Dal trionfale rientro di Kim Clijsters e Justine Henin, ai mesti tentativi di Moya e Philippoussis, fino ai tentennamenti di Nalbandian. E' così diverso ritornare?
Donne alla facile riconquista dello scettro. Kim Clijsters dopo un paio di stagioni dedicate al suo putto boccoluto, è tornata con prepotenza. Subito vincente nello slam d'esordio, a New York. Mica il torneo rionale di Mendrisio. A Justine Henin, leziosa ex regina con le sembianze di fata turchina, è invece mancato l'ultimo guizzo "spennellante". Ma senza ruggini derivanti dal volontario esilio di 18 mesi, trascorsi a dibattersi tra matrimoni, divorzi e coltura delle giunchiglie selvatiche. Persino la mitologica nippo Kimiko Date, sulla soglia delle quaranta primavere, torna dopo tredici anni e riavvista in un baleno le prime cinquanta al mondo.
L'irrisoria facilità con cui Kim&Justine sono immediatamente tornate al vertice, suscita interrogativi, mascherati da risposte evidenti. L'intero movimento tennistico femminile attraversa una enorme crisi tecnica, appiattimento di valori e grande equilibrio verso il basso. Sebbene diversissime tra loro, le due belghe sono andate a nozze col nuovo scenario della Wta, simile a steppe subsahariare del talento. Hanno spazzato via frotte di top ten smidollate, manipoli di imponenti picchiatrici russe ed ex sovietiche assai povere tecnicamente, leggiadre top model urlanti imprestate alla racchetta. Come nulla fosse. Kim con estrema leggerezza ed ordinati fendenti a rimbalzo. Justine riprendendo ad inventare e dipingere tennis aristocratico, da dove aveva smesso. Entrambe con ritrovate motivazioni, intelligenza, classe ed attitudine vincente. Quello che manca a molte delle improvvisate regine degli ultimi anni di disgrazia.
Tra gli uomini, i rientri si rivestono di un sinistro alone malinconico. Ci prova Carlos Moya, ex numero uno e sfumato signor Pennetta. Nicchia David Nalbandian, diventato "signor tentenna" in sovrappeso. Eppure nel periodo di forzato stop si sarà anche snellito un paio di etti. Gaston Gaudio era ritornato, ma solo perchè nel circuito è più agevole il sesso spiccio. Vuoi mettere poter evitare vorticosi giri di chiamate? Differenti e spesso venali motivazioni, inesistenti stimmate da campioni, età avanzata ed irreversibli menomazioni fisiche, rendono i ritorni al maschile degli avvilenti, paradossali e prevedibili flop. Senza dover per forza citare le patetiche immagini di Bjorn Borg ultratrentenne, che si trascinava per campi alla ricerca di un ingaggio.
Ora è la volta di Mark Philippoussis. Gigante australiano che porta nel nome e nei tratti somatici, le origini elleniche dei suoi avi. Lontano dai luccicanti palcoscenici dei grandi tornei, si iscrive al challenger di Dallas. Terra di cowboy, sceriffi svitati ed esecuzioni capitali. Trentatrè primavere ed una carriera che somiglia ad una beffarda giostra del dolore, alle spalle. Finali di slam a fare il paio con due ginocchia ridotte in brandelli. Servizi devastanti, cadute, infortuni e risalite. La cartilagine del ginocchio sinistro che si squarcia. La rinascita e un'altra finale di slam sui prati Wimbledon. Testimone impotentente del primo bagliore della monarchia di Federer. E ancora drammi fisici per il gigante d'argilla. L'altro arto che cede, sotto il peso del suo tennis d'attacco realmente esplosivo come uno "scud".
Il triste declino dello "scud". Il ritiro diviene inevitabile, come la fine di un calvario. Dice basta in ancor relativamente giovane età. Inutile lottare con un fisico che ha detto basta. Inizia la seconda carriera dell'australiano. Sperperi, bella vita, tremendi errori in affari. Disperde i grandi guadagni che il tennis gli aveva lasciato, come implicito risarcimento per la sua crudeltà. E nemmeno qualche spicciolo investito in una scuola tennis, un chiosco di piadine o grattachecche per svecchiare serenamente. Ridotto quasi sul lastrico, prova altre imbarazzanti vie. La tv, un grottesco reality americano, fino alla ricomparsa nel circuito senior. Quello in cui vecchie lenze si sfidano con immutato ardore.
Il goffo tentativo tra i veterani. Appena compiuti i trent'anni eccolo in canotta, sfidare un signore brizzolato sulla cinquantina che pare in forma smagliante. E' mancino ed ha l'aria da smoccolante moccioso 49enne dipinta sul volto. Si chiama John Patrick McEnroe, al secolo Supermac. A suon di servizi e volèe pizzicate, ricami accarezzati, parabole ancestrali, grugnenti e prodigiosi balzi a rete, il vecchio Supermac disinnesca uno “scud” imbarazzante ed imbesuito: 6-4 6-4. "Certo che questi 'ragazzi' tirano forte, ma il vecchio cane, conosce ancora qualche trucchetto.". Ghigna il genio supermoccioso coi lampi luciferini negli occhi, tra sessantenni carampane in delirio. Gli smidollati romantici della racchetta, si chiedono cosa spinga il trentenne australiano a simili umiliazioni. Lui seguita con le patetiche comparsate tra i vecchi reduci. Spesso sconfitto da attempati e panciuti signorotti della racchetta, per qualche pugno di dollari.
Il paradossale tentativo nel circuito professionistico. Ed ora eccolo a Dallas. Per raccogliere qualche altro spicciolo. Ex tennista, ed ex milionario senza il becco di un quattrino e con le ginocchia ridotte a brandelli, mescolato a mestieranti senza arte e ne parte. E l'idea del tennis svilita un'altra volta. Non è il suo ritorno a stridere sinistramente, ma le motivazioni che lo spingono ed una condizione fisica impresentabile. Per la cronaca, ma solo per quella, lo "scud" si schianta miseramente. 6-4 6-4 subito da un mestierante doppista nippoamericano. Agli annali Michael Yani. Ma promette nuove apparizioni. Vuole tornare competitivo, dichiara. Sforzandosi di renderlo credibile almeno a se stesso.
Da: Tennis.it
Ciao Picasso!
RispondiEliminaInteressanti riflessioni le tue, quelle a proposito degli uomini mettono un po' di malinconia sul serio, tra fisici precocemente malconci (Nalbandian ha la mia età ma si può a momenti ha il bastone) in aggiunta a un cervello poco saldo (Philippousis) il mix può essere fatale.
Per le due belga, beh, che aggiungere, loro sono certo una forza, ma nel circuito maschile avrebbero trovato ben duro arrivare e spianare avversari dopo due anni di inattività...e la dimostrazione per certi versi la fornisce il povero Rafa, le pause a cui lo stanno costringendo gli infortuni si fanno vedere quando gioca con i top dei top, nel tennis maschile chi si ferma 2 mesi è perduto, pensa 2 anni, certo che poi ci si ritrova a giocare al challenge di Vattelapesca :D
Ehilà, Picasso è in grande spolvero eh? ;)Ieri sbirciavo il live score, al tie del secondo set era indietro 3-1 e da lì si è accesa la lampadina!!
A presto, ciao!
Eh si Silvia, comnque il livello maschile non permette simili pause. Vistala diversa caratura, il ritorno di Philippoussis, più che alle due belghe, andava fatto con Kimiko Date. Che però è tornata ad ottimo livello, comunque.
RispondiEliminaSi in gran spolvero Petzschner. Ma mantengo il più stretto riserbo. =) Io ho visto qualcosa qui:
http://www.atdhe.net/index.html
erca magari domani danno la semifinale. Ciao