La
calunnia è un venticello postumo, che passa dallo spiffero della porta di casa
Rochus, Christophe, lanciatosi a ruota libera sul tema doping. Questione di
strettissima attualità, e sulla emozionale scia della confessione di Lance
Armstrong. E allora via col tango Rochus, scatenato: “il doping è una cosa assai
brutta, ci sarà sempre chi vuole fregare, c’è qualche bombato anche nel tennis” (ohibò
e poffore), fino alle più classiche, “la guerra è cosa brutta”, “Berlusconi
faceva il bungabunga”, e via discorrendo. Ma soprattutto due nomi e cognomi noti,
tra chi può permettersi il chiacchiericcio da bar: Nadal (un perseguitato,
peggio dell’omino di Arcore. Solo che per lui mancano i togati bolscevichi
pieni d’invidia) e quel Soderling scomparso dalle scene da quasi due anni per
via di una mononucleosi, e di cui si hanno tracce solo tramite videomessaggi
stile Bin Laden nelle grotte di Takrir.
Calunnia? Verità? Ciance sommamente inutili? La novità è che a farle non è un avvinazzato al bar da “Pierino minchiamoscia”, ma un tennista. Ah, mi dite che è un ex tennista? Allora, nessuna novità. La deferenza silenziosa e pavida degli addetti ai lavori, che diventa leonino coraggio una volta fuori da quel mondo, non si gioca più, si è novantaseienni giornalisti in pensione o si è morti, non serve. Perché io di ciclisti, tennisti o sportivi che dicono ciò che pensano nel pieno della loro attività, ne ho sentiti pochi. Meno di uno. Dell’ex ronzino ora leone Christophe, me ne faccio poco. Prendete l’esempio di Simeoni, un modesto gregario italiano che osò calunniare il “boss” Armstrong. Il "Padrone del Tour", vendicativo e sprezzante, ogni volta che il poveretto attaccava, tutto ingobbito, per vincere un traguardo volante da 100mila lire, ordinava alla sua squadra di riacciuffarlo. Inghiottito mestamente nel plotone era irriso dal gran despota, e preso a sputi come l’infame canterino di questioni interne alla mafia del gruppo. Dovette smettere, il poveraccio, perché non trovava più una squadra che volesse andare contro il sultano del Texas.
Nel mondo ci sono i Simeoni e gli Zeman, coraggiosi, incuranti e fieri idealisti fino al consapevole suicidio, si prendono i calci del potente e dei tanti galoppini del potente. Dicono quello che altri, pavidi o preoccupati per la propria carriera evitano di dire, per sopravvivere alla tremenda vendetta dei “boss”. Armstrong stronca la carriera al primo, a processo si parla di come Moggi abbia reso un sadico trappolone infernale quella del boemo. Una volta appurato che quei pazzi visionari e suicidi avevano ragione a urlare l’indicibile, e il Re è nudo, i servi di ieri si trasformano in indegni moralisti di oggi. Con gloria quasi postuma scafata nelle rughe di Zeman, e nei Simeoni.
Calunnia? Verità? Ciance sommamente inutili? La novità è che a farle non è un avvinazzato al bar da “Pierino minchiamoscia”, ma un tennista. Ah, mi dite che è un ex tennista? Allora, nessuna novità. La deferenza silenziosa e pavida degli addetti ai lavori, che diventa leonino coraggio una volta fuori da quel mondo, non si gioca più, si è novantaseienni giornalisti in pensione o si è morti, non serve. Perché io di ciclisti, tennisti o sportivi che dicono ciò che pensano nel pieno della loro attività, ne ho sentiti pochi. Meno di uno. Dell’ex ronzino ora leone Christophe, me ne faccio poco. Prendete l’esempio di Simeoni, un modesto gregario italiano che osò calunniare il “boss” Armstrong. Il "Padrone del Tour", vendicativo e sprezzante, ogni volta che il poveretto attaccava, tutto ingobbito, per vincere un traguardo volante da 100mila lire, ordinava alla sua squadra di riacciuffarlo. Inghiottito mestamente nel plotone era irriso dal gran despota, e preso a sputi come l’infame canterino di questioni interne alla mafia del gruppo. Dovette smettere, il poveraccio, perché non trovava più una squadra che volesse andare contro il sultano del Texas.
Nel mondo ci sono i Simeoni e gli Zeman, coraggiosi, incuranti e fieri idealisti fino al consapevole suicidio, si prendono i calci del potente e dei tanti galoppini del potente. Dicono quello che altri, pavidi o preoccupati per la propria carriera evitano di dire, per sopravvivere alla tremenda vendetta dei “boss”. Armstrong stronca la carriera al primo, a processo si parla di come Moggi abbia reso un sadico trappolone infernale quella del boemo. Una volta appurato che quei pazzi visionari e suicidi avevano ragione a urlare l’indicibile, e il Re è nudo, i servi di ieri si trasformano in indegni moralisti di oggi. Con gloria quasi postuma scafata nelle rughe di Zeman, e nei Simeoni.
Ora il post serio (serissimo).
Ieri c’era anche il tennis giocato,
vivaiddio. Orfano di Vera Zvonareva, dispersa in qualche bar moscovita a trincare
vodka, mi colpisce una ragazzetta che fisicamente la rimanda, per i buffi
tratti paffuti del viso: tale Valeria Savinyck. Mi bastano due scambi per
capire che è come scambiare Munoz de la Nava per McEnroe. Questa tipetta
raccoglie tutto il peggio del peggio delle peggiori tenniste inguardabili: urla da scimmietta roca durante lo scambio,
sceneggiate, smoccoloni terrificanti, pugni e urla stridule d’esultanza, e dopo
lo scambio vinto, una risata agghiacciante. Un postribolo che cammina. Tecnicamente
si salva, almeno, domanderete. Certo: Una orribile “corridora”, che riprende
tutte mazzate guerrigliere della gnoma Cibulkova, gamba corta, chiapponi bassi
e testa altrettanto bassa dopo la sconfitta. Romina Oprandi torna un po’
italiana, e perde contro la giovenca “teuttonica” Goerges. Svogliata, stanca e
in lotta contro l’umanità, nuovamente fasciata e in peso “forma” quasi tornato
all’antico. Vincono agevolmente Na Li, Radwanska, Venus e Kerber. Sharapova
risponde a Serena e rifila un doppio 6-0 alla malcapitata figlia di Sampei
Misako Doi. Esile, minuscola e ridotta in tanti coriandoli. Ennesimo,
straziante, suicidio di Sammy Stosur contro Jie Zheng, capottatasi sul
traguardo con la firma d’autore: il doppio fallo finale. Recalcitranti spasmi
di vita apparente delle due serbe pensionate baby, Ivanovic e Jankovic.
Tra gli uomini, come un treno Djokovic sul giovane Harrison. Avanti anche le seconde linee spagnole Ferrer, Almagro e Verdasco che fa fuori lo spiritello infermo e panciuto di Malisse. Tipsarevic fa di tutto per perderla, e il babyface Lacko ancora di più per non vincerla. A brutto (bruttissimo) muso, Stepanek disegna due ali sulla faccia d’angelo Feliciano, e lo spedisce a casa. Di virtuosa giustezza. Dà di matto, urla, scrolla la sedia dell’arbitro, va sotto due set, ma miracolosamente sopravvive Jerzy Janowicz. Potenza animalesca e carezze al vetriolo, ma ancora a tratti sprovveduto ed approssimativo. Però diverte.
Tra gli uomini, come un treno Djokovic sul giovane Harrison. Avanti anche le seconde linee spagnole Ferrer, Almagro e Verdasco che fa fuori lo spiritello infermo e panciuto di Malisse. Tipsarevic fa di tutto per perderla, e il babyface Lacko ancora di più per non vincerla. A brutto (bruttissimo) muso, Stepanek disegna due ali sulla faccia d’angelo Feliciano, e lo spedisce a casa. Di virtuosa giustezza. Dà di matto, urla, scrolla la sedia dell’arbitro, va sotto due set, ma miracolosamente sopravvive Jerzy Janowicz. Potenza animalesca e carezze al vetriolo, ma ancora a tratti sprovveduto ed approssimativo. Però diverte.
Caro Picasso, in effetti, la partita di Maria Sharapova contro la minuta Misako Doi non è roba per l'animo sensibile. Massacrare con i decibel e le cannonate una ragazza che le arriva a mal a pena sotto il petto non è proprio da signora. Che bisogno c'era ? In quanto a Jerzy Janowicz se già comincia con queste crisi (meltdowns) la vedo un po' male per il suo futuro. Il ragazzo ha ancora molto da imparare... di McEnroe ce ne uno solo !
RispondiEliminaTutto sommato ti devo confessare che questa prima settimana la trovo assai deludente e noiosa.
Dimenticavo la Samantha Stosur. Sempre un passo avanti e due in dietro. Sembra che abbia paura delle sua stessa ombra. Speriamo che questo nuovo suo coach riesca a scrollarla un po', anche se ho i miei dubbi. E' fatta così.
Ti saluto cordialmente
Anna Marie
Sharapova contro la nippo, era un confronto improponibile. Un peso massimo, contro un minimosca. Janowicz, beh...gli hanno scippato un punto che è valso il set, e che poteva costargli la vittoria. Ovviamente deve migliorare tanto, specie negli errori grossolani.
EliminaStosur...e cosa vuoi cambiare, quella è. Per una serie di circostanze stellari ha (fortunatamente) vinto uno slam. Ma è una perdente quasi senza uguali.
Ciao Anna Marie, un saluto a te.
Su Soderling-Osama sono scompisciato, la situazione che più rassomiglia a quella del bombardiere svedese è proprio quella dell'ex(????) terrorista...Il nostro Xavier oggi proprio non c'era: primi 4 turni di servizio gettati al vento, problema al braccio (dev'esserci andato giù pesante con le bionde ieri sera, non quelle di safin però), testa in vacanza e pare anche che il servizio incordatura non avesse fatto le cose al meglio per il belga. Janowicz dopo aver imitato quest'ultimo si è risollevato al quinto...Il polacco, a tratti incontenibile e in certi altri suicida, ha la nota positiva che, nel bene o nel male, è lui a fare la partita...Auguriamoci che non entri nel nostro circolo-frenicomio privato e speriamo per lui qualche successo tennistico, perchè il ragazzo pare averla la stoffa...
RispondiEliminaah dimenticato di firmare. Un saluto aussie da Ste
EliminaSpiace comunque, per Soderling. Che, a suo modo, era un bel personaggio. Xavier, non l'ho visto. Mi hanno detto del problema al braccio. E quando le cose vanno male, è altrettanto consueto che se la prenda con gli incordatori del violino, col cielo, il vento, i cardellini, gli Dei e il globo terraqueo...
EliminaJanowicz l'a ripresa bene. Una prova di carattere, dopo la sceneggiata e il furto (la palla era buona e quella reazione ce l'hai solo se sei scippato davvero). Ha ancora diversi limiti, a tratti è ingenuo, o sbaglia di metri, ma può migliorare e dare fastidio a molti.
Picasso non ne capisci piú di tanto. Sono desolato.
RispondiEliminaSono costernato per la tua desolazione. Proverò a porvi rimedio, ma da qui non posso installarti il parental control o qualcosa che inibisca la lettura di tali pagine desolanti. Men che meno pagarti io un bravo psichiatra perché tu capisca di poterlo fare anche da solo.
EliminaUn dolce bacio.