Day 7 – Dal vostro vigile inviato, che dorme della grossa
“Schiavone dans l’histoire”. Così titolava “l’equipe”. E se anche in quelle latitudini esaltano l’impresa della nostra tennista, deve essere successo qualcosa di grande. Non oso immaginare (figuriamoci aprire) le pagine dei giornali italiani. Non ho potuto assistere in diretta al match di ottavi fra Francesca Schiavone e Svetlana Kuznetsova, per motivi contingenti: dormivo. Sognando la pace nel mondo mentre imbracciato un kalashnikov miravo a sterminare i miei nemici. Un sogno che debbo raccontare, con dovizia di particolari al mio analista, quando ne avrò uno. E di cui a chi passerà di quì, immagino interessi meno di una puntata di medicina 33.
Buttiamola giù dura. Cruda e vera. Perché questo non è un sito di cronaca. Men che meno un bollettino di sciovinistica adorazione patriottica, sempre e comunque. Francesca Schiavone è una tennista per cui non posso che nutrire sentimenti di ambivalente confusione annoiata e piuttosto indifferente. Mi colpisce la sua grande capacità d’essersi reinventata. Da regolarista dedita all’esclusivo pallettarismo rifrullato, è divenuta tennista completa. A tratti geniale. Capace di colpi, effetti e rotazioni impressionanti. Soluzioni che ne fanno una delle giocatrici più variopinte ed imprevedibili di un circuito ormai standardizzato verso il monocorde randello. Spesso insensato. Ed il fatto che a quasi 31 anni abbia raggiunto una simile condizione di grazia fisica e mentale, non può che destare ammirazione. Allo stesso modo, mi risulta tennista intifabile. Perché non sono ancora vinto da quel morbo d’italianità che ciascuno deve possedere nel suo cuore. Io il cuore non ce l’ho, e nemmeno la cittadinanza italiana. Francesca mi risulta persino tediosa per quell’incedere tracotante. Il maschio passo da bullo in fase di corteggiamento. Spesso i magnifici colpi che il suo braccio partorisce, vengono offuscati da urla degne della foresta pluviale. Lancinanti. Brutali. Forzute. Schiavone rantola come un irsuto e tatuato mozzo che scarica le casse del pesce marcio e sputa del tabacco. Non v’è la grazia ed eleganza vagamente pregna di un’omosessualità latente, che ricerco nel tennis. Maschile. Figuriamoci in quello femminile. Prendetela per quello che è, una miserabile questione di estetica e sciocco gusto personale. Persino l’amore per un’iberica volleante che ultimamente guaisce sempre più come un babbuino strozzato, tende a scemare.
Nessuna di queste bieche considerazioni, può però levare merito alle imprese di una ragazza che a 31 anni ha raggiunto una maturità fisica e serenità mentale che ha del prodigioso.
La storica maratona. Ad ogni modo, ho provveduto a vedere qualcosa del match. La differita avrà levato molto del palpitante ed incerto groviglio di emozioni, gesta tecnicamente rare, ancor più pregevoli se incastonate in un’epica battaglia dominata da fatica estrema. Il terzo set tra l’italiana e la russa diventa una lotta furiosa, fatta di colpi mirabili, recuperi impensabili, tuffi a rete. La milanese ha una fisicità debordante. Una palla esplosiva ed indomabile. E’ più volte ad un passo dal baratro. Annulla un match point con un recupero disperato ed un urlo agghiacciante, neanche stesse subendo indicibili torture cinesi. Serve due volte per il match, continua a frullare colpi al vetriolo, alternandoli a slice e coraggiose discese a rete. Ma l’altra non molla niente. Il suo randello è moderato, intelligente. Sveta, così sexy ed ammaliante, è una di quelle tenniste che hanno il cervello e lo usano. Caso raro anche questo. Francesca serve ancora per il match, chiede l’ausilio del fisioterapista. Fallisce nuovamente, prima di chiudere definitivamente 16-14 al terzo set. 4 ore e 44 minuti, in totale. Il match femminile più lungo nella storia degli slam.
“Schiavone dans l’histoire”. Così titolava “l’equipe”. E se anche in quelle latitudini esaltano l’impresa della nostra tennista, deve essere successo qualcosa di grande. Non oso immaginare (figuriamoci aprire) le pagine dei giornali italiani. Non ho potuto assistere in diretta al match di ottavi fra Francesca Schiavone e Svetlana Kuznetsova, per motivi contingenti: dormivo. Sognando la pace nel mondo mentre imbracciato un kalashnikov miravo a sterminare i miei nemici. Un sogno che debbo raccontare, con dovizia di particolari al mio analista, quando ne avrò uno. E di cui a chi passerà di quì, immagino interessi meno di una puntata di medicina 33.
Buttiamola giù dura. Cruda e vera. Perché questo non è un sito di cronaca. Men che meno un bollettino di sciovinistica adorazione patriottica, sempre e comunque. Francesca Schiavone è una tennista per cui non posso che nutrire sentimenti di ambivalente confusione annoiata e piuttosto indifferente. Mi colpisce la sua grande capacità d’essersi reinventata. Da regolarista dedita all’esclusivo pallettarismo rifrullato, è divenuta tennista completa. A tratti geniale. Capace di colpi, effetti e rotazioni impressionanti. Soluzioni che ne fanno una delle giocatrici più variopinte ed imprevedibili di un circuito ormai standardizzato verso il monocorde randello. Spesso insensato. Ed il fatto che a quasi 31 anni abbia raggiunto una simile condizione di grazia fisica e mentale, non può che destare ammirazione. Allo stesso modo, mi risulta tennista intifabile. Perché non sono ancora vinto da quel morbo d’italianità che ciascuno deve possedere nel suo cuore. Io il cuore non ce l’ho, e nemmeno la cittadinanza italiana. Francesca mi risulta persino tediosa per quell’incedere tracotante. Il maschio passo da bullo in fase di corteggiamento. Spesso i magnifici colpi che il suo braccio partorisce, vengono offuscati da urla degne della foresta pluviale. Lancinanti. Brutali. Forzute. Schiavone rantola come un irsuto e tatuato mozzo che scarica le casse del pesce marcio e sputa del tabacco. Non v’è la grazia ed eleganza vagamente pregna di un’omosessualità latente, che ricerco nel tennis. Maschile. Figuriamoci in quello femminile. Prendetela per quello che è, una miserabile questione di estetica e sciocco gusto personale. Persino l’amore per un’iberica volleante che ultimamente guaisce sempre più come un babbuino strozzato, tende a scemare.
Nessuna di queste bieche considerazioni, può però levare merito alle imprese di una ragazza che a 31 anni ha raggiunto una maturità fisica e serenità mentale che ha del prodigioso.
La storica maratona. Ad ogni modo, ho provveduto a vedere qualcosa del match. La differita avrà levato molto del palpitante ed incerto groviglio di emozioni, gesta tecnicamente rare, ancor più pregevoli se incastonate in un’epica battaglia dominata da fatica estrema. Il terzo set tra l’italiana e la russa diventa una lotta furiosa, fatta di colpi mirabili, recuperi impensabili, tuffi a rete. La milanese ha una fisicità debordante. Una palla esplosiva ed indomabile. E’ più volte ad un passo dal baratro. Annulla un match point con un recupero disperato ed un urlo agghiacciante, neanche stesse subendo indicibili torture cinesi. Serve due volte per il match, continua a frullare colpi al vetriolo, alternandoli a slice e coraggiose discese a rete. Ma l’altra non molla niente. Il suo randello è moderato, intelligente. Sveta, così sexy ed ammaliante, è una di quelle tenniste che hanno il cervello e lo usano. Caso raro anche questo. Francesca serve ancora per il match, chiede l’ausilio del fisioterapista. Fallisce nuovamente, prima di chiudere definitivamente 16-14 al terzo set. 4 ore e 44 minuti, in totale. Il match femminile più lungo nella storia degli slam.
L’azzurra esce vittoriosa dalla cruenta pugna, qualcosa di difficilmente prevedibile dopo averla vista titubante contro Rebecca Marino. Forse quei match tirati l’hanno preparata ancora di più. Ora però viene il difficile. Riuscire a superare l’immane fatica e giocarsela con Carline Wozniacki. Match anche alla portata, viste la danese in condizioni amorfe. Le quasi 5 ore di fatica odierna, rendono impresa ancor più titanica.
Caroline Wozniacki appunto. Vince, approda ai quarti senza cedere un set, ma non brilla. Semplicemente perché il suo tennis al valium non potrebbe. Anastasia Sevastova, ventenne lituana dal buon talento e colpi neoclassicheggianti non può però nulla contro la sua regolarità. Avanti la danese. Ma il tennis completo della lituana, fatto di bei guizzi e brillanti discese a rete, lo rivedremo ancora nelle seconde settimane dei prossimi slam. Na Li si conferma la tennista più temibile del momento. Dopo la vittoria di Sidney, con tanto di successi su Kuznetsova e Clijsters, si candida per il successo finale anche a Melbourne. Le basta anticipare dalla prima all’ultima pallina, levare l’iniziativa e movere l’impalata Victoria Azarenka, per vincere. La valchiria, attaccata, diventa impietosa statua insipiente. Regge per venti minuti, in un silente e composto atteggiamento da novizia delle Pie Orsoline. Si vede chiaramente che è in cura da qualche luminare. Prova a reprimersi. Poi d’improvviso lancia un urlo che sembra provenire direttamente dall’inesistente ventisettesimo girone infernale. Quello delle malate di mente. Avevo sperato fino all’ultimo che potesse vincere, Vika. Perché altrimenti di quale orrore si scrive? Dopo le dipartite di Ivanovic, Jankovic e Azarenka, altro duro colpo per la tennistica satira sminchiata sulla wta, è la sconfitta di Masha Sharapova. Schiantata dalla tedescona grugnente Andrea Petkovic. Levatemi anche lei, e chiudo il blog.
Caroline Wozniacki appunto. Vince, approda ai quarti senza cedere un set, ma non brilla. Semplicemente perché il suo tennis al valium non potrebbe. Anastasia Sevastova, ventenne lituana dal buon talento e colpi neoclassicheggianti non può però nulla contro la sua regolarità. Avanti la danese. Ma il tennis completo della lituana, fatto di bei guizzi e brillanti discese a rete, lo rivedremo ancora nelle seconde settimane dei prossimi slam. Na Li si conferma la tennista più temibile del momento. Dopo la vittoria di Sidney, con tanto di successi su Kuznetsova e Clijsters, si candida per il successo finale anche a Melbourne. Le basta anticipare dalla prima all’ultima pallina, levare l’iniziativa e movere l’impalata Victoria Azarenka, per vincere. La valchiria, attaccata, diventa impietosa statua insipiente. Regge per venti minuti, in un silente e composto atteggiamento da novizia delle Pie Orsoline. Si vede chiaramente che è in cura da qualche luminare. Prova a reprimersi. Poi d’improvviso lancia un urlo che sembra provenire direttamente dall’inesistente ventisettesimo girone infernale. Quello delle malate di mente. Avevo sperato fino all’ultimo che potesse vincere, Vika. Perché altrimenti di quale orrore si scrive? Dopo le dipartite di Ivanovic, Jankovic e Azarenka, altro duro colpo per la tennistica satira sminchiata sulla wta, è la sconfitta di Masha Sharapova. Schiantata dalla tedescona grugnente Andrea Petkovic. Levatemi anche lei, e chiudo il blog.
Federer lascia un set a Robredo. Wawrinka fa fuori Roddick. Per una volta, gli ometti li tratto di striscio. Visti i motivi contingenti. E perché non v’è stato alcun match che meritasse attenzione massima. Roger Federer si concede il solito set di quasi-sonnambulismo notturno lasciando un set a Robredo. Voglio dire, Robredo. Per l’elvetico il problema è sempre quello. Evitare di assopirsi quando il match è talmente scontato e banale, che inizia a russare impercettibilmente. Stanislas Wawrinka si conferma ormai tennista maturato e da top ten vera, battendo agevolmente Andy Roddick e guadagnandosi il quarto col più celebre connazionale. Novak Djokovic concede le briciole al dimesso Nicolas Al magro. E Verdasco abbassa la invereconda cresta da iguana imbalsamata, cedendo di schianto a Thomas Berdych.
Wawrinka eccezionale, Roddick deludente.
RispondiEliminaComunque se Stan e Roger giocano con i livelli mostrati fin qui, non ci metterei la mano sul fuoco che a passare il turno sia il Re - che infatti, per ora, non ha entusiasmato.
Ad ogni modo vedremo se le buone impressioni su Stan sono il segnale di un concreto miglioramento o se - cosa francamente più probabile - è un altro fuoco di paglia (dopo la sua comparsa in "top ten" nell'estate 2008).
Comunque il rovescio di Stan è qualcosa di assolutamente spettacolare.
Sono perfettamente d'accordo con te sulla Schiavone. Considerazioni perfette.
RispondiEliminaQuesto angolo di tennis sul web è imperdibile. Grazie Pic. Ti meriti una seduta aggratis, per il tuo "non standby" . Non portare il kalashnicov, però. A presto!!
Su Francesca la penso come te, la mia cittadinanza ultimamente non so com'è messa, ma di cuore me n'è rimasto ancora un pochino e così sono contenta che almeno ci faccia fare "bella figura", almeno lei. Cmq sta grande simpatia non la fa nemmeno a me, ammirabile e combattiva, indubbiamente, ma a "affezionarmici" non ce la faccio. La Woz resta impresa ardua dopo questa maratona, ma la Schiavone ha imparato a sorprendermi!
RispondiEliminaLa Sevastova mi ha piacevolmente colpito, non l'avevo mai vista giocare o forse non lo ricordo, cmq mi è piaciuta, varia e mi è dispiaciuto abbia perso contro il muro di gomma.
Come avevi previsto i due galletti spagnoli hanno abbassato la cresta in fretta.
Un set a Robredo, un set a Robredo...di sicuro ricordi che c'era chi perdeva contro Robredo :(
@Fabio,
RispondiEliminail rovescio di Stan è al terzo posto nella mia personale classifica. Da qualche mese è a grandi livelli. Da top ten reale (non come nel 2008). Credo dopo NY abbia avuto una specie di svolta, rispetto alle precedenti credenze. E quella vecchia lenza di Lundgren, oltre a riempirsi di birra come un'otre, la sa lunga.
Per il derby, può essere una bella partita, sicuramente. Vediamo, disse il saggio. =)
@Bruno,
ciao, ben ritrovato. E grazie. Su Schiavone ci ritroviamo, pur senza voler togliere nulla al suo tennis fantastico (che nell'attuale wta stereotipata verso il nulla, è oro colato). E' solo una banle ed umanoide questione di pelle, la mia.
Grazie per la seduta. Prima o poi mi stenderò sul lettino. Stanotte spero di non sognare le solite anitroccole strabiche che mi recitano la Divina Commedia, e ruttano. Spero. =)
Ciao, a presto.
@Star,
indubbiamente. Pur nel mio stato di apolide, apprezzo molto il suo tennis. E son convinto che faccia onore all'italtennis (che però al femminile, lo fa da anni). Contro la bambolina cibernetica, la vedo dura. Ma solo per la stanchezza psico-fisica accumulata oggi. Vedremo, di certo la danese non la vedo nelle stesse condizioni della scorsa estate.
Cedere un set a Robredo...tutto va preso in proporzione al soggetto protagonista. Se ti riferisci al mai abbastanza compianto Marat, nell'ultimo melncolico periodo ne cedette tre (3) financo a Jesse Levine. Per dire. =)