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mercoledì 1 settembre 2010

US OPEN 2010: INOSSIDABILE SAMURAI KIMIKO DATE, HARAKIRI GULBIS


Day 2




Prendete il trota che amoreggia con la sua pupa, e si narrano chi sa quali mirabolanti storie colte. Ecco. E' l'immagine che salta alla mente malata osservando l'inizio di partita oscenamente smidollato di Ernests Gulbis contro il giovane francese Chardy. Spara via tutto e fuori, con frenesia suicida d'altri tempi. Sembra voglia finirla alla svelta quella pantomima. Una goffa smorzata a metà rete o un dritto fuori di tre metri. V'è davvero il rischio di mettere in dubbio ogni minima credenza sul tennis, osservando il lettone. Da almeno tre anni. E pensare che la sa lunga chi considera la vera promessa del tennis mondiale questo ragazzotto transalpino, che vince in scioltezza il primo set. Un tipo che la pallina la sa trattare, ma anche lui ogni tanto si fa cogliere dal morbo di tirare tutto a pieno braccio, anche quando è meso male coi piedi e col corpo, donando la triste immagine della piovra. Non ieri il maledetto, ovvio.
Convinto a lasciar perdere il boccoluto Ernests per i prossimi centodue anni, mi dirigo verso qualcosa che val la pena d'esser vista, ammirata, quasi venerata come un mitologico animale sacro: Kimiko Date Krumm. Una purificazione per il mio animo seviziato. Un match capace a tratti di emozionare, pur nel suo crudele evolversi, quello delle piccola samurai quarantenne contro la truce fabbra ferraia Svetlana Kuznetsova. Va avanti, inevitabilmente, la russa, ma Kimiko resiste con uno spirito sovrannaturale. La combattente del sol levante rintuzza ogni randello provando a rispedire la pallina dall'altra parte ancor più veloce, in perenne e gioioso anticipo kamikaze. Sveta, che per l'occasione ha rimesso il gonnellino, trotta con passo maschio da terzinaccio, a volte sembra grattarsi gli ammennicoli con medesima grazia lasciva di un camionista. Lei al solito silente e compita, inizia ad accompagnare le sue poderose roncole con grida disumane, quasi fosse un pastore sardo che sta nerbando i montoni.
Kimiko invece lancia dei ghignetti di dolore e mostra faccette avvilite, reclinando la testa di lato. Perso il primo set, inizia una commovente rimonta. Tutta viola (va fortissimo il viola, a quanto pare), sembra una susina gnoma. Ha il cosciotto fasciato, a tratti si trascina sofferente, ma vince il quarto set grazie ad uno di quei diritti incrociati tirati con un movimento tanto strambo, quanto delizioso. Il pubblico del Grandstand è tutto per lei, che lancia uno stridulo "c'mon!" con vocina sottilissima. Si odono persino degli applausi ritmati. Sveta si prende una pausa per bisogni fisiologici, e la minuscola Kimiko non si scompone. Fa dello stratching alle spalle, piega la gambetta menomata nell'atto di sciogliere i muscoli atrofizzati e dolenti. Ma niente da fare, al suo ritorno la russa riprende a macinare il suo tennis. La spunta, ma non senza aver sofferto. Una delle favorite per la vittoria finale, spaventata da una deliziosa quarantenne acciaccata. Forse, a 22 anni Kimiko le avrebbe inferto una sonora lezione di tennis ed un risultato da ricordare negli annali. Ma l'attempata eroina d'oriente rimane una delle più belle cose viste in questo primo turno.
Intanto Ernesto combina guai, completa il suo bel suicidio. Perde in tre set. Ed io non voglio proprio aggiungere una parola di più. Soffre in modo inaspettanto invece la serba Jelena Jankovic contro la giovane rumena Halep, che ha recentemente ridotto la sua esondante quinta balconata con una prima e mezza da atleta vera. Jelena sbuffa come furia cavalla del west nel suo vestitino blu elettrico/prugna marcia. Ed una tennista che fonda tutto il suo tennis sulle corse folli in cattiva condizione fisica, è ancor più poca cosa. Esteticamente, ma anche come efficacia. Rischia molto l'equina serba. La sua avversaria, ordinata ma leggera, serve per il match, prima di sciogliersi sul più bello. Beh, una che si fa ridurre una quinta deve aver certamente qualcosa che non va nelle meningi. Questa l'avrà già detta anche Gheddafi nella sua "scuola di religione" con cui ha erudito delle hostess scosciate e pagate come puttane di fede. Ne sono certo.
Il resto della giornata ha visto risultati a sorpresa, oltre che incresciosi per chi ama il bel tennis. Tristissimo immaginare come il zappatore David Ferrer possa aver lasciato le briciole al portentoso Dolgopolov jr. Dopo l'estate giocata al top, ammaina bandiera bianca anche il panciuto cipriota Baghdatis, sconfitto al quinto set da Arnaud Clement. Voglio dire, Arnaud Clement, il terrificante botolo in declino da una vita. In notturna, soffre ma resiste Rafael Nadal col russo matto come un cavallo matto Temyuraz Gabashvili, che lo costringe per quasi tre ore a corse folli dietro le sue mazzate terrificanti. Buone notizie dal pianeta dei folli personaggi con la sconfitta ricercata che scorre calda nelle loro vene: Benoit Paire, il giovanotto francese sembra ben incanalato sulla via del trionfo contortamente masochistico. Un piccolo Safin, dicono. Stesso rovescio prodigioso, ricerca del leziosismo fine a se stesso e smorzate compulsive. Si fa recuoperare due set da Schuetter. Sotto 2-5 pesante nel quinto rimonta e vince il tiebreak del quinto. Molto bene, penso. E' da vedere, osservare, monitorare, il ragazzo. Avesse perso il tiebreak sarebbe entrato di diritto nella hall of fame degli squilibrati geniali da competizione. Vince anche James Blake, e il suo segnale di vita può anche essere una bella cosa momentanea. Rischia ma resiste Nalbandian contro il sudafricano in buona forma De Voest. Si salva anche Djokovic, malgrado lo svantaggio di due set a uno. Ma figuriamoci se il suo delfino/tacchino Troicki poteva solo pensare di vincere. Al prossimo turno, ad attendere Nole c'è Picasso Petzschner, che avanza con slancio incredibile. Ed io non dico nulla. Già un mese fa, pur all'oscuro del tabellone, ho predetto come finiva. In tarda serata Verdasco conferma di patire Fognini (devo ancora capire cosa, ci sto studiando molto), prima di spuntarla al quinto set. Il ligure si conferma comunque l'unico dei nostri capace di provarci.
Tra le donne da segnalare la sconfitta di Romina "Sarina" Oprandi contro la tedesca Georges, purtroppo all'oscuro delle telecamere, come Maria Josè Martinez Sanchez che torna alla vittoria. Vincono in agilità Wozniacki, Zvonareva e Radwanska. Destano terrore e sgomento i tentennamenti dell'urlante gestante smidollata Sharapova contro la buona australiana Groth e le vittorie di quegli strani esseri appartenenti al terzo sesso: Shvedova, Kanepi, Amanmuradova.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.