Day 12 –
Dal vostro inviato, che non ha pianto. E chiunque osi dire il contrario “lo
querelo”.
Come Fantozzi durante Italia-Inghilterra, vorrei scendere dalla
macchina e, fracassata la vetrata di una finestra, domandare: “Scusi, quanto stanno?”.
Voci disparate di qualche avventore, durante la mattinata al catasto, lasciano trapelare notizie sommarie. Non dalle canoniche radioline non sequestrate, ma da moderni strumenti, social e forum. Andy-Lendl martellante di dritto, implacabile Murray versione Karlovic al servizio. E Federer riottosa pulzelletta neo-gasquettiana che non riesce ad affondare, quando si prospetta l’occasione. Le voci si accavallano, diventando inverosimili: qualcuno azzarda un 108-107 al quinto, altri un Federer cui sono cresciuti biondi boccoli che prova a moltiplicare pani e pesci sul cemento colloso, divenuto acqua di ruscello.
La fortuna, ausilio benevolo del fato o una gran botta di culo, mi fa giungere innanzi allo schermo sul 5-4 del quarto set, il momento clou. Il primo piano è agghiacciante: Murray con la fornace da murena aperta, in un moto di soddisfazione. Uno sano rinuncerebbe al pranzo. Invece continuo, sorbendomi un’altra smorfia di compiacimento (“ammappete che t’ho fatto”, sembra voler trasmettere). Federer è stanco. E passivo. Mentre il ragazzaccio di Scozia, una volta vasectomizzante essenza di fatuo talento difensivo, è solido, centrato. Azzanna un gran lungolinea sul quale Roger prova un disperato recupero, scomponendosi e perdendo anche la proverbiale eleganza gestuale. Il segno della resa per il vecchio padrone che d’improvviso mostra i segni del tempo. Umanoidi rughe e fisico in arrendevole slow motion, mentre osserva il suo recupero volare fuori. Il selvatico gonfia il petto. Senz’altro infantili esultanze disconnesse, ma con sicurezza spavalda si avvia alla seggiola, pronto all’ultimo gancio.
Federer va a ricevere per sopravvivere, e nell’imperscrutabile volto colgo segnali di speranza. Tutto per tutto. O almeno, m’illudo di leggere quello, nella sfinge di cera. Si avventa alla prima occasione, ora. Sul 30-15 per lo scozzese, a due centimetri dal gorgo della prevedibile sconfitta, rimette il mantello da super eroe, figlioccio putativo di divinità stellari: 30-30 scrollando la racchetta come nell’acme del “crediamoci ragazzo”. In fluttuante sospensione sciorina altri colpi d’attacco, asfissiando la murena. Dritto a uscire della casa che l’altro restituisce teso e profondo, delizioso slice di rovescio mulinellato all’incrocio opposto delle righe e a chiudere, sontuoso rovescio lungolinea. In sospensione corporea e temporale. Da restare senza fiato e senza parole, in impune orgasmo. Federer si prende il contro-break, cavandosi dal buco e continua nel tie-break, in cui il giovane britannico rampante si disunisce. Una scintilla di purissimo orgoglio tennistico, grazie al quale lo svizzero s’issa al quinto set. Con la forza della disperazione e una zampata da diavolo imbiancato. E un po’ viene da chiedersi perché la presunta passività sfarfallante nei games precedenti, ma non c’è tempo.
Il resto è storia nota. Roger cala inevitabilmente. Paga i sei anni di differenza, la battaglia di cinque set con Tsonga e l’enorme sforzo psico-fisico nel rush finale del quarto set. Sembra svuotato, prosciugato di ogni essenza vitale, come reduce da una spossante tripletta con Selen (ai tempi d’oro) che poi ciancia di Freud. Murray è bravo reggere mentalmente al ritorno, più riposato dalla passeggiate in camporella dei turni precedenti, e chiude senza troppi patemi. Il maniacale robot Lendl pare averne fatto un mostro a sua immagine e somiglianza. Meno ipotetici fronzoli, ma più solidità in dritto e servizio, e consistenza fisica. La convinzione mentale poi, vien da sé.
Ora per lo scozzese finale con Djokovic. Da sfavorito. Col serbo che, appollaiato, dopo la suonata di zampogne valenciane in cruento allenamento di ieri, li osservava scannarsi.
Voci disparate di qualche avventore, durante la mattinata al catasto, lasciano trapelare notizie sommarie. Non dalle canoniche radioline non sequestrate, ma da moderni strumenti, social e forum. Andy-Lendl martellante di dritto, implacabile Murray versione Karlovic al servizio. E Federer riottosa pulzelletta neo-gasquettiana che non riesce ad affondare, quando si prospetta l’occasione. Le voci si accavallano, diventando inverosimili: qualcuno azzarda un 108-107 al quinto, altri un Federer cui sono cresciuti biondi boccoli che prova a moltiplicare pani e pesci sul cemento colloso, divenuto acqua di ruscello.
La fortuna, ausilio benevolo del fato o una gran botta di culo, mi fa giungere innanzi allo schermo sul 5-4 del quarto set, il momento clou. Il primo piano è agghiacciante: Murray con la fornace da murena aperta, in un moto di soddisfazione. Uno sano rinuncerebbe al pranzo. Invece continuo, sorbendomi un’altra smorfia di compiacimento (“ammappete che t’ho fatto”, sembra voler trasmettere). Federer è stanco. E passivo. Mentre il ragazzaccio di Scozia, una volta vasectomizzante essenza di fatuo talento difensivo, è solido, centrato. Azzanna un gran lungolinea sul quale Roger prova un disperato recupero, scomponendosi e perdendo anche la proverbiale eleganza gestuale. Il segno della resa per il vecchio padrone che d’improvviso mostra i segni del tempo. Umanoidi rughe e fisico in arrendevole slow motion, mentre osserva il suo recupero volare fuori. Il selvatico gonfia il petto. Senz’altro infantili esultanze disconnesse, ma con sicurezza spavalda si avvia alla seggiola, pronto all’ultimo gancio.
Federer va a ricevere per sopravvivere, e nell’imperscrutabile volto colgo segnali di speranza. Tutto per tutto. O almeno, m’illudo di leggere quello, nella sfinge di cera. Si avventa alla prima occasione, ora. Sul 30-15 per lo scozzese, a due centimetri dal gorgo della prevedibile sconfitta, rimette il mantello da super eroe, figlioccio putativo di divinità stellari: 30-30 scrollando la racchetta come nell’acme del “crediamoci ragazzo”. In fluttuante sospensione sciorina altri colpi d’attacco, asfissiando la murena. Dritto a uscire della casa che l’altro restituisce teso e profondo, delizioso slice di rovescio mulinellato all’incrocio opposto delle righe e a chiudere, sontuoso rovescio lungolinea. In sospensione corporea e temporale. Da restare senza fiato e senza parole, in impune orgasmo. Federer si prende il contro-break, cavandosi dal buco e continua nel tie-break, in cui il giovane britannico rampante si disunisce. Una scintilla di purissimo orgoglio tennistico, grazie al quale lo svizzero s’issa al quinto set. Con la forza della disperazione e una zampata da diavolo imbiancato. E un po’ viene da chiedersi perché la presunta passività sfarfallante nei games precedenti, ma non c’è tempo.
Il resto è storia nota. Roger cala inevitabilmente. Paga i sei anni di differenza, la battaglia di cinque set con Tsonga e l’enorme sforzo psico-fisico nel rush finale del quarto set. Sembra svuotato, prosciugato di ogni essenza vitale, come reduce da una spossante tripletta con Selen (ai tempi d’oro) che poi ciancia di Freud. Murray è bravo reggere mentalmente al ritorno, più riposato dalla passeggiate in camporella dei turni precedenti, e chiude senza troppi patemi. Il maniacale robot Lendl pare averne fatto un mostro a sua immagine e somiglianza. Meno ipotetici fronzoli, ma più solidità in dritto e servizio, e consistenza fisica. La convinzione mentale poi, vien da sé.
Ora per lo scozzese finale con Djokovic. Da sfavorito. Col serbo che, appollaiato, dopo la suonata di zampogne valenciane in cruento allenamento di ieri, li osservava scannarsi.
domenica guarderò la finale sperando di vedere del bel tennis e di divertirmi,probabilmente parteggerò per murray ma nel mio cuore gli australian open sono finiti oggi.marco.
RispondiEliminaSpero sia una finale equilibrata. Chiaro che con Federer mi sarei divertito di più. Non so se Murray reggerà fisicamente. Nole più riposato dopo la passeggiata di ieri, anche se durante il torneo ha speso meno lo scozzese.
EliminaCiao Marco, a presto.
grande picasso, leggere i tuoi articoli è sempre un piacere... e durante gli slam sono come acqua nel deserto.
RispondiEliminaho visto qualche spezzone del match di federer-murray. il passante del secondo set, quando ormai murray era a un passo del 2-0, è roba da stropicciarsi gli occhi.
che dici? ci possiamo sperare in una vittoria ( wimbledon magari o usopen ) di rogerone o devo perdere le speranze!?
un saluto.
matteo
ps : per domenica non so ancora chi tifare, credo tiferò roger lo stesso.
Visto solo dalla seconda metà del quarto set, non saprei.
EliminaChe dire, le vie del signore sono infinite. Ha dimostrato di reggere ancora benissimo. Senza la stanchezza del match di Tsonga, chissà. Anche i sorteggi hanno il loro peso.
Chiaramente se la giocherà anche negli altri slam della stagione, fosse capitato dalla parte di Ferrer, non credo gli sarebbe sfuggita la finale. Anzi, leva il "credo".
Ciao Matteo, grazie e alla prossima.
Io non guarderò la finale, perchè sono abbastanza spocchioso e suscettibile e non correrò il rischio sperando di essere smentito, l'ho già fatto 4-5 volte con Nole-Rafa e poi gli ultimi US Open mi han dato il colpo di grazia. Però, oggi Andy ha dato prova di grande solidità: ingiocabile al servizio. Però, anche oggi, Roger ha dimostrato che nonostante l'età e il tabellone, batterlo è un problema mica da ridere. Peccato per il servizio ballerino, troppo: seconde su seconde, e poi giù a costruire il punto, difficile vincere così.
RispondiEliminaKlimt
E' diventato più solido e sicuro, Murray. Alla fine rimane un match che si è deciso al quinto. E lì altri fattori sono scesi in campo, età, fatica, e quel sorteggio che pare sempre ininfluente, ma alla fine (se hai speso di più), si vede.
EliminaNole-Murray, per divertirmi e renderla più interessante scommetterò +40,5 games. Visto che ne ho prese tante, autorizzo i tifosi scozzesi a toccarsi. :)
A parte i complimenti di rito per i posts, che ormai sorvolo per non essere ripetitivo, azzardo un pronostico, che forse qualcuno ha già lanciato in questo blog, non ricordo...
RispondiEliminaSe Roger vincerà ancora una Slam, il mio cuore dice che sarà a Wimbledon, ma, paradossalmente, la mia testa dice Parigi. Chiaramente a dipendenza di come tornerà lo spagnolo-popeye, ma se non sarà marziano, sulla rossa mi resta l'impressione Federer abbia ottime possibilità di battere i due altri randellatori (Murray non é per nulla terricolo, fin'ora, e anche Djokovic mi sembra più abbordabile), più che sul cemento. E non mi pare che nessuno degli altri mazzolatori dell’argilla abbiano un livello da paragonare ai primi quattro… (a parte Del Potro se ha voglia e Ferrer (…?!)). Poi, come dici tu, conteranno tantissimo i sorteggi e molti altri fattori, però, non so, ho questa sensazione… paradossale forse, ma chissà…
E so che non fregherà a nessuno, ma penso che non guarderò la finale domenica. Vicino a casa c’è un torneo di squash… sarà più o meno la stessa cosa e in più mi risparmierò le smorfie e le scenette dei due nuovi campioni del presente e del futuro. Ahimé!
Alla prossima Pic!
Del Federer parigino mi pare scrissi anch'io in sede di previsioni 2013. Non è mica un paradosso. La terra è una superficie su cui ben si adatta la sua varietà di colpi. Senza Nadal ci avrebbe vinto tantissimo
EliminaTutto dipenderà da come ci arriva, dal rientro di Rafinho e da tutte le solite variabili di uno slam, su cui non mi ripeto.
P.s. pare stia andando fortissimo anche il padel tennis.
Tutto procede verso una nuova accoppiata dell'orrore Azarenka-Djokovic (e qui la scaramanzia si fa carne). :)
Ciao Siro, alla prossima
Ecco, mi sembrava che l'ispirazione della mia sensazione venisse proprio da questo illuminato antro internauta (e da dove sennò?!), ma non ricordavo il contesto!
RispondiEliminaPotrei dire che spero in una vittoria dello scozzese per evitare l'orrore...ma poi mi fermo un attimo a riflettere e capisco che anche un'accoppiata Azarenka-Murray farebbe rabbrividire... quindi mi rassegno e cercherò informazioni sul padel-tennis :)
A presto!
Ah, ma io il binomio speravo di scongiurarlo con ancora Na Li su due piedi. Invece è andata male.
Eliminahttp://it.wikipedia.org/wiki/Paddle_tennis
Ferrer ed Errani, fortissimi anche nella specialità, pare si siano sfidati in estenuanti partite invernali. Senza ironia.
Ciao Siro, buono squash..