna. E Stepanek, con la brutta faccia delle migliori occasioni, insiste nel suo spettacolo. Colpi facili, leggeri e morenti, come foglie smosse da un venticello ispirato. Simile a una danzatrice in calzamaglia, che accarezza nuvole melliflue, in punta di piedi. Una umiliante lezione di tennis, con tratti di sadismo divertito. Reggerà anche nel terzo? Mi chiedo. Senza sonoro, mi attanaglia il morbo insipiente di Fabretti, forse. E intanto, incurante dell'ignobile gazzarra sugli spalti, degna della corsa dei tori di Pamplona, vola 6-1 6-2.
Non sono un menagramo, E' normale non fidarsi. Il ceco col volto di ramarro e dalla mano benedetta, più volte si è smarrito, dopo inizi abbaglianti. Basta conoscerli, i propri ram-polli. Ed infatti, appena rallenta il ritmo, la pantegana iberica rialza l'orrida testolina. Corre e arrota incurvato. Il match diventa battaglia estenuante, Stepanek non riesce più a danzare con continità su nuvole ovattate. Affonda nel marasma delle sabbie mobili accuratamente preparate dagli spagnoli. Nadal, cui la coppa Davis dona uno spirito da invasato mica da ridere, si agita tutto in panchina, con la faccia da giamubrrasca indemoniato, fa un tifo infernale. Di quelli che ti fa venir voglia di prenderlo a racchettate nelle gengive, se per sventura ti aggrada l'avversario.
Il terzo va allo spagnolo. Con sommo dispiacere devo abbandonare la visione. Ho un tavolo prenotato da "Angioletto il guercione". Una raffinata cenetta a base di pesce, bagnata da un bianco greco di tufo, niente male. E infatti me ne trinco due bottiglie. Mica pagavo io. Penso che Stepanek, elegante, stremato e semovente, finirà per cedere 13-11 al quinto, al pedalatore di Spagna. Stamani, leggo 8-6 al quinto Ferrer. Cambia poco. Peccato, avrebbe potuto riaccendere una finale dall'esito scontato.
A proposito di tennisti "taratuffi" - le ostriche proletarie - Petzschner perde da (Brands chi? boh.) nei quarti a Salisbrgo. Che gran peccato. Ero pronto ad arrivarci a piedi, in caso di finale Koellerer-Petzschner.
Berdych nel primo set non è stato così disastroso, poi è crollato di testa ma nn è giocatore da terra battuta. cmq pezzo divertentissimo come gli altri lo stesso, ma non ci si fa pagare le cene dalle donne ;)
RispondiEliminaInfatti io ho cominciato a vedere dal 5-5 del primo set. Non è un giocatore da terra, certo. Ma nemmeo da cemento, erba, plexiglass o cacciù. Non è un giocatore, e basta.
RispondiElimina? Sulle cene...beh, è successo che una donna mi paghi. E' la massima forma di anti femminismo vetero fascista "santancheiano". Ma quella cui accennavo era una cena offerta da un amico, causa mirabolante promozione (per la serie, i miei cazzi e mazzi in piazza.).