Godendo degli ultimi giorni di riposo
sotto la luna striata di magia, leggo il tabellone, appena sorteggiato,
dell’utimo major stagionale. Considerazioni ad alta voce sugli ipotetici
incroci e favoriti. Dei book, miei, di tutti e di nessuno.
Djokovic e Murray dalla stessa parte.
Nadal trova Ferrer (ma prima ha Federer). Tra le donne, Radwanska dalla parte
di Serena. Errani (o una raccattapalle) in quella di Azarenka.
Tabellone maschile
Djokovic-Del
Potro. Serbo favorito dei
book per la vittoria finale (2,80). Ma parso, anche negli States, in versione
«costante numero uno sottotono». Tabellone non facile, il suo. Terzo turno col
«Federer in provetta» Dimitrov, ottavi con «McSafin» Fognini, reduce dalla «striscia
Panatta» nei dopolavoristici tornei in Crucconia, ma incapace di eguagliare la
«striscia Stoppini» (una vittoria) sul cemento. Meglio non poteva trovare il ligure, in
taxi fino al terzo turno con Paire (e infermieri del manicomio di Manhattan allertati).
Quarto affascinante tra Djokovic e Del Potro. L’argentino continua a trascinarsi,
versione infermo da treno bianco: e polso, e ginocchio, e braccio, e spalla. E
un po’ hanno stracciato la minchia questi «Emo» o neoesistenzialisti kierkegaardiani
del dolore, da ossa rotte. «Ci vuole più coraggio per soffrire che per agire». E
sticazzi. Lui soffre e agisce. Gioca e mena come un fabbro. Dalle sue parti,
commovente primo turno da reparto grandi traumi tra Hewitt e il miracolato
Baker all’ennesimo rientro. Poi Melzer, quindi in ottavi Haas. Sempre che il
vecchio Tommy la spunti d’orgoglio sull’imprevedibile Dolgopolov (Mahut o
Youzhny, bell’incrocio di primo turno, permettendo).
Murray-Berdych. Lo scozzese potrà lenire gradatamente
i postumi della sbornia londinese, fino ai quarti: Florian «angoscia» Mayer o
Monaco, prima di Ciccio Almagro negli ottavi. L’iberico simpatico come una
colica renale deve guardarsi da Steve Johnson (della famiglia dei Roddick non
ancora isnerizzati da terzo inning di baseball. In Usa tutti con lo stampo li
fanno) e poi Seppi. Urge riflessione sul primo turno Seppi-Malisse. Okkey,
Xavier ha 33 anni, pesa 120 kg e si tiene insieme col nastro adesivo, ma non
merita di perdere da Seppi. Sarebbe la mortificazione del tennis. Preghiamo
(che Xavier regga un’ora e mezza in piedi). Berdych inizia contro Lorenzi. Va
bene che sono in pochi quelli con cui il nostro può vincere partite in uno
slam. Ma necessita di benedizione nei sorteggi. O messa cantata contro il ceco.
Secondo turno col vincente di Vasely-Kudla (due giovani, bei, prospetti. Specie
il primo). Quindi Benneteau e Stan «Topexan» Wawrinka. Svizzero col suo bel da
fare per domare il vecchio impenitente Stepanek in un lussuoso primo turno.
Quindi l’altro veterano di guerra Blake e «Fassino» Anderson.
Gasquet-Ferrer. (risate autorizzate, per due minuti buoni).
Lo spagnolo continua a sbilanciare tabelloni. Miracoli dell’ultima ora a parte
(possibili, possibili), ridotto com’era nei due Masters 1000 estivi, sarebbe
ischerzato a suon di drop anche dal 67enne Ilie Nastase (ubriaco). Gasquet
quello è, da una vita. Occasione irripetibile per gli outsiders. Possono
inserirsi: Raonic (Feliciano o il redivivo Tursunov, evaso dal frenocomio di
Kazan) dalla parte dello zappatore, Gulbis o Janowicz in quella di Gasquet.
Federer-Nadal. Ancora loro, in un quarto di finale ipotetico. Svizzero
mai così giù. Come classifica, condizione fisica e risultati. Anacronistica e
inutile (tranne che per gli sponsor) estate a contorcersi e perdere sul rosso,
vaga ripresa a Cincinnati. Dico la
solita banalità da competizione: se il fisico tiene, può ancora dire la sua (un
po’ come: se la moto va, Valentino c’éééé). Inizio molle: il docile «Mostro di
Milwaukee» Querrey o Mannarino, quindi Nishikori (o Tomic, parlandone da vivo).
Nadal clamorosamente dominante anche sul duro, dopo i trionfi estivi,
maciullando avversari con torsioni che rischiano di spaccare il cemento, prima
del suo «debole, dolente e assai cagionevole» tendine rotuleo. Fortunato nel
capitare dalla parte di Ferrer, ma cammino «allegro» prima: «cicciobomba»
Harrison, Pospisil, l’assalto di Verdasco (ridete, è gratis) al terzo turno,
Isner (o Monfils o Kohli) nel quarto. Da rimarcare un primo turno spumeggiante,
avvincente, quasi splatter. Una specie di «Superquark» tennistico girato a quattro mani da Tarantino e Piero Angela: Isner-Volandri. Graniuole di ace da
ogni parte. Pippo, dopo una lodevole estate a vangare per challenger su terra,
si è guadagnato 30mila dollari di presenza in tabellone. Una pensione. Io mi
farei anche mettere sotto da un tir sulla quinta strada di NY, per averne una.
Cosa vuoi che sia Isner. Anzi, può addirittura uscirne vivo.
Tabellone Femminile
Serena-Kerber. Americana super favorita (1,72,
esagerazione), ma umanizzata da Radwanska prima e soprattutto Azarenka, in
agosto. Esordio malinconico con Francesca Schiavone, solo un anno più anziana,
ma sul viale del tramonto. Meglio chiudere sul centrale contro Serena che in un
campo secondario contro la numero 125. Potrà esaltarsi per mezz’ora. Dopo il
test Rybarikova, interessante rivincita con Sloane Stephens negli ottavi.
Sempre se questa prevarrà nel derby con Hampton. Kerber in caduta libera. Dalla
sua parte buone possibilità per Suarez Navarro, Flipkens (bel primo turno con
Venus), Kanepi o Bouchard (confronto di bellezze al bagno, wc o spiaggia).
Radwanska-Na
Li. Polacca tornata ad esprimere
bel tennis negli Usa, prima del lutto familiare. Pavlyuchenkova dalle sue
parti. Prima della possibile rivincita londinese con Lisicki (ammesso, e non è
scontato, questa superi Makarova). A 17,00 Agnese andrebbe provata, essendo
terza favorita. Al limite prendete Errani (affarone, dopo il ridicolo sorteggio
con nessuna avversaria fino alle semi, scesa da 251,00 a 101,00. Affrettatevi).
Le due infatti si equivalgono, secondo l’Istituto Luce. 101,00 vs 17,00 (mumble).
Cosa sono i numeri, in confronto alla maschia e patriottica fede balilla?
Niente. Occhio a truzza Mattek e l’eroica Kimiko Date, con buone possibilità di
giocarsela contro Ormaechea. Sulla strada di Na Li: Cetkovska, Robson, una
Jankovic tornata a trottare bene sul miglio sterrato (difficile esordio con Keys dalla palla che pesa un quintale). Puig in ascesa o Cirstea in forma,
altre alternative. Tutte sfortunate nel capitare in questo spot e non in
quello, imbarazzante, sotto.
Errani-Wozniacki. C’è un limite a tutto. Scordatevi
ch’io possa scrivere di questa vicenda kafkiana.
Kvitova-Azarenka. L’elefantessa ceca mi angoscia. Pesante,
affannata, paonazza e asmatica. Rischia già contro la maniscalca rientrante
Petkovic al secondo turno. Poi occhio a Riske, americanina dal sorriso «Durbans». Classico con «Mastro Lindo»
Stosur in ottavi. Poco potranno inventarsi le calanti Hantuchova e Petrova.
Occhio a Sa-chia Vi-ckery, moretta Usa che seguo (e scommetto, con successo, per via del nome promettentissimo) dalle
qualificazioni di tornei Itf Usa da 10mila. Azarenka, sempre più Linda Blair versione «Omino della Michelin» ha dalla sua: Cornet e Ivanovic. Serba a rischio (oltre che d’internamento)
già con Lepchenko e poi con la figlia di Brunetta, Cibulkova.