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mercoledì 12 giugno 2013

SARA ERRANI, E LE ALTE QUOTE




“Spiace vedere come continui a non voler ammettere il valore di Sara Errani. Ormai non è più un exploit casuale, ma realtà mondiale. Forse lo fai per faziosità, partito preso e non ammettere d’esserti sbagliato. Solo gli stupidi però non cambiano mai idea…(etc)”.


Da un pacifico scambio di mail, qualche giorno fa, spunto per una riflessione ad ampio respiro (catarroso). Solo gli stupidi non cambiano idea, certo. Gli stupidi e imbecilli la cambiano per convenienza o per aver letto due numeri in croce, senza capirli. Gli stupidi, imbecilli e nazionalisti poi (come gli estremisti religiosi), accecati, riescono a vedere quello che chi osserva tennis senza bandiere nazionalistiche, ma per il semplice piacere di farlo, non può vedere.
Tralasciando il discorso estetico (mi ripugnano i suoi colpi, le urla e l'atteggiamento, che posso farci?) e giudicando solo la competitività, trovavo e trovo Errani un’operosa formichina arrotatrice, lodevolissima e da ammirare. Un vero miracolo. Una specie di fiaba moderna. E' stata capace di arrivare nelle top ten grazie a regolarità di tennis da iberica pallettara anni ’80 e costanza di risultati. Lo pensavo lo scorso anno, e anche ora che il computer la indica come numero 5. Per fare un esempio motoristico, lei è una lambretta capace di andare al massimo a 80 km/h, costretta a confrontasi con bolidi che invece possono arrivare a 300km/h. Lei, la lambretta, continua nella sua andatura e niente può contro le prime tre che macinano chilometri a velocità tripla (Serena, Masha, Azarenka) e in modo affidabile. E con la sua andatura regolare riesce a precedere le altre, velocissime, se quelle fondono il motore o cadono. 
Pensare questo è essere faziosi?
A tratti credo d’esserlo davvero. O pazzo e cieco, nel mare di estatica glorificazione di questo piccolo miracolo operoso, visto come magnifico mix tra Chris Evert e Martina Navratilova. Tennista completa, dicono. Varia e anche dotata di buona mano, ottimo gioco di volo e via discorrendo, fino alla levitazione. A mia discolpa, ad un eventuale giudice (o Travaglio) che m’accusi d’esser “rancoroso” (cit.) verso tutto ciò che è Italia, opporrei il quasi submentale tifo per un cetaceo di 63 anni e oltre un quintale (Panatta Adriano), che mi ha rapito giocando un doppio di vecchie glorie a Parigi, qualche giorno fa. Quindi, la bellezza la vedo anche se tricolore. Non temo basti e allora, mancando anche un Cirino Pomicino che, cristianamente, inviti a smussare gli estremismi e trovare una via di mezzo, non rimane che una soluzione: affidarsi ai bookmakers. Perché quelli ragionano senza farsi “accecare” dal troppo amore patriottico, o “annebbiamenti” derivanti da odio nazionale. Badano ai propri interessi, costretti all’obiettività, in quanto non vogliono mica perdere soldi. Allora vi mostro le quote antepost sulla vittoria di Wimbledon e Flushing Meadows, del più famoso sito di scommesse mondiali. Cliccateci sopra per ingrandire, e farvi una cultura.





Saranno faziosi anche loro?

Mai (e dico mai, nemmeno con Ferrer) si è vista una cosa simile. La numero 5 al mondo quotata a 151,00. In entrambi gli ultimi slam del 2013. Imbarazzante, ma descrive alla perfezione quel paradosso più volte descritto da me nei mesi scorsi. Altro che partito preso, antitalianità e le minchiate. I numeri, questi sì, mica le classifiche (inutili per chi non le sa interpretare), forniscono il quadro concreto di quello che è Sara Errani. Numero 5, ma per una vittoria finale a New York o Londra, con almeno 30/40 altre tenniste più quotate di lei. Quotata meno di tale Irina Camelia Begu o della modesta cinese Shuai Peng, della maschia kazaka Shvedova, di Petkovic che da mesi perde anche dalla sua ombra. O quotata allo stesso modo della stramba cosa quadrumane ceca Hradrecka. Di Schiavone o Pennetta "Fatebenefratelli" reduce da mesi di seminfermità, infortuni, operazioni e viaggi della speranza a Lourdes. Per dire. Dietro persino a Zvonareva, dispersa da un anno in qualche bar moscovita ad ubriacarsi di vodka.
Nettamente dietro non solo a Serena e a tutte le top ten, venti e trenta, ma anche di gente appena nelle 100. Perché? Non devo certo ripetervela la storia della lambretta e di bolidi che vanno (o potrebbero andare) a 300km/h. Rischierei di sembrare fazioso. Io.




Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.