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martedì 7 settembre 2010

US OPEN 2010: RICHARD GASQUET, IL GENIO DELLA LAMPADA FULMINATA






Day 8 (diario dell'internato)

Attendevo con fremente ansia, ed un fil d'apprensione. Gasquet-Monfils apriva il programa dell'ottava giornata. Un derby che già mi provocava sudori gelati. I bookmakers hanno invano provato a rendermi più sereno. Non sono pazzo, allora. Non del tutto, almeno. Persino gli allibratori danno fiducia al tennis sopraffino del Richard smarrito contro l'inverecondo energumeno in canotta. Pure loro inermi vittime di Richard? Pur'essi sopraffatti dall'insana idea che l'estetica un giorno salverà il mondo da ogni nefandezza e dall'implosione finale? Probabile. Potere di Richard. Cadono tutti vittime impotenti del suo folle talento gettato in pasto ai piccioni. E poi "scaccheggiato" un po' ovunque sul testone cotonato di un essere inguardabile e con gli occhi come biglie fuori dalle orbite.
Sarà. Ormai è tardi per tirarsi indietro. Cambiare tessera di partito, gusti sessuali o intime credenze tennistiche. Il gesto tecnico aggrazziato e voluttuosamente baciato da divinità in calore, merita sempre fiducia. Specie contro il prodigio dell'atletismo sovrannaturale, spinto all'eccesso forzuto che rasenta lo squilibrio dissennato.
Mi ripeto queste cose mentre il match è bell'e iniziato. E proprio non sembra confermare le mie intime credenze da ingenuo putto. Monfils, osceni mutandoni da mare e canotta, si dimena sghembo tre metri dalla riga di fondo. Inguardabile pallina di caucciù che rimbalza, corre e riprende tutto con ferocia atletica incresciosa. Uno schiavo. Un forzuto della racchetta. Mai visto un simile anti tennis, nella storia di questo sport. E' il top, il numero uno assoluto. Doveva essere già a casa dopo il match con Kendrick, non fosse stato per un arbitro miope o per la schiena svitata dell'americano. Ma Gael, incurante della ripugnanza estrema del suo particolare sport adattato ad un campo da tennis, seguita nello show. Vince finanche il primo set e si sistema le ginocchiere da hockey a rotelle.
E il gran talento Richard, che fa? Si scuote? Ci regalerà un po' di scenica lotta fine a se stessa, almeno? Pare proprio di no. Lo osservi il regale pusillanime, nemmeno troppo frenetico ed ansiogeno come nelle occasioni dei suicidi più riusciti della sua carriera da trattato di psichiatria. Sembra quieto. Si mette anche lui tre metri dietro la riga di fondo e comincia a tirar pallate. Fa a gara di resistenza pallettara contro il Re del tennis da Kunta Kinte. Una scelta illuminata dall'alto. Solo un genio poteva pensarla. Ma vai a prevederle le trovate di un genio. Forse vuole costringere quello strano affare con le ginocchiere ad attaccare? A giocare a tennis? Sarà ma quella scelta folle mi incuriosisce. Ed arriva all'estremo paradosso d Monfils che gioca una smorzata vincente, con Richard tre metri dietro la riga. Strepitoso. Il genietto riesce a capovolgere ogni umanoide anfratto.
Ma nella sua lampada fulminata chissà quali altre trovate avrà. Continua a fare a gara di pallate ed ogni tanto varia con attacchi improvvisti, tagli e taglietti difficilissimi. Una su tre gli va bene. Tanto valeva non esibire quella finta pazienza per tre/quattro inutili scambi, ed attaccare quando è più lucido, senza dare respiro ia connazionale. Credo. Spreca un set point, ed ovviamente cede anche il secondo set. Senza colpo ferire, con un bellissimo sguardo da tordo in amore tormentoso. Sarà forse colpa di quel cappellino tornato al contrario sul suo capoccione confuso? Gli ottunderà le meningi oltre ad essere un picco di antiesteticità da competizione? Può essere.
Intanto si insinua lenta l'idea l'idea d'esserci ricascato un'altra volta. Una quaglia inutilmente talentuosa, che ti fa fare l'ennesima figura da allocco credulone. Qualcosa da cui non si esce vivi. Non ha spiegazione razionale. E' come la dipendenza da una infima droga, ci ricaschi sempre dicendo che è l'ultima volta. E alla fine ti autoconvinci che "smetti quando vuoi". Anzi, ti compatiscui pure, quardando quel buffo ragazzo che cammina coi piedi palmati, simile ad un anitroccolo bagnato. A tratti addirittura impelagato nel petrolio melmoso. Schiavo di quel suo stesso talento che lo ucciderà.
L'altro intanto prosegue il suo mestiere di aberrante fisicità. Volée pizzicata di rovescio ad uscire del Gasquet, e disumano passante di dritto di Monfils. E quello alza le mani al cielo. Prova ad aizzare la folla, che risponde con qualche applauso e due o tre sonore pernacchie (le ho sentite solo io, immagino). Pensa d'aver gran carisma, Gael. D'essere un trascinatore come Tsonga. Ma Alì è un entusiasmante pugile annichilente. Lui è solo un mediocre medio-massimo incassatore da competizione.
L'inizio del terzo set sembra ridonare fiducia agli smidollati credenti del niente ben fatto. I fedeli dell'inutile. Palla break sul 2-2 per il nostro meraviglioso sviolinatore devoto del suicidio. Richard se lo guadagna con uno splendido rovescio lungolinea sul quale l'avversario si capotta in modo indegnamente scoordinato. Uno dei tanti gesti di recupero che mi fanno domandare ogni volta "quanto potrà durare prima di sfinirsi a morte?". E con quella speranza nel cuore, ecco che il dinoccolato Gael procede con una zoppìa tremenda. Quasi pareggia la sua disgrazia naturale. Non si regge in piedi. Si siede sulla sedia. Voglio dire, nel corso del game. Che fa? E' ritiro, allora? No, semplicemente cambia scarpe. Ancora. Perché così gli andava. Cinque minuti di rilassato stop, auto concesso. Poi riprende, ma sembra ancora un infermo d'ospedale della mutua. Prossimo al ritiro. Un'operazione all'arto. Fors'anche amputazione. Quasi mi dispiace. Sono umano del resto. Mica può continuare. Invece serve, con l'aria sfiduciata di chi ci vuol solo provare: ACE a 225 km/h. Il pubblico rumoreggia. Palla break annullata. Altre tre sue sgroppate che neanche Usain Bolt a Pechino. Ed ecco il 3-2 Monfils, inimitabile teatrante dell'osceno. Ello quasi si scusa per il suo esecrabile teatrino. Io decido di spegnere l'aggeggio. Ed indire sedutastante una raccolta firme per la MORATORIA DEI MONFILS sui campi da tennis.
O forse sarebbe più semplice pensare "smetto quando voglio". E magari cambiare anche partito, marca di sigarette e gusti sessuali.

4 commenti:

  1. Jess (mi fa seguire il blog ma non mi fa autenticare con yahoo, non capisco..)

    Io firmo ma -io smetto quando voglio con Gasquet, con le gauloises rosse e con la sinistra- questo sia chiaro!
    Perchè spero mai, ma purtroppo mi sa che questo a breve sarà tra i primi 10 e forse salirà ancora, lo detesto profondamente "braccia rubate ad un altro sport"
    Innanzitutto complimenti per l'articolo ma sopratutto per il titoloooo!
    Vabbè, dopo il cambio gomme si sa com'è andata...ma il problema sono gli inguardabili pasticci di Richard e l'incapacità di giocare quando deve. Prigioniero del suo talento, non lo so, forse solo fulminato? Forse non gliene frega niente, frega più a noi.
    Mi ha salvato la giornata Youzny che ad un certo punto stava inciampando, ho avuto paura sul 2-1 ma è andata bene alla fine.

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  2. Ciao, grazie. Per il titolo...beh, sarà perché qui li scelgo io. Comunque è vero, anche altri mi hanno detto di questa difficoltà a lasciare commenti da loggati ed in genere. Per evitare disguidi puoi scrivermi sul sito.
    Su Gasquet penso ci voglia uno psichiatra bravo. Il tennis è testa e braccio. Lui ha il braccio scollegato dalla testa. S'eclissa sempre quando conta. Atroce a vedersi Monfils ma, mi duole dirlo, ha una gran testa sempre nel match. Mah, aspettiamo la prossima.
    Quanto a Youzhny temevo anch'io, ma è stata solo una distrazione. Bel match ora con lo svizzero di serie B.

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  3. avevo lasciato due commenti su tennis.it ma evidentemente li hai censurati...non centra niente col post in questione ma visto che li non si può e nell'art di oggi non si riesce a mandare un commento lo faccio qui. non sono daccordo su quanto scrivi su Vera. Per me è una delle più complete tenniste in circolazione. Di sicuro non è una campionessa ma è molto più intelligente e divertente a vedere di altre che fanno venire il sonno. Tra gli uomini è bene che vi rassegniate, lo spagnolo macinerà lo svizzero in finale. mai visto così deciso sul cemento
    comunque sempre molto divertente nelle tue analisi.
    ps per la petizione anti Monfils fimo a scatola chiusa.

    Andrea

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  4. Ciao Andrea, se l'Andrea che scriveva tempo fa e con cui discusse di Nadal? Guarda, non ho censurato nessun messaggio. Semplicemente perché nel sito non li gestisco io. Io al limite rispondo a quelli che compaiono e che pubblicano. Su quelli che spariscono, non ho idea. Prova a rimandarli, hai visto mai.
    Anche qui nel blog ci sono problemi e non capisco perché, forse devo registrare le impostazioni.
    (al limite c'è sempre la mail)
    Su Vera, bah. Si, è tanto caruccia. E' meglio di altre. Ma da qui ad entusiasmarmi ce ne passa.
    Nadal trionfatore? Vedremo, non mi sbilancio maio, io. Certo. =)
    Ciao, a presto.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.