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sabato 4 settembre 2010

US OPEN 2010: "NADAL COME UN ANIMALE", PER MCENROE C'E GIA' IL VINCITORE

Day 5

Con parecchio snobismo sdegno qualsivoglia bruttura tennistico/sportiva. Che senso ha leggere qualcosa di chi ne sa ancor meno di te? E' come impegnarsi a comprendere un comizio di Buttiglione. L'ignoranza in certi casi è salvezza. Fanno eccezione l'équipe e il sito del "champions tour", il circuito degli attempati campioni che si sfidano di tanto in tanto. Assai interessanti erano le interviste pre-Us Open 2010, in cui gli ex vincitori di slam si lanciavano in rutilanti pronostici. Quasi unanimità nel prevedere un ritorno di Federer. Al più il tanto atteso primo scalpo dello sdegnoso scozzese Murray. Unica voce fuori dal coro, manco a dirlo, quella di sua divinità tennistica immortale, John McEnroe, ai secoli "Supermac" o "The Genius". Esso, in piena enfasi sensazionalistica non ha dubbi nell'andare scientemente controcorrente. Forse per il solo gusto di farlo. Nessun dubbio nel vedere in Nadal il vincitore di questa edizione di Flushing Meadows. Già tempo fa gli udii proferire parole dense di follia: "Rafa ha il dritto che avrei sempre voluto avere.". Come se un virtuoso violinista desiderasse la poderosa vigoria di un suonatore di tamburi. Ora per lui Nadal è come un animale che vede l'obiettivo e non lo può mancare. Difficilmente fallirà l'obiettivo newyorkese. Vedremo se il geniaccio brizzolato riuscirà ad arricchire la sua collana di gemme sterminatrici.
Per ora immune ai vaticini dell'ex campione, Rafa Nadal ha superato il secondo esame di cirillico. Dopo aver arginato, non senza qualche patema, le sfuriate violentemente brade del cavallo selvaggio Teymuraz Gabashvili, in nottata regola di giustezza anche Dennis Istomin. Il buon kazako in ottimo stato di forma, tutto color mandarancio e con una testa che sembra una buffa e piccola abatjour su un fisico da armadio a sei ante, nulla ha potuto. Il maiorchino, di nero bardato come un "cozzalo nero", sembra stia trovando la forma senza strafare. Si attendono esami seri, miracoli del volleante connazionale Feliciano Lopez a parte, forse il primo sarà nei quarti, se non in semifinale.
Il resto della giornata non ha segnato grosse sorprese. Forse il successo per abbandono di Benneteau sul "torpe" Robredo, o l'inatteso scivolone di Jeremy Chardy con l'iberico Gimeno Traver. Il sopravvalutato talento di Francia si conferma più inaffidabile delle previsioni del tempo di Giuliacci. Dopo Montanes, un altro nome che solo a pronunciarlo nel terzo turno di Flushing Meadows mette i brividi di raccapriccio: Gimeno Traver. E se si pensa che al terzo turno incrocerà l'aratro/racchetta con David Ferrer, si rischia una colecisti fulminante alle meningi. Isner eccita gli americani battendo Chiudinelli. Il promettente teen-ager Harrison si arrende invece dopo una gran maratona al gaudente airone Sergyi Stakhovsky. L'elegante tennis dell'ucraino al terzo turno somiglia ad un'ancora di salvataggio nel marasma arrotatorio con la mascella digrignata e lo scalpello in mano. In tranquillità anche Andy Murray contro il jamaican job Dustin Brown che regge eroicamente una mezz'ora buona gettandosi in avanti, con lo stesso effetto surreale della nazionale di bob jamaicana. Impagabile però il suo dritto in back. Non ce la fa invece Benoit Paire, giovin presunto genio pazzo emergente, sconfitto da Feliciano Lopez in cinque set. L'incontro, se il Bartezaghi mi ha riferito il giusto, sarà stato uno dei più belli dell'ultimo millennio. Dopo l'impresa d'altri tempi con Schuettler, Benoit rischia di ripetersi. E' addirittura avanti di un break nel quarto set, prima di sgonfiarsi. I crismi per un avere un altro devoto della funambolica sconfitta in chiave sadomaso, dovrebbero esserci tutti. Basta apettare.
Poi ci sono le donne...ah, le donne! Patimenti zero per Clijsters, Dementieva, Pavlyuchenkova e Venus Williams col rinforzo del tifo di Serena in tribuna (paura reale) agghindata come una star di Hollywood, Venus trincia la tanto caruccia e sofferente rappresentante di Lussemburgo Mandy Minella (ed io non potrò squillare più: "ma chi cazz'è sta Mandy Minella?"). Passa in scioltezza anche Ana Ivanovic, sempre più convincente confettone fucsia con l'esaurimento nervoso. E se a vincere fosse lei? Il sangue inizia a ghiacciarsi nei polsi. Tra le italiane resiste solo Francesca Schiavone, autoritaria come nelle migliori occasioni nel regolare Alona, la meno dissennata delle Bondarenko (per dire com'è messa l'altra). Prova definitiva del nove per la milanese sarà il paciarotto russo Pavlyuchenkova negli ottavi. Piallata senza pietà da Samantha Stosur la piccola combattente urlante e pallett(in)ara Sara Errani, che comunque il suo dovere l'ha fatto in pieno. Perde anche Flavia Pennetta, contro la Peer. Niente da dire, l'israeliana pur di una tragica bruttezza, al tennis forse é più forte della nostra, la classifica dice così.

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Dissi io stesso, una volta, commentando una volè di McEnroe: "Se fossi un po' più gay, da una carezza simile mi farei sedurre". Simile affermazione non giovò certo alla mia fama di sciupafemmine, ma pare ovvio che mai avrei reagito con simile paradosso a un dirittaccio di Borg o di Lendl. Gianni Clerici.