Day 1 -
Dal vostro inviato, assieme al “Plotone di Erinni che vagano nel bosco
dell’ingiustizia italiana”.
24
giugno, San Giovanni Battista (o Decollato), da oggi giorno di liberazione dal
ritorto “arrotinismo” esasperato che da anni deflora impunemente prati e
inorridisce spettatori sull’orlo di un esaurimento nervoso.
E l’ora
di pranzo e mi guasto la visione di quell’erba illibata e smerigliante
assistendo all’incontro del nostro aratro a scoppio Sara Errani. Sì, perché
l’orrore e il trash mi attraggono, irrimediabilmente. Solo che questa volta va
trasformandosi in pulp. Quasi splatter. L’italiana cede in modo impietoso,
avvilente, umiliante. E’ uno spettacolo a tratti straziante. E sì che i
bookmakers facevano grande affidamento su di lei (proprio stamani pagavano una
sua vittoria finale appena 251 volte la posta: un record). Una schifezza totale, per usare un lieve eufemismo. Letteralmente piallata
e ridicolizzata dalla giovanottona portoricana, Monica Puig, che è il
ritratto della salute. Chiappe tumide e tennis ideale per fare bene sull’erba,
buon servizio e colpi piatti e profondi. Il contrario dell’italiana che rema
dietro la riga, senza lo straccio di un vincente e il tempo di organizzare le
sue agricole arrotate di difesa. Gran varietà di tennis, dissero. E
inesistente, aggiungo. Se solo tagliassero l’erba come vent’anni fa rendendola
più veloce, questa non potrebbe nemmeno mettere piede all’All England
Club. Dopo il "set perfetto" dello scorso anno, altra pagina inebriante. Ah, non per infierire, ma qualche sentore ce l’avevo e avevo piazzato simbolica fiche:
N° Selezioni Evento Data evento Termini V/P Quote Risultato
1 Monica
Puig Sara Errani v Monica Puig
(Vincente incontro) 24/06/2013 Nessuno 6.50 Vincente
Puntata: 10,00 Vincita totale: 65,00
Avanti
Pennetta, Knapp e Giorgi, che i colpi per giocare su erba li hanno. Niente da fare
per Fognini. Contro di lui Melzer ha l’espressione del vecchio Nick Belane, il
più dritto ispettore di L.A., mentre si ripete: “Cindy, me la pagherai cara, t’inchioderò
il culo come nessuno ha fatto mai!”. L’austriaco calante ha l’esperienza giusta
per capire quando e come prendersi gioco del bizzoso italiano che in conferenza
stampa si supera con un guizzo: “Ho giocato un match noioso”, dice. “What?” fa
quello, e lui “Ho giocato di merda”. Ah, ok.
Ma oggi
era anche la giornata della partigiana liberazione da Silvio Berlusconi,
condannato da un manipolo di livorose Erinni (cit.). Chi a puttane mandò un paese per vent’anni, per colpa di una puttana
viene ora condannato a sette anni di gabbio. La notizia mi coglie di sorpresa,
in macchina. Mentre inizio a pensare a
scenari di biblica Apocalisse, con le nubi violacee rigonfie d’oscure minacce,
vedo sul cellulare: Darcis-Nadal 7-6 7-6 4-2. E allora ne ho la conferma: è
una giornata che cambierà le sorti dell’universo. Potremmo essere invasi dagli
abitanti del pianeta Zagor. Il belga Steve Darcis è tennisticamente equilibrato
e fisicamente normodotato. L’ideale per eseguire alla perfezione gli schemi di
Arrigo Sacchi, come terzino destro, senza i picchi d’arroganza (di quel Panuzzi
lì) e inutili personalismi. Non uno sprovveduto, anzi, lo scorso anno alle Olimpiadi, su quei campi, aveva giustiziato Berdych. Spelacchiato, con la faccia da bravo ragazzo,
insospettabile e studioso d'ingegneria che salutava sempre sorridendo. D’improvviso
impazzisce e ammazza la fidanzata con sessatacinque coltellate e poi si dà
fuoco.
Guardo
qualche immagine e mi pare davvero un Nadal senza mordente e voglia di
reagire. Dicono abbia prenotato le vacanze in Salento per la prossima settimana,
e si capisce il perché. Darcis non è il cavallo pazzo Rosol ma gioca bene, ben
centrato ed essenziale, e vince. Il
maiorchino ha sempre sofferto i prati vergini delle prime giornate su cui non
può forzare i suoi appoggi folli e strisciare. In passato si è sempre
salvato per il rotto della cuffia, per poi eroicamente/oscenamente carburare e,
profittando del terreno divenuto sabbioso, spingersi fino in fondo. Stavolta
nemmeno arriva a lottare, perché privo della condizione di altri anni. Nadal spento,
pallido, fermo come un pugile suonato. Ostenta anche la solita zoppia delle giornate di sconfitta. Ci
attendono altri giorni/mesi d’interrogativi e trattati medicali? Pietà. Ha però
perso in un modo così rassegnato da quasi impietosire il mio arido cuore di
pietra ruvida. Quasi, ho detto.
Passeggia
Federer, facile Murray, senza patemi anche Tsonga contro nano-bluff Goffin. Impresa
vera quella del vecchio Hewitt (ha gli anni di un Ferrer, in fondo, solo che
lui ha seguito parabole atletiche umanamente spiegabili). Nell’ultimo match di
giornata insegna tennis da erba a Wawrinka, spaesato dai bassi rimbalzi, lui
abituato a spanciare i suoi colpi devastanti ben sopra le pudenda.
Tra le
donne, protagonista di giornata Vika Azarenka. Con tanto di brivido
horror-splatter. A un certo punto l’indemoniata Linda Blair ululante cade male.
Esala un urlo stridulo e agghiacciante.
Spaventevole. Orrendo. Uno pensa che sia morta. Arriva a invocare l’ambulanza.
Spera facciano presto. E pazienza per il ginocchio. Magari non potrà più
giocare, non camminerà più, le amputeranno la gamba, gliene metteranno una di palissandro, ma “salviamole la vita!”
arriva a pensare in uno slancio di commozione. Giunge l’arbitro, l’avversaria
Koehler (la sorella del baffuto stopper juventino degli anni ’90, ma più
maschile). Dopo cinque minuti riprende. Come nulla fosse. Corre e urla come un
demonio. Zoppicando tra un punto e l’altro. Rifila 6-2 finale all’avversaria e,
impietrita, sembra invocare l’ovazione del pubblico per l’enorme impresa
medico-scientifico-sportiva compiuta. Nel silenzio, qualche timido applauso d’incredulità
e sobrio fischio.
Per gli
amanti del pulp, eccovi qui il filmato (bollino rosso cardinalizio):
E d’improvviso,
la speranza che Serena punisca queste bionde urlatrici/ululatrici, magari armata di
strap-on, diviene più forte.