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martedì 31 agosto 2010

US OPEN 2010: KENDRICK E DENT INFIAMMANO LA PRIMA GIORNATA


Poche, anzi nessuna sorpresa nella prima giornata degli Us Open 2010 che iniziavano a New York. Gli organizzatori danno l'onore del primo match sull'Artur Ashe a Melanie Oudin. La teenager eroina della passata edizione, ma reduce da una serie di risultati disarmanti. La "piccola Jimba", con la solita mascella prominente ed il fisico da torella, tutta bardata di viola come una melanzana silana, non delude strapazzando una povera ucraina in malarnese. Poi tocca alla vincitrice della scorsa edizione, Kim Clijsters. La mamma belga, vola. Fa un pò di tenerezza la sua avversaria, Greta Arn, imponente ungherese trentunenne dal bel gioco offensivo che si allena a Roma, dove ha trovato anche l'amore. 6-0 in una ventina di minuti, prima che la campionessa uscente trovasse uno dei suoi proverbiali black out. Ma la dolce Greta, non riesce ad approfittare nemmeno dello 0-4, e si arrende 7-5.
Vero interesse della giornata "picassesca" rivolto a qualche pupilla dei miei occhi. Il piccolo samurai Kei Nishikori, Taylor Dent, ed il redivivo Robert Kendrik. A tratti esaltanti le angolazioni piatte del nippo contro il falegname travestito da robot russo/kazako Korolev. Tipo cui non dovrebbe essere concesso di calcare i campi da tennis, tanto oscenamente rudimentale è il suo gioco. Dopo un set e mezzo di ridicolizzazione, vittima delle prodigiose e naturali accelerazioni del giovane ragazzo dagli occhi a mandorla, il maniscalco kazako si ritira. Non definitivamente, purtroppo.
Ma l'eroe di giornata si chiama Robert Kendrick. Americano che viaggia verso i 31 anni, uscito fuori dalle qualificazioni. Contro di lui l'orridissim'uomo Gael Monfils. E il match non delude. Forse il migliore della giornata, tra quelli che ho intravisto. Robert, ormai sparito dalle grandi platee, che fatica a restare nei duecento ed a competere nei challeger americani, prova l'impresa biblica. Pare ispirato l'americano con la faccia da divo delle soap opera. C'è tutto o quasi, quel repertorio che mi fece parlare di una specie di ibrido miracoloso, a metà tra Sampras e Agassi. Con la schiena di Pippo Satonastaso. Vince il primo set mentre l'altro rema oscenamente, al solito. E' un continuo stridere delle suole gommate sul cemento, più insopportabile delle sue evoluzioni forzutamente difensive.
Il tennis è una magnifica contraddizione. Tra un bellissimo tennista dal braccio dolce ed il fisico logorato da mille traumi, ed un ginnasta che gioca una cosa buffa che rimanda lontanamente al tennis, è partita pari. A tratti molto divertente. Gael però riesce a prendere il sopravvento, portandosi avanti due set a uno. Col pizzetto, la solita canotta, i mutandoni a quadretti e due specie di fasciature/ginocchiere, è immagine incresciosa. Uno strazio dei sensi. Neanche fosse un giocatore di basket acrobatico, quella disciplina che si gioca sui materassi gommati e che commentava Dan Peterson. Tra poco metterà anche un caschetto protettivo. Viene da chiedersi, ed intimamente sperare nella retoricità insita della domanda: "Ma quanto potrà durare un essere umano che esprime una simile "cosa", prima di intorcinarsi a morte tutti i muscoli del corpo? Un anno? Due? Un set?". Magari, troppa grazia. Kendrick non molla, è al limite dell'eroismo. Tra un bel servizio, un'accelerazione poderosa ed un delicato tocco, vince il quarto set e vola avanti di un break ad inizio del quinto. Eccita gli animi degli spettatori che assiepano il campo numero 11, prima che si sgonfi tristemente, lasciando spazio al francese. Amen. Ma quello di Monfils non è tennis, è l'inizio della fine. O la fine dell'inizio.
Pone rimedio alle ingiustizie del mondo, Taylor Dent. L'americano pesante e stanco come una balena alla ricerca del suicidio, inizia paralizzato dall'emozione. Poi pesca tre set di portentoso serve&volley illuminato, con cui si disfa di Alejandro Falla, mancino colombiano che con quello sguardo rassegnato non può proprio sostare nei primi cento. E' un paradosso vivente. Il vecchio panda americano, dopo le cinque ore di commovente battaglia serve&volley dello scorso anno con Navarro Pastor (il match più bello dell'intero 2009), a New York si conferma ispirato e deciso come non mai.
Il resto della giornata è il trionfo del'ovvieta. Tra gli uomini prova invano a complicarsi la vita Robin Soderling. Nervoso e consunto dalla calura nuovayorkese, si dibatte come un'aringa in agonia schizoide. Si fa recuperare due set da Haider-Maurer, modesto austriaco che un mese fa giocava i futures in Italia, e che nelle qualificazioni aveva giustiziato Simone Bollelli (rivalutato e giustificato dunque l'azzurro, in Italia funziona così). Psycho killer poi finisce per vincere al quinto, ma si mostra davvero poca cosa. Prova a fare la fine del pesce in barile anche Jurgen Melzer, che si fa riprendere due set di vantaggio, prima di prevalere al quinto contro il redivivo Dimitry Tursunov. Russo dall'intelligenza tennistica pari ad una colata di cemento armato.
Nessun problema per Roddick contro il francese scarso, Robert e per Davydenko che batte facilmente l'americano Russel. Persino Cilic torna dare incoraggianti notizie di sé, eliminando in tre set l'ucraino Marchenko. Si ritira mestamente il povero ormai "mano de palta" fernando Gonzalez. Sorpresa, molto relativa, l'eliminazionde Lleyton Hewitt ad opera del francese Mathieu. E quando il combattente per eccellenza perde dal gran perdente maximo, in cinque set per giunta, l'idea che il gran combattente sia alla frutta, è molto più che un'idea. In nottata passeggia anche Federer sullo gnomo argentino Dabul. Convincenti alcune possibili mine vaganti come De Bakker, Anderson (ripugnante come pochi, ma almeno mi fa vincere i primi euro con le scommesse) e Ricardas Berankis, teenager lituano dalle ottime prospettive. Tra lui e Grigelis il piccolo stato dell'ex Unione Sovietica ha due under venti dall'ottimo potenziale, ed un futuro ridente. In Italia c'è chi si masturba col rudimentale aspirante top 300 (a 21 anni) Trevisan. O col talentuosissimo nuovamente top 500 (e 23enne) Naso. E continuano ad eccitarsi nelle mutande pensando d'esser credibili, bontà loro.
Tutto liscio anche tra le donne. Passeggiano Dementieva, Pavlyuchenkova, Ivanovic, Pennetta e Schiavone. Facile anche Venus Williams su Roberta Vinci, a conferma che se l'americana partecipa, riesce almeno a tenersi in piedi. Si salva per il rotto della cuffia Samantha Stosur sulla russa Vesnina, confermatasi perdente indefessa e compagna di vita ideale di Richard Gasquet. Daniela Hantuchova, esile gazzella dalle sinuose movenze e dai bei colpi fluidi, prevale sull'inguardabile mammuth nitrente Dinara Safina (ogni tanto le cose vanno come dovrebbero andare). Sara Errani vince il tiratissimo il derby con Tathiana Garbin. Non oso immaginare lo spettacolo straziante. Perde un set Victoria Azarenka, che tutta di nero sembra sempre sull'orlo dell'efferata notizia criminosa. Aspettiamo con ansia fremente. Io però, dopo aver visto qualche scambio ho preferito guardarmi "velone": Un trionfo di doppi sensi fallici che Jacchetti elargisce ad attempate signore di 70anni intente a dimenarsi sul palco come squilibrate. E ad un tratto mettono sul palco anche un fantoccio bambola gonfiabile con le sembianze del nostro adorato premier, nei panni di impenitente sciupafemmine. Le svitate ballano col fantoccio e dalla regia v'è una voce divertentissima che fa: "Cribbio! Cribbio!". Forse è meglio morire guardando la Azarenka, ho concluso.

2 commenti:

  1. Sempre un piacere leggerti! Forza mascellone Dent!!

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  2. Mascellone non è male...Sperèm! Non vorrei sbagliare ma al prossimo turno ha Soderling. Spero non sia una crudele punizine come al RG quest'anno. Ma tutt'altra sinfonia di Mahler. Ciao.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.