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giovedì 21 gennaio 2010

Australian Open - quarta giornata - scempio Ivanovic, grand'Italia al femminile


Un pover'uomo, torna a casa dopo l'ennesima battaglia persa onorevolmente, con la vodka. Accende, con estrema difficoltà, il pc. Apre la finestra dell'Astralian Open. Deve solo scegliere tra una vasta gamma di campi.
Da una parte c'è Novak Djokovic. Al primo sguardo, indossa la fiammante divisa, appositamente disegnata dal nuovo e munifico sponsor. Ma non è quella nera, tutta luciccante, che tanto lo rendeva simile al cavaliere nero. O un bacherozzo con la corazza lucidata. A seconda. Il serbo affronta Marco Chiudinelli. Che è svizzero, mica italiano. Siamo al secondo turno, del resto. Malgrado l'aspetto e le movenze sinistramente impiegatizie, l'elvetico mi fa una discreta simpatia. Novak, pare in sofferenza. Un pò contratto. Quasi annoiato dal dover giocare simili partite. I veri campioni di razza, si vedono, ed iniziano a sbarrare orrendamente gli occhi, nei match clou. Eh si. Un dritto che fila via, cogliendo un tordo che svolazzava tranquillo sul fiume Yarra, ed un rovescio in back, affettato come stesse scotennando un cinghiale selvatico, e Nole cede il primo set 6-3. Scuote l'abnorme cranio lombrosiano e si siede.
Meglio cercare oltre. Dall'altra parte c'è la serbiatta lagrimante, Ana Ivanvic. E il dubbio che qualcuno si stia sadicamente divertendo alle mie spalle, comincia a prendere corpo. O forse in Australia è in atto una festa di Halloween improvvisata. La scultorea serba, con vestale dorata, che sposa bene il colore ambrato della sua pelle baciata dal sole, strepita tutta, sbraita, e sparacchia obbrobri in sequenza disarmante. Senza alcun costrutto. Agita i pugni, senza motivazione apparente. Per un attimo, credo che lei veda cose che sfuggano agli umani. La Madonna, San Pietro al di là della rete, non saprei. La sua avversaria è l'argentina Gisela Dulko, che è tutt'altro che un fenomeno ed ha le unghia laccate di un bel rosso cardinalizio. Ma credo possa anche vincere. Le due fanno a gara, a chi sbaglia in maniera più grossolana. E' imbarazzo vero.
Qualche malsano istinto suicida inizia ad impadronirsi delle mie povere e stanche membra, quando, incrociando le dita, provo a svariare sul terzo campo. Inquadrano un vecchietto. Scruta il tramonto con occhio languido. Pare ricordi con trasporto malinconico, la leggerezza degli anni andati. Forse è uno di quelli che campano con 500 euro al mese, gli ultimi anni. Il povero vecchio triste e in malarnese, non è seduto su una panca dei giardinetti pubblici, ma sulla seggiola del cambio campo. E che ci fa lì, con una maglietta sportiva addosso? Quale atto di immotiva crudeltà, spinge degli uomini ad esporlo alla calura del mezzogiorno australiano? Vogliono farlo schiattare, forse. Sarà un metodo del governo locale contro il sovraffollamento, chissà. Mica solo in Italia ci sono disposizioni illuminate e progressiste. Poi guardo meglio. Massì, è proprio lui, Nikolay Daydenko, ed ha solo 28 anni. E malgrado quella sagoma emaciata e malmessa, sul campo si dimostra il più in palla di tutti. Fila via che è una bellezza. Suo avversario è un volenteroso semiprofessionista ucraino, e Nosferatu lo infilza come una quaglia allo spiedo.
Sto quasi per cedere, magari trovare di meglio in tv, chessò, le lezioni di fisica nucleare, una puntata di amicidimariadefilippi o, al limite una pellicola intimista di Selen, quand'ecco un flebile spiraglio: Baghdatis-Ferrer. Baghdatis, che in Australia ha sempre regalato momenti indimenticabili (una finale nel 2006, ma anche scene di giubilo patriottico assieme a ciprioti ebbri come bestie, l'anno dopo), opposto a David Ferrer, un curioso affare, che pare sia stato anche numero 4 al mondo. Ma su questo credo si debba ancora aspettare la sentenza della Corte Europea per i Diritti dell'Uomo. Il cipriota mi regala qualche divertente accelerazione, però soffre oltremodo il tennis inguardabile del mandriano arrotapalle iberico. E' sotto due set a zero. Andiamo bene.
Torno da Djokovic, con coraggio. Il serbo ha rimesso le cose a posto. Veleggia in sicurezza, due set a uno. Poi vincerà. Regalando alla platea una manciata dei suoi momenti più alti: L'irrisione dell'avversario. Certo, mica sin dall'inizio, quando il risultato è in bilico. Mica fesso, lui. Ma avanti due set a uno, e magari 5-1 e servizio, inizia a cimentarsi in tremebonde palle corte a ripetizione, sbracciando come una goffa marionetta impalata. E finendo per coprirsi di ridicolo. Qualcuno che glielo dica, ci sarà? Continua invece a dimenarsi invasata, rumorosa e visionaria, la serbiatta lagrimante. A non voler essere malvagi, è una delle cose più urticanti che si possano vedere nello sport. E alla fine, perchè un Dio esiste, perde al terzo set. Medaglia al valor civile, per Gisela Dulko. Dopo Sharapova a Wimbledon, si è specializzata in scalpi di bizzose e schiamazzanti ex-reginette. Intanto Baghdatis, con tanto di seguito rumoroso, si esalta e mi esalta, con una gran rimonta. Ed il match se lo porta a casa, al quinto set. Bel terzo turno contro Hewitt, che (immagino) fila via facile contro Donald Young.
Pennetta a parte, continua il magico momento delle ragazze italiane. Ben cinque approdano al terzo turno. Dopo Vinci ed Errani, già vittoriose ieri, passano trionfalmente anche le altre. Francesca Schiavone in leggerezza contro la francese Coin, la soprendente Alberta Brianti che sconfigge la sin troppo pubblicizzata tedesca Lisicki, e l'intramontabile Tahiana Garbin, sempre più miracolosa ed ammirevole trentatreenne. Lascia sfogare per un set l'orrida kazaka col passo da cowboy baffuto, Shvedova. Aspetta che questa vada fuori giri, e domina gli altri 6-2 6-0.

3 commenti:

  1. Ciao Picasso, grazie per le tue cronache australi!
    Oggi ridendo e scherzando mi sono vista un buon pezzo di Federer-malcapitato Hanescu, partita troppo facile.Sono proprio contenta per Baghdatis, Ferrer è odioso da qualunque angolazione!E anche che le divinità benigne del tennis ci abbiano liberato così presto dalla Ivanovic (aiuto adesso il blog verrà ricoperto di insulti...) per non parlare della splendente Masha, le nostre orecchie sono salve per un po'. Ammazza che vestitino figo che aveva però Maria, ma lo vendono potrei quasi volerlo :p
    Indovina chi ho visto appena ho acceso la tv?
    °__° Nole in una meravigliosa espressione di esultanza mentre mostrava il bicipite, prima o poi doveva succedere. E ora se la potrebbe vedere col mio criminale preferito, Youzhny, se non combina guai con tale Kubot. Speriamoooooo!
    Capitolo eroine italiche: povere Tatiana con quell'invasata della Azarenka, e la Errani col carro armato Wickmayer, la vedo dura ma bisogna crederci!Francesca con la Radwanska può farcela dai, anche se poi c'è solo Venus, si salvi chi può, e anche la Vinci, la Kirilenko è alla sua portata, dopo troverebbe la Safina che ci va poco a farle dare i numeri, l'ho vista dare di testa con giocatrici molto meno dotate di Roberta.Anche qui...speriamo!
    Anche domani vedrò ben poco, ti leggerò come sempre!
    Ciaoo!

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  2. come volevasi dimostrare la jankovic è uscita,e la bartoli pure...bastava far fuori la zheng ed eravamo nella top 20.peccato.

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  3. Silvia,
    Si, lo svizzero potrà giocare in babbucce anche contro il terricolo Montanes. Youzhny, vediamo. Mica puoi fare calcoli con lui.
    Le italiane...beh, rimangono in tre, tutte partite molto difficili. Ma almeno ci mettono gli attributi. Magari la Garbin vince contro Vittoriona. Per la bielorussa c'è sempre la variante "squalifica per indegnità morale". =). Ciao.

    Marco,
    Credo abbia fallito l'occasione della vita, Maria Josè. Già appena vidi il tabellone pensai che avesse il tabellone ideale per arrivare nei quarti. Più che la derelitta Jankovic, pensavo a quel quadrumane mistero buffo, Marion Bartoli, come inguardabile minaccia. Invece è bastata una cinese da involtino primavera. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.