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lunedì 6 settembre 2010

US OPEN 2010: ANDY MURRAY, IL GRANDE ASSENTE

Day 7


Allineato agli ottavi il tabellone maschile dell'edizione 2010 di Flushing Meadows. Avanzano senza grossi intoppi i favoriti, ad eccezione di Andy Murray schiantato da Stanislas Wawrinka e qualche altro outsider caduto miseramente. Dall'alto in basso del l'analisi degli ottavi di finale
Nadal-F.Lopez. Convincente prima settimana per il maiorchino, bravo nel regolare le brade sfuriate nitrenti del cavallo pazzo Gabashili prima, ed il sempre fastidioso Dennis Istomin poi, kazako che tira bei colpi malgrado una testa che sembra un'abatjour incassata su un armadio a sei ante. Ancor più sicuro con Gilles Simon, tornato a buoni livelli, ma che ad osservarlo cinque minuti in balia dei suoi tremendi uncini sembrava avere lo stesso speranzoso avvenire di un gattino nero sull'autostrada (o ad Appiano Gentile). Non era favorito all'inizio, Rafa. Forse non lo è nemmeno ora. Ma con gli avversari che dalla sua parte cadono come tordi insipienti, la strada per la finale sembra spianata. Ecco perché uno Slam fa storia a se rispetto ad un altro torneo. Lui alla fine ci arriva sempre e rischia di trovare avversari inattesi, inadeguati o stremati. Solo John McEnroe, nel sul perenne tentativo di mostrare del genio anticonformista anche nelle parole, è sicuro della sua vittoria finale. E chi si è noi per contraddire Sua Immortalità Tennistica. Ora dalla parte del numero uno è in atto un piccolo mini-campionato iberico. Di quelli che tanto gli procurano soddisfazione. Prima Feliciano Lopez, poi uno tra Ferrer e Verdasco.
Il mancino fotomodello volleante ha visto in faccia il volto della sconfitta (e certo che lui è abituato) contro il giovane talento pazzo aspirante al suicidio Benoit Paire. Poi ha approfittato al terzo turno del ritiro di Sergiy Stakhovsky, fiaccato a morte dalla maratona col giovane teenager americano Ryan Harrison. Ottavo dal pronostico chiuso per precedenti, attitudine mentale e consistenza. Ma per chi si vuole illudere di un match un minimo combattuto, pensare al recente precedente del Queens non costa nulla (Nadal 75% - F.Lopez 25%).
Ferrer-Verdasco. Altro gran derby di Spagna, ad indicare un prolungato momento di grazia del tennis iberico. Da questa parte poteva esserci lo smerigliante talento morto di Gulbis. E invece c'è il cagnaccio Ferrer. "O zappatore" è formidabile nell'arrivare sempre e comunque alla seconda settimana. Voglia il cielo, non più di quella. Mascellona digrignata, solita dozzina di asciugamani smozzicati come un labrador incarognito ed un manipolo di avversari improponibili presi ad ineleganti colpi di vanga. Ultimo in ordine di tempo il connazionale Gimeno Traver, in un incontro da ernia fulminante all'ipotalamo. Imbarazzante il solo pensiero di Gimeno Traver che supera due turni a New York.
Il match di ottavi con Fernando Verdasco è più equilibrato di quanto non possa sembrare. Nando guadagna qualcosa per la sua maggiore attitudine al veloce, certo. Il mancino di Madrid contro l'ottimo Fognini ha visto ancora le streghe che danzavano seminude una mazurka. Ora è chiaro, Nando soffre oltremodo Fabio, forse lo strano olezzo che emanerà dalle ascelle o non riesco a spiegarmi cosa. Poi è andato in crescendo, battendo in quattro set il pingue Nalbandian, versione triglia panciuta sfatta dal sole. Pronostico incerto, leggermente appannaggio del mancino.
(Verdasco 55% - Ferrer 45%).Robredo-Youzhny. Ha dell'increscioso scorgere il buon Tommy Robredo negli ottavi di questo Flushing Meadows. L'esperto iberico è infatti reduce da una brutta stagione, dopo un'ottima carriera costellata da gioco bruttissimo. E lo esibisce tutto anche a New York. Talmente scostante, che i suoi avversari si rompono per lo sdegno, uscendo dal campo barellati. Prima Benneteau: Stecchito. Poi MIchael Llodra: Fulminato. Il delizioso mancino francese, magnifico protagonista dell'eliminazione di Thomas Berdych, ammaina bandiera bianca cedendo dopo altri due set di bellezza stordente. Servizio e volée continuo, prima e seconda. Movimenti brevi e piatti dal fondo, come fulminanti e prodigiosi colpi d'uncinetto che schizzano simili a dolci saette. Quel tennis è destinato a sparire, a favore dei vari Robredo sparsi nel mondo, generatori del Male ultimo. Siate falici.
Dopo questa serie di avversari sterminati, il buon Misha Youzhny starà facendo dei rituali magici con l'ausilio del mago Otelma. Il russo è autore di un buonissimo torneo, culminato con la portentosa battaglia vinta contro il fenicottero gigante John Isner (due braccia enormi rubate al basket). Finanche sorprendente, Misha. E, malefici di Robredo a parte, ha la grande occasione di tornare nei quarti di finale (almeno) degli Us Open. (Youzhny 60% - Robredo 40%)
Wawrinka-Querrey. Alzi la mano chi si attendeva lo svizzero di serie b negli ottavi. E invece quello azzecca la partita della vita quando sembrava destinato alla solita passerella scenicamente stilosa. Quasi in trance si abbatte contro l'inerme fuscello Andy Murray a suon di martellanti rovesci gaudiosamente meccanici. Che Peter Lundgren abbia fatto il miracolo, con abbondanti pozoni di luppolo di cui egli è abituato ad abusare? (p.s. qualcuno mi spieghi chi è quell'energumeno dal folto capello fluente, inquetantemente simile ad Iggy Pop, che siede accanto al coach svedese). O forse è semplicemente merito di quella barbetta posticcia che ne cela l'imbarazzante acne adolescenziale. Ma due cose sono certe: Andy non andrà mai in vacanza in Svizzera e Wawrinka in vita sua difficilmente ripeterà una simile prestazione di delirande protervia annichilente, fino in fondo. La terza, su cui rimane qualche dubbio, è che Murray prima o poi finirà in un centro d'igiene mentale, se non gli fanno vincere uno slam. Magari regalandoglielo, mossi a compassione. Nell'ottavo con Querrey, allo svizzero minore potrebbe bastare molto meno. Ma l'uomo di cemento americano può partire leggermente favorito psicologicamente, contro un avversario atteso alla difficile prova del nove. Lui che le tabelline non le conosce.
(Querrey 51% - Wawrinka 49%)
Djokovic-Fish
. Novak si fa un lento segno della croce ed esulta, stremato e col volto stravolto di chi ha appena compiuto l'impresa della vita. Neanche Borg dopo aver trionfato per la sesta volta a Wimbledon. Invece il serbo ha appena vinto il quinto set contro quella specie di pupazzetto "gnappo" a pile che risponde al nome di Troicki, che un altro set non lo avrebbe vinto nemmeno se il match fosse durato fino al 2013. Potere di Nole, questo strano e maldestramente scenico teatrante del non tennis. Ma chissà che non sia un segno del destino, e questa sia la volta buona per il ritorno alla vittoria (chiamatela scaramanzia della più bieca risma). Poi Nole infatti calza la maglia nera da simil adepto delle "bestie di satana", torna a giocare al meglio battendo Petzschner e Blake. Di sera il suo gioco si sublima, dicono. Certo, il suo tennis si immedesima con le tenebre incombenti. E' una simbiosi perfetta. Suo il miglior colpo del torneo, ovviamente al microfono. Interrogato sul gran punto di Federer con racchetta fatta passa tra le gambe, il fine umorista di Serbia serra la tragica scucchia e parte: "Io tra le gambe ho qualcos'altro. Ma state tranquillli, stasera non ve lo farò vedere.". Applausi scroscianti. Non si è mica show-man per caso. Con simile battuta, dopo breve gavetta al Bagaglino, in Italia gli offrirebbero un posto come Ministro della Repubblica. Magari quello per le attività produttive, visto che è vacante.
Ottavo aperto a qualsiasi risultato contro Mardy Fish. Il neo smilzo non è sembrato nella stessa forma di Cincinnati, facendosi trascinare due volte al quinto set. L'ultima contro il ritrovato tappo da champagne francese Arnaud Clement, che ignoravo si dimenasse ancora per campi (e vivevo un po' meglio). Ma pur con qualche amnesia Mardy si è comunque allineato agli ottavi, ed è forse una delle poche speranze di un tennis americano in crisi (ad evercela la loro crisi). Pronostico in bilico. (Djokovic 55% - Fish 45%)
Gasquet-Monfils. L'ottavo più inatteso, da cui uscirà l'ipotetico avversario di Novak Djokovic nei quarti. Un derby interessante che mette di fronte quanto di più opposto vi sia nel tennis, e forse anche nel mondo. Richard Gasqut finalmente ritrovato, dopo mesi di deliranti suicidi e flagellamenti spirituali in serie oscenamente ossessiva. Ha prima ridicolizzato il tennis da catena di montaggio dell'italsider di Nikolay Davydenko in una sorpresa mascherata da giustizia divina, poi si è confermato contro la sempre fastidiosa pertica nodosa Kevin Anderson. Un percorso netto che inebria lo spirito. Finchè dura. Dall'altra parte lo sgraziato Gael, aberrante immagine di un tennis seviziato senza alcun rispetto. Mutandoni mare a quadrettini, fasciature alle ginocchia simil ginocchiere, canotta da tamarro di periferia e pizzetto ad impreziosire il tutto. Il prossimo passo sarà un caschetto protettivo. Osservarlo correre da una parte all'altra e cigolare atrocemente con le suole sul cemento fa urlare al miracolo e domandarsi, speranzosi, quanto reggerà prima di sfibrarsi ogni muscolo. Poteva e doveva già essere a casa nel primo turno contro Robert Kendrick, se dall'alto qualcuno amasse questo sport. Poi sempre di gran tigna dinoccolatamente goffa ha regolato Janko Tipsarevic, giustiziere di Roddick che pensa troppo e mentre pensa spesso viene battuto. Ora il derby. Il tennis magnificamente naturale ed incantatore di Richard, contro la strana attività triviale di Gael: Basket acrobatico? Volley scarnificante? Pallamano squinternata con la racchetta? Badminghton? L'unica cosa certa, è che non è tennis. I colpi di violino del giovin smidollato principino aristocratico, basteranno ad avere ragione delle brute corse sghembe dell'altro? Il male è appostato dietro l'angolo. Ed il cervello di Richard è sempre una sfoglia di cipolla. (
Gasquet 55% - Monfils 45%. Proprio non me la sento di scrivere il contrario. Per principio estetico.).Soderling-Montanes. Lo psycho killer scandinavo è rimasto un po' nell'ombra, ma ha già una seggiola nei quarti ad attendere Roger Federer. E la cera non sembra di quelle più incoraggianti. Torneo schizoide il suo. Quasi lessato dal sole e trascinato a quinto set dall'austriaco Haider-Maurer all'esordio. Poi non ha avuto problemi, bastonando di giustezza anche il sempre pericoloso olandese Thiemo De Bakker. Il tennis ha molto del suo fascino nell'imprevedibilità, ma pensare allo psicotico svedese fermato da Montanes prevede uno sforzo di fantasia che va oltre le umane vicende. E' un controsenso storico, filosofico e sociologico. Il simpatico ratto terricolo è arrivato negli ottavi con gran temperamento, ma anche grazie a congiunture astrali propizie e tabellone irripetibile. In ultimo, il triste ritiro per sfinimento fisico e stato di "leggara morte" che ha colto Kei Nishikori, eroico samurai vincitore della maratona con Marin Cilic.(Soderling 95% - Montanes 5%)
Federer-Melzer. Re-match dell'ottavo giocato a Wimbledon. L'ex monarca di Svizzera ha sciorinato gran tennis nei primi tre turni. Nessun set perso, esibizione di gran facilità e ritrovata naturalezza. Tra fluetti e numeri da circo, ha comunque provveduto ad eccitare le platee. Nemmeno quelle amnesie e set persi per semplice divago che avevano caratterizzato molti degli ultimi suoi slam. Complice forse anche la pochezza conclamata dei suoi avversari. Il più periglioso risponde al nome di Paul Henri Mathieu (per dire), francese con lo stesso killer istinct di un pesciolino rosso comatoso. Per uno con minore esprienza, potrebbe provocare persino un filo di rilassatezza. Ora però il suo cammino verso la finale si presenta persino più insidioso di quello del rivale Nadal rimasto con la strada sgombra da grossi pericoli. La bellezza e l'imprevedibilità di uno Slam, è anche questa. Negli ottavi l'ex numero uno dovrà già stare più in allerta. Jurgen Melzer è tennista vero, nella sua irrealtà ricamata di eccitante nulla. Poi, non avendo il cervello, l'austriaco può anche provare a fiondarle tutte sulle righe, di giustezza (Federer 75% - Melzer 25%).

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.