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sabato 28 novembre 2009

Master di Londra, Davydenko e Soderling passeggiano sullo spettro di Nadal



Lo guardi durante il cambio campo, e pensi che quello strano esserino smunto e senza capelli, debba spirare di vecchiaia da un momento all'altro. Esalare l'ultimo triste respiro, di una vita passata a timbrare il cartellino. E invece il mucchietto d'ossa rattrappite, gioca un gran bel tennis, semplice e anticipato. Una formichina operaia e pulita. Un Agassi rachitico, che non si droga come un cavallo. E nemmeno di gerovital, per mascherare i suoi 86 anni biologici. Nikolay Davydenko batte in tre set Soderling, e giunge con pieno merito in semifinale. Rispedisce a casa Djokovic (gaudemus!), che osservava l'incontro speranzoso, con la scucchia ritorta e l'espressione pensosa.
Perde, ma passa ugualmente Robin Soderling. Lo svedese riesce ad evitare il suo incubo ricorrente, Federer, in semifinale. Perchè contro lo svizzero ha perso circa una dozzina di incontri, comprese un paio di sfide a rubamazzetto. La sconfitta, nulla toglie al gran torneo giocato dallo svedese, arrivato a Londra come sostituto di Roddick, e senza nulla da perdere. In una settimana da redivivo Psycho killer allucinato, demolisce Djokovic e pialla senza pietà Nadal. Senza sbagliare nulla, quasi in trance ignorante. Con l'espressione da triglia lessata, e gli occhi a palla da esaltato, che non sa nemmeno dove si trova, e cosa stia facendo.
Anche il girone dell'orrore strisciante dunque, deciso sul filo di lana, con tre atleti appaiati a due vittorie. A differenza dell'altro raggruppamento, almeno, decide la differenza set, e non quella dei games. A farne le spese, Novak Djokovic. Il serbo mostra la proverbiale protervia e supponenza del suo nulla fastidioso. Paga la sconfitta patita contro Soderling, in due set. Prestazione di imbarazzante bruttezza fallosa. Col serbo disgustato da se stesso. Semifinali allineate, Federer-Davydenko e Del Potro-Soderling.
Discorso a parte per Rafael Nadal. L'ex numero uno perde contro tutti, e non vince nemmeno un set. Vederlo annaspare contro Davydenko, provoca una strana sensazione. Quasi di umana pietà. Sotto 1-6, recupera due volte il break di svantaggio nel secondo, inutilmente, con gli ultimi rigurgiti riottosi di una personalità da combattente, oramai ingabbiata in un corpo che non risponde più. Spasmi di agonismo angosciato, e nient'altro. L'espressione e gli sguardi, che prima erano di sfida e spavalda baldanza temeraria verso tutti (compreso l'intoccabile Re immacolato), ora sono occhiate circospette e terrorizzate, poi incredule e recalcitranti, e infine scorate e rassegnate a non poter nulla. Il termometro della sua situazione, la da il pubblico. Lo incita e sostiene, come si fa coi deboli, con gli ex grandi campioni in disarmo, o prossimi al pre-pensionamento. Come fu per l'ultratrentenne McEnroe all'ultimo spettacolo, o al 42 enne Connors, o al recente Safin. Il problema è che Nadal, di anni ne ha 23. La gente si appassiona con le angosce del campione perduto, e sancisce inequivocabilmente la debolezza dell'atleta.
Il maiorchino sbaglia come e quanto non aveva mai fatto. Bardato di un verde ramarro morente, frulla a vuoto, arrota colpi orrendi e corti, offrendosi alle impietose bordate degli altri. E amen. Viene da chiedersi se sia giusto esporlo in questo modo, con partite che richiamano bibliche sofferenze di crocifissioni e vie crucis sanguinolente. O non sia meglio, se non abbatterlo come si fa coi purosangue azzoppati, almeno aspettare che ritorni in condizioni di decenza. Ora è un vero spettro, una controfigura vuota di quello che fu. Di gran lunga il più debole degli otto finalisti. Forse avrebbe vinto solo contro Verdasco, ma quello perderebbe anche contro Borg 53enne. Guarda in faccia l'avversario, si spaventa tutto, si agita da gran combattente scenico e perde, il buon Nando. Leggo l'intervista, e Nadal si dice sereno. Deve solo lavorare. Se lo dice lui, tocca credergli.

9 commenti:

  1. Già, l'intervista. Anch'io rimango sorpresa quando dice che il suo tennis comunque vada sta migliorando, che lui sta crescendo. Che forse gli manca solo un po' di fiducia. Che il suo dritto va meglio, che deve lavorare sul servizio. Eppure... ti ricordi quando vinceva con tutti e prima di entrare in campo contro il numero 226 del mondo faceva scattare il ritornello "dovrò giocare il mio miglior tennis se voglio vincere". E quando diceva (a Roma) "adesso tutti considerano le mie vittorie come una cosa normale, non sanno quanto si faccia fatica a vincere". E quando diceva: "Ogni volta che entri in campo sai che puoi perdere". Già allora metteva le mani avanti, sapeva che vincere è fatica. E che non puoi vincere sempre. Lui lo sapeva, e lo diceva, già allora. Noi lo scopriamo adesso. Per questo credo (spero) che anche adesso lui abbia ragione, quando dice queste altre cose che ci paiono assurde. Esattamente come le altre. In fondo... con chi ha perso qui al Master? Con Davydenko, che ha vinto il torneo, e con cui quantomeno ha cercato di lottare. Con Soderling, che qui era in forma strepitosa. E con Djokovic, che comunque su queste superfici e indoor, nonostante tutto, gli è quasi sempre superiore, anche nei momenti in cui Rafa era al top. Forse mi sto illudendo... Spero di no

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  2. Ciao Benedetta,
    "in fondo, con chi ha perso in questo Master...". Tanto valeva non giocarci, allora...=) Dopo il Roland Garros, non ha mai vinto contro un top ten. Batte qeulli alla sua portata, per poi crollare coi più forti. Quindi le sconfitte ci stavano, certo. Vale attualmente il numero 12/13. Poi, il futuro lo sa solo Nostradams. E sulla sa forza di volontà non si può discutere. Io la solzione ce l'avrei, ma dubito zio Toni mi assuma...=) ciao.

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  3. Dimentichi Tsonga: battuto 7-5 7-5 ai quarti a Parigi.

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  4. Benedetta donna, echissei? la Rina Tommasi in gonnella? =)
    Certo, malgrado sia oramai ridotto a buffo quarto di bue con in testa un casco di banane, (stile sciura del Mississipi anni '50), Tsonga è pur sempre numero dieci al mondo.
    Prova a dimenticare Nadal per qualche tempo, ed entra nel fatato mondo della follia, rivestita di una magia ricercata ed inesistente. Esempio: Salisburgo, terre che diedero i natali a Mozart. Challenger, primo turno. Riuscirà il nostro Picasso a perdere anche da Koubek (alias "rabrividiscoalsolpensiero")?
    Credimi, si hanno delle belle soddisfazioni. =)

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  5. Vedo che il tuo adorato ha già vinto un set contro Koubek, quindi dovrebbe essere messo bene. Pensa che Petzschner l'ho visto giocare una volta sola: naturalmente quando ha giocato contro... Nadal, credo in uno dei tornei americani pre Us Open. Comunque tranquillo: non mi nego neanche i Challenger (ahimè sono un po' malata), quando posso, e confermo: anche lì le soddisfazioni non mancano. Quest'anno sono stata a Como e a Lugano. Salisburgo è un po' fuori zona...

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  6. Montreal, 6-3 6-2. Niente di che in quella partita, voleva fare quello regolare. Di solito è come vedere il numero di una foca monaca disturbata. Quindi a Como avrai visto da vicino Dolgopolov. I miei osservatori (Bartezaghi) me ne parlano come un tipaccio col potenziale incredibile.

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  7. Eccezionale. Sono andata a vederlo ai quarti con Volandri, che alla fine è stato quello che gli ha dato più fastidio. Poi ha distrutto Lorenzi e in finale un argentino. Ha un bel gioco potente, sa andare a rete, si muove benissimo. Peccato che ogni tanto abbia dei momenti di crollo senza motivo. Diceva che ha dei problemi al gomito, che ogni tanto gli dà noia. Certo, secondo me vale i primi cento e anche qualcosa di più. Davvero bello da guardare. Speriamo che venga al Challenger di Bergamo

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  8. Beh, se non viene lui, dovrebbero esserci Stakhovsky e Mahut. Visto che sei oramai la mia Rina Tommasi in gonnella...sai se qualche esotica tv trasmette il Master di Londra del champions tour? Mi struggo pensando al re-match Rafter-Ivanisevic. O a un Cash-Rafter. Nemmeno su tele Papua Nuova Guinea o Teleneurodeliri, ho trovato tracce.

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  9. No, non sono per niente informata sulle trasmissioni di tennis (un po' d'antan) in tv. Chiedi a tennisbest no? Per il challenger, con tutto il rispetto, Mahut non mi sembra all'altezza di Dolgopolov. L'avevo visto a Bergamo credo un paio d'anni fa e non mi era per niente dispiaciuto. Ma Dolgopolov è un'altra cosa.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.