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mercoledì 12 luglio 2017

WIMBLEDON 2017 DAY 9 - ROMPONO MURRAY E DJOKOVIC, I NUOVI MOSTRI TRA FEDERER E LA NONA OTTAVA IN RE MINORE

Quasi un dio zuzzurellone abbia voluto divertirsi un po' pet rallegrare questa torrida estate, servite le semifinali a sorpresa:
Cilic-Querrey e Federer-Berdych. Roba da non credersi. Capottano o si rompono tutti i possibili ostacoli tra Roger e la nona ottava sinfonia in Fa maggiore nel Tempio di Wimbledon. Il fenomeno svizzero può perderlo solo con un suicidio innanzi a cotanta mostruosità tennistica. Roger contro i mostri, come il Principe Carletto: Lerch, Frankenstein e il mostro della laguna nera. Lunghi, legnosi, brutti in modo quasi repellente (fatto salvo Berdych, mi dice dalla regia una miope). Praticamente una bestemmia estetica solo accostarli al Dio danzante, per un gioco del destino sono gli ultimi ostacoli verso il trionfo annunciato.
Ma come si è arrivati a questa conclusione incresciosa? Ecatombe che ha quasi del clamoroso?
Murray giochicchia claudicante contro Lerch Querrey in uno di quei match fintamente in equilibrio, in attesa che il più scaltro Murray piazzi la zampata vincente contro il subumano picchiatore dalle spalle scoscese, privo di  alternative tecniche. Invece ecco il colpo di scena: Lo scozzese, completamente infermo e con l'anca a pezzi, cede di schianto nel quarto e quinto set, raccattando appena due giochi.
Quello tra Djokovic e Berdych invece era un classicone dell'ultimo decennio, del filone "campioni vs perenni aspiranti campioni", dall'esito, nove volte su dieci, scontato. Entrambi in calo nell'ultima stagione, entrambi autori di un Wimbledon buono. Dura un set, prima del secondo tonfo di giornata: Djokovic abbandona per un problema al braccio.
L'eroico Gilles Müller poteva salvarci dai Mostri, ma non ha retto alla fatale morsa fatica fisica/prova del nove dopo il pazzesco exploit con Nadal. Per due set, l'airone continua a volare sulle ali dell'entusiasmo. Servizi forti, precisi e (binomio clamoroso) pieni di effettacci a uscire letali, volée e dritti al cuore. Va avanti un set e 5-3 nel tie-break del secondo, a un passo dal 2-0, quando un dritto tra gengive e stringhe del bradipo croato non cambia l'inerzia del match. Vien fuori una storia completamente diversa. Al 34enne Gilles riesce l'ennesimo eroismo del torneo portando il croato al quinto, prima di cedere stremato.
In questi mare mostruoso, Federer invece rispetta il pronostico e infligge lezione di tennis bestialmente superba al malcapitato Raonic. E ora aspetta al varco la truppa d'inattesi, innocui, Mostri.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.