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sabato 28 agosto 2010

WTA CINCINNATI: VINCE KIM, VINCE IL TENNIS

Ferme ai box le sorelle Williams, autoritario acuto di Kim Clijsters. Ennesimo crollo in finale per lo scaldabagno urlante siberiano. Il tremendo sgarbo ad Ana Ivanovic. In ripresa Flavia Pennetta, Schiavone sempre più giù. (le pagelle).

Kim Clijsters: 7,5. Ha vinto Kim, ha vinto il tennis. Assenti le sorellone multivitaminiche, è lei quella che più somiglia ad una numero uno. Colpi, intelligenza tattica, calma e temperamento da campionessa, fa suo il torneo di Cincinnati. Fino a quel punto perfetta, rischia l'incresciosa sconfitta in finale contro lo scaldabagno urlante siberiano, annullando tre match point. La pioggia, sopraggiunta a due punti dalla sconfitta, contribuisce a metterle ordine nella testa. Per vincere senza problemi, basta solo spostare quel rumoroso ed impalato totem biondo, coi suoi bei colpi incrociati e contro tempo.
Maria Sharapova: 7 (all'ugola d'amianto). Seconda finale consecutiva persa, nel caparbio tentativo di ritorno a buoni livelli. Il tremendo fastidio per quei ragli belluini da fiera prossima alla camicia di contenimento, lascia il posto alla tragicommedia patetica per l'esito della finale contro mamma Kim. La pioggia deve averle levato il ritmo di rantolo, e lei cade miseramente ad un punto dalla vittoria. A nulla serve il ridicolo medical time-out d'ordinanza. Una domanda ferragostana: Per un avversario è più antisportivo l'abuso di racchetta, un saltuario smoccolo o dover ascoltare per tre ore un continuo concerto sinfonico da anitra morente che ha fatto i gargarismi con l'acqua ragia? Ormai scarica e sotto 1-5 smette lo strepitante e delirante concerto, e silente tira i cinque/sei colpi più belli del match. Non ci vuole Dulbecco per capire che con maggiore ossigenazione al cervello sarebbe una tennista migliore (oltre che meno fastidiosa).
Anastasia Pavlyuchenkova: 6,5. Fa tantissima simpatia questa imbronciata ragazzotta russa vagamente sovrappeso. Già madida di sudore attorno al pingue girovita dopo tre punti. Ma ha una bella mano e facilità di tennis, se solo ogni tanto azionasse il cervello. Per spostarla ci vuole una gru, ma ella gioca da ferma, talvolta in obbligate demivolè folli neanche fosse Federer. Approda in semifinale, e sfiora l'impresa contro Masha. Sa bene che per batterla deve farla correre, e lei ci prova, anche con qualche graziosa smorzata pallonetto (che però contro la siberiana basterebbe anche). Il futuro è suo.
Ana Ivanovic: 7 (al senso del ridicolo). Gioca un bel torneo, giungendo in semifinale. Ed è già notizia da prima pagina. Poi si rende protagonista di una vicenda al limite del grottesco. L'organizzatore dell'imminente torneo di Montreal, tal Eugene Lapierre, le nega una "wild card" preferendo darla ad una giovane canadese e motivando il rifiuto con lo scarso rendimento della serba negli ultimi periodi. Sacrosanta verità, per una capace nell'intera stagione di vincere due partite in fila solo in due occasioni, e che ha una classifica inferiore a quella della quarantenne Kimiko Date Krumm. Ma ella non può accettare una simile insolenza plebea. Come vergine cuccia ferita da cotanta rozzezza, alza il sopracciglio e sbotta con algida protervia da immortale e flatulente star dei campi: "Questo signore ha passato il segno!", rifiutando il tardivo invito per aristocratica ripicca. A Montreal faranno a meno delle sue insensate urla di guerra e di quelle squinternate pallate in piccionaia. E gli spettatori eviteranno di munirsi di un protettivo casco integrale. Morale della comica: Alla serba, qualcuno (uno psichiatra o qualche ciabattino) dovrebbe far capire che non è un mix tra Chris Evert e Margareth Court, ma una modesta nuumero 62 al mondo. Ed il signor Lapierre s'è guadagnato di diritto una candidatura al Nobel per la pace.
Flavia Pennetta: 6+. Sul cemento americano la brindisina torna sempre ai suoi massimi livelli. Proprio quando la classifica la spinge in basso. Ovviamente paga dazio contro avversarie di livello superiore, ed in buona giornata (Kuznetsova o Clijsters). Già molto, pensando che qualche mese fa bastava una Zakopalova qualsiasi.
Svetlana Kuznetsova: 4. Sforzandosi di non pensare a quegli shorts da film del terrore, la minatrice russa aveva destato grande impressione nel vittorioso torneo di San Diego, sciorinando tennis lussuoso. A Cincinnati perde subito dalla Sharapova. Questa è la wta, altalena e nessun punto fermo.
Victoria Azarenka: 4. Qualcuno deve aver visto il match da "shining" perso con Ana Ivanovic. Se ne è uscito vivo, potrà saperne di più.
Francesca Schiavone: s.v. A beh. Continua nel digiuno post scorpacciata. Attendiamo frementi che ritorni (almeno) ai livelli pre Parigi. Perché al tennis sa giocare come poche. Rimane l'orrendo dubbio di una maledizione finale: Quando un buffo tizio in doppiopetto extralarge, pur intento a districarsi tra una missiva e l'altra degna del dolce stil novo con "binnu", decise di invitarla a corte, presentandola come l'immagine dell'Italia che è uscita dalla crisi economica. Una sentenza.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.